De la catastrophe comme moyen d´adaptation
- un caso di salute pubblica -
Paola Ferraris
La pandemia di influenza “A”
ascritta al virus H1N1 è un caso, sanitario, di catastrofe annunciata.
In simili casi, si ammette esplicitamente che è soltanto possibile che la
catastrofe si verifichi: quello che viene comunque attivato sono apparati e procedure per
adattare alla prevenzione e poi alle cure.
Ancora prima, la “catastrofe” è stata ridefinita, come ha visto
Annie Le Brun già vent’anni fa (in Perspective dépravée.
Entre catastrophe réelle et catastrophe imaginaire, La Lettre volée, 1991)
1:
«adeguandosi così il termine all’analisi di
qualunque fenomeno le cui cause variano in maniera continua per
provocare degli effetti discontinui, ne risultava che la parola –
ma anche la cosa – si inscriveva implicitamente nella nostra
quotidianità come poteva essere la nostra quotidianità
a inscriversi in un nuovo ordine della catastrofe.» Agenti
patogeni oppure economici, terroristici o climatici, vengono
rappresentati nel loro decorso e nella loro gestione secondo questo
modello, che vuole escludere la catastrofe come «evento
imprevisto e violento che porta in sé la forza di cambiare il
corso delle cose. Un evento che è insieme una rottura e un
cambiamento di senso e che perciò stesso può essere
altrettanto un inizio che una fine.» Neanche l’11
settembre smentisce questa abolizione d’ufficio dell’evento,
sostituito da un massimo rischio entro una continuità di
emergenze: come uno tsunami più
disastroso dei precedenti, o una “crisi finanziaria”
aggravata, dopo di che si commemorano i caduti e si prevedono altri
simili incidenti, assicurando che tutto è pronto affinché non possano
cambiare il corso delle cose. Mentre nel 1755 il terremoto (con
maremoto e incendio) di Lisbona aveva precipitato il crollo della
Provvidenza, di dio come della natura, aprendo all’immaginazione
di un disordine totale e della possibilità di ogni
rovesciamento anche per evento umano imprevisto, ora ci si vuole
limitare all'attesa di disordini parziali, mezzi di adattamento alle
nuove provvidenze che si chiamano “prevenzione e controllo”,
“difesa della salute pubblica”: cioè gestione dei danni.
Immunità di stato e di mercato
Anche un virus
influenzale che si comporta in modo abbastanza normale (contagiando
molto i giovani proprio perché non li riduce subito a letto o
in ospedale), se si estende su scala mondiale è occasione per
mobilitare insieme timori e provvidenze. È già stata
annunciata mondialmente la campagna di vaccinazione contro il virus
H1N1, che va ad ampliare la platea rispetto a quella per l’influenza
stagionale: quest’ultima si rivolge agli anziani, la prima a
gestanti, bambini e giovani. Gli argomenti pro-vaccino sono stati
aggiornati: nella fase delle commissioni statali, perché il
virus che per ora è debole potrebbe mutare;
quando il vaccino è fatto e si avvicina la sua distribuzione,
perché il virus non è mutato.
Sembrerebbe trattarsi di semplice escroquerie
su larga scala, come rileva Marc Zaffran nell’editoriale del
suo sito2:
«agitando il timore di un virus che "potrebbe"
diventare pericoloso, vi si è venduto un vaccino che, se il
virus fosse veramente diventato pericoloso non vi avrebbe, ad ogni modo, protetto».
Ma proprio i destinatari più informati, gli operatori
sanitari, preferiscono evitare gli effetti indesiderati di un rimedio
che ha tutti i sintomi di essere peggiore del male (come riassume
Audrey Fournier su www.lemonde.fr del 21 settembre)
3.
Sintomi che si vuol sperimentare il nostro adattamento a recepire
ogni paura e affidarci a qualunque misura di sicurezza: ogni stato ha il suo.
In Francia, l'operazione-vaccinazione-di-massa prima è stata posta sotto
il segreto di stato; emerso lo scetticismo, ora si promette
trasparenza nella verifica degli esiti sanitari, e si concede la
precauzione di dare vaccini senza coadiuvanti (che stimolano la
risposta immunitaria) a chi come le gestanti e i bambini piccoli ha
il sistema immunitario debole.
Negli USA, dove le sostanze coadiuvanti non sono ammesse, il governo
ha concesso una speciale immunità giuridica a tutti gli individui ed enti
coinvolti nello sviluppo del vaccino, in base alla legislazione del
2005 sulle emergenze di salute pubblica: immunità già
invocata nella lotta contro l'antrace, il botulismo, la varicella, l'aviaria,
mettendo a carico dello stato gli indennizzi per danni procurati. Questo vaccino
s'ha da fare: come tutta la risposta programmata,
ad esempio dai CDC, Centers for Disease Control and Prevention, US,
che si può valutare dalle informazioni ufficiali.
Incidenti a risposta programmata
Fin dall’insorgere dell’epidemia in Messico, è
stato annunciato un po’ enigmaticamente che «CDC has activated
its emergency operations center to coordinate the agency’s
emergency response»4.
La spiegazione si trova dentro l’articolata
organizzazione dei CDC, a cui si accede dalla home page: è
dal Coordinating Office for Terrorism Preparedness and
Emergency Response (COPTER) che dipende il CDC
Emergency Operations Center (EOC), il quale risulta creato
abbastanza di recente.
Quando, perché, e come funziona?
«When a disaster
occurs, CDC must respond effectively to support international,
national, state, local, tribal, territorial and private sector public
health emergency response partners. A critical component of CDC’s
work during an event is to coordinate response activities and provide
resources to state and local public health departments. During the
terrorist attacks of 2001, CDC headquarters for response activities
consisted of available conference rooms with limited equipment. The
Emergency Operations Center (EOC) was established in 2003 to serve as
CDC’s command center for monitoring and coordinating CDC’s
emergency response to public health threats in the United States and
abroad.» Qualche sala-conferenze era davvero un po’ poco
per monitorare e coordinare risposte a emergenze di salute pubblica nel senso esteso
qui enunciato.
Dal 2006 l’EOC dispone di spazio per 230
persone su due o tre turni, e di mezzi di trasporto aereo per inviare
medicinali, attrezzature e personale (allenato mediante la “realtà
virtuale” agli ambienti di destinazione, anti-stress da suoni,
odori, colori) entro due ore negli USA, entro sei ore all’estero.
Rapidità sorprendente vista la procedura
decisionale sottoesposta, ma il sistema è «standardizzato»:
«When the EOC receives
information about an event or incident, a preliminary assessment team
of subject matter experts from across CDC is convened to recommend
the scope of the response. The team’s assessment is reported to
the Director of the Coordinating Office of Terrorism Preparedness and
Emergency Response who then advises the CDC Director of the situation
and provides recommendations for action, including a request for the
activation of the EOC. CDC use the Incident Management System to manage
responses to events. IMS is based on the Incident Command System and the
National Incident Management System, both
of which are universal and standardized emergency response operating
systems used around the country.»
Infine, a quali emergenze ha risposto finora il Centro Operazioni d’Emergenza?
La lista comincia con gli attacchi al World Trade
Center e l’antrace nel 2001; seguono nel 2003 il disastro dello
Shuttle, la SARS, il blackout nel Nordest, un uragano, l’influenza
stagionale, gli incendi in California, la BSE; nel 2004, tra gli
altri, la carenza di vaccino antinfluenzale, il G8, le Olimpiadi, le
Convention Democratica e Repubblicana, lo Tsunami; nel 2005,
l’insediamento del Presidente e l’uragano Katrina;
dal 2006 al 2009, oltre ai vari uragani, ripetute epidemie di E.
coli e salmonella causate da prodotti alimentari,
l’intercettazione di un satellite, il nuovo insediamento
presidenziale, la pandemia influenzale. (In Italia la Protezione
civile italiana di Bertolaso non arriva ancora a tanto, ma sembra
avere potenti mezzi arcaici per far sparire spazzatura come
tendopoli).
Al tempo del manifestarsi dell’AIDS5,
mancava l’EOC: le procedure d’intervento CDC per la nuova
influenza sono tuttavia paragonabili, e manifestano affinità
insieme a qualche innovazione.
Rimane prerogativa esclusiva dei CDC accreditare
la definizione scientifica di un nuovo virus (anche se non è
detto che sia lo stesso per un nuovo gruppo terroristico) e il metodo
per rilevarlo. L’agenzia si riserva però la facoltà
di correggere via via la definizione, ammettendo socraticamente di
non sapere subito tutto esattamente: riguardo alla denominazione
della nuova influenza, si è già passati da «swine
flu» a H1N1, che è peraltro il nome del virus
accreditato dell’epidemia detta "spagnola" (primo
sottotipo dell’influenza A, la più diffusa, quale viene
identificato dalla struttura antigenica delle due glicoproteine
presenti sulla superficie della membrana, l’emagglutinina=H e
la neuraminidasi=N: tuttavia l’identificazione della “spagnola”
risulta avvenuta per tentativi, e ora la stessa definizione va a un
virus “mutato”). Questo nuovo nome ha avuto all’inizio
una motivazione economica di protezione dell’industria
alimentare, ma in seguito ne viene data quella scientifica:
«This virus was
originally referred to as "swine flu" because laboratory
testing showed that many of the genes in this new virus were very
similar to influenza viruses that normally occur in pigs in North
America. But further study has shown that this new virus is very
different from what normally circulates in North American pigs.
It has two genes from flu viruses that normally circulate in pigs
in Europe and Asia and avian genes and human genes. Scientists call this a ‘quadruple
ressortant’ virus.» Questo rimando di palla
sull’origine dei virus era già stato provato dalla Cina
per la SARS9.
Ma continuiamo con i metodi di rilevamento del
nuovo virus: CDC prescrive un test in tempo reale, e il criterio che
se la reazione per l’influenza A in generale è forte,
indica più possibilità di H1N1. Questo test (RT-PCR)
che definisce così i casi confermati viene dapprima
monopolizzato dai CDC, poi distribuito ai laboratori statali
coordinati. La coltura virale è subito scartata, benché
detta in grado di isolare proprio il virus specifico, perché
non darebbe risultati tempestivi per l’intervento.
Così la diagnosi appare, dalla stessa fonte
che la regola, abbastanza incerta e però inappellabile.
Altra prerogativa CDC a cui risulta difficile
opporsi: vedi il caso Sudafrica per gli antiretrovirali5.
Per la nuova influenza si replica la prescrizione
data per l’aviaria (virus H5N1), che si era tenuta distante
dagli Usa ma minacciava con percentuali di mortalità molto più
alte delle attuali: già nel 2006 però i CDC avvertivano
che l’efficacia di oseltamivir e zanamivir per
l’aviaria era soltanto probabile, senza voler aggiungere
che degli studi avevano provato lo sviluppo di resistenza virale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo aver
collaborato anche allora a prescrivere il Tamiflu (a base di
oseltamivir), ipotizzava che la dose normale fosse stata
insufficiente a sopprimere la replicazione virale – effetto
atteso da questo farmaco – e, soprattutto, che fosse arrivato
tardi: «The importance of
early treatment is that the NA protein inhibition is more effective
within the first 48 hours. If the virus has replicated and infected
many celles the effectiveness of this medication will be severely
diminished, especially over time.»6
Perciò Tamiflu è normalmente autorizzato dalla stessa Food and Drug
Administration per l’uso entro 48 ore dal presentarsi dei
sintomi e non oltre.
Ora non c’è da temere quanto alla
rapidità delle forniture, perché l’EOC ha
distribuito agli stati un quarto della dotazione di Tamiflu
dello Strategic National Stockpile (SNS), dopo averlo acquistato nel
2005 in quantità adeguate alla previsione di pandemia aviaria
(per 1,4 bilioni di dollari), e non averlo trovato adatto alla
normale influenza A dell’inverno 2008: cosicché,
declinata l’aviaria, la casa produttrice Roche avvertiva di
trovarsi nella necessità di ridurre la produzione di Tamiflu.
Da notare però che adesso i CDC hanno
chiesto e ottenuto dalla FDA di estendere per emergenza
l’autorizzazione del Tamiflu ai pazienti che hanno i
sintomi dell’influenza da più di due giorni. E:
«The above oseltamivir
phosphate products may include products that are deployed from the
Strategic National Stockpile (SNS) and are authorized to have their
expiration date extended under the federal government’s Sheld
Life Extension Program (SLEP).»
L’autorizzazione d’emergenza estende l’uso
del Tamiflu anche ai pazienti al di sotto di 1 anno; ma in
particolare la prescrizione CDC non menziona le precauzioni da
prendere per gli adolescenti: può darsi che sia tutta colpa
dei giapponesi, che ne risultano i massimi consumatori mondiali con
35 milioni di persone trattate su 50 (a causa della peculiare
incidenza locale dell’encefalopatia come complicazione
influenzale), però dal 2004 al 2007 più di 200 ragazzi
tra i 10 e i 19 anni hanno manifestato allucinazioni dopo aver preso
la prima dose del farmaco, e 15 si sono gravemente feriti o uccisi
gettandosi nel vuoto.
Nella stessa prescrizione per la nuova influenza
viene data in effetti un’alternativa, lo zanamivir:
inibitore della neuraminidasi dei virus, come l’oseltamivir, è
stato realizzato in Australia nel 1989 e commercializzato dalla
GlaxoSmithKline col nome di Relenza un po’ prima che lo
fosse il Tamiflu.
Lo zanamivir non ha un assorbimento
sistemico, da cui l’assenza di effetti tossici, e non sviluppa
resistenza virale, tanto che è dalla sua struttura che si sta
sviluppando un nuovo tipo di antivirale. Tuttavia può essere
somministrato solo per iniezione, scartata come pericolosa per gli
anziani, o com’è di fatto, per inalazione,
controindicata in caso di asma o bronchite cronica e più
scomoda.
Questi fattori ne hanno decretato il pieno
insuccesso commerciale, avallato anche dall’argomento che il
farmaco serve solo ad abbreviare di poco il normale decorso
influenzale: come il Tamiflu!
Non risulta che delle istituzioni sanitarie
ammettano che la variabilità in durata, come in gravità,
di qualunque influenza da persona a persona rende indimostrabile e
meramente eventuale l’efficacia di queste medicine: come non
riconoscono i dubbi scientifici su certi vaccini (vedi
"papillomavirus")7.
L’attività più visibile dei
CDC, che è quella di comunicazione, è tipicamente
rivolta a far sentire la popolazione continuamente in stato di
emergenza, e mobilitarla per la sicurezza con l’incertezza:
«People are concerned,
and we’re concerned. And concern is a good thing. Concern is
especially good if it drives planes and it drives action. And that’s
what we are encouraging people to do. At the personal level.
[lavarsi le mani, coprirsi la bocca nel tossire] And
it’s very important that people follow what we call home
isolation practices. (…) We’re
asking in areas where there’s confirmed cases – if you
are a confirmed case of swine flu, that not only you stay home, but
that the rest of the family think about stay home as well. (…)
And by not spending as much time in the community, they, too, can
help reduce the likelihood of transmission. (…) And people are
going to question that and say, is that a good thing? It is a good
thing. (…) And we continue to be very aggressive. No single
action that somebody takes, whether it be the government, a
community, a family or an individual, will halt this. But the
combined actions that we all take together will reduce the impact on
our communities and on our health. (…) And at a time where
there’s a lot of uncertainty and a lot of concern, empowering
people with those messages of what can you do is really an incredible
public service.» Ne dovrebbe derivare la confidenza
nelle prescrizioni dei gestori dell’emergenza; per rafforzarla, già
il 28 aprile si dice che tutto è pronto per un vaccino (ma a giugno è
in dubbio).
Però dalle domande dei giornalisti al
Direttore CDC in questo stesso daily briefing si evince una
diversa preoccupazione: chiedono infatti se la vaccinazione sarà
preparata adesso diversamente rispetto al 1976. E ora che il vaccino
è just in time, pare che ci siano buone ragioni di
dubitarne.
Seeking Lessons From the Past to Fight Flu<(«Wall
Street Journal», April, 28, 2009)8
«Near the end of World War I, a
pandemic of what experts believed to be swine flu ["spagnola"]
infected one-third of the world’s population and killed more
than 50 million, including 500.000 Americans. Nearly 60 years later,
in 1976, two soldiers at fort Dix, N.J., came down with a flu-like
illness linked to the same virus strain. One of the recruits died,
and more than 200 others were infected, making it clear that the
virus was spreading from person to person, unlike other brief
outbreaks of swine flu which had spread only from pig to human. Wary
to a 1918-like pandemic, the Ford administration hastily produced a
flu vaccine with a goal of inoculating 220 million Americans. That
effort ran into a storm of bad publicity after critics complained it
was motivated more by politics than science. Vaccine makers demanded
to be indemnified against any health problems the vaccine caused. And
about 500 cases of Guillain-Barré syndrome, a neurological
disorder, were attribuited to the vaccine, resulting in the deaths of
about 25 people. Meanwhile, the expected pandemic didn’t
materialize. There was no evidence that the flu itself had spread
beyond Fort Dix. In December 1976, after about 40 million Americans
had been vaccinated, the program was canceled.”
Un sistema integrato
Cina blames U.S. for SARS
(«WorldNetDaily.com», March 9, 2003)9
«The deadly SARS pandemic,
which has claimed more than 500 lives worldwide, originated as a
bioweapon in a U.S. research lab, according to the Hong Kong
newspaper Wenweipo. (…)
The Taiwan News editorial
further notes the Wenweipo is a well known mouthpiece for Bejing
among China watchers and its editorials and articles frequently serve
as "trial balloons" for Bejing policy-makers. It
concludes the Wenweipo’s "excavation and creative remix
of a new story more than a year old" is an attempt by the
Chinese Communist Party to deflect criticism for its handing of the
epidemic. [inizialmente negata, e fronteggiata con interventi
che causarono delle ribellioni] (…)
SARS surfaced as a mystery
illness in China’s Guangdong province in November.
WorldNetDaily reported some virologists
implicate the farmings practices common in the Southern provinces of
China, where farmers raise hens, ducks, pigs and fish in one
integrated system. They use the dropping and leftover food from the
pigs to feed the fowl. The fowl droppings, in turn, help fertilize
the fish ponds. This open the doors for
viruses to mutate and jump species.»
In italiano suona: usano gli escrementi e gli
avanzi di cibo dei maiali per alimentare il pollame, e gli escrementi
del pollame per fertilizzare lo stagno dei pesci. Dopodiché
si ammalano gli uomini.
Proprio come i maiali orwelliani, queste
catastrofi sono incidenti troppo umani.
Note
«Et le terme convenant
ainsi à l’analyse de n’importe quel phénomène
dont les causes varient de manière continue pour provoquer
des effects discontinus, il en résultait que le mot –
mais aussi la chose – s’inscrivait implicitement dans
notre quotidienneté comme ce pouvait être notre
quotidienneté qui s’inscrivait dans un nouvel ordre de
la catastrophe.” Segue: “un événement
subit et violent qui porte en lui-même la force de changer
l’ordre des choses. Un événement qui est à
la fois une rupture et un changement de sens et qui, de ce fait,
peut aussi bien être un commencement qu’une fin.»
Nessun libro di Annie Le Brun essendo tradotto in italiano, ho dato
la versione mia.
«Autrement dit: en agitant
la peur d’un virus qui "pourrait" devenir
dangereux, on vous a vendu un vaccin qui, si le virus était
vraimentdevenu dangereux ne vous aurait, de toute manière,
pas protégés…»,
Marc Zaffran (Martin Winckler), «Si le virus A H1N1 mute…» ou
l’escroquerie à l’échelle planétaire,
http://martinwinckler.com.
Vedi anche www.agoravox.fr/tribune-libre/article/h1n1-700-millions-pour-vacciner-58739.
Per la Francia, dal «Quotidien du médecin»
del 21/09/09 e da www.syndicat-infirmier.com; per la Gran Bretagna, da www.nursingtimes.net.
Per quanto segue sugli Stati Uniti, da www.lemonde.fr/planete/article/2009/09/15/h1n1-immunite-juridique-pour-les-labos-americains_1240711_3244.html.
www.cdc.gov,
per tutto il paragrafo eccettuate le altre note: vedi sezione News;
sezione del COPTER sull’EOC e sul SNS (cit.); sezione
sulla Avian influenza (Bird flu); nella sezione sulla Swine flu («swine
flu website»): Questions & Answers (cit.); Interim guidance,
29 aprile e 19 maggio 2009; Emergency Use Authorizations,
27 e 28 aprile 2009 (cit.); Dr. Besser, daily briefing, 28 aprile 2009 (cit.); Drs.
Schuchat, daily briefing, 11 giugno 2009.
Sintesi del caso in: Paola Ferraris, È
l’ora della guerra sanitaria, in
«Invarianti», NS, XIV, 35, dicembre 2001.
www.wikipedia.en:
oseltamivir; zanamivir (e documentazione collegata), per i dati su questi
due medicinali.
Come argomenta invece Marc Zaffran, con l’approvazione di altri
medici (http://martinwinckler.com).
«Cercando lezioni dal
passato per combattere l’influenza.
Verso la fine della prima guerra mondiale, una pandemia di quella
che gli esperti credevano essere influenza suina contagiò un
terzo della popolazione mondiale ed uccise più di 5 milioni,
inclusi 500.000 americani. Quasi 60 anni dopo, nel 1976, due soldati
a Fort Dix, N.J., furono colpiti da una malattia di tipo influenzale
legata alla stesso ceppo virale. Una delle reclute morì, e
più di 200 altre furono contagiate, rendendo chiaro che il
virus si stava diffondendo da persona a persona, a differenza di
altre brevi manifestazioni di influenza suina che era passata solo
da maiale a uomo. In allerta per una pandemia tipo 1918,
l’amministrazione Ford si precipitò a produrre un
vaccino anti-influenzale con l’obiettivo di immunizzare 220
milioni di americani. Quello sforzo sfumò in una tempesta di
cattiva pubblicità dopo che i critici lo accusarono di essere
motivato più dalla politica che dalla scienza. I produttori
del vaccino chiesero di essere indennizzati contro ogni disturbo
alla salute che fosse causato dal vaccino. E circa 500 casi di
sindrome di Guillain-Barré, una disfunzione neurologica,
vennero attribuiti al vaccino, derivandone la morte di circa 25
persone. Nel frattempo, la pandemia attesa non si era verificata.
Non c’era prova che il virus fosse andato al di là di
Fort Dix. Nel dicembre 1976, dopo che circa 40 milioni di americani
erano stati vaccinati, il programma venne cancellato.»
«La Cina accusa gli USA
per la SARS. La mortale pandemia di SARS,
che ha portato via più di 500 vite nel mondo, ha avuto
origine come arma chimica in un laboratorio di ricerca degli USA,
secondo il giornale di Hong Kong Wenweipo. (…) L’editoriale
del Taiwan News in seguito rileva che Wenweipo è un ben noto
portavoce di Pechino per gli osservatori della Cina e che i suoi
editoriali e articoli spesso servono da ballon
d’essai per i politici di Pechino. Ne
conclude che la "riesumazione e remake creativo di una nuova
storia vecchia più di un anno" fatta dal Wenweipo fosse
un tentativo del Partito Comunista Cinese di dirottare le critiche
per la sua gestione dell’epidemia. (…) La SARS è
emersa come una misteriosa malattia nella provincia cinese di
Guangdong in novembre. WorldNetDaily ha riportato che alcuni
virologi chiamano in causa le pratiche agricole diffuse nelle
province meridionali della Cina, dove gli allevatori fanno crescere
polli, anatre, maiali e pesce in un sistema integrato. Usano gli
escrementi e gli avanzi di cibo dei maiali per alimentare il
pollame. Gli escrementi dei pesci, a loro volta, aiutano a
fertilizzare lo stagno dei pesci. Questo
apre le vie perché i virus mutino e passino di specie in
specie.» Questa mia traduzione e la precedente possono servire
ad alleggerire la lettura. I testi del sito CDC invece sarebbero per
me intraducibili in italiano senza far perdere loro il
caratteristico stile programmato.
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