mercoledì 8 giugno 2011

Come una stella cadente

Il locale era carino, si mangiava bene con pochi soldi. Era situato al secondo piano di un condominio che affaccia sulla strada provinciale, dove le macchine sfrecciano veloci e ogni tanto ammazzano qualche ciclista di passaggio. Avevamo fatto il pieno di birra e  pasta e fagioli, nella pancia portavamo una bomba ad orologeria pronta ad esplodere al minimo movimento. L’ingegnere aveva già cominciato a scoreggiare in maniera silenziosa ma la puzza di uova marce si sentiva a km di distanza.
«Mi fai schifo!» gli disse Frilli attorcigliandosi i capelli.
«Scusa gioia mia, ho mangiato troppo.» e via con un’altra scoreggia che impestò l’aria per almeno dieci minuti.
Frilli si alzò e si venne a sedere accanto a me e sua sorella.
Era nervosa, si toccava i capelli come una matta soffiando forte col labbro inferiore; voleva dargli una forma ma non ci riusciva, in testa aveva un ammasso di ricci neri difficili da domare e che rendeva impossibile qualunque acconciatura.
Mi chiese una sigaretta
« Non fumo più lo sai.» le dissi.
« E che cazzo campate a fare!» mi rispose tutta stizzita
Poi  con più dolcezza e facendo segno verso l’ingegnere mi disse:
«Hai visto che porco quello, scommetto che scoreggia anche nel letto.»
«Sono cose naturali, fisiologiche.» le spiego assumendo l’aria di un professore.
«Ma tu non le faresti mai, vero?»
«Io te le farei anche in faccia!»
«Vaffanculo!» mi rispose incazzata.
Si alzò e andò a lavarsi le mani, al suo ritorno decidemmo di andare a fare quattro passi per smaltire quel gonfiore che ci stringeva le camicie e ci faceva sembrare tante bambole gonfiabili a spasso di notte per la città. Camminavamo lenti, affaticati e il fiatone si faceva sentire ad ogni gradino o leggera salita; un bottone mi era già saltato per aria lasciandomi con i peli della pancia scoperti.
Frilli se ne accorse e lo prese da terra gridando di gioia:
«Guarda è volato via come una stella cadente, esprimi un desiderio.»
«Un letto morbido.» le dico per farla stare zitta.
Stava cominciando a darmi i nervi.
«Ma non puoi volere un letto, tutto vogliono qualcosa che non hanno.»
«E io voglio un letto, punto!»
Non volevo auto di lusso né piscine o megaschermi. Volevo un letto gigante dove rotolarmi e leggere, ascoltare musica e rifugiarmi la sera; desideravo un luogo sicuro e accogliente e un letto matrimoniale era la cosa migliore ma con la crisi che correvamo mi accontentavo anche di un materassino da spiaggia, di quelli classici a forma di coccodrillo. Alle coperte avrebbe pensato mia madre, è da sempre che sogna di vedermi sposato ed il corredo e l’unica cosa che può regalarmi.
L’ingegnere intanto continuava a scoreggiare
PRRRR!!!
«Valle a fare più in là, cazzo!» gli dissi arrabbiato.
«Scusa gioia mia.» mi rispose imbarazzato. La qualità delle scoregge era peggiorata, ora puzzavano di carogne marcite al sole.
«Sono fidanzata con un maiale, è incredibile.» esclamò Frilli tutta nervosa e tappandosi il naso per la puzza.
«Che è uno dei segni più belli dell’oroscopo cinese.»
«Ma io sognavo il principe azzurro!»
«Quello esiste solo nelle favole.»
«E ora, che faccio?» mi chiese sconsolata.
«Con un maiale ci puoi sempre fare le salsicce.»
Si mise a ridere .
L’ingegnere mollò un’ultima scoreggia prima di tornare a casa,  il rumore era quello di un’esplosione nucleare, una bomba atomica sganciata dai cinesi, una diga scoppiata con la forza dell’acqua, uno tsunami giapponese che si abbatte sulle coste, un terremoto sulla faglia di Sant’Andrea. La fine del mondo non era mai stata così vicina.

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