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Si può insegnare l'orecchio assoluto?
Il metodo Eguchi alla National Conference on Keyboard Pedagogy

da washingtonpost.com

Kathryn Tolbert, Washington Post Staff Writer [redazione del Washington Post, ndt]
27 luglio 2009
 

Se poteste dare al vostro bambino il dono dell’orecchio assoluto – la capacità di identificare le note all’ascolto – lo fareste? I pochi che hanno questo dono innato dicono che le note hanno un’identità e una presenza concreta, quasi come i colori, e che essere in grado di riconoscerle istintivamente dà alla musica una sorta di qualità tridimensionale. 

Per dirla in modo semplice, “l’orecchio assoluto è come riconoscere col gusto ogni ingrediente di un piatto che si assaggia”, dice il pianista e docente di musica Chizuko Ozawa.

E’ largamente condiviso che l’orecchio assoluto non si possa acquisire da adulti. Ma da bambini, a quanto pare, sì. Kazuko Eguchi ha cominciato a sviluppare un metodo 40 anni fa, da giovane istruttrice di musica in un college, frustrata dal non avere l’orecchio assoluto e dal constatare la stessa mancanza nei suoi allievi. Ne attribuiva la causa alla mancanza di educazione percettiva.

Gli insegnanti di pianoforte statunitensi potranno dare uno sguardo alla sua soluzione questa settimana. Tomoko Kanamaru, pianista e assistant professor in musica a The College of New Jersey, farà una presentazione intitolata “Si può insegnare l’orecchio assoluto? Introduzione al metodo Eguchi” nell’ambito della National Conference on Keyboard Pedagogy (Conferenza nazionale sulla pedagogia degli strumenti a tastiera) a Lombard, Illinois. [http://keyboardpedagogy.blogspot.com http://www.francesclarkcenter.org/NationalConference.html, ndt]

Il metodo Eguchi è adoperato da oltre 800 insegnanti in tutto il Giappone per insegnare l’orecchio assoluto a bambini molto piccoli, con una riuscita prossima al 100% per quelli che cominciano prima del compimento dei 4 anni. Alla fine del corso, che inizia con l’associazione di accordi con bandierine colorate, il bambino è in grado di identificare, senza guardare, le note suonate a caso su un pianoforte dall’insegnante.

I docenti ritengono che, una volta acquisito, l’orecchio assoluto resti per tutta la vita. Ma l’apprendimento non è rapido né facile, anche per un bambino di tre anni. Richiede in più un impegno dedicato e paziente, da parte dei genitori, a investire pochi minuti più volte al giorno per un periodo che può durare due anni. Ed è una cosa distinta dall’imparare a suonare il pianoforte o un altro strumento: durante queste lezioni, il bambino non tocca mai lo strumento.

L’insegnante comincia suonando al pianoforte la triade di do maggiore, è il bambino viene istruito ad alzare una bandierina rossa quando la sente (non importa il colore né la bandierina, può essere anche un simbolo). A casa il genitore continua l’insegnamento più volte al giorno, e il bambino solleva sempre la bandierina quando sente (senza guardare) la triade di do maggiore.

Dopo un paio di settimane, si aggiunge una nuova triade e un nuovo colore. Ora il bambino deve alzare una bandierina gialla quando sente la triade di fa maggiore, e quella rossa per la triade di do maggiore. Successivamente si aggiungono una terza e poi una quarta triade. Man mano si aggiungono tutte le triadi basate sui tasti bianchi, poi quelli sui tasti neri. Il bambino denomina gli accordi solo attraverso il colore associato.

Le lezioni devono essere molto brevi, di pochi minuti ciascuna, ma ripetute di frequente. Gli accordi sono suonati in sequenze casuali e mai nello stesso ordine, per evitare che il bambino li identifichi l’uno in relazione all’altro.

In seguito, il bambino denomina le singole note che compongono la triade. Per do maggiore, il bambino dice “rosso, do-mi-sol” per fare un esempio.

A un certo punto l’insegnante o il genitore, dopo aver suonato l’accordo, prende la nota più acuta e la suona isolatamente. Il bambino nomina prima l’accordo, poi le singole note, e poi avendo ascoltato una nota singola, la identifica.

Il metodo Eguchi è un corso per bambini centrato sul pianoforte e comprende l’orecchio assoluto come parte dell’educazione percettiva. Differisce dagli altri metodi di educazione dell’orecchio perché parte dagli accordi anziché dalle note singole. Eguchi dice che partire dalle note anziché dagli accordi porta il bambino a identificare le note in relazione le une alle altre [anziché in assoluto, ndt]. Ozawa sostiene che i bambini ricordano facilmente gli accordi: lo assimila a ricordare una faccia anziché i soli occhi.

Ma oltre la soddisfazione percettiva di avere l’orecchio assoluto, a che serve?

Eugene Pridonoff, pianista e artista in residence alla University of Cincinnati, visita la Ichionkai Music School di Eguchi, a Tokio, due volte all’anno come docente di pianoforte ospite. Dice che i risultati si vedono fin dall’inizio dell’educazione percettiva. “Mi spiego: i bambini capiscono e sono in grado di assimilare e di riprodurre immediatamente al pianoforte ciò che ascoltano”, dice. “Questi bambini sono notevolmente costanti e veloci nel cogliere con l’orecchio i dettagli. E’ chiaro che il loro orecchio musicale è molto sviluppato. Dipende dal metodo Eguchi? In buona parte dipende dal fatto che hanno cominciato così da piccoli” dice. “La qualità di distinguere differenze in gruppi di accordi deve aver attivato connessioni cerebrali che nella maggioranza dei bambini non ci sono”.

La scuola di musica ha circa 1500 allievi, da quelli che hanno appena cominciato a camminare fino agli adolescenti. L’età ideale per cominciare è dai 2 anni e mezzo ai tre, e il corso di orecchio assoluto non ha efficacia dopo gli otto anni di età, dice Kanamaru – il professore del College of New Jersey.

Uno studio recente di Ken’ichi Miyazawa e Yoko Ogawa pubblicato nella rivista Musical Perception prende in esame l’incidenza dell’orecchio assoluto fra i bambini giapponesi che hanno cominciato a prendere lezioni di musica a 4 anni in una scuola di musica (non nominata) “tenuta dalla più grande azienda musicale giapponese” [Yamaha, ndt]. Hanno verificato che la precisione dell’orecchio aumenta da zero a circa l’80% fra i 4 e i 7 anni di età, e dopo non si modifica molto.

Eguchi, che è costretta su una sedia a rotelle per via di un reumatismo articolare acuto e non può più né suonare né insegnare, ha detto in un’intervista telefonica che, a causa della sua malattia, è riuscita a dare lezione solo a sua figlia Ayako, e solo parzialmente. Ma i suoi nipotini hanno studiato nella sua scuola di musica.

“La figlia di Ayako sa armonizzare una melodia con grande facilità. Appena vede la musica, la sente” ha dichiarato. “Ha una buona capacità di giudizio rispetto al suono. Sa fare un’armonizzazione diversa da quella che vede. Cambia tonalità con grande naturalezza”.

Pridonoff si dice impressionato dal successo di Eguchi in Giappone. Ma non è sicuro di quanto il metodo si possa adattare alla società americana. “Pochissimi bambini americani possono cominciare così presto e con una combinazione di insegnante e genitori nel fargli lezione” ha detto. “Quel che abbiamo visto in Giappone è che le madri lavorano regolarmente con i bambini ogni giorno, oltre alle lezioni dell’insegnante”.

E ha aggiunto: “Nella nostra cultura in molte famiglie entrambi i genitori lavorano fuori casa. Inoltre per i nostri bambini preferiamo in genere un approccio multilaterale, che coinvolga una pluralità di attività. E’ raro nel nostro paese che i bambini comincino un’attività specializzata così da piccoli.”

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Il video del metodo con le bandierine: http://www.washingtonpost.com/science

Per verificare il vostro orecchio assoluto, Diana Deutsch della University of California (San Diego) ha predisposto un test a http://deutsch.ucsd.edu, cliccando sull’articolo "Perfect Pitch: Language Wins Out Over Genetics" e poi andando al fondo della pagina.

In alternativa, si può andare direttamente a http://www.acoustics.org/press/157th/deutsch3.htm

[traduzione di Sergio Lattes]

contatti: team@aasp.it