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La Storia dell'Acqua in Bottiglia

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L'Intervento
di Giuseppe Altamore

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Conclusioni

Se l’impero romano era definito un “giardino” (Elio Aristide, Encomio a Roma oppure Strabone che la definiva "un'isola di civiltà attorniata da barbari") rispetto al mondo esterno barbaro, dipendente ancora dai capricci delle forze prorompenti della natura, è anche perché gli acquedotti provvedevano ad irrigarlo. L’acquedotto, pur avendo lontana la propria fonte, è un’opera sostanzialmente urbana, concepita per la prosperità e il beneficio della città, anche se le ricadute a favore della campagna sono innegabili. Senza acquedotti la città non sarebbe quello che è; ma senza città, senza Roma, non vi sarebbe alcun acquedotto.  Il taglio di molti di questi durante la guerra greco-gotica, nel VI sec. d.C., rappresenta vividamente la cesura tra l’epoca antica e quella successiva, tra la città imperiale e popolosa di prima e quella inselvatichita e decaduta di dopo (civitas rupta).

L’interesse intorno al tema è poi tornato a farsi vivo nel periodo dell’Umanesimo, a metà ‘400. Il primo che ne ha parlato è stato l’erudito Flavio Biondo, che in una lettera accenna ad una visita compiuta nella campagna romana insieme al seguito di papa Pio II Piccolomini nel 1461, quando resta rapito dalla bellezza dei ruderi di un acquedotto. Successivamente, l’interesse non ha fatto che crescere e sono apparse le prime opere moderne incentrate sul tema degli acquedotti, che qui, per ragioni di spazio, omettiamo20.

Le fonti erano talmente abbondanti e di buona qualità che alcuni di questi acquedotti, caduti in disuso, sono stati rimessi in funzione nei secoli successivi (si veda l’Acqua Paola alimentata dell’antica Aqua Traiana). Per il primo acquedotto di Roma costruito dopo la fine dell’impero bisognerà attendere l’Acqua Felice, acquedotto edificato tra il 1585 e il 1587 per volere di papa Sisto V (al secolo Felice Peretti), che riutilizzava le fonti dell’Aqua Alexandrina.  Nel Medioevo ci si limitò a riparare alcune condutture per iniziativa di papa Adriano I (VIII secolo), il quale fu spinto a farlo da problemi di carattere politico (le lotte tra le famiglie romane) e non dalla volontà edificatrice, come era stato per gli antichi romani.
Qui si sta trattando degli acquedotti di Roma, che sono in totale 11, ma non possiamo dimenticare che Roma aveva un impero e che gli effetti positivi del suo dominio si sono fatti sentire pressoché ovunque, anche per ciò che riguarda le opere idriche.

mappa acquedotti

Gli acquedotti più famosi, alcuni dei quali ancora parzialmente utilizzati, sono quelli di Venafro, Napoli (acquedotto del Serino), Caldaccoli (presso S. Giuliano Terme, Pisa), Isernia, Pont d’Ael (Valle d’Aosta), Contursi (Salerno), Genova, Bologna21 e Perugia in Italia; Tarragogna, (Las Ferreres), Mérida (Los Milagros), Carmona e Segovia in Hispania; Caesarea e Carthago in Africa; Nimes (Pont du Gard), Frejùs (nel sud-est del paese), Lione, (Aqueduc du Gier) e Metz (Gorze) in Gallia; Magonza, l’acquedotto dell’Eifel (uno dei più maestosi di tutto il mondo romano, presso Colonia) e Rheinbach (Nordrhein-Westphalen) in Germania. E ancora, Aquincum (Buda), l’acquedotto di Valente a Costantinopoli, Gerusalemme e Caesarea in Giudea. La lista è certamente incompleta. Per una visione complessiva basti dire che ve ne sono 39 in Numidia (Nord-Africa), 24 nella penisola iberica, ben 156 in Gallia, 20 in Britannia, 12 in Anatolia (Asia Minore), 13 nella Provincia dell’Africa, e altri in Grecia, Fenicia (Libano), Mauretania, Nabatea (Giordania), Siria e Africa Proconsularis (Libia)22.
La globalizzazione apportata in questo campo della superiore tecnica idraulica romana aveva esteso i suoi effetti in molte aree dell’impero.
I romani hanno così dimostrato di avere in conto non solo il valore materiale dell’acqua, ma di avere ben chiaro come questa sia importante per edificare la loro civiltà, condizionando lo stesso modo di essere romani. E l’uomo di oggi si limiterà a concepirla in un’ottica strumentale, di mero sfruttamento naturale, o forse capirà anche il suo superiore valore culturale e civile, memore della lezione che proviene dall’antichità?




20 Per una trattazione specifica di questo argomento si veda Gli acquedotti della Valle dell’Aniene nella trattatistica archeologica, di A. Roberti.
21 Per maggiori informazioni su quest’acquedotto, che è ancora in funzione, si veda l’articolo “Nelle vene dell' acquedotto romano che da duemila anni disseta Bologna”, in www.repubblica.it.
22 Per una lista completa ed esauriente si faccia riferimento a www.wikipedia.fr Liste des aqueducs romains.



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