Carrefour, la protesta degli ex magazzinieri fanno la spesa e non vogliono pagare il conto

Singolare iniziativa ad Assago: il direttore li ha invitati a desistere minacciando la denuncia per furto.
Con il carrello pieno di pasta, acqua e pannolini si sono avvicinati alle casse. «Fateci passare, dobbiamo dare da mangiare ai nostri figli». È la nuova protesta dei lavoratori del magazzino del Gs-Carrefour di Pieve Emanuele, che si sono presentati al supermarcato Carrefour di Assago, alle porte di Milano, per protestare contro il mancato pagamento degli arretrati.
Avvicinato il direttore del supermercato, funzionari e delegati hanno trattato per avere un anticipo sotto forma di beni di prima necessita. Poi - dopo circa una mezz’ora all’interno - hanno lasciato i carrelli davanti alle casse e sono usciti dal supermercato consegnando volantini.
Da tre mesi i 60 magazzinieri di Pieve hanno la busta paga a zero ore e non vengono fatti rientrare a lavoro. Questo nonostante due sentenze del tribunale del lavoro che danno ragione ai lavoratori. Ieri un incontro in prefettura tra sindacati, Carrefour e consorzio Gemal - che gestisce l’appalto - si è risolto con un nulla di fatto. «La nostra proposta è di reintegrare tutti i lavoratori - ha detto Ettore Montagna (Filt-Cgil) - perché prima di tutto bisogna rispettare le sentenze. Poi si potrà discutere di cassa integrazione». E' previsto anche l’invio di una lettera all'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi.

Carrefour ritrova l'utile ma delude attese


Conti in attivo per la catena francese Carrefour, che però non riesce a soddisfare gli analisti, che giudicano i risultati inferiori alle attese. La catena alimentare d'oltralpe ha infatti chiuso il semestre con un utile di 82 mln di euro, a fronte di un rosso di 58 mln riportato l'anno precedente, ma inferiore ai 292 mln attesi dagli analisti. Le vendite sono salite del 6% a 43,7 mld, mentre l'Ebit è aumentato del 40% a 712 mld. La società ha risentito dell'impatto dell'andamento degli affari in America Latina, ma conferma gli obiettivi per fine anno di un activity coontribution (una misura del risultato operativo) di 3,1 mld. 

I supermercati (Carrefour) si ispirano ai mercati rionali

Alle troupe televisive che chiedono la loro opinione alle signore che escono dal nuovo Carrefour di Ecully, periferia (chic) di Lione, una delle risposte più frequenti è la seguente: «Non sembra neanche un ipermercato». Ebbene, è quello che i dirigenti del gruppo, numero uno della grande distribuzione in Europa, attendevano. Ora che l'ipermercato è in crisi (strutturale, non solo per l'impasse economica), che la gente è stanca del suo gigantismo, della sua offerta eccessiva e soprattutto confusa di prodotti, della sua atmosfera anonima, i francesi giocano la carta di Carrefour Planet, a metà fra un mercato di strada e un grande magazzino, pieno di colori pastello e luci soffuse.
Dopo anni di preparazione (accompagnata da una vasta inchiesta che ha riguardato 50mila clienti abituali) e in un'atmosfera da «guerra fredda» (poche le rivelazioni in anteprima nei media: i concorrenti possono copiare), il gruppo ha aperto i suoi primi Carrefour Planet a Ecully e un altro a Vénissieux, sempre nella periferia di Lione (ma più popolare). In questi giorni ne saranno inaugurati altri tre, due in Spagna (alle porte di Madrid) e un altro a Bruxelles. Dal prossimo gennaio Carrefour convertirà alla nuova formula la maggioranza dei suoi ipermercati in Francia e nel resto d'Europa, Italia compresa. L'esperimento è studiato con attenzione da tutti gli operatori del settore. Fu Carrefour a creare nel lontano 1963 il primo ipermercato di Francia (e uno dei primi in Europa, sulla scia degli esempi nordamericani), a Sainte-Geneviève-des-Bois, vicino Parigi. Allora non si chiamava «hypermarché», il nome venne inventato tre anni più tardi ancora da un francese, Jacques Pictet, specialista del settore. In seguito Carrefour e i suoi rivali nazionali (in particolare, Auchan e E. Leclerc) hanno invaso l'Europa con la loro «invenzione». Il problema è che, negli ultimi anni, la «gallina dalle uova d'oro» non funziona più. Ed è proprio Carrefour il primo a cercare di voltare pagina.

Eccoci al Carrefour Planet di Ecully. Finiti i tempi del grande corridoio centrale con quelli allineati per prodotto sui lati, il nuovo ipermercato è organizzato in nove poli tematici, identificati da scritte dai colori vivaci (verde per il biologico, azzurro per il surgelato, rosso vermiglio per la moda e cosi' via). Il cliente è accompagnato con nonchalance attraverso questi poli, quasi si trattasse di un mercato di strada. L'atmosfera è «cool», grazie anche al décor concepito dallo studio di Hubert de Malherie, con tanto di rotoli di carta bianca sospesi in alto, per assorbire i rumori, e lampade a Led, ecologiche e meno agressive. Rispetto a un Carrefour «normale», introvabili certi prodotti come le biciclette o ridottissimi gli spazi conscacrati al bricolage, agli articoli sportivi e ai grandi elettrodomestici. Sono presenti in catalogo e possono essere ordinati via Internet, anche utilizzando gli schermi disponibili in loco. Ma è chiaro che Carrefour si è arresa dinanzi al boom dei grandi punti vendita specializzati come Ikea o (ancora francesi) Décathlon e Conforama. Più spazio, invece, dei 14.500 metri quadrati disponibili a Ecully (un ipermercato, quindi, grande, ma non mastodontico), è destinato ad altri prodotti, vedi gli alimenti biologici, passati da 800 a 3mila.
«L'approccio non è più quello del grande bazar, ma multispecialistico», ripetono i dirigenti di Carrefour. Con più ordine, anche rispetto ai marchi. Ai quali, vedi Segafredo, Apple e tanti altri, vengono pure consacrati dei «corners», all'immagine di un grande magazzino. Sempre sulla scia di questa ispirazione, 2mila metri quadrati sono utilizzati per eventi. Al centro del «marché», ad esempio, in mezzo a frutta e verdura fresca, si organizzano corsi di cucina e di dietetica. E l'ipermercato offre nuovi servizi, come quello di babysitter o il «coiffure express», un taglio di capelli a dieci euro. L'attenzione ai prezzi e alle offerte resta forte, ma, come sottolinea Cédric Ducrocq, consulente in marketing di Dia-Mart, «continua l'imborghesimento della grande distribuzione, inziato alla metà degli anni novanta».
Il Sole 24Ore - Leonardo Martinelli

Cina e Italia in guerra per i pomodori

L’allarme è già stato lanciato: la Cina è pronta a invadere l’Italia. Con 100 milioni di chili di pomodori, circa il 15% della produzione nostrana. Coldiretti parla di concorrenza sleale, visto che le navi della Repubblica popolare porteranno nel Belpaese ‘fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio’, quelli che arrivano sugli scaffali dei supermercati, ‘è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, non quello di coltivazione del pomodoro’. E proprio grazie a questa procedura i pomodori cresciuti in Cina si trasformeranno in sughi pronti ‘italiani’.
I cinesi riescono a far arrivare sul mercato italiano il concentrato di pomodoro a prezzi bassissimi, permettendo così alle aziende (italiane) che lo acquistano di abbattere i costi di produzione anche del 50%. Bruciando, contemporaneamente, i guadagni dei produttori locali. Da qui la mobilitazione generale degli operatori del settore per fare in modo che anche sulle bottiglie di pomodoro vendute nei supermercati italiani sia possibile, con l’aiuto di un’etichettatura più precisa e veritiera, scoprire se la conserva è stata prodotta e confezionata nel Belpaese o se l’azienda si è limitata a rilavorare e imbottigliare un concentrato di pomodoro importato.
Così si limita la concorrenza, dicono alcuni. Gli agricoltori nazionali vanno protetti, ribattono altri. Dal mio punto di vista, il nocciolo della questione dovrebbe essere la tutela del consumatore. Ho vissuto per quattro anni a Hong Kong e raramente ho acquistato (volontariamente) carne, pesce, frutta o verdura made in China. Non perché sia una fanatica del pomodoro e delle bistecche nostrane. Anzi, chi vive in Asia scopre subito che, per motivi puramente geografici, la verdura e la frutta più fresca arrivano dal Sudest asiatico, la carne dall’Australia e il pesce dal Giappone. Ho fatto questa scelta semplicemente perché ho visto con i miei occhi le coltivazioni cinesi, e ho visto come i macellai cinesi di Hong Kong conservano la carne: di giorno viene scongelata e posizionata su tavoli a temperatura ambiente senza alcun tipo di protezione e, la sera, quello che avanza torna nei congelatori.
Certo, va aggiunto che negli ultimi quattro anni ho sicuramente mangiato molti prodotti cinesi, quanto meno nei ristoranti locali che amo tanto, e non mi è mai successo nulla. Tuttavia, non ho mai cambiato le mie abitudini in merito alla spesa. Ecco perché ritengo sia importante fare in modo che il consumatore sia libero di scegliere cosa acquistare. E a chi fosse interessato alle conserve made in China ricordo che nella Repubblica popolare i pomodorini ciliegia sono talmente dolci da essere spesso serviti come frutta.
Claudia Astarita - Panorama

Carrefour in Francia lancia Planet, iper alleato con i grandi marchi

L'ipermercato rappresenta per Carrefour il 50% delle vendite in Francia, ma il suo modello è da tempo in crisi. Per invertire la tendenza, il marchio della gdo ha studiato a lungo le possibili contromosse, che hanno preso la forma di Planet, il nuovo modello di. ipermercato inaugurato alle porte di Lione. Sparita la tradizionale disposizione degli spazi, che prevedeva una grande corsia centrale attorno alla quale venivano allestiti gli scaffali: i 14.500 mq ospitano sezioni dedicate alle varie categorie merceologiche, dalla bellezza all'infanzia, agli alimentari. I prodotti freschi, in particolare, presentati come sarebbero in un grande mercato all'aperto, sono messi in evidenza dai colori scuri scelti per le pareti e anche in questo settore prevale la volontà di raggruppare i prodotti per tipologia: salumi ben distinti dai formaggi, al pari della carne e della panetteria, ma c'è spazio anche per una sezione bio, di prodotti freschissimi e così via.
Fra le novità più rilevanti, la collaborazione fra i grandi marchi e Carrefour. Lo spazio dedicato ai prodotti di bellezza, per esempio, ospita un «make up bar», come scrive Le Figaro, in partnership con L'Oréal. Qui i clienti possono provare i prodotti grazie a una tecnologia di specchi virtuali, ma possono anche approfittare del parrucchiere.
n non alimentare è il campo dove più evidente è l'alleanza con i brand e dove i cambiamenti sono più radicali. È in questo ambito, infatti, che gli ipermercati soffrono di più la concorrenza delle catene specializzate e dei siti di e-commerce. La soluzione scelta è allora quella di concedere ad alcuni marchi uno spazio dedicato. Virgin, per esempio, dispone di 300 mq nell'ipermercato di Venissieux, mentre il Carrefour di Ecully, come il precedente alle porte di Lione, è sede designata di un Apple store. Diverso l'approccio, invece, per il settore del tessile e delle decorazioni: in questo caso l'insegna della gdo propone prodotti a marchio Carrefour Home, che vogliono competere con gli specialisti del settore.
«Reinventare l'ipermercato», come si propone Lars Olofsson, direttore generale di Carrefour, ha un costo: circa 20 milioni di euro per punto vendita. Considerato che i progetti di rinnovamento interesseranno almeno 200 ipermercati, equamente ri-disegnati secondo i modelli di Veniesseux ed Ecully,
Il conto finale si aggirerà sui 4 miliardi di euro.
ALESSIO ODINI - Italia Oggi

I cinesi la clonano, Carrefour fa causa

Il colosso francese ha avviato una causa legale contro la Anhui Jiale Supermarket Chain, accusata di aver violato le regole della concorrenza e il marchio registrato

Scontro tra due colossi della grande distribuzione: la francese Carrefour ha chiesto un risarcimento di 6 mln di yuan (882mila dollari) alla cinese Anhui Jiale Supermarket Chain, rea di aver violato le regole della concorrenza e il marchio registrato Carrefour. La catena locale di supermercati Jiale è stata accusata di utilizzare il logo "Jialefu", la traduzione cinese di "Carrefour" (incrocio, bivio) nel nome della compagnia, sulle insegne, sui cartellini dei prezzi, sulle ricevute e sui sacchetti della spesa. La Corte del Popolo Intermedia di Hefei ha accolto la richiesta e il procedimento, avviato il 18 agosto, è tuttora in corso. Tutto era partito dopo una indagine di mercato avviata dai francesi in Cina. Con sorpresa si sono accorti che proprio nell’area di Fuyang ci sono già 160 esercizi con la traduzione cinese del marchio "Carrefour". La Jiale, creata nel 2002, era infatti stata registrata inizialmente sotto il nome di "Anhui Fuyang Jialefu Business and Commerce Co. Ltd". Nell’agosto del 2009 poi la compagnia aveva cambiato il nome da Jialefu a Jiale. La catena cinese però ostiene di non avere violato il marchio commerciale Carrefour, proprio in virtù del cambiamento di marchio prima che la citazione fosse presentata.

CARREFOUR: DATI SEMSESTRALI POSITIVI, MA QUADRO TECNICO DEBOLE

Carrefour e' il secondo gruppo al dettaglio nel mondo in termini di reddito e vendite dopo l'americana Wal-Mart ed il primo a livello europeo, in Italia è il secondo distributore nazionale. Carrefour è presente in 30 paesi, principalmente nell'Unione Europea, Brasile e Argentina, oltre che in Nord Africa e Asia. Nel 1999 avviene la fusione con la Promodès, uno dei più grandi competitori nel mercato francese, già presente in Italia attraverso l'alleanza con il Gruppo GS di cui nel 2000 assume il controllo, potendo così espandersi nel mercato italiano. Si comincia ribattezzando in Carrefour gli ipermercati a marchio Continente, Mega, e Euromercato e creando una nuova catena di piccoli supermercati per i paesi medio-piccoli, Dìperdì. Recentemente alcuni Iperstore GS sono stati convertiti in Carrefour. Attualmente in Italia il Gruppo Carrefour opera con una rete distributiva composta da 70 ipermercati ad insegna Carrefour, 468 supermercati, superstore ed iperstore ad insegna GS, 995 supermercati di prossimità ad insegna DìperDì e 20 cash & carry con le insegne DocksMarket e GrossIper. Inoltre, 10 iper sono dotati anche di un impianto per l'erogazione di carburante, alcuni a marchio, altri in co-brading con altre compagnie.

Ricavi 96,172 miliardi (2009)
Utile netto 385 milioni (2009)
Dipendenti 51.408 (2009)
Debiti totali 41,365 miliardi (2009)
Patrimonio Netto 10,923 milioni (2009)

Le sette sorelle che decidono cosa dobbiamo mangiare

Il menù sulla tavola degli italiani è un affare in mano a sette sorelle. Noi scriviamo la lista della spesa, decidiamo che piatti servire, apparecchiamo e cuciniamo. Ma i veri padroni del nostro gusto sono i giganti della grande distribuzione organizzata (gdo). Il 70% del cibo che entra nelle nostre case arriva dai loro scaffali. E i sette big del settore (Coop, Conad, Selex, Carrefour, Auchan, Esselunga e Despar) muovono da soli quasi il 65% del mercato. Scelgono i fornitori, decretano con un sì o con un no (viste le dimensioni dei loro ordini) i destini degli agricoltori, stalle e aziende. E poco alla volta - come dice amaro Lorenzo Bazzana di Coldiretti - "hanno cambiato il palato degli italiani, nel nome del conto economico".
Noi, con la lista della spesa in una mano e il carrello nell'altra, non ce ne siamo nemmeno accorti. Ma il nostro frigorifero - nell'era lowcost della gdo - è diventato un melting pot alimentare multietnico a prova di Bossi-Fini. "Prenda i pomodori - spiega Piero Sardo, responsabile bio-diversità di Slow Food -. A Pachino in Sicilia si producono i migliori del mondo. Eppure spesso nei supermercati troviamo quelli che arrivano dall'Olanda, caricature dei pomodori veri". Il Motivo? Semplice.
di Ettore Livini "La Repubblica" del 5 agosto 2010

Megamark rileva 61 negozi da Carrefour Trenta sono con l'insegna GS e trentuno «DìperDì»

Il Gruppo Megamark di Trani, leader del Mezzogiorno nella distribuzione, ha acquisito da Carrefour 61 punti vendita, di cui 30 a insegna GS e 31 DìperDì. L’acquisizione riguarda sia supermercati fino a 2.500 metri quadri che «superette» di dimensione inferiore ubicati principalmente nelle tre province della penisola salentina (Lecce, Brindisi e Taranto) - territorio in cui il gruppo aveva sino a oggi una presenza limitata - oltre a tre supermercati nella provincia di Matera e uno nella città di Bari.
IL MARCHIO - I punti vendita rilevati, che opereranno con le insegne Megamark (Dok, A&O e Famila), hanno registrato nel 2009 un fatturato di circa 150 milioni di euro. Le 350 persone occupate nei supermercati che saranno gestiti direttamente dal gruppo, porteranno il totale dei dipendenti diretti a oltre 3mila unità. Nel 2009, gli oltre 320 punti vendita (di proprietà e affiliati) del Gruppo Megamark a insegna Dok, A&O, Famila e Iperfamila presenti in Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Campania e Lazio, hanno realizzato un fatturato di 860 milioni di euro. «Con quest’acquisizione - dichiara Giovanni Pomarico a capo del Gruppo Megamark - abbiamo potenziato la nostra presenza nel Mezzogiorno e soprattutto nel Salento, dove da tempo avevamo l’obiettivo di sviluppare la nostra rete commerciale».