martedì 16 febbraio 2010

Il taekwon-do, maestro di vita

Fabio Caiazzo è stato Campione del Mondo, Campione Europeo e per otto volte ha conquistato il titolo di Campione Italiano.
Attualmente è Allenatore della Nazionale Italiana Maschile e Femminile Juniores e Seniores e Dirigente Nazionale dell'ASI.


-Cos'è il taekwon-do per Fabio Caiazzo e cosa ha significato nella sua vita?
È molto più di uno sport: rappresenta la capacità di un uomo di superare insidie, paure e perplessità d'ogni genere e di rafforzare il proprio status caratteriale attraverso un percorso tracciato da forza di volontà, passione e caparbietà.
Il taekwon-do è un modo di coltivare e trasmettere i valori che per me sono alla base della vita stessa.

-Come si diventa così bravi?
Io credo che solo con una profonda attitudine al sacrificio ed al gioco di squadra si possono raggiungere mete importanti. Senza sottovalutare il fatto che, per tagliare il traguardo, bisogna portarsi dietro anche una buona dose di coraggio.

-Chi è oggi Fabio Caiazzo?
La mia professione è diventata la divulgazione dello sport: è stato il naturale compimento di una carriera interamente dedicata allo sport, per passione, mestiere e stile di vita.
Sono Dirigente dell'ente Alleanza Sportiva Italiana e mi occupo della promozione e dello sviluppo su tutto il territorio nazionale di qualunque disciplina sportiva e, in particolare, del taekwon-do.
Oltre che, naturalmente, essere l'Allenatore della Nazionale Italiana.

-Cosa significa insegnare l'arte del taekwon-do?
Aldilà del titolo, un Maestro deve avere la capacità di trasmettere nozioni didattiche e tecniche e soprattutto deve sapere creare un “gruppo”, annullando qualsiasi differenza tra i ragazzi, da quelle caratteriali a quelle sociali.
Deve farli salire tutti su una barca, su cui l'unica bandiera che sventola è lo spirito sportivo, con la lealtà, il rispetto e l'umiltà che lo contraddistinguono.

-A che età si comincia ad avvicinarsi al taekwon-do?
L'attività propedeutica ha inizio a 5 cinque anni. Certo, i bambini così piccoli sono affetti da forte egocentrismo infantile e non riescono ad avere un minimo riferimento per ciò che riguarda la cooperazione, ma sotto l'aspetto ludico anche loro possono inserirsi in un contesto entusiasmante e motivante, su cui poi andranno a poggiare gli insegnamenti veri e propri del taekwon-do.

-Cosa riesce a dare il taekwon-do agli adolescenti?
Per i giovani, ma anche per gli adulti (perché non c'è un limite d'età per questa nobile arte), il taekwon-do è una disciplina che permette di acquisire autocontrollo e sicurezza. Con questo non intendo assolutamente riferirmi alla capacità di tirare un pugno nel viso di qualcun'altro, ma alla serenità e a quella forza interiore che consente di intraprendere percorsi di vita che, altrimenti, possono sembrare difficili e persino spaventarci.

-C'è una promessa che vuole fare ai suoi ragazzi?
Sì, la fine della guerra fratricida che da troppo tempo ormai vede contrapposti i due colossi del taekwon-do: ITF e WTF.
Dopo il primo incontro a Seul nel 2004 ed il successivo a Daejeon City, in Corea del Sud, comincia finalmente a delinearsi un progetto che oserei definire "storico". È presto per parlare di unificazione, ma senza dubbio siamo in presenza di due entità che sono disponibili al dialogo e sotto il profilo sportivo e politico stanno costruendo una strategia comune che permetterà al taekwon-do, qualunque sia la sua bandiera, di essere presente ai giochi olimpici. Non so ancora a quali, se nel 2012 o più, ma ciò che vorrei promettere ai miei ragazzi è che presto le porte delle Olimpiadi si apriranno anche per loro.
Dal 4 al 10 luglio 2010 saremo di nuovo in Corea del Sud: Seul, madre della WTF ospita i nostri Campionati del Mondo ITF e lì incontreremo il dott.Oscar Hoo, presidente della Federazione Coreana della WTF e candidato alla presidenza mondiale, insomma l'uomo del futuro.
E mi piacerebbe completare questo articolo al mio ritorno, per dire al popolo del taekwon-do che finalmente “We are one”...

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