Fotografare volley

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Di tutorial su come fotografare volley (e lo sport in generale) ce ne sono diversi in rete, alcuni molto specifici e completi, altri che trattano l’argomento più in generale. Qui ho voluto riportare anch’io la mia personale esperienza sul campo; ciò che ho provato, indicazioni, suggerimenti, consigli, quello che insomma mi è stato utile sapere e che ho imparato. Comprese indicazioni “teoriche” che so essere giuste ma fatico comunque a mettere in pratica.
Il tutto da amatore, limitato al volley (in particolare quello indoor) e senza entrare in dettagli tecnici troppo spinti.
Da un punto di vista fotografico il volley offre ottimi spunti.
È un gioco veloce, aereo, spettacolare, a certi livelli molto fisico. Inoltre ogni punto che viene giocato fa un po’ storia a se, con la sua tattica, gli scambi, la sua conclusione e le conseguenti reazioni da parte dei giocatori: una piccola partita nella partita, dove è possibile cogliere azioni ed espressioni che in altri sport sono diluite in tempi molto più lunghi. Le possibilità di effettuare buoni scatti nell’arco di un incontro sono quindi numerose.
Occorre naturalmente una minima conoscenza del gioco e di come si sviluppa: chi oltre a fotografarlo ci gioca (come me) è leggermente favorito in questo senso.
In generale credo però che sia ben più importante avere passione per lo sport che si fotografa, anche se non lo si pratica: se quello che vediamo non ci entusiasma particolarmente o peggio ci annoia sarà difficile ottenere buoni risultati. Nel mio caso credo che non riuscirei mai a tirar fuori un’immagine decente da una partita di calcio… Per quanto riguarda i luoghi in cui si gioca (palestre, palazzetti) sembra che valga il seguente enunciato:
la luminosità dell’ambiente è direttamente proporzionale al livello dell’incontro. Quindi buona illuminazione per una serie A, tendenza al buio per una serie D, con varie gradazioni intermedie... Esiste nel regolamento della federazione un paragrafo che indica la quantità di luce minima richiesta per disputare gli incontri, ma sicuramente non è stato scritto da un fotografo.
Al di la delle battute, quantità e qualità dell’illuminazione possono in realtà variare da palestra a palestra, ma il problema fondamentalmente rimane: poca luce a disposizione e necessità di utilizzare tempi sempre più veloci all’aumentare del livello di gioco. Alcune soluzioni sono possibili, facilitate dalla tecnologia digitale.

L’attrezzatura
L’importante è il fotografo, non la macchina. Vero, ma non del tutto applicabile alla fotografia sportiva, dove velocità di risposta, luminosità degli obiettivi e tecnologia danno una grossa mano. Con una compatta difficilmente si potranno ottenere buoni risultati: ritardo allo scatto, sensibilità utilizzabile (ISO) limitata, obiettivi generalmente poco luminosi, autofocus lento complicheranno non poco la vita.
All’inizio ho utilizzato per qualche tempo una Canon G3 (che una volta era indicata nella fascia delle “prosumer”, quindi una compatta evoluta), con grosse difficoltà a cogliere il tempo giusto dello scatto e grande lentezza nello svolgere tutte le operazioni. Qualche risultato ogni tanto arrivava, ma con tanta pazienza e grandi perdite di tempo: in ogni caso, immagini buone solo per ricordo personale. La soluzione è una reflex, preferibilmente con una buona capacità di scattare a raffica, autofocus affidabile e la possibilità di utilizzare alti valori di ISO senza degradare troppo la qualità delle immagini.
Per quanto riguarda gli obiettivi, in interni il più luminosi possibile: l’ideale è almeno f2.8 o con aperture maggiori, il che permette di utilizzare tempi più veloci e di isolare il soggetto dallo sfondo. La focale da utilizzare dipende molto dalla distanza del soggetto: nel caso di palestre e serie minori difficilmente ci si trova a più di 15-20 metri di distanza, diversa può essere la situazione in un palazzetto per partite più importanti. Uno zoom è molto più versatile, un fisso può essere molto più luminoso. Il mercato offre di tutto, a tutti i prezzi: dalle soluzioni base a quelle professionali.
Io utilizzo attualmente una Canon 1D Mark III con un Canon 70-200L USM f.2.8, una accoppiata classica per questo tipo di fotografia, e la gloriosa 30D è diventata il secondo corpo. La 1DIII ha sofferto all'inizio della produzione di problemi all'autofocus in condizioni particolari di utilizzo (in rete esistono migliaia di discussioni e articoli al riguardo) ma non ho mai avuto modo di verificarli. Per la mia esperienza è una macchina superlativa, con un autofocus velocissimo, affidabile e personalizzabile a seconda delle esigenze. L'obiettivo è forse quello ideale per questo genere di foto, luminoso e, grazie al motore USM, pressochè istantaneo nel mettere a fuoco: la versione stabilizzata è, a mio parere, poco utile nel caso specifico, dato che i tempi di scatto devono essere comunque veloci (oltre a costare nettamente di più).
Un oggetto utile è il monopiede: macchina + obiettivo fanno quasi 2,7 kg. e dopo qualche ora potrebbero cominciare a pesare. Il monopiede fissato sull’anello dell’obiettivo è poco ingombrante, la macchina è più stabile e può essere girata velocemente ruotando intorno all’asse dell’obiettivo.

Le impostazioni

Scatto continuo o singolo?
All’inizio utilizzavo lo scatto a raffica, adesso lo uso raramente.
Per fermare la palla durante una schiacciata a volte non basta 1/500 di secondo; significa che il tempo giusto per scattare è uno solo e va trovato con l’esperienza. Affidarsi ad una raffica, per quanto veloce, è un po’ affidarsi al caso: ci si ritrova alla fine con centinaia e centinaia di foto inutili, che fissano l’immagine immediatamente prima o dopo il momento che si voleva riprendere.
Con lo scatto singolo c’è maggiore controllo e la percentuale delle immagini utilizzabili, dopo un po’ di pratica, aumenta nettamente.

Come mettere a fuoco?
Bella domanda, in questo caso. Trattandosi di fotografia sportiva, le impostazioni che vengono immediatamente in mente sono autofocus in modalità AI-Servo e tracking del soggetto, fino al momento dello scatto (o degli scatti continui). Il che è indispensabile se si sta fotografando calcio, hockey, atletica, rugby, basket, pallamano, tutti sport di grande movimento. Il caso del volley è un po' diverso e permette di raggiungere risultati accettabili anche con una macchina semi-professionale: ogni squadra gioca su un campo di soli 9x9 metri, i giocatori occupano determinate posizioni e gli spostamenti sono limitati a pochi metri. In sostanza, rispetto ad altri sport, non c'è molto su cui fare tracking, esistono degli schemi di gioco definiti e le azioni a rete avvengono in punti prevedibili; volendo, si puotrebbe mettere a fuoco il punto che interessa e aspettare che l'azione si verifichi li. Poi ci sono naturalmente situazioni come le difese o i recuperi spettacolari che vanno effettivamente "seguiti", il che è ancora più vero nel caso del beach, dove i giocatori sono solo due e si muovono di più. A complicare le cose ci sono poi la rete e gli sfondi (pubblico, cartelli, pareti) che contribuiscono non poco a ingannare l'autofocus. Quindi?
Attualmente utilizzo sempre l’autofocus in modalità AI-Servo (effettua una messa a fuoco continua sul soggetto inquadrato) con il solo punto centrale, più preciso. Sulla 1D c'è un pulsante dedicato che separa la messa a fuoco dal pulsante di scatto; su macchine come la 30D esiste una custom function che assegna la stessa funzionalità al pulsante "*" (custom function 4). In pratica si può decidere quando far funzionare l'AF indipendentemente dal pulsante di scatto, cosa all'inizio un po' più scomoda da gestire rispetto alla semplice pressione del pulsante di scatto ma che offre molti vantaggi, come mettere a fuoco con calma il soggetto o la zona desiderata e poi scattare velocemente una volta che si verifica l'azione.
Ad esempio, a seconda della posizione:
Con la 1D il sistema del prefocus resta valido; il sistema di autofocus è però di gran lunga migliore e può essere personalizzato a livelli veramente sofisticati, il che permette di gestire meglio tutte quelle situazioni che possono potenzialmente ingannare un autofocus meno evoluto. Qui c'è un utilissimo tutorial della Canon che spiega come utilizzare l'autofocus della 1D in AI Servo.

Tempi di scatto
A meno di non voler ottenere effetti particolari, più veloci sono meglio è, in ogni caso non meno di 1/250.
Ci sono comunque delle variabili da considerare:
Il tutto, come detto, a meno di non voler cercare l’effetto movimento, che alcune volte può essere piacevole e dare l’idea della dinamicità. Personalmente la palla ridotta ad una confusa macchia di colore non mi piace.

 ISO
Quale sensibilità? Quella che permette di tenere i tempi desiderati ed assicura una corretta esposizione. Alcuni modelli hanno una funzionalità “auto-ISO” che adegua automaticamente la sensibilità all’apertura ed al tempo impostato. In ogni caso va ricercata, per quanto possibile, la corretta esposizione: 1600ISO esposti correttamente sono in genere meno rumorosi di 800ISO sottoesposti e recuperati successivamente in post-produzione, dato che la correzione dell’esposizione in post introduce comunque rumore, specialmente nelle zone scure.
Occorre trovare la combinazione tempi/ISO che produca i migliori risultati, in rapporto alle condizioni in cui ci troviamo. Se le condizioni di luce sono sfavorevoli, meglio privilegiare in ogni caso brevi tempi di esposizione per congelare l’azione o la “pulizia” dell’immagine utilizzando tempi più lunghi? Nel primo caso l’immagine sarà probabilmente sottoesposta, nel secondo probabilmente mossa. Io preferisco il primo caso, la sottoesposizione e il rumore che ne deriva dopo la correzione si possono in qualche maniera recuperare, il mosso no.


RAW o jpg?
A meno che non dobbiate consegnare le foto immediatamente dopo la conclusione dell’evento, sicuramente RAW. Maggiore lavoro in post ma possibilità di intervenire con efficacia sulla correzione dell’esposizione e sul bilanciamento del bianco, cosa che il jpg non permette con la stessa precisione e qualità di risultato.

Bilanciamento del bianco
Come sopra: se scattate in jpg è meglio effettuare il bilanciamento del bianco manuale, le possibilità di correzioni successive sono limitate. Con il RAW uso il bilanciamento automatico e correggo successivamente. Tra l’altro mi è capitato diverse volte (vedi ad esempio foto a fianco) di trovare nella stessa palestra luci dai colori differenti, tendenti al rosa, all’azzurro, al giallo a seconda della lampada che era stata cambiata, con conseguenti variazioni a seconda dell’angolo di ripresa. Qualunque bilanciamento sarebbe stato inesatto.

Cosa, dove, quando

Quali scatti?
A cosa scattare? Si tende inevitabilmente a privilegiare l’attacco, quindi schiacciata e muro dell’avversario, che sono la fase culminante e più spettacolare del gioco. Questo va bene, ma non bisogna esagerare: dopo 20 foto di schiacciate in effetti non se ne può più. Una volta che ci si è assicurati dei buoni scatti in questo fondamentale, è bene dedicarsi anche ad altro, in modo da riuscire a raccontare un po’ l’incontro:
I time-out, con l’allenatore che da indicazioni e imposta la squadra.
Le reazioni durante il gioco e alla conclusione del punto, sia delle giocatrici in campo che della panchina: se l’incontro è tirato e c’è agonismo in campo questi possono essere tra i migliori scatti.
Il gioco dell’alzatore, in particolare quando gioca con il centrale.
Le fasi difensive, i recuperi, i tuffi: sono difficili da cogliere ma anche spettacolari e diverse dal solito.
Il fine gara, l’esultanza o la delusione.


Le posizioni da cui scattare
Dipende molto dalla conformazione della palestra e da dove società e arbitri permettono di circolare:

Il timing, quando scattare?
Vogliamo immortalare la classica schiacciata. Anche con la reflex occorre tener conto dei ritardi, seppur minimi:
il nostro ritardo fisiologico, dal momento in cui:

a) vediamo l’azione
b) decidiamo consciamente di scattare
c) premiamo effettivamente il pulsante

e il ritardo della macchina quando

d) la macchina scatta (il che non è comunque istantaneo).

Se si fa partire questa sequenza di azioni nel momento in cui ci sembra che il giocatore colpisca la palla è già troppo tardi. Bisogna quindi anticipare e scattare prima che la palla venga colpita; di quanto può essere solo l’esperienza a dircelo. Senza contare che la massima velocità raggiunta dalla palla è immediatamente dopo la schiacciata; se riuscissimo a scattare un attimo prima o addirittura nel momento in cui la palla viene colpita la sua velocità sarebbe nettamente minore e potrebbe permetterci di utilizzare tempi leggermente più lunghi, a vantaggio dell’esposizione. Nel caso di altre azioni di gioco (vedi ad esempio la difesa) esperienza e qualche trucco (il rumore della palla) possono aiutare.

Suggerimenti


Post produzione
Si riferisce ai passaggi che faccio per la pubblicazione sul web, dopo lo scatto in RAW

 



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All images © Aldo Danti