...al mercato del giovedì
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LA FIERA
SETTIMANALE NON SARA' UN MERCATINO RIONALE
di Eugenio Laurenzano
La "vertenza mercato”, da sempre oggetto di
attenzione da parte degli operatori del commercio, è stata ignorata dagli
amministratori comunali che negli ultimi anni si sono avvicendati nella guida e nella
gestione della cosa pubblica. Il problema di fondo è uno: la fiera settimanale,
che richiama ad Atripalda una numerosa schiera di venditori ed una folla enorme
di potenziali acquirenti, si sviluppa lungo le strade cittadine, lungo il
fiume Sabato, nei vicoli di quello che fu il centro storico ed in piazza
Umberto, la piazza principale della città che proprio per questo è denominata
dagli Atripaldesi - vicini e lontani - la piazza del mercato o, in maniera più
colorita, “fore ‘o mercato”. Chiaramente questa situazione, con l’aumento notevole del traffico automobilistico e con
l’intensificarsi delle strutture abitative nelle zone contigue alla pur vasta
area interessata dalla fiera, ha creato progressivamente problemi per la
circolazione. Sia gli automobilisti residenti che quelli che attraversano Atripalda per raggiungere
i paesi limitrofi non hanno vita facile in quanto le
strade cittadine durante le ore di svolgimento del mercato - come del resto
avviene in moltissime altre città d'Italia - sono intasate da bancarelle,
espositori, merce di ogni genere e dimensione oltre che da un brulicare di
utenti. Mentre i "forestieri” hanno percorsi alternativi
da seguire per by-passare la zona nevralgica del mercato e portarsi fuori dal
centro urbano, per gli Atripaldesi la questione non è di facile
soluzione: coloro che abitano nell’area del mercato settimanale sono
“condannati” - per come viene gestita l'area dell'esposizione - a disagi di ogni genere.
Quali le soluzioni? Ed è a questo punto che gli Atripaldesi, gente dotata di un forte spirito critico, si
sono divisi. Da una parte
chi auspicava la drastica delocalizzazione dell’intera zona mercato su superfici più
decentrate rispetto a piazza Umberto; dall’altra chi, nel rispetto della
tradizione, sosteneva di poter risolvere l’annoso problema razionalizzando lo
svolgimento della fiera del giovedì nella sua storica collocazione. Su queste
due diverse e contrapposte ipotesi per anni si è sviluppato un appassionato
dibattito, tra la gente e le forze politiche. La parola fine alla querelle è
stata posta dal referendum consultivo voluto con decisione da Forza Italia e
Alleanza Nazionale.
Il 18 aprile 2004 i cittadini di
Atripalda sono andati alle urne per decidere sulla destinazione della
tradizionale fiera settimanale del giovedì. L’evento, che rivestiva
un’importanza storica per la democrazia in Irpinia trattandosi del primo
referendum popolare indetto in provincia di Avellino a livello locale, ha visto
la partecipazione non massiccia di cittadini, circostanza questa che ha due
spiegazioni: da una parte vi è la ormai consolidata scarsa affezione degli
elettori in genere per questo tipo di appuntamento elettorale, dall'altra non vi
è stata un'adeguata informazione dell'amministrazione locale al fine di
coinvolgere l'opinione pubblica su un tema di interesse generale. A prescindere
da queste considerazioni, il dato significativo, comunque, è rappresentato dalla stragrande
maggioranza (il 74%) dei cittadini che ha detto chiaramente che il mercato del
giovedì - razionalizzato e modernizzato - deve rimanere in piazza Umberto.
Il solo partito politico che, intercettando i sentimenti della popolazione, ha
da sempre sostenuto senza mezzi termini che l’iniziativa fieristica ufficializzata con sovrano
privilegio nel 1315 da Roberto d’Angiò dovesse continuare a svolgersi nel cuore
della Città, come avviene in moltissime altre realtà italiane, è stato Alleanza
Nazionale. L’ambiente paesaggistico di Atripalda nel tempo è stato stravolto:
la collina di San Pasquale è scomparsa, il fiume Sabato è stato ridotto ad una
cloaca a cielo aperto, la cementificazione non ha risparmiato corsi d’acqua e
antiche vestigia romane, testimonianze eloquenti della cultura medievale sono
state cancellate, tradizioni popolari tramandate di generazione in generazione
sono state soppresse. Insomma, quelle peculiarità storiche, culturali e naturali
che hanno distinto Atripalda nel corso della sua millenaria esistenza oggi sono
solo un ricordo e – circostanza questa che dovrebbe indurre alla riflessione -
sono finite nel nulla nel giro di qualche decennio. L’ultimo lembo di storia
cittadina è rappresentato proprio dallo svolgimento del mercato del giovedì in
piazza Umberto: con il voto referendario del 18 aprile, gli Atripaldesi hanno
inteso difendere quest'ultimo lembo di storia.
L'azione del partito di Fini - portata avanti con determinazione, nel segno
della storia e della tradizione, dal Circolo territoriale della Città del Sabato
- alla fine è stata premiata dagli Atripaldesi. L'impegno di Alleanza Nazionale
non è finito con il voto. Lo svolgimento del mercato in piazza Umberto, così
come è stato ridotto nel corso degli anni dall’incuria di amministratori
distratti e privi di fantasia, deve essere
necessariamente razionalizzato. Da qui la necessità di costituire un gruppo di lavoro che, forte del contributo di
urbanisti e studiosi atripaldesi, possa – in attesa della progettata
ristrutturazione di piazza Umberto – indicare le regole del mercato del giovedì
che, modernizzato nell'assetto generale, dovrà essere caratterizzato per
tipologia e qualità, nel rispetto rigoroso di funzionali parametri commerciali..
La procedura referendaria, conclusasi con il voto del 18 aprile, ha avuto inizio
il 3 marzo 2003 quando il gruppo consiliare di Forza Italia – Alleanza Nazionale
chiese la convocazione del Consiglio comunale per l’indizione del referendum
consultivo al fine di conoscere la volontà degli Atripaldesi circa il futuro del
mercato. La richiesta dei Consiglieri di FI-AN si basava su tre specifici
fattori: a) i sondaggi svolti dalla stampa locale e provinciale indicavano la
diffusa volontà della popolazione di non stravolgere la secolare tradizione
fieristica atripaldese e di “conservare” il mercato del giovedì in piazza
Umberto; b) la necessità di consultare la popolazione in ordine all’ipotesi
della delocalizzazione della fiera era avvertita, sia pure con toni diversi, da
tutte le forze politiche cittadine; c) l’esito della consultazione popolare
sarebbe risultato utile al tecnico chiamato a curare il progetto definitivo
della sistemazione urbanistica di piazza Umberto. Una richiesta, quella di Forza Italia-Alleanza Nazionale, che, suggerita da autentica e non posticcia cultura
democratica, trovò forti ostilità da parte della maggioranza ulivista. Dopo una
serie di ostacoli burocratici, denunciati da Alleanza Nazionale a livello
prefettizio e ministeriale, il dibattito consiliare del 3 aprile 2003 ratificò
il via libera alla chiamata alle urne del popolo di Atripalda. Il 20 gennaio
2004 l’aula consiliare, dietro la spinta delle mille firme raccolte dal comitato
promotore presieduto da Alberto Alvino, deliberò l'indizione del referendum
consultivo, bocciando l’ipotesi del referendum propositivo immaginato
inizialmente da esponenti dell'Ulivo.
"E' da più di cent’anni - ha scritto il settimanale locale il Sabato
- che ogni giovedì, in piazza Umberto I, si svolge il mercato, cent’anni che
diventano addirittura settecento se andiamo alle origini delle fiere di
Atripalda. Basta questo per comprendere l’importanza sociale, culturale ed
economica del mercato per Atripalda, intorno al quale la nostra città ha
costruito abitudini e tradizioni che ora rischiano di essere cancellate".
L'azione di Alleanza Nazionale ha evitato appunto che l'ultimo lembo di storia
cittadina venisse cancellato e che la fiera del giovedì diventasse un mercatino
rionale.
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