Il Futurismo a Macerata - Associazione Peschi

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Il Futurismo a Macerata

Umberto Peschi

Il 26 giugno 1922, nella IV sala dell’Esposizione Provinciale d’Arte al Convitto Nazionale di Macerata, vicino agli epigoni locali di un Ottocento che ancora non voleva andarsene, campeggiavano, incomprensibili, alcune opere di Balla, Boccioni, Depero, Fornari, Marasco, Paladini, Prampolini, Scirocco, Sironi e del curatore dell’esposizione Ivo Pannaggi: è il primo contatto diretto della città con il Futurismo. Il maceratese Pannaggi ha solo 21 anni e ha già esposto opere, oltre che in numerose mostre italiane, a Praga, a Berlino, a Brno, a Kosice, ad Anversa e a Düsseldorf, prime tappe di un percorso che lo porterà un po’ ovunque in Europa e in importanti gallerie negli Stati Uniti. Nel 1922 Pannaggi, tra le altre cose, si era occupato di teatro mettendo in scena a Roma con Paladini il “Ballo meccanico futurista”; sempre con Paladini, cui si aggiunge l’anno successivo Prampolini, pubblica il “Manifesto dell’arte meccanica futurista”, e, secondo i principi dell’estetica della macchina, dipinge una delle sue opere più famose, il Treno in corsa. Per pochi anni ancora Pannaggi graviterà su Macerata: di lì a poco lascerà l’Italia, ma sempre con un pensiero rivolto alla sua città dove sceglierà di tornare a morire.

Nel dicembre del 1932 il Futurismo a Macerata mette radici più solide: viene costituito il “Gruppo Futurista” che prenderà il nome di Boccioni. È l’inizio di una vorticosa attività nel campo della pittura, della scultura, della grafica, della pubblicità, del cinema, che per oltre un decennio vedrà i membri del gruppo maceratese, Sante Monachesi, Bruno Tano, Rolando Bravi, Mario ed Ermete Buldorini, Ferdinando Paolo Angeletti, Giovanni Sabalich, Mario Monachesi animare la scena artistica dell’intera regione tanto da essere promossi sul campo da Marinetti da “gruppo maceratese” a “gruppo marchigiano”. Via via il gruppo si allarga con gli apporti dei fratelli Peschi, di Amorino Tombesi, del giovanissimo Wladimiro Tulli, con i poeti poco più che adolescenti Fulvio Benedetti, Mario Coltorti e Ubaldo Serbo e con le esperienze futuriste episodiche di Arnaldo Bellabarba, di Virginio Bonifazi, di Lamberto Massetani e Fulvio Raniero Mariani. Molti di questi giovani artisti sviluppano prevalentemente le loro linee di ricerca nell’ambito dell’aeropittura in tutte le sue declinazioni e alcuni di loro avranno occasione di esporre opere alle quadriennali romane, alle biennali di Venezia, a Torino, Roma, Parigi, Berlino New York.

Nel 1938 l’Esposizione Provinciale dei sotto i Trenta a Macerata e la Mostra di Aeropittura futurista ad Ancona; nel 1939 la Mostra Viaggiante di Aeropittura Futurista che percorre la costa da Falconara a Rimini; nel 1940 la Mostra di Arte Futurista al Teatro Lauro Rossi di Macerata e la Mostra Fotografica delle Terre d’Oltremare; nel 1942, sempre a Macerata, la Prima Mostra Nazionale dei fotoplastici di Guerra: è il Futurismo del consenso, portato avanti da giovani che aldilà delle tematiche indubbiamente fasciste, guardano alla politica con una certa smagatezza e spesso ironia, ma che vivono l’arte con l’impegno di chi non segue una moda e vuol far parte di un movimento che intende gettare una nuova luce sul mondo. Il Secondo Futurismo, pur nelle sue numerose varianti locali, riesce a far coincidere gli opposti di un atteggiamento nazionalistico con le aspirazioni cosmopolite, la chiusura di una provincia con l’avanguardia europea e il Gruppo Futurista Boccioni di Macerata occupa un posto di rilievo in questa fase della storia dell’arte italiana.

da ArsKey, magazine d'arte moderna e contemporanea, luglio 2007; in http://www.teknemedia.net


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IL «FUTURISMO» NELLE MARCHE

Il discorso sul Futurismo nelle Marche porta lontani nel tempo, addirittura all'immediato dopoguerra, alle prime esperienze artistiche di Ivo Pannaggi, che ancora diciottenne dipingeva sulla spiaggia di Porto Civitanova Barchevento o cominciava a pensare alla sua opera più amata Mia Madre legge il giornale. l successi romani, le roventi polemiche àl Circolo di Bragaglia consigliano il giovane concittadino a organizzare nella sua città, in seno alla 1.a Esposizione d'arte di Macerata, una sala futurista, dove sono presenti opere di Boccioni, Balla, Prampolini, le sue e quelle di numerosi altri personaggi di quel mondo vivo e tumultuoso. È logico che, anche nelle Marche, durante la Mostra, nascessero polemiche a non finire. Luigi Bartolini in testa ai critici locali attacca la rassegna, sostenendo che l'unico pregio dei futuristi era quello di dare un colpo all'accademismo imperante. Da Urbino, Giuseppe Steiner, con i suoi Stati d'animo disegnati e le sue poesie riecheggia da un capo all'altro della regione il fascino segreto della rivolta nei confronti di un passatismo non ancora debellato dalla guerra e dalle ire futuriste, nella speranza di creare una società più aderente alla modernolatria, invocata da Marinetti, fin dal Manifesto de11909. Dieci anni dopo, Bruno Tano, anch'egli giovanissimo, inizia a Roma la sua breve parabola artistica, ottenendo successi e vivi consensi di pubblico e di critica. Nel dicembre 1932, la cosa era ormai nell'aria, si forma a Macerata, promosso da Sante Monachesi, Mario Buldorini, Rolando Bravi e Fernando Paolo Angeletti, il Gruppo Futurista Maceratese, cui aderirà subito anche Bruno Tano, che ne condividerà la leadership con il primo. In breve, intorno al nucleo iniziale, che aveva sollecitato e ottenuto il patrocinio dello stesso Marinetti, si coagula l'attenzione e l'interesse di tutti i giovani più aperti e vivi della città: Chesimò (Mario Monachesi) ed Ermete Buldorini, ambedue musicisti e il primo anche pittore; Felice Raniero Mariani e Alberto Peschi, Amorino Tombesi, Umberto Peschi, Fulvio Benedetti, Wladimiro Tulli, Giovanni Sabalich, Enzo Pandolfi, eccetera. Intorno a loro, inoltre, gravitavano artigiani, commercianti, piccoli imprenditori, umili operai i quali sentono l'ansia di rinnovamento e partecipano del clima avanguar- distico che in breve porta, nel campo delle arti, la città di Macerata al primato morale su tutta la regione. Gli artisti del gruppo partecipano alle varie Biennali Internazionali d'Arte di Venezia, alle Quadrien- nali Nazionali d' Arte di Roma, a numerose mostre dell'avanguardia internazionale, allestite ad Amburgo, Berlino, Vienna, Parigi, Atene, New York, Buffalo. Tutta la fascia costiera e romagnola è coinvolta nelle loro manifestazioni. Da Macerata ad Ancona, a Fano, a Pesaro, a Rimini, alle altre città le seratefuturiste, le mostre volanti, le declamazioni poetiche, i dibattiti, I'anticonformismo destano controversie, suscitano malumori e consensi, furibonde discussioni. l futuristi umbri, Gerardo Dottori in testa, partecipano ampiamente al fervore vitalistico marchigiano ed anzi rafforzano in più occasioni le loro schiere, dimostrando così l'unità di intenti dei futuristi delle due regioni. È chiaro che nel continuo, duro lavoro, in mezzo alle difficoltà economiche sempre sussistenti, alla fame, quella vera che difficilmente fa ragionare, si attua una diaspora: gli ingegni migliori emigrano a Roma. Tano, Monachesi e Peschi, nella capitale affrontano insieme traversie di ogni genere per rimanere fedeli a loro stessi e per sbarcare il lunario. Le malattie colpiscono duramente i primi due, il terzo fa di tutto per aiutarli. Malgrado le difficoltà di vita, le loro qualità artistiche vengono riconosciute; Tano e Peschi sono, però, costretti a tornare a casa; Monachesi resta. A Macerata c'è molto da fare e i giovani si accostano volentieri al cenacolo artistico di via Crispi. Tulli, appena diciottenne, apprende i rudimenti dell'arte e si fa le ossa a poco a poco. Lo stesso Marinetti di propria tasca gli pagherà la fusione di un'aeroscultura in alluminio. La guerra, tuttavia, travolge tutti. Ne11942, muore a ventinove anni, all'Ospedale Civile di Macerata, Bruno Tano, mentre alla Biennale di Venezia in corso, è allestita una sua personale di disegni. l vari componenti del gruppo sono dispersi sui vari fronti. Arrivano 1'8 settembre 1943, l'invasione tedesca, la resistenza. Nel 1945, il Gruppo Futurista Marchigiano ,<Umberto Boccioni», come l'aveva definito Marinetti, è distrutto. Resta, però, una pagina preziosa e nella storia dell'arte delle Marche e in quella nazionale per l'apporto vitale di energie e di entusiasmi in un momento così delicato, quale quello del declino, in Italia e all.estero, del movimento marinettiano.
ottobre 1979

Elverio Maurizi

Dal piccolo catalogo della Mostra Arte Filatelia “Il Futurismo nelle Marche”, Palazzo Bonaccorsi, Macerata, ottobre 1979

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FUTURISTI NELLE MARCHE

Nel contesto del Futurismo operano, isolati, fin dagli anni dieci Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado e Giuseppe Steiner di Urbino; successivamente aderisce al Movimento Ivo Pannaggi di Macerata e, agli inizi degli anni trenta, Arnaldo Bellabarba di San Severino Marche. Nello stesso periodo svolge le proprie ricerche pittoriche Vittorio Meschini di Ancona, che tuttavia lavora in Umbria nell'ambito del Gruppo Futurista "Boccioni" di Perugia, animato da Gerardo Dottori. Il Gruppo Futurista Maceratese, poi divenuto "Marchigiano", intitolato a "Umberto Boccioni", è fondato nel 1932 da Ferdinando Paolo Angeletti, Ro- lando Bravi, Mario Buldorini e Sante Monachesi e chiude, praticamente, la propria esperienza, nel 1942, alla morte di Bruno Tano che ne fu, per quasi undici anni, l'animatore. All'interno der sodalizio si sviluppa, fin dall'avvio della sua attività una molteplicità di interessi, spazianti dall 'aeropittura alI 'aeroscultura, dall 'aeropoesia all'aeromusica, dal futurcine al fotomontaggio futurista e al giornalismo. In tempi diversi, aderiscono al Gruppo, svolgendo nel suo seno un lavoro più o meno cospicuo, oltre ai cinque futuristi già indicati: Antonio Bartocci, Fulvio Benedetti, Virginio Bonifazi, Italo Carsetti, Gualtiero Castiglioni, Mario Coltorti, Mariano De Francesco, AI- fonso Grilli, Franco Malatini, Fulvio Raniero Mariani, Enrico e Lamberto Massetani, Cesare Merli, Mario Monachesi detto Chesimò, Vincenzo Montanari, Enzo Pandolfi di Ancona, Umberto e Alberto Peschi, Secondo e Terzo Pianesi, Ettore Pigliapochi, Giovanni Sabalich, Ubaldo Serbo, Amorino ed Auro Tombesi, Wladimiro Tulli. Successivamente, entrano nel sodalizio Au- gusto Antonelli, Brandi di Tolentino, Vitaliano Lapponi, Wladimiro Minuti, Ivo Mozzicafreddo, Elio Piccioni e Giorgio Sparapani. Alla fine del 1942, sorge a Macerata il Gruppo "Boccioni-Tano", di cui diviene animatore Wladimiro Tulli, al quale, oltre ad alcuni superstiti del precedente raggruppamento «Boccioni», aderiscono William Cardi e Giulio Centini. Nel 1943, opera a Macerata anche Tullio Crali, il quale cerca di avviare un certo tipo di discorso con i futuristi locali senza riuscirvi per la diversità delle ideologie politiche e di ricerca. Glauco Viazzi dà notizia della costituzione in Ancona, dopo il 1942, del Gruppo Futurista «Marras-Pandolfi», animato da Lucci Chiarissi, sodalizio che, data la difficoltà dei tempi, svolge una attività molto limitata.

Anna Caterina Toni

Da Anna Caterina Toni,  Futuristi nelle Marche, De Luca Editore, Roma 1982

 
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