INTERVENTO DI
FRANCESCA CORSO, ASSESSORE AI DIRITTI DEI CITTADINI, NOMADISMO E
DIRITTO D’ASILO DELLA PROVINCIA DI MILANO, ALL’INIZIATIVA DI PRESENTAZIONE
DELLA COSTITUZIONE IN PIU’ LINGUE –
Milano, 31 maggio 2007
Gentile Presidente Ortolina, egregi
Consoli ed egregi presidenti tutti delle associazioni presenti di
cittadini, cari don Virginio e don Gino, gentile Prof. Onida, graditissimi
ospiti, voglio anzitutto darvi il ringraziamento mio personale
dell’assessorato e dell’istituzione di cui faccio parte per la vostra
presenza qui oggi.
La più significativa risposta che possiamo
mandare a chi diffonde messaggi negativi che vanno contro la secolare
tradizione di ospitalità del popolo italiano, è proprio la nostra presenza
qui oggi, insieme. I nostri avi, i latini, definivano l’insieme
univèrsitas, e così con questo termine indicavano una totalità. Mi
piace ricordarlo in questa circostanza, quando, insieme, troviamo
Istituzioni e cittadini. Se ben ci pensiamo, né le une né gli altri
esistono e hanno senso, se sono separati. Anzi, qualsiasi crisi politica,
istituzionale, sociale, si avvia proprio quando cittadini e istituzioni si
allontanano. Per questo noi oggi determiniamo, in modo simbolico, una
univérsitas, una totalità virtuosa. Come sapete vi è un altro
significato di univèrsitas, l’università, un istituto di
insegnamento superiore. Mi piace pensare che tutti noi oggi siamo discenti
di questa università, la più difficile di tutte: l’università della vita.
Impariamo giorno per giorno, azione per azione, le vie spesso faticose di
una più avanzata convivenza civile, di una superiore civiltà del diritto.
Insieme. Così celebriamo sia la Festa di questa Repubblica sia il vivere
solidale su cui si basa una società e, in una scala più complessa, una
Nazione.
Sono qui oggi per presentare una speciale
iniziativa editoriale: la pubblicazione della Costituzione repubblicana in
varie lingue.
E’ a tutti voi noto l’articolo 1 della
Costituzione: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei
limiti della Costituzione”.
Fondata sul lavoro. Signore e Signori, questa è la natura, meglio, il
fondamento della Costituzione italiana e dei diritti di cui dovranno
godere i suoi cittadini; quella Costituzione che presentiamo oggi tradotta
in cinese, arabo, inglese, francese, russo, spagnolo, portoghese albanese
e rumeno, a cui domani potranno essere aggiunte altre traduzioni in lingue
diverse. Tutte le comunità più grandi presenti sul territorio della nostra
Provincia vi sono rappresentate. Per questo abbiamo tradotto la Carta
nell’idioma nel quale si esprime la stragrande maggioranza della
popolazione di ciascuna comunità presente oggi nel nostro Paese. Offriamo
la prima parte della Costituzione, i suoi Principi fondamentali, nella
lingua di popoli i cui figli sono venuti anche qua a Milano in cerca di
integrazione e dignità raggiunta attraverso il lavoro.
La dignità umana; ecco un concetto che celebriamo oggi, quando celebriamo
la nostra Costituzione. Siamo qui riuniti per una liturgia civile che
tutti noi cittadini democratici e repubblicani sentiamo appartenerci: è la
celebrazione della base e del fondamento di tutti i nostri convincimenti
di cittadini. La dignità umana viene garantita dal lavoro e comprende sia
il concetto di forza morale con cui si affrontano le varie
situazioni della vita, sia il concetto di rispetto di cui ciascuno
ha diritto in virtù del suo essere persona umana.
Il lavoro – dicevo - che è alla base della prima dichiarazione, la
dichiarazione fondamentale della nostra Carta Suprema. Quel lavoro che
sono venuti a cercare i cittadini che hanno scelto di venire in Italia per
dedicare a questo Paese le loro energie e le loro capacità.
Ma qui aggiungo la memoria dello straordinario art. 2, ove si afferma che”
la repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”. Si
dirà: giusto! In fondo, è ciò che sostiene l’articolo 1 della
Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, approvata dall’assemblea
generale delle Nazioni Unite, ove si recita che
“Tutti
gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. Ebbene,
faccio notare con orgoglio che la Costituzione italiana fu scritta molto
prima e poi approvata un anno prima di quella grande assemblea
dell’Onu.
Ecco, anche
nell’art.2, ritroviamo l’incredibile modernità del lavoro dei Costituenti.
Diritti inviolabili dell’uomo. Dunque c’è per i Costituenti una dimensione
da tutelare – l’uomo e i suoi diritti - che prescinde da qualsiasi
ulteriore specificazione, sia esso cittadino o meno. Continua l’art. 2,
affermando che la Repubblica “richiede
l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e
sociale”. Ecco, a conferma della tutela dei diritti dell’uomo, la
Costituzione prescrive un dovere preliminare: quello della solidarietà.
Dunque i diritti non solo devono essere tutelati dallo Stato, dalla
Repubblica, ma occorre che, meglio, è doveroso che l’insieme della società
adempia ai suoi obblighi di solidarietà.
E teniamo a mente soprattutto l’articolo 3 della nostra Carta, quello
relativo alla pari dignità di tutti i cittadini senza distinzioni di
sorta.
E’ compito della Repubblica, compito perciò delle nostre Istituzioni,
rimuovere tutti gli ostacoli che creano discriminazioni, e cioè che
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica,
economica e sociale del Paese. Vedete, a proposito di dignità, ho poco fa
disegnato il significato di questa parola come rispetto della persona
umana. Ebbene, ritroviamo proprio nella Costituzione l’obiettivo non
solo di rispettarla, ma di operare attivamente per il suo pieno sviluppo,
rimuovendo gli ostacoli che a ciò si frappongono. Ma se occorre rimuovere
gli ostacoli che impediscono
qualcosa, vuol dire che questi ostacoli ci sono, sono concreti e operanti
nella realtà quotidiana, tendono per loro natura a riprodursi, e perciò
possono essere rimossi soltanto a condizione di una iniziativa
repubblicana. E perchè questi ostacoli vanno rimossi da un’iniziativa
repubblicana? Perchè limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei
cittadini. E perciò, con queste parole si segna una gerarchia di valori
democratici che mette ai primi posti libertà ed uguaglianza. Si ha così un
affresco particolarissimo, in cui nasce una Repubblica fondata sul lavoro,
che riconosce i diritti inalienabili dell’uomo ed opera attivamente
affinché libertà ed eguaglianza non rimangano un’aspirazione nobile ma
astratta, bensì si concretizzino nella vita quotidiana.
Una causa dì disparità nel godimento dei diritti riconosciuti nella nostra
Costituzione potrebbe venire dalla sua mancata conoscenza. E invece la
Costituzione va conosciuta, perchè disegna un profilo del nostro Paese
come di un luogo accogliente e solidale, una società tendenzialmente di
liberi ed eguali ordinata dalla Costituzione e dalle leggi, in cui la
giustizia è amministrata in nome del popolo ed in cui, a garanzia del
rigore e dell’obiettività del percorso giuridico, “i giudici sono soggetti
soltanto alla legge”. La legge che tutti hanno il compito di rispettare:
cittadini italiani e cittadini stranieri, ricchi e poveri, popolo e
potenti. Oggi si parla molto del problema della sicurezza. Ebbene, è
evidente che la più importanze azione a difesa della sicurezza è
l’insegnamento del rispetto delle leggi, a cominciare dalla legge
fondamentale, la Costituzione. La cultura del rispetto delle leggi è
compresa nella cultura dell’accoglienza, della solidarietà e del rispetto
dei diritti. L’alternativa è l’individualismo, il crescere della tensione
sociale, la paura dell’altro da sè. Ecco perché come Provincia sentiamo il
dovere di farci carico di questo compito: far conoscere a tutti la
Costituzione repubblicana e in particolare presentarla ai futuri cittadini
di questa nazione come la base del nostro vivere comune.
Voglio anche aggiungere che la Provincia sente molto il dovere come
Istituzione che rappresenta sul territorio la Repubblica di rimuovere
altre cause di ineguaglianza. Il governo in carica sta per cambiare una
legge molto punitiva verso chi veniva in Italia a perseguire sogni di
integrazione attraverso il lavoro e molto pericolosa per la coesione
sociale, perché, al di là della stessa volontà del legislatore, in realtà,
rendendo difficilissima la regolarizzazione del fenomeno migratorio, crea
un esercito di clandestini. Quella legge sta per essere sostituita con una
normativa che darà più spazio a chi vuole contribuire con i suoi sforzi al
miglioramento della nostra società tutta, che, come abbiamo appena
ricordato, è fondata sul lavoro e, in questa misura, contrasterà la piaga
della clandestinità.
Il ministro Amato, che ha proposto un suo nuovo testo di legge
sull’immigrazione, ha suggerito che i tempi per divenire a tutti gli
effetti cittadini italiani, per chi risiede e lavora qua, dovrebbero
essere più brevi; così come dovrebbe essere più facile per chi produce e
contribuisce al nostro benessere ottenere il beneficio di entrare a far
parte della comunità italiana; a questo proposito verrà però giustamente
chiesto di essere al corrente dei requisiti minimi richiesti anche ai
nostri cittadini sulla conoscenza della vita della Repubblica e sul
funzionamento delle sue istituzioni. Trovo che questa iniziativa sia
giusta e sia mirata a meglio integrare nel nostro complesso tessuto
sociale i nuovi cittadini italiani del futuro.
Perchè questo requisito si tramuti però nell’opportunità di conoscere
meglio il luogo che si è scelto per i propri progetti di vita, e non un
impedimento verso il giusto obiettivo dell’ottenimento della cittadinanza,
vi voglio oggi annunciare che la Provincia di Milano farà di tutto nei
prossimi mesi, in concomitanza con l’entrata in vigore della legislazione
Amato, per istituire delle ‘SCUOLE DI CITTADINANZA’ che aiutino i nostri
immigrati nel gravoso ma meritato e affascinante percorso di vita del
diventare italiani. Alcuni corsi verranno organizzati o sostenuti da noi e
prepareranno all’esame di cittadinanza. Le materie di insegnamento saranno
quelle richieste dal Decreto amato per superare il Test di cittadinanza.
La Provincia guarda avanti;
l’Italia infatti tutta sta cambiando. Sia chiaro: la strada è lunga e
difficile. Non nascondiamoci che vi sono elementi di difficoltà ed anche
di crisi nel sistema democratico. Questo non deprime, ma esalta la nostra
missione che è, nelle forme, nelle modalità e nelle possibilità
dell’amministrazione provinciale, quella di attuare, per quanto ci
compete, la Costituzione. Noi abbiamo l’obbligo costituzionale di favorire
la partecipazione e il dovere civile e sociale di agevolare
l’integrazione. Oggi, con questa prima iniziativa, con la presentazione
della Costituzione tradotta in varie lingue, vogliamo dare un segnale
chiaro e distinto in questa direzione. E lo facciamo, voglio concludere,
sentendolo anche come un imperativo morale. Un imperativo, perchè ci
sembra che questa iniziativa serva. Alle comunità e a tutti i cittadini,
perché incrementa le relazioni sociali. Alle istituzioni, perché le
vivifica e le rafforza.
Gustavo Flaubert scriveva: “Non
leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come fanno gli
ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere”. Io non so se Flaubert
avesse ragione. Non so perché leggono i bambini o gli ambiziosi. So però
che se c’è un testo che davvero val la pena di leggere per vivere, è
proprio la nostra Carta. Certo, sento la sproporzione fra i colossali
problemi connessi alla nuova Italia e alla nuova Europa che stiamo
costruendo e il limite delle iniziative che possiamo realisticamente
realizzare. Ma sento anche il fatto che ci stiamo muovendo nella direzione
giusta. Chi opera per difendere la dignità delle persone va sempre e
comunque nella direzione giusta. Chi opera per offenderla ed umiliarla va
sempre e comunque nella direzione sbagliata. |