cosa volevi?
si è profondi quanto basta per vedersi allo specchio di un’acqua putrida.
non ci sono parole che tengano.
accettare la mediocrità e tirare un sospiro di sollievo intanto.
danza pure con i tuoi demoni, affoga in un bicchiere, prendi fiato, singhiozza, chissenefrega.
fatti toccare, ma resta così come sei, irraggiungibile.
è così che sei.
fingi, seduci, completati pure.
ricorda ciò che sei e tieni il resto.
puoi graffiare quanto vuoi, sei fuori dalla mia vita ormai.
Sono confuso… non riesco a capire se sta peggio l’autore o il destinatario del tuo post…e la mia confusione aumenta sentendomi un pò uno, un pò l’altro 😦
@23
Credimi, uno sta peggio dell’altro,
e se lo rinfacciano in continuazione..
Chissà se la soluzione sta nel giusto bilanciamento o nel emergere di un lato dominante? mah… continuo ad essere confuso. 😉
Non posso voltare tutte le mie carte,
altrimenti ti spiegherei volentieri.
A volte va bene anche così: ognuno rivede una parte di se stesso in quello che scrivo ( anche tutt’e due le parti di se stesso! 😉 )..e ci riflette su.
Cmq, io sono per il giusto bilanciamento, in tante cose della vita direi. Anche se è difficilissimo.
Siamo un po’ l’uno un po’ l’altro.
Un po’ sedotti, un po’ seduttori.
Un po’ vittime, un po’ carnefici.
E’ la vita.
Dedico un rispettoso inchino alle tue parole. 🙂
Importane è raccontare una storia; la quale non è per forza la storia reale. La storia reale è finita in se con personaggi, luoghi ed emozioni e poco interessante. Narrando per lasciare gradi di libertà alla personale interpretazione; penso che è ancora più alto che la storia in se. Quando ognuno di noi interagisce con la storia per personalizzandola diventa pure una sua di storia ed è qui che risiede la magia del racconto non-finito. Qui funziona e diventa collettivo. E questa cosa la sapeva bene anche Michelangelo: