Saturday 31 March 2007

Istituto buddista italiano Soka Gakkai - Felicità in questo mondo

Regalo di Mattia di karate. Un libro che mi ha turbato, in quanto la dottrina buddista nella versione Nichirien Daishonin (Giappone, XIII sec.) è una religione vera e propria, non una filosofia. E l'assoluta razionalità dell'approccio mi ha scosso: per quanto vagamente immanentistico, propone la felicità qui ed ora, attraverso metodi "sperimentabili". Mi sono chiesto se la mia fede cristiana è profonda quanto ho sempre creduto. E' un libro che apre la mente, per certi versi, ma costituisce un po' una tentazione. Tuttavia molti principi li posso ritrovare anche nel cristianesimo, se solo diventassi un buon cristiano nel vero senso del termine.

3 comments:

Anonymous said...

In che senso una tentazione?
Il buddismo di questa scuola è profondamente razionale, e molti aspetti sono effettivamente in comune col cristianesimo. Secondo me più col calvinismo (ma non col puritanesimo) e con alcuni filosofi, come Leibniz -che era luterano. Per Leibniz l'individuo è formato dalla sua vita cosciente ma anche da tutte le cause che l'hanno prodotto, per cui dal concepimento, alle cause del concepimento e via dicendo, fino a risalire ai primordi del mondo; allo stesso tempo l'individuo è la potenzialità di tutti gli effetti, le cause e le concause che porrà in futuro, e quindi il futuro diun uomo abbraccia tutto l'universo. Anche questo è molto razionale. Però in cosa si differenziano gli uomini, se tutti gli uomini sono l'universo? Per Leibniz la differenza sta nell'ordine, per così dire, in cui si dispongono i vari aspetti particolari della sua vita. E' come la differena fra due onde, per rifarci alla metafora del libro che hai citato.
L'immanentismo c'è, nel senso che il buddismo di Nichiren identifica nella vita stessa, nella vitalità, nell'"esserci" l'aspetto più sacro dell'esistenza, e considera ogni elemento del mondo come parte di un tutto che è poi identificabile in ognuno. Una montagna fa parte del mio ambiente, in qualche modo rientra nella mia vita, fa parte di me. E io rientro nella vita di tutti gli altri. Questo aspetto di interrelazione spiega anche l'attenzione per l'ambiente e l'ecologia dell'associazione Soka Gakkai: ognuno tende a vedere l'ambiente come una parte di sé, e ne ha cura di conseguenza.
Però non vedo come questo immanentismo potrebbe essere un difetto -da come hai scritto, sembrava che tu lo vedessi così.
Ad ogni modo la dottrina "ortodossa" buddista (della scuola del Daishonin) non crede in dio, però l'associazione trabocca di cristiani, che continuano a credere in Dio e in Gesù ma che piano piano cominciano ad applicare i principi "filosofici" e parte dei principi "dottrinali", a mio avviso traendone grande beneficio. Senza contare che i buddisti in genere considerano Gesù un grandissimo saggio, ottimo esempio di compassione per tutto il mondo. Tecnicamente si potrebbe pensare che in lui prevalesse costantemente il mondo che noi chiamiamo "illuminazione parziale" (spero di non sembrarti offensiva, non è assolutamente mia intenzione). Detto così può sembrare riduttivo, ma in realtà è un risultato meraviglioso per un essere umano: molti dei cambiamenti fondamentali nel mondo si compiono grazie a persone del genere... un Newton, una Madre Teresa di Calcutta, un Gandhi...sono esseri che hanno cambiato il volto dell'umanità, sicuramente loro hanno fatto la "rivoluzione umana".
Diciamo che il concetto di Rinascita dopo la morte che il buddismo propone è diversa da quella che ha predicato Gesù.
Ad ogni modo sono stupita del tuo post, perché io, che come avrai capito sono buddista, ho fatto fatica a leggere quel libro perché ad ogni pagina avevo paura di scontrarmi magari con delle banalità. Il mio timore generalmente è molto forte in questo senso, studio filosofia e sono scettica per natura. Già il titolo mi aveva infastidito, e solo più tardi ho cominciato ad apprezzare l'opera come divulgazione chiara e accessibile, oltre che molto precisa. La tua apertura mentale è notevole e ti faccio i complimenti.
Stefania
(metto la mail invece dei riferimenti al mio blog, perché sono al lavoro e non mi va di fare il log-in): balaganborg@hotmail.com

Santi said...

Effettivamente considero l'immanentismo come un difetto: avendo fatta mia una Weltanschaung di matrice kantiana, sono convinto che la realtà sia essenzialmente univoca, trascendente e metafisica, e che quindi le nostre possibilità di una sua conoscenza diretta per mezzo dell'esperienza siano irrimediabilmente compromesse dalla limitatezza della dimensione fisica e relativistica attraverso la quale esperiamo il mondo e la nostra stessa vita. Non a caso la sfera etica dell'uomo non può trovare fondamento fisico, e quindi immanentista, ed è invece il canale privilegiato di confronto, attraverso la libertà individuale, con la dimensione metafisica in cui le leggi morali sono fondate. (Sconfinando in ambito religioso andrei ad affermare che la conoscenza della realtà come essa è è possibile, in quanto ci è stata data per rivelazione e che il fondamento trascendente della legge morale è Dio).

In questo senso ho trovato assai saggia e fertile nell'applicazione strettamente pratica la dottrina di Nichirien Daishonin, ma non posso accettare il suo edificio teorico, di un panteismo vitalista che si preoccupa fondamentalmente, come da titolo, di "questo mondo". Senza contare, che per quanto io consideri il buddismo una filosofia, il suo confine con la religione è troppo labile (non a caso si parla di fede buddista) perché non mi trovi costretto a vederlo in alternativa al cristianesimo.

Detto questo, ribadisco che la lettura di questo libro è stata per me estremamente positiva, in quanto mi sono trovato a guardare le cose da una angolazione diversa da quella cui ero abituato, e ho avuto modo di rendermi conto come le stesse problematiche viste con l'ausilio di una prospettiva ulteriore acquisiscano maggiore chiarezza.

Ad ogni modo, non avrei mai creduto che qualcuno leggesse i miei post, oltre a me stesso e alle poche persone cui a suo tempo diedi l'indirizzo del mio diario culturale: questo tuo commento ha costituito una piacevole sorpresa!

Anonymous said...

e invece qualcuno li legge!
Con piacere.

Mia madre è buddista da pochi anni. Anche se nel cuore lo era da sempre. Io sono, come mi definiscono, un simpatizzante del buddismo e sono rimasto colpito dalla leggerezza e semplicità di tale "pratica".
Il libretto divulgativo a cui fate riferimento (felicità in questo mondo) si legge in un paio d'ore e fa un riassunto efficace del buddismo insegnato da Nichiren Daishōnin.
Non immaginavo fosse cosi "vicino" all'essere umano. Praticare questo buddismo aiuta ad affrontare il quotidiano con degli strumenti in più: soprattutto nelle difficoltà che si possono avere nei rapporti con le persone o con le esperienze di tutti i giorni (guidare nel traffico nell'ora di punta quando si è anche in ritardo, ad esempio!).
I vantaggi sono più grandi ed evidenti col passare degli anni e del progressivo processo di trasformazione a cui ci si vuole sottoporre... quindi non è facile nè veloce.
Ma di certo a chi lo pratica o a chi gli si avvicina, vengono attenuati gli effetti dolorosi delle esperienze più difficili: se capita di lasciarsi dal partner (ad esempio) non si soffre magari per un anno intero... ma solo per pochi mesi!
Sembra un esempio sciocco e forse questo concetto non è all'altezza del trascendente e metafisico mondo della realtà univoca Kantiana. Ma per molti la sofferenza è reale e tangibile ed è purtroppo spesso strumento di conoscenza della Vita.
Non è obbligatorio che sia così.
Può sembrare semplicistico (o ingiusto), ma ognuno vive la vita che egli stesso ha deciso di vivere.
Siamo frutto delle nostre azioni e dei nostri pensieri, effetto delle cause che abbiamo posto in precedenza... magari ancor prima di essere nati!!!
La cosa bella di questa "filosofia" (religione?) è che quando la incontri e come ritrovare un vecchio amico.
I esperienze, le convinzioni, le letture, tutto ciò ce ha cotribuito a fare di te ciò che sei oggi non si devono piegare al volere di un credo imposto dall'alto ma sembrano trovare riparo e rifugio. Conforto e gratificazione.
Come se qualcuno avesse ascoltato i tuoi pensieri e ti facesse dono di ciò di cui hai sempre avuto voglia!

Vabbè io nono sono neanche Buddista, ma questo è l'impressione che mi ha dato, soprattutto ricevuta da chi lo pratica da anni. Hanno l'abitudine di incontrarsi 2 volte al mese in case private: 10 minuti di pratica (recita del mantra) e poi il resto del tempo lo si passa a sviluppare i temi del giorno: le difficoltà, le relazioni, la rabbia...
C'è chi introduce il tema della serata cercando di interpretarlo dal punto di vista del buddismo cioè presentando il punto da come si presenta in natura, a come si trasforma cogliendo l'insegnamento che ci può portare. Poi a turno ognuno può portare la propria esperienza sul tema a vantaggio di tutti gli altri.
Difficile che credere sia una pratica vecchia 2500 anni...

Ciao Alessandro