Apophis. Apocalypse Rock
Voci e suoni dalla fine del mondo
l'etichetta
ConcertOne
annuncia l'uscita di
Apophis
Suite in cinque parti
e un’ antologia di visioni apophisiane
di
ECHOESTHREE
Walter Centofante: chitarre, tastiere
e computer programming
Cristian Lentini: basso
Orlando Orlandi: batteria e campionatori
con
Alessandra Pompili: voce
e con
Corale Polifonica CASC Banca d'Italia diretta da
Guglielmo De Santis
C’è un po’ di schizofrenia in queste composizioni. La genera
il contrasto ottenuto usando insieme il pianoforte e i suoni del synth: è come
se il pianoforte parlasse per me e il synth per l’asteroide. Sarebbe stato
troppo facile e anche scontato pensare a una musica prevalentemente elettronica
per l’asteroide. Io volevo creare una sovrapposizione, come Quando i mondi
si scontrano, tanto per fare una citazione cinematografica... In realtà è
Apophis che parla attraverso di me, è lui che ha guidato la mia mano, e quando
lo riascolto mi inquieta, neanche io riesco a capirlo fino in fondo...
Walter
1. Apophis duo milia triginta sex
Intro per coro sinfonico
(W. Centofante)
2. In-cantato
Seconda parte per pianoforte, synth
e voce
(W. Centofante)
La suite ha una architettura “cinematografica”: le singole
parti segnano le tappe del viaggio dell’asteroide verso la terra. Il punto di
vista è quello di un uomo e di una donna, gli unici due esseri umani che
rimarranno vivi sulla terra...
La suite “Apophis” è così la colonna sonora di un film che non è stato ancora
girato!
Nella prima parte vengono evocate paure profonde e ancestrali, viene descritto
l’avvicinamento dell’asteroide al nostro pianeta. Nella seconda, tutti sulla
terra sono incantati dalla sua bellezza, nessuno ancora percepisce Apophis come
una minaccia. Nella terza, l'asteroide sta entrando in rotta di collisione, ma
la gente ancora non si accorge del pericolo, finché... Nella quarta e nella
quinta, lasciamo spazio ai due protagonisti e alle loro sensazioni...
Siglano il progetto alcune “suggestioni” apophisiane: visioni autonome, tra loro indipendenti, su un’apocalisse annunciata.
La caratteristica
strumentale di quest’opera, in contrasto con i precedenti lavori degli
Echoesthree, consiste nella semplicità e nell’essenzialità. L’intenzione è
quella di colpire nel modo più diretto possibile, cogliendo le varie sensazioni
con l’ausilio di pochi strumenti, senza ricorrere a troppi artifici tecnologici:
una scelta non casuale, ma al contrario portatrice di un significato ben
preciso, in linea con il detto anglosassone “Less is More”.
E’ stato privilegiato in particolare il pianoforte, che, nella sua completezza,
Centofante ha sentito più vicino ad Apophis, accostandolo ai suoni elettronici
del sintetizzatore.
A queste due sole voci, l’aggiunta del contralto solista, timbro centrale, in
assoluto né troppo basso né troppo alto, si è rivelato il complemento ideale per
esprimere solitudine e desolazione.
La scelta di impiegare un coro sinfonico che canta all’unisono è stata motivata principalmente dall’inquietudine che questo tipo di esecuzione riesce a creare nell’ascoltatore. La sensazione di paure ancestrali, primordiali, incontrollabili perché sconosciute, scatta quasi immediatamente al primo ascolto...
Su questa musica il videoart della mostra "Apophis. Immagini da una apocalisse annunciata" realizzato da
Piero Balzoni, Fabio Di Simone, Paolo Tommasini, Anna Zanconato
Facoltà di Scienze della Comunicazione e Dipartimento di Sociologia e Comunicazione
Università degli Studi La Sapienza di Roma
Supervisione: professoressa Mihaela Gavrila