27/02/10

MEGALO': IMPROVVISAMENTE, NELLA NOTTE DEL 10 FEBBRAIO 2010, IL SUPERMERCATO IPERSTANDA CEDE IL CAMPO A BILLA SUPERSTORE. MA LA GENTE HA CAPITO COSA E' SUCCESSO ?

Improvvisamente al MEGALO', fra pomeriggio e notte del 10 febbraio 2010, con un blitz di poche ore quasi carbonaro, un'impresa ha rimosso le insegne del supermercato Iperstanda, mentre all'interno il personale si tratteneva sino ad ora tarda, per sostituire insegne sui carrelli e quant'altro !
Insomma, in pohc ore IPERSTANDA ha lasciato il campo, lasciano i suoi spazi del centro commerciale, settore alimentazione e varie, alla catena BILLA, con il supermercato BILLA-SUPERSTORE.
E tutto questo è successo, e pare veramente curioso, quasi di nascosto, e SENZA che la catena Billa abbia sentito il bisogno -come sarebbe normale per ogni struttura commerciale che si insedia in un territorio- di presentarsi alla cittadinanza ed alle amministrazioni locali !
Su IPERSTANDA questo era il commento che trovavamo  su un sito specializzato, al link:
http://www.ciao.it/Iperstanda__Opinione_762817 
"Vi ho già parlato del centro commerciale Megalò e della mia passione nei suoi confronti, ma c'è una cosa che non digerisco, ed è proprio l'iperstanda che c'è al suo interno.
Ho già avuto a che fare con questa catena di negozi, a L'Aquila infatti la Standa è l'unico supermercato che si trova nel centro storico (proprio lungo il corso), oltre ai piccoli negozietti vari, e chi vive al centro è costretto ad acquistare lì.Beh ad essere sincera a me non pare proprio che sia conveniente, i prezzi sono più elevati della media ( soprattutto in confronto all'ipercoop che è ad una decina di km di distanza).
Probabilmente non hanno puntato molto sulla convenienza forti del fatto che chi passa la giornata dentro Megalò ed ha comunque bisogno di fare un po' di spesa di certo non si sposta. La comodità a scapito della convenienza!!

Certo l'assortimento di prodotti è discreto, anche se la superficie del spermercato non regge il confronto con quella degli altri centri commerciali.
Oltre ai prodotti alimentari si possono trovare : libri, giocattoli, articoli per la casa, articoli di cancelleria, elettrodomestici.
Per quanto mi riguarda le uniche offerte che possono considerarsi allettanti sono gli sconti per i possessori della cardstanda ( che a volte arrivano anche al 30-40% su qualche prodotto), i prezzi abbordabili sugli elettrodomestici e la promozione chiamata "3 giorni di prezzi folli" in cui vendono 2 o 3 prodotti a prezzi molto competitivi".

E"BILLA SUPERSTORE", perchè questo arrivo "alla carbonara", e soprattutto chi sono costoro ?
Si tratta di un supermercato di origine austriaca, presente anche in Ucraina, Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca ed Austria, e che si sta recentemente espandendo con forza in Italia, con quali capitali non è dato sapere ! vedi ai seguenti link:
http://www.billa.it/ 
"Ecco udi seguito un breve testo illustrativo, dal sito: Il Gruppo BILLA parte da Karl Wlaschek con l'apertura di una profumeria discount. Poco più tardi seguirono i mercati di generi alimentari: nasceva così BILLA, abbreviazione di "Billiger Laden" (negozio a buon mercato). L'obiettivo è di offrire ai clienti prodotti di alta qualità a prezzi molto convenienti ed un vasto assortimento. In italia è presente dal 1990 inizialmente con 12 punti vendita aumentati via via fino ad arrivare agli attuali 70 dislocati su 4 Regioni (Veneto, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia ed Emilia Romagna)"
VEDI WIKIPEDIA:

 "Billa deteneva nel 2002 il 35,8% del mercato austriaco di riferimento e, in alcune aree del paese, come ad esempio a Vienna, Billa e gli altri suoi marchi affiliati (Merkur, Mondo/Penny, Emma e Bipa) rappresentano pressoché un monopolio.
In particolare, Merkur sta ulteriormente aumentando il potere di Billa, rappresentando il brand associato agli ipermercati di grande distribuzione.
In Europa, Billa si è diffusa nei paesi dell'est prossimi all'Austria, oltre che nella vicina Italia, dove fino al 2009Veneto, dove è sbarcata a metà anni '90 con l'acquisizione dei supermercati Car e i centri commerciali Futura del gruppo Caron). resta però fenomeno radicato esclusivamente alle regioni del nord-est (in particolare nel
Billa nell'agosto 2009 inizia a convertire la rete ad insegna Standa, sempre di proprietà del gruppo Rewe, arrivando così ad ottenere un supermercato a Roma, ad ottobre a Milano e a dicembre ad Ancona e Terni, quindi è presente in 8 regioni d'Italia (Triveneto, Emilia Romagna, Marche, Lazio, Lombardia e Umbria). 
Nel 2010 ottiene tutta la Valle d'Aosta, la Liguria, la Toscana, l'Umbria e l'Abruzzo e gran parte del Piemonte per un complessivo di 57 supermercati e 13 superstore.
Nei piani di Rewe è prevista la completa trasformazione della rete di vendita Standa in punti vendita Billa.  
COME SIA STATA POSSIBILE TALE ESPANSIONE, CONSIDERATE LE CONDIZIONI NON MOLTO IN SALUTE DELLO STATO E DELLE BANCHE AUSTRIACHE, fortemente esposte nei confronti di vari paesi dei Balcani, NON E' DATO SAPERE !

Su queste acquisizioni vedi anche:
 http://theretailer.blogosfere.it/grandi_manovre/acquisizioni/12.html
http://altrimondi.gazzetta.it/2010/02/standa-addio-al-marchio-della.html 
"
SERGIO BOCCONI E ROBERTA SCAGLIARINI PER IL CORRIERE DELLA SERA
Addio «casa degli italiani». 
Tutti i magazzini Standa entro marzo si chiameranno Billa. Lo ha deciso il gruppo tedesco Rewe che ha rilevato la catena nel 2001. Perché? Secondo i proprietari il vecchio marchio non funziona più, va archiviato: le conversioni già testate nei punti vendita del Nordest dimostrano che i clienti preferiscono il nome estero
Ma con l’insegna se ne vanno ottant’anni di storia del Paese e, soprattutto, vengono consegnate ai soli ricordi le storie di tanti italiani che alla Standa hanno accompagnato i genitori a fare la spesa e hanno «preteso» i primi giocattoli, hanno visto i film girati in quei magazzini e hanno tentato la fortuna con i concorsi organizzati in tv da Rai e Fininvest.

Già, era così tanto un pezzo d’Italia che la Standa fin dagli anni Sessanta è stata scelta anche per «ciak» rimasti famosi. In «Nessuno mi può giudicare» (1966) Caterina Caselli e Gino Bramieri recitano per buona parte del film nei magazzini romani di via Cola di Rienzo. Gli stessi nei quali, 25 anni dopo, Renato Pozzetto e Paolo Villaggio girano una parte di «Le Comiche 2». Mentre in uno dei più grandi supermercati del gruppo aMilano, in piazza Cordusio dove oggi c’è Decathlon, nell’83 Renato Pozzetto e Ornella Muti ambientano una «pezzo» di «Un povero ricco».

E che dire dei concorsi tv? Negli anni Ottanta il programma del sabato sera, «Fantastico», aumenta l’audience grazie anche al gioco in cui una famiglia italiana vince mezz’ora di tempo per fare la spesa gratis: la location è di solito la Standa di via Dante a Cagliari. E nel ’90, quando la Standa è di Silvio Berlusconi e lo slogan è appunto «la casa degli italiani», il programma Fininvest «Ok Il prezzo è giusto!» ha per sponsor i magazzini con il concorso «Isola felice Standa».

La scomparsa del marchio è comunque l’ultimo capitolo di una storia lunga e travagliata. La Standa viene fondata nel 1931 dall’ex direttore di Upim, Franco Monzino, con il fratello Italo (lo stesso che ha poi costituito il Centro cardiologico) e la sorella Ginia. Il capitale iniziale è di 50mila lire. Il nome è per la verità diverso, Magazzini Standard, ma cambia in Standa (acronimo di Società tutti articoli nazionali dell’abbigliamento) nel ’38 quando Mussolini impone di italianizzare le scritte straniere.

Il gruppo cresce dal dopoguerra in poi con la formula del self service. Nel 1966 passa alla Montedison che raddoppia le filiali utilizzando vecchi teatri o locali dismessi. Pochi anni dopo il «corsaro» Raul Gardini la cede alla Fininvest che la rilancia appunto come «la casa degli italiani», lo slogan rimasto in assoluto il più famoso: i successivi «Il valore dei soldi» e «Un mondo che vale» restano più nei portafogli che nell’anima degli italiani. In questa fase la Standa acquista dai Franchini i Supermercati brianzoli, apre in joint venture i punti vendita Blockbuster, si allea a Giochi Preziosi e inaugura un magazzino anche a Budapest.

La svolta si profila negli anni ’90 quando i conti cominciano a segnare rosso e Berlusconi la cede di nuovo divisa in due: la parte tessile a Coin e l’alimentare agli stessi Franchini. Nel 2001 arrivano i tedeschi di Rewe (45 miliardi di fatturato, di cui 2,2 in Italia) che trovano i conti ancora in rosso e avviano un drastico piano di ristrutturazione. Inizialmente promettono di lasciare la vecchia insegna ma l’amministratore delegato Gottard Klingan capisce che l'altro brand di famiglia, Billa, funziona meglio, il piano cambia. Si comincia a sostituire i cartelli delle filiali. Prima in sordina, finché la casa madre annuncia il completo «rebranding». Dice Klingan: «Ripartiamo con il marchio utilizzato a livello internazionale per i supermercati. Standa è troppo "tessile"».
".
INSOMMA, PARTE IMPORTANTE DEL MEGALO' E' FINITA A DIPENDERE DAL GRANDE CAPITALE INTERNAZIONALE, SULL'ORIGINE DEI CUI RIFORNIMENTI ALIMENTARI POSSIAMO ORA INTERROGARCI...... 

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