La ballerina di Baghdad

La scrittrice Gemma Pasqual ci onora con la sua amicizia. Abbiamo ricevuto questo testo che introduce la pubblicazione in italiano del libro per ragazzi La ballerina di Baghdad, edito da poco nel nostro paese presso San Paolo.

di Gemma Pasqual

Non so come e perché, un giorno lessi una notizia sul giornale La Presse di Montreal, del 13 gennaio 2003. Il titolo diceva: «Nel clima di guerra, le bambine iraniane iniziano a studiare danza. Come nella altre scuole di danza del mondo, le allieve della scuola di musica e arte di Bagdad preparano un saggio finale. La differenza sostanziale consiste nel fatto che le alunne non sanno se la rappresentazione si terrà sotto le bombe e i missili».
La notizia spiegava che c’erano circa venti bambine iscritte al corso di danza e che le lezioni continuavano, con una certa regolarità, grazie allo sforzo della loro maestra Zikra Minhaim.
Mi sembrò incredibile! Non avrei mai potuto immaginare che in quella città devastata dalle bombe, in quella città che entrava ogni giorno nel salotto di casa mia dalla finestra del telegiornale, ci fosse spazio per la danza.
Ci pensai su e volli conoscere altre cose su quel paese distrutto dalla guerra che, in un tempo lontano, era stato la culla della civiltà: lì venne inventata la scrittura, e lì nacque la bellissima Sharazad.
Mentre cercavo nei libri, nei giornali e su Internet, tutte le notizie sull’Iraq, ebbi modo di conoscere la vita quotidiana della gente: le casse lussuose dei ricchi, le villette a schiera del ceto medio e le periferie densamente popolate dei più poveri. Osservai come quella guerra crudele aveva fatto retrocedere di secoli un intero paese.
Come in tutte le guerre, sono le donne e i bambini a pagare l’altissimo prezzo del conflitto, però in questo caso concreto la realtà era inquietante: si era passati dalla dittatura di Saddam al caos dell’occupazione.
Le donne soffrivano ogni giorno una violenza indiscriminata; avevano perso i diritti basilari di ogni essere umano e la denutrizione e le malattie minacciavano i più piccini.

Nel mio libro ho voluto riflettere proprio questo universo: la storia di una famiglia, nella quale tutti noi ci possiamo riconoscere, che perde, all’improvviso, tutto ciò che ha e che realizza un viaggio nel tempo fino al Medioevo: senza luce, senz’acqua, senza cibo…
Vorrei che i nostri adolescenti riflettessero e pensassero ai vantaggi di vivere nel cosiddetto Primo Mondo e, che, allo stesso tempo, cercassero di riconoscersi nella protagonista del romanzo e che potessero provare, per un istante, la sua sofferenza.
Vorrei che quando si sentisse parlare dell’Iraq e della guerra, quando gli attentati irrompessero nelle nostre case, dalla finestra del telegiornale, pensassimo a Erfan, alla piccola Mawj o a Murtada, e a tutti i bambini che, come loro, soffrirono questo conflitto crudele e sanguinario.

(foto da internet)

Un Commento a “La ballerina di Baghdad”

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