giovedì 2 agosto 2007

Le umane genti e le foglie


















Avvertenze:

  1. A questo giro sarò piuttosto prolissa, cmq più del solito, ma il tema merita tempo, perché per assaporare la poesia bisogna saper essere pazienti...
  2. Al di là della riflessione poetica, una è più pratica: prima la poesia e l'arte erano Open-source, un concetto si poteva evolvere e accrescere senza tanti casini by diritti di autore e SIAE, l'arte era libera, e tutti vi potevano contribuire partendo anche da cose già date....
  3. Il filo guida di questa analisi non è tutta farina del mio sacco,( ecco che bisogna stare attenti ai diritti di autori e compania bella) ma è tratta dal libro Epica Antica di Maria Belponer, che era il mio manuale di poesia epica quando andavo al ginnasio. (si veda l'edizione PRINCIPATO del 1996 pag.122-123)

Nell'Iliade di Omero più volte viene toccato il tema della labilità della vita, della pochezza dell'essere umano, del dolore e della precarietà che il vivere riserva. La concezione di fondo è che tutto è dato, che l'uomo è una pedina nelle mani degli dei, e che l'unica scelta che gli è data è quella di vivere gloriosamente per poter essere ricordato in eterno.

Nessun uomo può sfuggire alla sorte, né malvagio, né buono, una volta che è nato”.
(Iliade, Libro V, vv. 488-499)

Questa concezione di vita può apparire eccessiva e tipica di una società antiquata e ormai passata. Ma è certo che ancora oggi la sensazione che tutto è labile, che “tutto scorre” resta presente....e in qualche modo esercita un fascino particolare.
Tutto questo viene espresso nell'epica antica dalla celeberrima similitudine delle foglie: gli esseri umani sono come le foglie, destinati a cadere e ad essere trascinati dal vento.....

Le versioni, le traduzioni che, dei versi di Omero, sono state date nel tempo sono molteplici, con diverse sfumature. Tutte comunque hanno dato luogo ad una evoluzione poetica che si potrebbe definire, con molta libertà, open-source.

La traduzione di Vincenzo Monti

[...] Quale delle foglie,
tale è la stirpe degli umani. Il vento
brumal la sparge a terra, e le ricrea
la germoglienté selva a primavera.
Così l'uom nasce, così muor.

La traduzione di Ugo Foscolo

Son le umane tribù foglie su' rami
ilari e folte in maggio, aride al verno:
la selva al sol le crea, l'anno le perde;
sì fiorir e perir vedi i lignaggi”.

La traduzione di Mario Lussignoli

Simili a foglie
sono le famiglie degli uomini.
Le foglie, alcune il vento le sparge al vento,
altre nascono sugli alberi rigogliosi
ed è primavera;
così le famiglie degli uomini:
una nasce, un'altra muore”.

Lo stesso tema dell'effimero, legato alla similitudine delle foglie, è stato ripreso in più tempi da poeti successivi ad Omero, evolvendo in quella che si suol dire aemulatio.
"imitazio virtutis aemulatio dicitur"
ovvero: il cercare d'imitare uno nella virtù si chiama emulazione...
Cicerone


Così Mimnermo, poeta greco vissuto nel 600 a.C. scriveva:

Come i germogli che genera la primavera fiorita
quando d'un tratto li sboccia il raggiare del sole,
uguali ad essi, fioriti per tempo sì breve,
noi ci godiam la giovinezza, divinamente ignari
del male e del bene. Ma nere
ci stanno vicino le Parche,
una col termine squallido della vecchiaia
e l'altra – la morte; e resta per poco
il frutto della giovinezza, quanto un giro di sole sulla terra”.
(traduzione di M.Lussignoli)

Questa prospettiva, in cui non si avverte più la consolazione della continuità della vita, nelle generazioni successive, che comunque era presente nei versi omerici, ha influenzato prima Virgilio, e attraverso lui Dante....

[...]quante nei boschi al primo freddo d'autunno
si staccano e cadono”
(Virgilio, libro VI Eneide. Il poeta paragona le anime dei morti alle foglie)

Come d'autunno si levan le foglie
l'una appresso all'altra, fin che il ramo
vede alla terra tutte le sue spoglie,
similmente il mal seme d'Adamo...”
(Dante, Inferno III, vv.309-310)

Tutto questo, la caducità e la labilità della vita, la tristezza del poco tempo, la consapevolezza della fine, etc, é poi stato riassunto e rielaborato da un poeta moderno, che con maestria ha saputo dar vita ad un capolavoro della poesia...

Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie”
Giuseppe Ungaretti

Ora il frutto di questa riflessione tutto mio, oltre quello di godere di un po' di poesia applicata, è il seguente: la vita è breve, siamo destinati tutti a soffrire e morire cmq. Ma la vita si rigenera e “le umane tribù” hanno una propria immortalità in questo. Lasciamo delle tracce ad ogni modo, le foglie che cadono a terra danno nuova vita. Ma il punto di partenza è che anche se tutto è così breve è prezioso, e bisogna vivere bene, chi vuol esser lieto sia, si doman non c'è certezza appunto. Solo la cosa che più mi stranisce è che se un concetto così è espresso in poesia non è mai banale, e riesce a entrarti dentro con una forza e una dolcezza bellissima.

Lisa

2 commenti:

Anonimo ha detto...

non avevo mai visitato questo sito prima d'ora ma devo dire che mi è piaciuto molto soprattutto questo sulle foglie... mi ha aiutato nel compito in classe!!! GRAZIEE e bel lavoro...

Anonimo ha detto...


Ritengo che le spiegazioni riguardanti i vari confronti risultino scarne e veramente poco approfondite!