COMUNICATO STAMPA
Associazioni Venatorie Unite chiamano Fidc. “Poltrone e indennità sono
contro l’unità”.
In Campania dopo un lavoro comune per individuare le basi per una nuova stagione di unità del
mondo venatorio delle Regioni le Associazioni ANUU, ARCI CACCIA, ENALCACCIA , E.P.S.,
ITALCACCIA, LIBERA CACCIA hanno sottoscritto un primo importante documento, che ha
l’ambizione di porsi all’attenzione anche dei vertici nazionali per un ripensamento delle relazioni
tra associazioni venatorie al fine di avviare un percorso di unità che parta dal basso e si possa
realizzare in tutto il paese a tutti i livelli.
Il documento pur affrontando alcuni particolari temi di modifica della legge regionale assume
significativo valore perché vuole dare un messaggio forte e chiaro in un momento di crisi della
attività venatoria e in un contesto di crisi più generale del paese che pesa sulla vita quotidiana
delle famiglie e dei cittadini.
I Presidenti Regionali delle Associazioni Venatorie Unite, commentano così il documento: “Togliere
qualsiasi forma di indennità ai rappresentanti di tutte le categorie negli ATC è un modo per
passare dalle chiacchiere ai fatti nell’affermare il ruolo del volontariato nella gestione della caccia.
Gli ATC non possono entrare nel novero di quegli enti un po’ “carrozzoni” dove si distribuiscono
oboli. A darci ragione in questa scelta sono anche le nuove normative del Governo che cancellano
ogni indennità per le cariche elettive di qualsivoglia ente non previsto dalla Costituzione.
Proseguono i Presidenti Regionali “La seconda questione di ragionevolezza per l’unità del mondo
venatorio è assicurare negli ATC, la rappresentanza di tutte le Associazioni Venatorie nazionali
riconosciute. L’unità non si può fare a colpi di discriminazioni.
Enfatizzare i numeri del tesseramento come fa qualche associazione quando i cacciatori
diminuiscono, serve solo ad impedire il pluralismo della rappresentanza con l’unico risultato di
aizzare una guerra tra poveri che danneggerà sempre di più solo i cacciatori.
Concludendo il dott. Sergio Sorrentino-Presidente Regionale Arci Caccia- che ha assunto anche il
ruolo di Coordinatore del Tavolo, ha dichiarato “la FIdC aveva precedentemente aderito ad
documento unitario che andava nella direzione della pari dignità delle associazioni venatorie, poi
ci ha ripensato. Siamo fiduciosi che gli interessi di potere non prevarranno e che il bene comune,
la “caccia” , porterà la FIdC a ripensare la sua scelta ed a schierarsi definitivamente dalla parte dei
cacciatori.
Coordinamento Associazioni Venatorie Campania
Questo blog e per tutti quelli che vivono pienamente il profondo rapporto con la natura. Faremo di questo spazio un laboratorio d’idee, di scambio di esperienze, parleremo e mostreremo le nostre attività promuovendo il pensiero che andare a pesca e a caccia non significa solo catturare o uccidere le prede, ma che le persone che hanno la vera passione per questi sport lavorano e s’impegnano anche per salvaguardare equilibri e ambienti con cui amano essere a contatto. Angelo Pessolano
giovedì 29 marzo 2012
mercoledì 28 marzo 2012
LA RISPOSTA DELLE GUARDIE VENATORIE VOLONTARIE DEI G.E.V. E DEL WWF
Riserva Regionale Bosco di Don Venanzio”: non si caccia neppure nel territorio di Vasto se non cambia la normativa regionale
COMUNICATO STAMPA DEL 28 MARZO 2012
Le Guardie Giurate Venatorie sulla Riserva Regionale Bosco di Don
Venanzio”: non si caccia neppure nel territorio di Vasto se non cambia
la normativa regionale
VASTO - Nei giorni scorsi sono state rilasciate alla stampa dal
consigliere comunale Del Prete alcune dichiarazioni in merito alla
vicenda dei confini della Riserva Naturale Guidata Regionale “Bosco di
Don Venanzio”.
Del Prete sostiene che la Riserva “contiene erroneamente decine di
ettari di territorio di Vasto” citando inoltre “vicende che hanno visto
protagonisti cacciatori denunciati perché sorpresi all’interno della
riserva, ma in territorio del Comune di Vasto che, per legge, dovrebbe
essere fuori dalla riserva”.
Sulla vicenda intervengono le Guardie Giurate Volontarie
dell’Associazione WWF e quelle dell’Associazione Corpo Provinciale
G.e.v. “Chieti” che escludono, stando all’attuale normativa vigente,
qualsiasi possibilità di esercitare la caccia all’interno della Riserva
Regionale “Bosco di Don Venanzio” sia in agro del comune di Pollutri sia
in quello di Vasto.
Dichiara Claudio Allegrino, Coordinatore delle Guardie Giurate del WWF: i
confini della Riserva sono indicati nella cartografia allegata alla
legge regionale che istituisce la Riserva Regionale. Essi comprendono i
comuni di Vasto e di Pollutri. Questa cartografia è l’unica che abbia
valore legale in quanto l’unica ad essere pubblicata sul Bollettino
Regionale (BURA) della Regione Abruzzo.
Dichiara Antonio Giovannelli Presidente delle Guardie Volontarie
Venatorie dell’Associazione Corpo Provinciale GEV “Chieti”: le Guardie
Venatorie agiscono nel rispetto della normativa vigente in base alla
quale l’attività venatoria svolta all’interno dei confini della Riserva
(come delimitati dalla cartografia e normativa in vigore) è vietata e
penalmente perseguita. Il consigliere Del Prete fa riferimento ad una
proposta di legge della giunta regionale Pace che, pertanto, è decaduta
non essendo stata approvata e non avendo alcun valore di legge.
Invitiamo il consigliere Del Prete ad essere maggiormente cauto nel
rilasciare dichiarazioni che potrebbero indurre in confusione i
cacciatori in merito alla possibilità di cacciare all’interno della
Riserva Regionale, ma soprattutto potrebbero fomentare gli animi e
creare situazioni che potrebbero diventare rischiose per i volontari
stessi. Invitiamo tutti i portatori di interessi a sedersi attorno ad un
tavolo al fine si possa trovare una soluzione sulla vicenda dei confini
della Riserva Bosco di Don Venanzio da sottoporre al Consiglio
Regionale affinché legiferi di conseguenza.
I cacciatori sono tenuti a conoscere i confini delle aree interdette
all’attività venatoria. Le nostre Associazioni continueranno sempre a
perseguire sia bracconieri sorpresi all’interno del Bosco di Don
Venanzio sia ogni altra forma di bracconaggio, così come sempre hanno
fatto.
Antonio Giovannelli
Presidente delle G. V. V. dell’Associazione
Corpo Provinciale GEV “Chieti
Claudio Allegino
Coordinatore G.G.V. WWF
Nucleo Provinciale di Chieti
martedì 27 marzo 2012
MAGARI SI POTESSE RIDURRE IL TERRITORIO DELLA RISERVA DA 78 A 37 ETTARI.....SAREBBE COME DIRE CHE IL COMUNE DI VASTO NON VUOLE Lì IL PARCO DELLA COSTA TEATINA....BASTA CHE SI DECIDANO E SOPRATTUTTO NON CERCHINO DI CAVALCARE IL CARRO DEI CACCIATORI....PERCHE' A TALUNI POLITICI NON CI CREDE PIU' NESSUNO, SAREBBE CERTAMENTE PIU' UTILE CHE LE ASSOCIAZIONI VENATORIE TUTTE NE CHIEDESSERO LA RIPERIMETRAZIONE NOI IN PRIMIS SIAMO PRONTI PER FARLO.....
Cacciatori denunciati: ridefinire confini riserva don Venanzio
Del Prete si chiede come mai, a distanza di 3 anni da una specifica richiesta della Regione Abruzzo, “non si è deciso di portare all’attenzione del Consiglio comunale di Vasto questa problematica che non è di poco conto, considerando che attualmente, includendo erroneamente decine di ettari di territorio del comune di Vasto nella riserva di Pollutri le nostre aree vengono gestite da un altro ente, con conseguenze finanziarie negative per la nostra città e per vicende che hanno visto protagonisti cacciatori denunciati perché sorpresi all’interno della riserva, ma in territorio del Comune di Vasto che, per legge, dovrebbe essere fuori dalla riserva”.
La vicenda parte da lontano, quando venne istituita la Riserva naturale guidata Bosco di Don Venanzio, nel territorio di Pollutri nel novembre 1999. Erroneamente, in cartografia, venne riportata all’interno del perimetro della Riserva, un’ampia porzione di territorio del Comune di Vasto. Il 26 novembre 2001, la giunta regionale, vista la discrepanza della cartografia con l’articolato della legge istitutiva della riserva, procedeva all’approvazione di una delibera con la quale si riteneva dover modificare l’allegato cartografico riconducendo i confini della riserva nell’esclusivo ambito territoriale del Comune di Pollutri, modificando, conseguentemente il dato relativo alla superficie che si riduce da 78 a 37 ettari. La delibera veniva trasmessa dall’ex presidente della Giunta Pace il 27 novembre del 2001 al Presidente del Consiglio regionale “per sottoporre la materia all’esame dell’assemblea consiliare per il provvedimento di competenza”.
Da allora, questa proposta di modifica approvata in giunta, risulta ancora pendente presso il Consiglio regionale d’Abruzzo. Il 23 ottobre 2009 l’argomento torna alla ribalta con una lettera del dirigente della Direzione Affari della Presidenza, Politiche legislative e comunitarie, Programmazione, Parchi, Territorio, la dottoressa Annabella Pace, indirizzata ai sindaci dei Comuni di Vasto e Pollutri, nella quale dovendo porre rimedio al contrasto tra cartografia e articolato della legge istitutiva della riserva in oggetto si chiede ai due sindaci di voler esprimere, mediante una deliberazione di Consiglio comunale,di escludere il territorio del Comune di Vasto dalla cartografia o, in alternativa, la volontà di correggere l’articolato includendo anche il Comune di Vasto. “Questa lettera- fa notarte Del Prete - è rimasta senza esito, come scrive la stessa dottoressa Pace, in data 13 aprile 2011, all’assessore regionale Gianfranco Giuliante, al quale si era rivolta la direzione nazionale Caccia Sviluppo Territorio per avere notizie in merito, visto che alcuni cacciatori vastesi erano incorsi, senza averne colpa, nelle maglie della giustizia”. L’assessore il 2 aprile dell’anno scorso chiarisce che il sollecito dell’ufficio al Comune di Vasto ad escludere il proprio territorio dalla riserva modificando la cartografia, ovvero a voler correggere l’articolato includendovi il proprio territorio, non ha avuto alcuna risposta.
“Per queste ragioni – sottolinea Del Prete – ho interpellato il sindaco per sapere se sono stati compiuti atti verbali o altro all’indomani della lettera indirizzata al sindaco il 23 ottobre 2009 dalla dottoressa Pace e, soprattutto se non è il caso di chiarire definitivamente questa problematica, portando all’attenzione del Consiglio comunale la proposta di correggere la cartografia, come già fatto dalla giunta regionale con delibera del 26 novembre del 2001”. Del Prete ha pure sollecitato i rappresentanti in Regione del territorio vastese “di farsi carico della problematica perché anche il Consiglio regionale recepisca la delibera di giunta già approvata”.
lunedì 26 marzo 2012
PER UN DOMANI CON PIU' CACCIATORI E MENO SPARATORI......
DA BigHunter. Sonia Petruso (giornalista Rai): "più cacciatori, meno sparatori | |
“Amo il contatto con la natura. L’amicizia che si crea tra i cacciatori. Diversissimi tra loro ma spesso accomunati da una grande, unica passione”. A dichiararcelo è Sonia Petruso, giornalista a Rai 2, appassionata di caccia e di cinofilia.
Ha tre bracchi italiani e un Deutscher Kurzhaar (Bracco tedesco) e con
loro passa le sue giornate all'aria aperta. Della caccia ama soprattutto
il loro lavoro e la felicità che esprimono a alla vista del selvatico.
Per lei la caccia è altro che un hobby e uno sport, è una vera filosofia di vita. “Mi piacciono – dice - i vecchi cacciatori, quelli che raccontano…la vera memoria della caccia. I giovani sono spesso colti dal sacro fuoco di sparare, dimenticando talvolta il galateo del cacciatore. Vanno in giro bardati come guerriglieri con fucili semiautomatici in gomma nera (orribili per me) che cammino per i boschi con pantaloni comodi e giacche nei colori verde o marrone ed un sovrapposto Beretta in calibro 20”. “Se i cacciatori rispettano le regole (e sottolineo se) - continua - sono i primi a ripulire i boschi, a dar da mangiare ai cinghiali quando c’è la neve, a rispettare la natura proprio perché sentono di farne parte. Ho fatto proseliti nel mio piccolo spiegando a quelli della mia zona di raccattare le cartucce esplose senza abbandonarle, come molti fanno, sul posto. Detto questo, spesso le famigliole che fanno la scampagnata lasciano il bosco in condizioni deplorevoli”. Infine un augurio: “che un domani ci siano più cacciatori e meno sparatori. La caccia – ribadisce - è una nobile arte per ridurla ad una misera conta di pennuti! E che i cacciatori leggano di più. Invece di comprare solo riviste di settore…sarebbe meglio regalarsi qualche vecchio libro sulla caccia. Ce ne sono di bellissimi. Ma è un discorso troppo lungo”. |
LA BARMBILLA SI ERIGE A CAPO DEGLI AMBIENTALISTI ED ANIMALISTI...LA RICERCA DEI VOTI PER QUESTO GENERE DI POLITICI NON SI FERMA MAI....ADESSO SAPETE CERTAMENTE A CHI NON DOVRETE MAI DARE IL VOSTRO VOTO.....
Brambilla: animalisti e ambientalisti uniti in un'unica federazionelunedì 26 marzo 2012 | |
E'
sempre la rossa di Calorziocorte in testa a tutte le iniziative
animaliste che prendono piede nel nostro paese. Non poteva quindi che
esserci lei, Michela Vittoria Brambilla, a guidare la formazione della prima federazione italiana delle associazioni animaliste,
presentata in questi giorni. L'intento è quello di dar vita ad un
organismo sempre più forte, cui possono aderire le sigle animaliste e
ambientaliste, per “fare fronte comune nelle battaglie etiche, ambientali e scientifiche
per il rispetto e i diritti degli animali, la tutela dell’ambiente e
della biodiversità”, che possa aver maggiore peso nei confronti delle
istituzioni e dell'informazione.
Tra gli obbiettivi della federazione “il superamento della cultura antropocentrica”, e le conseguenti: "abolizione della sperimentazione in vivo sugli animali, abolizione dell'utilizzo degli animali nei circhi, chiusura degli zoo, abolizione dell'allevamento, della cattura e dell'uccisione di animali allo scopo di produrne pelli e pellicce, abolizione degli allevamenti intensivi e la promozione delle scelte alimentari vegetariane e vegane".
Un “Patto di scopo” lega le associazioni ambientaliste a quelle animaliste - sottolinea la Brambilla -
e riguarda il rilancio del tema della conservazione della natura e
dell'ecosistema marino, nonché del sistema nazionale delle aree
protette, terrestri e marine, con particolare attenzione alla loro
mission di tutela della biodiversità; la tutela della fauna selvatica; la caccia e la lotta al bracconaggio,
al commercio illegale di fauna e in genere alle illegalità a danno
della natura e degli animali; la promozione dell'utilizzo di energie
rinnovabili nel rispetto della natura, degli animali e del paesaggio; la
promozione di stili di vita etici e sostenibili.
La nuova formazione presentata a Roma si
chiamerà “Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente -
Nel Cuore”. Oltre la Brambilla, che vi partecipa come presidente
della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente (LEIDAA), c'erano Massimo Comparotto, presidente dell’Organizzazione Internazionale Protezione Animali (OIPA), Gianluca Felicetti, presidente della Lega Anti Vivisezione (LAV), Carla Rocchi, presidente dell’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA), Laura Rossi, presidente della Lega Nazionale per la Difesa del Cane (LNDC), Stefano Leoni presidente del WWF, Rosalba Giugni, presidente Marevivo, e Danilo Selvaggi, vicepresidente della Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU- Birdlife Italia).
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sabato 24 marzo 2012
ANCORA DALLA PROVINCIA DI COMO.....
Como, un corso della Provincia
Diplomati 80 «cecchini» per sterminare
i piccioni: «Sono una calamità»
Caccia aperta sulle colline dove i volatili stanno creando gravi danni all'agricoltura
(Ansa)
COMO - Tiratori scelti per la caccia al piccione. Contro il
proliferare dei volatili, l'assessorato alla caccia della Provincia ha
promosso un corso di formazione mirato a rilasciare una patente speciale
di «coadiutore nel controllo numerico del piccione». Ottanta i
cacciatori che hanno superato la formazione e hanno ottenuto la licenza
di uccidere. L'ordine partito da Villa Saporiti è inequivocabile:
«Abbattere i piccioni torraioli». I volatili, proliferati a dismisura
nell'ultimo periodo, stando alle segnalazioni degli agricoltori stanno
creando danni irreparabili alle coltivazioni.
I problemi maggiori si registrano nella zona delle colline comasche,
dove è seriamente a rischio la germogliazione della soia e del pisello
proteico. L'assessore alla caccia - che, ironia della sorte, si chiama
Mario Colombo - prima di chiamare alle armi i cacciatori ha provato con
metodi naturali, polveri repellenti e mangimi sterilizzanti. I volatili
però si sono rivelati un osso più duro del previsto. «Sono migliaia -
ammette l'esponente della giunta -. Infestano le stalle e i magazzini
nei quali sono conservati i mangimi per gli animali. Oltre a distruggere
i campi danneggiando i raccolti, creano anche problemi igienici». Non
resta che imbracciare i fucili. Per ottenere la licenza, i cacciatori hanno superato un corso di formazione sulla biologia della specie, i problemi specifici e i profili di responsabilità legati agli interventi programmati contro i volatili. Già dal prossimo fine settimana, con lo scoccare della primavera, gli ottanta cacciatori di piccioni patentati saranno autorizzati a sparare senza limiti. Gli agricoltori più esasperati potranno rivolgersi al settore Caccia della Provincia per chiedere interventi mirati. «La proliferazione incontrollabile di questi volatili - conclude Mario Colombo -, è un segnale di allarme a livello ambientale. La natura non riesce più ad autoregolamentarsi e siamo costretti a intervenire. Non potevamo aspettare oltre, gli agricoltori stanno subendo troppi danni. Ora chiunque lo desideri potrà richiedere l'intervento dei cacciatori specializzati».
Anna Campaniello
Castel Volturno (CE) – Bracconieri in allarme: alcune Procure dispongono la distruzione dell’arma
Intervento del Corpo Forestale dello Stato nei laghetti della camorra.
di redazione | 23 marzo 2012 GEAPRESS – L’area è quella dei Mazzoni, ovvero la valle del fiume Volturno. Cave da dove sono stati prelevati i depositi sedimentari del fiume e divenute oggetto di occultamento dei rifiuti smaltiti dalla camorra. Infine, allagate per essere affittate dai cacciatori. I cacciatori sparano dagli appostamenti, in pochi casi legali e ben mimetizzati nel reticolo di canali. Il tutto in una zona che anni addietro divenne oggetto dell’operazione Volo Libero condotta dal Capitano Ultimo, famoso per avere arrestato Totò Riina.Nella vasca nei pressi di Villa Literno, ad essere stati denunciati dal Corpo Forestale del Comando Stazione di Caserta e Castel Volturno coordinati dal Comando Provinciale di Caserta diretto dall’Ing. Michele Capasso, sono due cacciatori con regolare porto d’armi provenienti da Monte di Procida, in provincia di Napoli. I due cacciatori, sorpresi in atto di bracconaggio, si erano appostati di notte ed in periodo di caccia chiusa, utilizzando pure richiami acustici vietati dalla legge. Armati di tutto punto ed all’interno di un appostamento a pelo d’acqua. Poi i richiami acustici vietati utili ad attirare l’avifauna migratrice che in questo periodo, proveniente dall’Africa, risale la penisola per raggiungere i luoghi europei di nidificazione.
I due bracconieri si trovavano in un’area molto difficile da raggiungere in quanto circondata da un dedalo di canali di bonifica. L’ottima conoscenza del territorio del Corpo Forestale dello Stato ha però consentito, pur in piena notte, di individuare in flagranza di reato i due bracconieri.
Nonostante la legge sulla caccia consentirà a queste persone di continuare a sparare (solo nel caso dei reati più gravi è previsto il ritiro del porto d’armi sebbene solo a condanna definitiva e decreto penale di condanna esecutivo), forse una novità per i due cacciatori bracconieri potrebbe esserci. Alcune Procure, tra cui quella di Santa Maria Capua Vetere, hanno disposto non solo il sequestro dell’arma ma anche la sua distruzione.
E poi..... si dice che la sinistra sia contro la caccia ......ma il PDL e il suo capo S. Berlusconi non ne sono certo da meno anzi..... sentite cosa scrive e dice la signora Brambilla....
CACCIA, BRAMBILLA: “REFERENDUM IN PIEMONTE? ERA ORA” "ABOLIZIONE TOTALE DELLA CACCIA OBIETTIVO PRIORITARIO DA PERSEGUIRE"
“Era ora”. Così l'ex ministro del Turismo, on.Michela Vittoria Brambilla, commenta la sentenza del Tar che impone alla Regione Piemonte di indire, dopo 25 anni di contenzioso legale con il comitato promotore, il referendum sulla caccia. Inoltre l'esponente del Pdl, che è anche presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell'Ambiente (LEIDAA), chiede che l'iter della nuova legge regionale sulla materia sia sospeso in attesa del pronunciamento dei cittadini. “Mi pare –sostiene l'ex ministro – un'elementare forma di rispetto verso il corpo elettorale, defraudato per un quarto di secolo – suppongo che sia un record mondiale – del diritto di dire la sua su una materia in cui contano le opinioni personali di ciascuno e non le logiche di partito. Dal mio punto di vista – prosegue l'on. Brambilla – il referendum ha un unico difetto: essendo una consultazione regionale non può abolire del tutto la caccia, alla quale, secondo ì'ultimo rapporto Italia di Eurispes, si dichiara contrario il 76,4 per cento degli italiani. Tuttavia rappresenta certamente una straordinaria opportunità, finalmente offerta ai piemontesi, per dare un segnale di civiltà e di cambiamento a tutto il Paese. Un primo passo importante verso il raggiungimento dell'unico obiettivo da perseguire in maniera prioritaria:l'abolizione totale della caccia".
E proprio perché ogni conquista su questo fronte avvicina il traguardo finale, l'ex ministro del Turismo ricorda di aver promosso una proposta di legge per abolire quella parte dell'art.842 del codice civile, che ancor oggi permette ai cacciatori di praticare attività venatoria nei fondi privati, per raddoppiare le distanze alle quali devono attenersi per sparare in prossimità di strade o abitazioni. Infatti, ripete, "la caccia è pericolosa per tutti i cittadini, la cui incolumità viene messa fortemente a rischio da tale barbaro costume, come purtroppo dimostra anche l'ultimo rapporto diffuso dall'associazione vittime della caccia: 11 morti e 75 feriti nella stagione di caccia 2011-12".
Ma certamente la pratica venatoria é fortemente censurabile anche e soprattutto perché minaccia la biodiversità: “L'amore per gli animali – sottolinea l'ex ministro - è un sentimento condiviso dalla stragrande maggioranza degli italiani, indipendentemente dall'età, del ceto sociale, dal credo politico e dalla fede religiosa. E' un sentire comune di cui dobbiamo tutti essere orgogliosi. In nome di questo amore, che è anche obbedienza ad un principio universale, rifiutiamo fermamente la barbara ed anacronistica pratica della caccia e chiediamo che questa nostra istanza, senza alcun dubbio maggioritaria nel Paese, non sia più ignorata”. Chi va a caccia, infatti, “uccide per puro divertimento” e “danneggia gravemente l'ambiente che è patrimonio di tutti”. Secondo l'on. Brambilla, “è ora di cambiare” e chi si oppone alla caccia oggi ha finalmente “la forza” per farlo, in nome di "un progresso culturale in corso già da qualche anno verso la creazione di una nuova coscienza di amore e rispetto per gli animali e i loro diritti"
“Era ora”. Così l'ex ministro del Turismo, on.Michela Vittoria Brambilla, commenta la sentenza del Tar che impone alla Regione Piemonte di indire, dopo 25 anni di contenzioso legale con il comitato promotore, il referendum sulla caccia. Inoltre l'esponente del Pdl, che è anche presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell'Ambiente (LEIDAA), chiede che l'iter della nuova legge regionale sulla materia sia sospeso in attesa del pronunciamento dei cittadini. “Mi pare –sostiene l'ex ministro – un'elementare forma di rispetto verso il corpo elettorale, defraudato per un quarto di secolo – suppongo che sia un record mondiale – del diritto di dire la sua su una materia in cui contano le opinioni personali di ciascuno e non le logiche di partito. Dal mio punto di vista – prosegue l'on. Brambilla – il referendum ha un unico difetto: essendo una consultazione regionale non può abolire del tutto la caccia, alla quale, secondo ì'ultimo rapporto Italia di Eurispes, si dichiara contrario il 76,4 per cento degli italiani. Tuttavia rappresenta certamente una straordinaria opportunità, finalmente offerta ai piemontesi, per dare un segnale di civiltà e di cambiamento a tutto il Paese. Un primo passo importante verso il raggiungimento dell'unico obiettivo da perseguire in maniera prioritaria:l'abolizione totale della caccia".
E proprio perché ogni conquista su questo fronte avvicina il traguardo finale, l'ex ministro del Turismo ricorda di aver promosso una proposta di legge per abolire quella parte dell'art.842 del codice civile, che ancor oggi permette ai cacciatori di praticare attività venatoria nei fondi privati, per raddoppiare le distanze alle quali devono attenersi per sparare in prossimità di strade o abitazioni. Infatti, ripete, "la caccia è pericolosa per tutti i cittadini, la cui incolumità viene messa fortemente a rischio da tale barbaro costume, come purtroppo dimostra anche l'ultimo rapporto diffuso dall'associazione vittime della caccia: 11 morti e 75 feriti nella stagione di caccia 2011-12".
Ma certamente la pratica venatoria é fortemente censurabile anche e soprattutto perché minaccia la biodiversità: “L'amore per gli animali – sottolinea l'ex ministro - è un sentimento condiviso dalla stragrande maggioranza degli italiani, indipendentemente dall'età, del ceto sociale, dal credo politico e dalla fede religiosa. E' un sentire comune di cui dobbiamo tutti essere orgogliosi. In nome di questo amore, che è anche obbedienza ad un principio universale, rifiutiamo fermamente la barbara ed anacronistica pratica della caccia e chiediamo che questa nostra istanza, senza alcun dubbio maggioritaria nel Paese, non sia più ignorata”. Chi va a caccia, infatti, “uccide per puro divertimento” e “danneggia gravemente l'ambiente che è patrimonio di tutti”. Secondo l'on. Brambilla, “è ora di cambiare” e chi si oppone alla caccia oggi ha finalmente “la forza” per farlo, in nome di "un progresso culturale in corso già da qualche anno verso la creazione di una nuova coscienza di amore e rispetto per gli animali e i loro diritti"
venerdì 23 marzo 2012
Como, minacce all'assessore per il controllo del piccionegiovedì 22 marzo 2012 | |
Ha ricevuto decine di mail di insulti e minacce dagli animalisti l'Assessore provinciale alla Caccia Mario Colombo, reo di aver autorizzato il contenimento dei piccioni terraioli. Un attacco fortunatamente solo verbale ma che ha destato qualche preoccupazione, inevitabile per i toni non proprio ragionevoli.
"Capiti
a te quello che fai ai piccioni" hanno addirittura scritto alcuni
facinorosi. Minacce che cadono nel vuoto. L'assessore si è detto
dispiaciuto per l'accaduto ma al Corriere della Sera ha voluto precisare
che non farà alcun passo indietro. Anzi, ha aggiunto: “potrei anche dare un premio ai cacciatori che renderanno gratuitamente un servizio. Faranno a costo zero quello che le imprese di derattizzazione fanno presentando poi il conto”.
I piccioni nella provincia fanno danni all'agricoltura per 30 mila euro.
Il problema non è tanto il danno in sé, spiega ancora Colombo, di
professione entomologo, ma il fatto che il numero dei piccioni sia in
continuo aumento. Insomma non serve a nulla pagare senza risolvere i
problemi.
E di metodi alternativi se ne è fatto un larghissimo uso, con scarsi risultati. “Da anni non facciamo abbattimenti –
spiega Colombo - . Usiamo prodotti repellenti e altri che inibiscono lo
stimolo all'alimentazione per difendere i mangimi conservati nei
magazzini. Abbiamo provato anche con i cannoni, ma in pochi giorni i
volatili si abituano al colpo a salve e tornano a mangiare. Avevamo
pensato anche ai prodotti sterilizzanti, ma con il passare del tempo
sarebbero entrati nella catena alimentare e avrebbero danneggiato i
rapaci e altre specie anche protette e abbiamo rinunciato”.
|
mercoledì 21 marzo 2012
riceviamo e pubblichiamo dall' atc Chietino Lancianese
AVVISO AI CACCIATORI
Si avvisano i signori
cacciatori che per poter usufruire del rimborso per l’annata venatoria
2012/2013, la domanda dovrà essere presentata presso la sede dell’ATC
Chietino-Lancianese entro e non oltre il 30
settembre 2012.
Alla domanda di rimborso andranno
allegati obbligatoriamente la ricevuta del versamento e il tesserino di
abbattimento o in caso contrario si dovrà dichiarare il non ritiro dello
stesso. Inoltre andrà specificato il motivo per cui si chiede il rimborso
(decesso, malattia o impedimenti di qualsiasi altra natura).
Oltre la data stabilita
saranno prese in considerazione solo ed esclusivamente le richieste di rimborso
di coloro che dimostrano di aver pagato in più o più volte.
martedì 20 marzo 2012
LETTERA APERTA ALL'ASSESSORE FEBBO IN MERITO AL DOCUMENTO STILATO IL 14/03/2012 "PIU' TUTELA E CONSERVAZIONE CON ISPRA"
Caro Febbo,leggiamo con stupore,il documento stilato il
14/03/2012 “PIU’ TUTELA E CONSERVAZIONE CON ISPRA”rimanendo sbalordito,sul
contenuto di questo articolo,che appare chiaramente subdolo di
argomentazioni,che ci fanno intendere la sua RESA come Assessore Regionale,al solo fine di
scongiurare i continui ricorsi,che ossessionano la sua poltrona Regionale, in
merito alle problematiche venatorie.Al riguardo vogliamo entrare nello
specifico,chiarendo alcune posizioni e dilemmi,che perdurano nella nostra mente,e
in quella di tanti altri cacciatori,increduli per l’ostruzionismo
ambientale eseguito da personaggi,che si ostinano a dichiarare falsita’,in
merito alla densita’ o diminuzione di specie selvatiche,senza avere dati
certi,sulle popolazioni di specie
faunistiche.Caro Febbo,non crediamo che si possa parlare di “CACCIA CONSUMISTICA”
l’esercizio di attivita’ venatoria,svolta dai cacciatori,(a meno che,non si
riferisce alle riserve a pagamento,ma in questo caso,chi consuma paga,come al
supermercato) e sempre stata rispettosa della gestione e la conservazione della fauna,in ITALIA ed e’
stata sempre regolamentata,nel rispetto delle leggi in vigore,come la 157,e per
l’abruzzo della legge n°10, approvata a suo tempo,da politici come lei, facendone
una linea guida per il mondo venatorio.Quindi,”UNO STRUMENTO DI GESTIONE E CONSERVAZIONE
DELLA FAUNA” che come dice lei,esiste gia’,e non comprendiamo come mai si rivolga a un
ente come l’ispra,dove le figure di maggior rilievo di questi personaggi,sonoritenute dal mondo venatorio tutte
anticaccia,e la tutela ambientale e della fauna,che dovrebbero esplicare,ha forse altri fini,che
forse ci riconducono ad una parola: VILE DENARO.Mi spiego meglio, questa
piattaforma informatica denominata“ARTEMIDE” quanto costerà alla regione?
Esistono
forse contributi europei su cui contare? E il nuovo
piano
faunistico....,chi prendera’ il vile denaro per realizzarlo,forse
l’ispra?Antecedente al suo
mandato,lei
sa che il piano faunistico fu concertato con tutte le Associazioni
venatorie, il mondo agricolo e ambientalista nelle varie consulte
provinciali e regionali,insieme alla giunta regionale approvato..., con
gli
ambiti territoriali (ente prettamente istituito per la gestione del
territorio cacciabile e della fauna selvatica stanziale e migratrice con
rilevanti capacità
informatiche,che gestisce in
parallelo
con la provincia) e senza alcun spreco di denaro pubblico ma solo con le
risorse provenienti dal mondo venatorio. Cosa ci dice di questa
convenzione
stilata con l’ispra....quanto verrà a costare ai contribuenti in generale e
ai cacciatori? In questo
contesto
di crisi economica,ha pensato di informare l’opinione
pubblica,dettagliando sul
denaro che sara’ speso per l’attuazione di tutto questo? RENDERA PUBBLICO IL
BILANCIO PREVENTIVO? Per l’elaborazione del CALENDARIO VENATORIO, ha mai
pensato di
chiedere
aiuto, a chi veramente da sempre ha affrontato queste problematiche,come
le
associazioni venatorie? Caro Febbo....,se le serve un aiuto,noi siamo
qua, glielo
daremo GRATIS....ma se lei vorra’ intraprendere l'altra strada, quella
della contrapposizione con le associazioni venatorie, sappia che troverà
pane per i suoi denti trovandoci pronti ad attuare tutte le azioni
(anche il non pagare
le tasse regionali) che preservino la nostra amata PASSIONE che adesso
più
che mai riteniamo essere a rischio (la fine della caccia in abruzzo),
nel contempo persistendo nel suo intento di mettere ad un angolo le
associazioni venatorie per correre nelle braccia dell'ispra.... le
consigliamo vivamente di voler presentare le sue dimissioni onde evitare
ulteriori irreparabili danni al mondo venatorio -
ARCI CACCIA FEDERAZIONE DI CHIETI - COORDINAMENTO DEI CACCIATORI VASTESI-
Ripopolamenti: abbattere i costi si puòmartedì 20 marzo 2012 | |
Un articolo apparso sul Venerdì di Repubblica affronta la complicata questione dei ripopolamenti, mettendo l'accento sugli elevati costi che comporta l'acquisto delle lepri allevate
in specifiche strutture, sia italiane che estere. Cifre alla mano, il
prezzo di una lepre può arrivare a quella di un suino da macello o di un
vitello, all'incirca 180 euro. Soldi che arrivano direttamente dalle tasche dei cacciatori, ben inteso, quindi semmai ci fosse uno spreco di risorse, è nel mondo venatorio che va risolto.
“Oggi il 40 per cento delle lepri messe in zona di caccia - dice Andrea De Matteis, direttore del Centro ricerche sulla gestione della fauna selvatica di Sampeyre, collegato all’ateneo di Torino - arrivano dalle Zrc, zone di ripopolamento e cattura, e il 60 per cento da allevamenti, italiani ma soprattutto stranieri”. Immettere esemplari estranei all'ambiente di riferimento, come si è visto in maniera massiccia in passato, può essere sicuramente controproducente e causare paradossalmente la scomparsa delle razze autoctone, ovvero il contrario della buona gestione.
Perciò occorre pensare a sistemi più intelligenti e spingere di più per la cattura e il successivo rilascio a breve distanza. Gli
esempi virtuosi ci sono, basta un po' di buona volontà da parte di
tutti per seguirli. Alcune province come Bologna e Mantova sono già
autosufficienti e non hanno bisogno di acquistare nessun esemplare.
Risultato? Più soldi disponibili per la gestione faunistico venatoria e
selvaggina di alta qualità a costo zero.
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lunedì 19 marzo 2012
La Provincia a caccia di esperti, ma scarta tutti i laureati
Polemiche nel mondo venatorio per le nomine in seno ai comitati di gestione degli Atc
Un idraulico, un ex calciatore professionista oggi allenatore di calcio, un operaio e un imprenditore edile.
Sono gli attuali impieghi dei quattro “esperti” nominati dalla Provincia di Chieti in seno ai comitati di gestione degli Ambiti territoriali di caccia Vastese e ChietinoLancianese.
Nelle scorse settimane gli organi interni degli Atc sono stati rinnovati. Per la nomina dei propri esperti la Provincia ha emanato addirittura un bando che prevedeva, tra i requisiti di partecipazione, anche di dimostrare di avere una “specifica competenza tecnica o amministrativa per studi compiuti o per esperienze maturate presso aziende pubbliche o private”. Inoltre negli indirizzi votati e approvati dall’intero Consiglio provinciale si elencano i requisiti che i cosiddetti esperti devono avere per essere definiti tali. Testualmente “essere in possesso di una particolare competenza tecnica e amministrativa per studi compiuti attestati da specifico e attinente titolo di studio”. Non è dato sapere se l’idraulico, l’allenatore di calcio, l’imprenditore edile e l’operaio abbiano, a dispetto delle professioni svolte, delle effettive competenze specifiche in materia venatoria, né se magari abbiano prodotto un curriculum degli studi effettuati che ha giustificato la qualifica di esperto. Di sicuro c’è solo che il presidente dell’ente, Di Giuseppantonio, con proprio atto, ha nominato i quattro elevandoli al rango di esperti. Una scelta discrezionale, probabilmente politica. Nulla da obiettare sull’identità dei presunti esperti, se non fosse per il fatto che a quel bando della Provincia hanno risposto anche altri aspiranti esperti, però dotati di titoli di studio come la laurea in materie ambientali e scientifiche, quindi con un curriculum professionale e di studi che lasciava ipotizzare l’effettiva sussistenza di una “specifica competenza tecnica o amministrativa per studi compiuti”. La Provincia, o meglio il presidente Di Giuseppantonio, ha preferito loro altri nomi, con titoli di studio decisamente inferiori come il diploma o addirittura la licenza media. Stranezze che avvengono nel mondo venatorio del Chietino, ovviamente nel silenzio delle associazioni venatorie. Non è escluso, tuttavia, che la questione finisca a colpi di carte bollate e ricorsi e che l’intera vicenda si trasferisca dalla sede degli Atc nelle aule del Tribunale.
Sono gli attuali impieghi dei quattro “esperti” nominati dalla Provincia di Chieti in seno ai comitati di gestione degli Ambiti territoriali di caccia Vastese e ChietinoLancianese.
Nelle scorse settimane gli organi interni degli Atc sono stati rinnovati. Per la nomina dei propri esperti la Provincia ha emanato addirittura un bando che prevedeva, tra i requisiti di partecipazione, anche di dimostrare di avere una “specifica competenza tecnica o amministrativa per studi compiuti o per esperienze maturate presso aziende pubbliche o private”. Inoltre negli indirizzi votati e approvati dall’intero Consiglio provinciale si elencano i requisiti che i cosiddetti esperti devono avere per essere definiti tali. Testualmente “essere in possesso di una particolare competenza tecnica e amministrativa per studi compiuti attestati da specifico e attinente titolo di studio”. Non è dato sapere se l’idraulico, l’allenatore di calcio, l’imprenditore edile e l’operaio abbiano, a dispetto delle professioni svolte, delle effettive competenze specifiche in materia venatoria, né se magari abbiano prodotto un curriculum degli studi effettuati che ha giustificato la qualifica di esperto. Di sicuro c’è solo che il presidente dell’ente, Di Giuseppantonio, con proprio atto, ha nominato i quattro elevandoli al rango di esperti. Una scelta discrezionale, probabilmente politica. Nulla da obiettare sull’identità dei presunti esperti, se non fosse per il fatto che a quel bando della Provincia hanno risposto anche altri aspiranti esperti, però dotati di titoli di studio come la laurea in materie ambientali e scientifiche, quindi con un curriculum professionale e di studi che lasciava ipotizzare l’effettiva sussistenza di una “specifica competenza tecnica o amministrativa per studi compiuti”. La Provincia, o meglio il presidente Di Giuseppantonio, ha preferito loro altri nomi, con titoli di studio decisamente inferiori come il diploma o addirittura la licenza media. Stranezze che avvengono nel mondo venatorio del Chietino, ovviamente nel silenzio delle associazioni venatorie. Non è escluso, tuttavia, che la questione finisca a colpi di carte bollate e ricorsi e che l’intera vicenda si trasferisca dalla sede degli Atc nelle aule del Tribunale.
Francesco Bottone
mercoledì 14 marzo 2012
CI MANCAVA ANCHE QUESTA........ADESSO IL PIANO FAUNISTICO REGIONALE CI CALA DALL'ALTO DELL'ISPRA.....
Febbo: più tutela e conservazione con ISPRA
Pescara, 14 marzo2012. L'obiettivo è passare "da una caccia consumistica ad
uno strumento di gestione e conservazione delle fauna". In quest'ottica,
la Regione Abruzzo sottoscriverà una convenzione con l'Istituto
superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e la
provincia dell'Aquila nella prospettiva della redazione del nuovo Piano
faunitico venatorio. Le nuove iniziative in materia di caccia sono state
presentate questa mattina dall'assessore al ramo, Mauro Febbo, e dal
dirigente di ricerca di Ispra, Silvano Toso. "In una materia così
tecnica - ha spiegato Febbo - spesso la deriva è quella della polemica e
della strumetalizzazione, con il rischio di perdere di vista il vero
obiettivo che è quello di conservare l'ambiente. Per questo, la scelta
di Ispra, ente riconosciuto a livello nazionale per la tutela
ambientale, potrà sostenerci nel percorso normativo che, accanto alla
stesura del nuovo Piano faunistico, ci vedrà impegnati anche nella
istituzione dell'Osservatorio faunistico regionale". Nella sostanza, la
convenzione prevede che Ispra curi il coordinamento e la supervisione
del Piano faunistico regionale, la tutela e la gestione di gruppi di
specie come le lepri (europea e italica),della coturnice e degli
ungulati (cervi e capriolo). Un discorso particolare, che vedrà
coinvolto in un tavolo tecnico lo stesso Ministero dell'Ambiente, merita
il camoscio d'Abruzzo. Dall'Ispra dipenderanno anche il processo di
monitoraggio delle popolazioni faunistiche,la formulazione di un
regolamento per la gestione di gruppi faunistici, la definizione di
percorsi didattici per le figure che entrano in gioco nella gestione.
Tutta quest'attività di regolamentazione e di preparazioone al nuovo
percorso normativo è accompagnata anche dalla creazione di una
piattaforma informatica denominata "Artemide", finalizzata alla gestione
di tutto il patrimonio faunistico. "Le attività poste in essere - ha
concluso Febbo - hanno permesso di instaurare un rapporto costruttivo
con tutti i soggetti coivolti nella gestione della fauna selvatica, per
promuovere un'attività venatoria basata su dati reali, in linea con le
richieste dell'Ue. Oggi è possibile, quindi, regolamentare le iniziative
in relazione alle esigenze locali, nel rispetto di una corretta
gestione della fauna,secondo le prescrizioni dell'Ue e superare le
problematiche che spesso si presentano per l'elaborazione dei calendari
venatori.
Fonte: regione.abruzzo.it del 14 marzo 2012lunedì 12 marzo 2012
DA BIGHUNTER.IT L'EDITORIALE DI Enrico Parretti
UCCELLI D'EUROPAlunedì 12 marzo 2012 | |
Ma
di cosa stiamo parlando? Ma come si fa a dire che la caccia è la causa
delle difficoltà in cui versano gli uccelli selvatici? Su cosa si basano
le tante dichiarazioni dei diversi sedicenti scienziati “ufficiali”,
che fanno da supporto al carretto sempre più sgangherato di certe
organizzazioni che si autodefiniscono protettrici della natura?
Per caso, sono andato a dare un'occhiata al sito di Birdlife, alla voce Birds in the European Union, a status assessment, e spulciando nell'elenco delle più di quattrocento specie che vivono regolarmente nel nostro areale (Table 1. List of bird species occurring regularly in UE)
ho cercato di espungere i nomi di quelle specie di uccelli che –
secondo il documento, che non è di parte venatoria, ovviamente: per chi
non lo sapesse, Birdlife è l'organizzazione che nel nostro paese è
rappresentata dalla LIPU – sono oggetto di forte preoccupazione, in
quanto Endangered o addirittura Critically Endangered, ovvero a rischio estinzione (cito wikipedia: An endangered species is a population of organisms which is at risk of becoming extinct because it is either few in numbers, or threatened by changing environmental or predation parameters).
Ebbene, lascio un giudizio più complessivo agli esperti, a tutti, anche se a questo punto mi fido più di quelli che si applicano da ricercatori-cacciatori, piuttosto che di quelli che pendono dalle labbra dei cosiddetti ambientalisti, ma credo sia qui interessante elencare le specie che secondo quest'organismo internazionale sono appunto Endangered o Critically Endangered.
Si parte con un quasi estinto Petrello di Madeira (Pterodroma Madeira), una procellaria come la Berta delle Baleari (Puffinus Mauretanicus). Segue l'Oca lombardella minore (Anser erythropus),
che vive fra il circolo polare, la Scandinavia e la Siberia, e si
spinge fino al Mar Nero. Qui non se ne vedono, come raramente si vedono,
e comunque non sono ammesse alla caccia, le due anitre Endangered
(Anatra marmorizzata/Marmaronetta angustirostris e Moretta grigia/Aythya
marila, ma su quest'ultima sul sito di Birdlife si legge: Trend justification -The
overall population trend is decreasing, although some populations may
be stable and others have unknown trends (Wetlands International 2006).
This species has undergone a small or statistically insignificant
decrease over the last 40 years in North America (data from Breeding
Bird Survey and/or Christmas Bird Count: Butcher and Niven 2007), e neppure la Critically Endangered Casarca (Tadorna Ferruginea), pure rarissima per noi.
I sempre superprotetti da noi, Capovaccaio (Neophron percnopterus) e le tre aquile (Clanga, Adalberti, Hieratus Fasciatus), precedono nell'elenco la Quaglia tridattila (Turnix Sylvatica) e la Folaga crestata (Fulica Crestata) - chi l'ha mai viste? - il Corrione biondo (Cursorius cursor) la Pernice di mare orientale (Glareola nordmanni): idem, con patate. Si arriva quindi alla Pittima minore (Limosa lapponica)
- peraltro considerata da Birdlife in “moderato” declino, ma comunque
non oggetto di caccia in Italia – alla Colomba delle Canarie (Columba junoniae), alla Pispola golarossa (Anthus cervinus), al Saxicola dacotiae/Saltinpalo
delle Canarie (aridajie co' ste' Canarie!, ma che c'è, là, che fa male
agli uccelli?!), al Picchio muratore di Kruper (Sitta Krueperi), al
Ciuffolotto delle Azzorre (Pyrrhula murina), al Critically Zigolo dal collare (Emberiza aureola), che chiude l'elenco, ripeto, delle specie eurasiatiche considerate Endangered e Critically endangered.
Evvai! Ditemi voi se qualcuno, non voglio dire sufficientemente esperto,
ma almeno minimamente assennato, possa pensare che nei confronti della
situazione critica di queste specie ornitiche vi siano responsabilità
anche minime, minimissime, della caccia, e tantomento della caccia
italiana. Ma la sorpresa più grande, sempre spigolando dall'elenco di
Birdlife, la si prova quando fra le quasi duecento specie considerate Secure
(SICURE, per chi non conoscesse le lingue...), insieme a quelle che
troviamo nell'elenco dell'art 18 della nostra legge nazionale (157/91), a
molte considerate cacciabili in diverse altre parti d'Europa, ve ne
sono anche diverse, ma diverse, che tradizionalmente erano oggetto di
caccia in Italia fino a qualche decennio fa. Vedi ad esempio molte
specie di oche, qualche anatide, qualche rallide, trampolieri varii, un
paio di columbiformi (colombo selvatico e palombella), e un'infinità di
pispole, ballerine, silvie, fringillidi genericamente intesi,
ciuffolotti e frosoni compresi, zigoli etc etc etc......
Beh, che ve ne pare? C'è qualcuno che rifugge dal detto mefistofelico “a
pensar male si fa peccato, ma...” Bene, perchè qui, volendo
approfondire si capisce benissimo che con questi pericoli per la
biodiversità, la caccia c'entra come il cavolo a merenda, e chi insiste
su questi tasti ha ben altro da nascondere e – ad avviso di chiunque
abbia un po' di gnegnero – non lo fa di certo per la tutela del nostro
patrimonio avifaunistico. A buon intenditor poche parole. E quando
qualcuno pensasse di rivedere ancora al ribasso l'elenco delle specie
cacciabili in Italia, con la scusa che sono a rischio, sappia che
l'elenco di quelle super sicure è ampiamente abbondante.
Abboonndanntiiissimooooo.
Enrico Parretti
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Teramo. Istituite sei nuove aree cinofile
La Provincia di Teramo ha istituito sei nuove aree cinofile che passano,
quindi, da una a sette e da domani iniziano le attività di
addestramento e di allenamento dei cani da caccia e da gara (l’attività
cinofila si apre il 12 febbraio, ma quest’anno la data è saltata a causa
del maltempo). Le aree sono state distribuite su tutto il territorio e
si trovano: sulla collina litoranea (Mutignano – Pineto-Atri-Silvi), in
pianura pianura e collina (Favale – Civitella del Tronto), sulla collina
calanchiva (Madonna degli Angeli – Cellino Attanasio e Ripe di
Castellalto), collina interna (S.Angelo - Bellante), collina pedemontana
(Fosso Pretonico- Castiglione M.R.) e montagna (Monte tre croci
Teramo-Torricella Sicura).
Le aree cinofile sono gestite dall’ente che provvede, fra le altre cose,
all’immissione della selvaggina; per partecipare alle attività di
addestramento occorre munirsi dell’apposito tesserino che viene
rilasciato dal Servizio Caccia (è unico per tutte le aree ed è valido
per sei anni): il tesserino costa 20 euro fino a due cani, 40 euro fino a
4 cani; 60 euro fino a 6 cani per il tesserino. Particolarmente
soddisfatto delle novità, l’assessore alla Caccia, Giuseppe Antonio Di
Michele che dichiara: “Nel corso delle riunioni del tavolo permanente
per l'adozione delle revisioni del Piano Faunistico sono stati
individuati sia il Disciplinare tecnico che le modalità di accesso nelle
aree cinofile. L’addestramento dei cani è uno dei momenti più nobili e
importanti di tutta l’attività venatoria perché serve anche a preservare
le specifiche caratteristiche dell’animale da caccia”. Nelle settimane
scorse, intanto, si è provveduto alle immissioni di selvaggina: dal 24
al 28 gennaio le lepri, per un totale di circa 100 capi, provenienti da
catture effettuate in parte nelle ZRC Provinciali ed in gran parte da
recinti di grande estensione; l’8 febbraio i fagiani e le starne per un
totale di 360 starne e 300 fagiani.
Porto d'Armi: Il Ministero Chiarisce ......
Semplificazioni: il ministero chiarisce (e ci dà ragione...) da "Armi e tiro " Il
ministero dell’Interno, con ammirevole prontezza di riflessi, ha
emanato una circolare interpretativa (557/PAS/12982.AP(3)) sul
cosiddetto decreto semplificazioni emanato lo scorso 9 febbraio dal
governo Monti, chiarendo una volta per tutte la durata delle licenze di
polizia. In particolare, per quanto riguarda la tanto contestata
modifica dell’articolo 42 del Tulps, la circolare chiarisce che: “Alla
lett. b) del medesimo comma 1, è stata introdotta una modifica all’art.
42 del T.U.L.P.S., previo inserimento, al relativo terzo comma (di fatto
primo comma a seguito delle abrogazioni intervenute), del periodo: “La
licenza ha validità annuale”. Al riguardo, si precisa che tale novella
deve intendersi riferita alla sola validità della licenza di porto
d’arma (sia corta che lunga) per difesa personale e, dunque, nulla
innova con riguardo alle previsioni – di cui alla vigente normativa di
carattere speciale – che prevedono la validità sessennale della licenza
di porto d’arma lunga uso caccia (art. 22, comma 9, della l. 11 febbraio
1992, n. 157) e della licenza di porto di fucile per il tiro a volo
(articolo unico, legge 18 giugno 1969, n. 323)”.L’interpretazione
fornita dal ministero consente di tirare un sospiro di sollievo, perché
in questo modo esiste un documento ufficiale di rango gerarchico
superiore da opporre a eventuali questori “creativi”.C'era bisogno di questo chiarimento, per cancellare tutti i dubbi ...... meglio cosi.
Saluti. M.S.-
Saluti. M.S.-
domenica 11 marzo 2012
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DALL'ASSOCIAZIONE AMBIENTALISTA WILDERNESS L'UNICA ASSOCIAZIONE AMBIENTALISTA CHE DI PRINCIPIO NON E' CONTRO LA CACCIA.....
Associazione Italiana per la Wilderness (AIW)
Riconosciuta dal Ministero
dell’Ambiente con Decreto 28 dicembre 2004 – G.U. n. 53 - 5 marzo 2005
Spett.li ORGANIZZAZIONI VENATORIE:
FEDERCACCIA
ANUU
ARCICACCIA
CONFAVI
ENALCACCIA
ITALCACCIA
LIBERA
CACCIA
ENTE
PRODUTTORI SELVAGGINA
SAFARI
CLUB INTERNATIONAL
UNCZA
URCA
CNCN
ORGANIZZAZIONI
MINORI
Oggetto: Siti di Natura 2000 ed Aree Wilderness
europee: rischio di una chiusura dell’attività venatoria per intervento
dell’Unione Europea mediante una Direttiva già da tempo allo studio della
Commissione Ambiente dell’UE.
Con la presente si ritiene di informare tutte le organizzazioni
venatorie sul rischio che il Parlamento Europeo approvi da un momento all’altro
una Direttiva che potrebbe chiudere alla caccia una parte dei Siti di Natura
2000 col pretesto di riconoscerli quali “Aree Wilderness europee”.Ciò alla luce di una Mozione (Risoluzione) già approvata
nel febbraio del 2009 su pressione di associazioni ambientaliste anticaccia
europee e con l’appoggio, evidentemente, di gran parte del Parlamento europeo, e,
chissà, magari a loro insaputa (?) anche di parlamentari rappresentanti i
cacciatori o vicini al mondo della caccia!Di tale manovra, perché così riteniamo di definirla, si è
avuto conferma a seguito di un interrogazione parlamentare da noi stilata e poi
fatta presentare dal parlamentare-cacciatore Sergio Berlato, gentilmente prestatosi
a questa nostra richiesta, al fine di scongiurare che in Europa si
costituiscano Aree Wilderness assolutamente avulse dal criterio storico
americano dove queste Aree furono ideate e, ad oggi, mai modificate
nella loro originaria funzione che, appunto, non le chiude all’attività venatoria a meno che non ricadenti
nell’ambito di Parchi Nazionali o altre aree protette chiuse alla caccia in
virtù di altre leggi (in molte aree protette americane la caccia è consentita).
Linea storica nel 1991 fatta propria anche dal governo Finlandese, unico Paese
d’Europa ad aver costituito delle Aree Wilderness secondo lo spirito e le
regole americane.Nonostante l’opposizione della scrivente Associazione, la
quale sta subendo un ostracismo in merito da parte delle suddette associazioni
ambientaliste europee e che ha già provveduto, oltre che a far presentare
la suddetta interrogazione (che ha ricevuto una apparente rassicurante risposta da parte del Segretario
della Commissione Ambiente), anche a proporre delle “Linee Guida per Aree
Wilderness Europee” secondo il criterio storico di queste aree, il rischio è
grande: si mira alla chiusura totale alla caccia di gran parte dei Siti Natura
2000 con la scusa di classificarli “Aree Wilderness” pur non avendone i criteri. Abbiamo ragione di pensare che il
Parlamento Europeo voglia presentarsi con questa iniziativa al 10° Congresso
Mondiale sulla Wilderness che si terrà nel 2013 in Spagna. Per contrastare
questo sciagurato evento, il 30 gennaio scorso la scrivente Associazione ha
provveduto ad inoltrare un plico con la documentazione pertinente a tutti i
nostri parlamentari europei facenti parte della Commissione Ambiente e del Sustainable
Hunting, Biodiversity, Countryside Activities and Forests Intergroup.Ora, mentre le associazioni ambientaliste anticaccia
europee da tempo si sono coalizzate per creare una lobby parlamentare europea
che sostiene la loro linea (prova ne è la suddetta Mozione del 2009), il mondo
venatorio sembra ignorare questo rischio e, forse, ne è addirittura all’oscuro,
nonostante la presenza di non pochi parlamentari vicini al mondo della caccia (ma
forse più interessati ad altre questioni!). La scrivente Associazione tiene a
precisare che il rischio di questa chiusura non riguarderà le Aree Wilderness
italiane, in quanto solo in parte ricadenti in Siti di Natura 2000, ma teme il
crearsi di un precedente contrario all’idea delle Aree Wilderness originarie; perché
in Europa si corre il rischio che siano così definite aree protette
assolutamente prive dei criteri territoriali per tali riconoscimenti e quindi, di
fatto, assimilabili in tutto e per tutto a Parchi e Riserve Naturali; quindi
chiuse alla caccia.In merito sono stati dedicati due
numeri del nostro periodico Wilderness/Documenti
a questo problema, nei quali sono stati pubblicati tutti i documenti pertinenti
ed avanzato profonde critiche a quanto si sta facendo in Europa; ciò NEL
SILENZIO ASSOLUTO di organismi che dovrebbero invece essere informati, come
le vostre associazioni: in Europa si punta a chiudere altri milioni di ettari
alla caccia ed i cacciatori pensano solo ad... andare a caccia! Benché a suo
tempo i periodici succitati siano già stati inviati a tutte le sigle in
epigrafe, se ne allega fotocopia unitamente alla copia della lettera indirizzata
alla Segreteria ed ai membri della Commissione Ambiente dell’UE, sperando che
almeno gli organismi in epigrafe, tramite i contatti politici europei di cui
certamente più di noi dispongono, si attivino prima che sia troppo tardi
affinché la Direttiva a cui la Commissione Ambiente sta lavorando recepisca le
Linee Guida da noi elaborate.
Si ricorda che già i Siti di Natura
2000 (per non parlare della Convenzione RAMSAR!) furono approvati nel silenzio
assoluto del mondo venatorio e politico italiano, il quale scoprì, solo quando
era troppo tardi, il loro significato vincolistico. Ora il rischio è che con la
scusa di una Direttiva europea sulla Aree Wilderness (alla quale saremmo
favorevoli, ma alla condizione che siano rispettati i criteri da noi stabiliti
ed ispirati alle radici storiche di queste Aree) si chiudano alla caccia
milioni di ettari di Siti Natura 2000! E l’Italia è forse la nazione più
esposta a questo rischio, in quanto i Siti Natura 2000 nel resto d’Europa sono
in gran parte già coincidenti con Parchi e Riserve Naturali, mentre in Italia
sono massimamente estesi all’esterno di tali aree (un altra “manovra” degli
ambientalisti a suo tempo sfuggita o “ignorata” ai politici italiani (anche
regionali) che approvarono i Siti, incantati dalle promesse di contributi
europei per la loro gestione!).
IL SEGRETARIO GENERALE
F.to
Franco Zunino
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