notizie su Franz Schubert a cura di Andrea Passigli
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L'anno 1828, l'ultimo della breve vita di Schubert, è stato estremamente produttivo: il Quintetto per archi in do maggiore, le ultime tre Sonate per pianoforte, la serie di Lieder "Schwanengesang", la "Grande" Sinfonia in do maggiore e la Messa in mi bemolle maggiore. Se si pensa che le tre Sonate per pianoforte sono state scritte nel settembre 1828, due mesi prima della morte, non si può che rimanere meravigliati dall' inarrestabile creatività. In questo periodo Schubert era andato ad abitare a casa del fratello Ferdinand, le cui amorevoli cure davano conforto alla precaria situazione economica e fisica del Compositore.

Per la sua natura umile e schiva, Schubert non era certo riconosciuto come meritava dai suoi contemporanei, salvo che nella cerchia dei suoi affezionatissimi amici: un gruppo di persone formato da musicisti, pittori, letterati, che per tutta la vita lo sostennero anche economicamente, e ne apprezzarono il genio musicale in quelle intime serate che presero il nome di "Schubertiadi." E' certo che egli era conosciuto soprattutto come compositore di Lieder per voce e pianoforte e la sua musica strumentale più importante, in molti casi pubblicata solo dopo la sua morte, aveva scarso successo presso gli editori perché considerata di troppo difficile esecuzione, quindi non facilmente vendibile.

Beethoven era morto da un anno, e Schubert, nella venerazione con cui aveva sempre guardato al suo illustre contemporaneo, così si era espresso con l'amico Joseph von Spaun: " Segretamente, nel profondo del mio cuore, spero ancora di riuscire a fare qualcosa di me stesso, ma come si può fare qualcosa dopo Beethoven?" (1)

Le ultime tre Sonate sono opere di ampio respiro, dove la forma sonata del periodo classico giunge alla sua massima espansione, completando quel periodo di transizione che già dall'ultimo Mozart, attraverso la profonda elaborazione di Beethoven, avrebbe portato alla nuova forma delle Sonate ottocentesche. Il bisogno di "cantare" di Schubert non rompe tuttavia gli schemi della Sonata, che vengono semmai estesi per contenere le sue "divine" lunghezze, creando un particolare equilibrio fra il rigore classico della forma ed un contenuto ormai denso di quegli elementi espressivi che sarebbero stati alla base della musica pianistica dell'Ottocento. Una pulsazione ritmica unisce e sostiene la grande architettura di queste opere, ed è attraverso il suo svolgersi costante che ogni particolare espressivo acquista significato, non solo per sé stesso ma come parte dell'insieme.

A questo proposito è interessante la testimonianza di Leopold von Sonnleithner, uno dei primi a riconoscere il talento di Schubert, che tante volte ebbe modo di ascoltarlo direttamente suonare e cantare i propri Lieder, o provarli al pianoforte insieme ai migliori cantanti del momento. In un'articolo comparso a Vienna nel 1860, lamentando il cattivo servizio che veniva fatto ai Lieder di Schubert nei salotti dell'epoca, egli scriveva:" Schubert....voleva soprattutto che i suoi Lieder fossero non tanto declamati quanto scorrevolmente cantati, che ogni nota avesse un proprio timbro vocale, ..... in modo che l'idea musicale trasparisse nella sua purezza. Corollario indispensabile era la precisa osservazione del tempo. Schubert indicava sempre esattamente dove voleva o permetteva un ritardando, un accelerando, o qualsiasi altra libertà. Ma dove ciò non era indicato, non tollerava la minima arbitrarietà o deviazione del tempo....." (2)

La Sonata in si bemolle maggiore, l'ultima delle tre pubblicate postume dall'editore Diabelli nel 1839, è un alternarsi di luce serena ed anche euforica, ad ombre tristi e dolorose. Il canto tranquillo e malinconico della frase iniziale del primo tempo, Molto moderato, seguito da un trillo nel basso pieno di inquietudine e di mistero, ci introducono subito nell'essenza dello spirito di Schubert. Una serenità velata di malinconia, con momenti di tristezza profonda che si alternano a soave semplicità, come nel secondo tema che ricorda un "Laendler" viennese. Dopo il crescendo e l'esplosione sonora dello sviluppo il tema iniziale riappare in una luce diversa, trasfigurata e celestiale. Lo stesso avviene al mesto e doloroso tema in do diesis minore dell'Andante sostenuto, accompagnato da una drammatica figurazione di sincope nel basso, che in una breve parentesi della ripresa verrà riproposto nella tonalità di do maggiore, lasciando intravedere orizzonti più sereni. Anche la gioiosa vivacità dello Scherzo è intercalata dalla sottile malinconia del Trio in si bemolle minore, e la sospensione sul bicordo di ottava all'inizio del Rondò, riproposto nell' atmosfera incerta delle poche battute che precedono lo stretto finale, quasi ne mette in dubbio la vitalità euforica.

La voce umana, protagonista del Lied, è anche costante riferimento nella musica strumentale di Schubert, a differenza che in Beethoven, dove al contrario le voci umane sono riferite agli strumenti dell'orchestra. In una lettera alla futura moglie Clara Wieck, datata 11 dicembre 1839, il giovane Schumann scrive: "....Clara, oggi ero in uno stato di benedizione. Alla prova è stata eseguita una sinfonia di Franz Schubert. Se solo tu ci fossi stata. Non è possibile descrivertela; tutti gli strumenti sono voci umane. Ha delle qualità smisurate: la strumentazione, - tenendo conto anche di Beethoven - la sua lunghezza, questa divina lunghezza, come un romanzo in quattro volumi, più lunga della Nona Sinfonia. Ero completamente felice e non ho desiderato altro che tu diventassi mia moglie e che anche io potessi scrivere simili Sinfonie......" (3)

I Quattro Improvvisi op. 90, scritti nel dicembre 1827 e pubblicati a Vienna dall'editore Diabelli nel 1839, e i Sei Momenti Musicali op. 94, composti fra il 1823 ed il 1828 e pubblicati a Vienna nel 1828 dall'editore Leidesdorf, sono brevi composizioni in forma tripartita e rappresentano un modo di far musica più immediato e diretto, meno legato ai più rigidi schemi della sonata classica, e quindi anche più facilmente accessibili al vasto pubblico. Più costruiti e brillanti gli Improvvisi, più intimi e meditativi i Momenti Musicali, queste composizioni anticipano le varie forme pianistiche brevi che si sarebbero sviluppate nell'Ottocento. Basti pensare alle Romanze senza parole di Mendelssohn, agli Improvvisi di Chopin, alle varie forme brevi di Schumann e Brahms....

Si potrebbero definire " Lieder senza parole" il primo ed il terzo Improvviso, nelle loro estese linee melodiche, l'uno con terzine ripetute tipiche degli accompagnamenti liederistici, che danno quel senso schubertiano dell'"andare " inquieto, l'altro con la sua dolcissima ed appassionata melodia accompagnata, che si svolge ininterrotta in un gioco di modulazioni e di sottili contrasti di sonorità. Più brillanti e "pianistici" gli altri due, dove il virtuosismo tecnico non è mai fine a sé stesso, ma sempre inserito nell'ambito in una cantabilità espressiva.

I Momenti musicali ci conducono nella sfera più interiore e poetica di Schubert, quasi un quaderno di appunti della sua anima creativa. Brevi idee con brevi sviluppi, tanto più efficaci per la loro estrema semplicità. Composti in un arco di cinque anni, essi rappresentano momenti diversi di ispirazione. Il primo, in do minore, ha un carattere di fantasiosa improvvisazione. Più meditativi il secondo - nel quale gli accordi iniziali introducono un clima di sospensione e di incertezza, seguito da un evocativo canto in do diesis minore che poi verrà ripreso con irruenza drammatica - ed il sesto, nella stessa tonalità, le cui irrisolte "appoggiature" creano un clima di interrogativi senza risposta. Il quarto, in do diesis minore, è un moto perpetuo che ricorda un preludio barocco, contrastato da un episodio centrale più melodico, che sarà rievocato in pianissimo , e per due sole battute nella Coda, creando una sospensione nell'inesorabilità del moto perpetuo. Il terzo, una caratteristica danza russa, e la esuberante cavalcata del quinto nel ritmo incessante di accordi ripetuti, aprono parentesi più estroverse in questa serie di composizioni tutte alla luce di una più pacata introspezione.

A proposito di Schubert pianista, vi sono alcune efficaci testimonianze dirette:

Louis Schloesser nelle sue "Memorie su Schubert" del 1883: " ....Ascoltavo i suoni con indescrivibile eccitazione; eppure, da un punto di vista virtuosistico questo modo di suonare in nessun modo poteva competere con i Maestri viennesi del pianoforte noti in tutto il mondo. Con Schubert, l'espressione delle emozioni del proprio mondo interiore, sovrastava indubbiamente lo sviluppo tecnico. Ma come si poteva pensare a questo quando, trasportato da qualche impennata dell'immaginazione, dimentico di tutto ciò che lo circondava, "recitava" la grande Fantasia in do minore (maggiore) o la Sonata in la minore. Non è senza ragione che scelgo questa parola; poiché le lunghe e note composizioni mi sembravano delle recitazioni drammatiche, come un riversare di un'anima che crea le proprie forme musicali dal profondo del proprio essere e le racchiude in un contorno di grazia immacolata.....". (4)

L'amico Albert Stadler, nel 1858:".....ascoltare e vederlo suonare le sue composizioni era un vero piacere. Un tocco bellissimo, una mano ferma, un modo di suonare chiaro, ordinato, pieno di interiorità e sentimento. Apparteneva ancora alla vecchia scuola di pianisti le cui dita non avevano ancora iniziato ad attaccare i poveri tasti come uccelli da preda...." (5)

Infine in una lettera ai genitori datata 25 luglio 1825 Schubert stesso scrive: "...Le Variazioni della mia nuova Sonata per pianoforte a due mani (op.42 in la minore) sono state accolte con entusiasmo. Le ho eseguite ..... non senza successo, poiché molte persone mi hanno assicurato che sotto le mie dita i tasti si trasformavano in voci che cantavano, il che, se vero, mi fa molto piacere poichè non posso sopportare quel modo di martellare lo strumento, presente anche in pianisti di prim'ordine, sgradito sia all'orecchio che al cuore. " (6).

a cura di ANDREA PASSIGLI

(1), (2), (3), (4), (5): Cfr. Otto Erich Deutch " Schubert, memoirs by his friends " Ed. Macmillan 1958 pagg. 128, 337, 399, 146, 330.

(6): Cfr. Otto Erich Deutch " Franz Schubert's letters and other writings " Ed. Faber & Gwyer 1928 pag. 97.

  • La Sonata D 960 ( ADD ) è stata incisa presso le Edizioni Musicali Classico di Giuliano Giunti a Montebeni , Firenze.

  • Gli Improvvisi op. 90 e i Momenti Musicali op. 94 ( DDD ) sono stati incisi presso lo Studio AP di Fiesole, Firenze.

  • La rimasterizzazione è stata eseguita da Giulio Cesare Ricci.

  • I Pianoforti Steinway & Sons sono della ditta Bussotti e Fabbrini di Firenze.

Copertina: Franz Schubert: Acquarello di W.A.Rieder, 1825

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