Critica



“…negli Angeli feriti del Di Rosa sopravvive l’irrequietudine dei fantasmi di Licini; nelle sue distese forme plastiche si dissolve un’accorata tenerezza sensuale; nelle sue essenziali colombe il sentimento della bellezza e della forma è racchiuso da un maturo pensiero dominante…”
Giorgio Ruggeri


“…meditando sulla natività questo artista pensoso, raffinato, sensibilmente attento all’ambiguità che altalena tra la vita e la morte, leva il suo messaggio concreto…”
Angelo Calabrese


“…La figura in bronzo dell’ermafrodito con sesso eretto, gli occhi bendati e le spalle che si allungano in ali, plasmata da Antonio Di Rosa in “Il gioco dell’amorte”, è una delle figure più belle e più nuove che siano state scolpite di questi anni. Ricorda il Pan del Tripode di Napoli. Ha qualche affinità con l’ermafrodito di Augusto Perez. Ma ha un’ energia di scatto e di proiezione in avanti, come se volesse inseminare il mondo nonostante quella falce assassina appesa sulla linea del suo incedere. Il movimento arcuato del corpo sembra gonfiarsi nelle spalle/ali quasi fosse leva per un vento che viene da chi sa dove. Piccoli tocchi di sensualità sono nella lingua e nel piccolo seno. Il sesso eretto sembra lama di aratro destinata ad aprire la terra. Ma la giovinezza è bendata pesantemente e qui sembra rientrare il mito più cupo della Magna Grecia col suo orrore di risonanza attuale. Questa figura che avanza così imperiosamente erotica è indimenticabile almeno quanto quella del francese Ipoustéguy che sfondava una finestra nella sua marcia…”
Dario Micacchi


“…Osservando attentamente l’opera (Pentedattilo cattura la luna), si avverte in essa un’ energia repressa che sta per prorompere in un’azione quasi tempestosa. Il suo plasticismo essenziale non impedisce di dare movimento alla parte superiore della forma, viva nel gioco della mano…”
Annunziata Pane


“…Antonio Di Rosa esprime nella gaiezza di certi significati organici della scultura ciò che è proprio nella natura di quest’arte che è vicina al fabbro ed a Vulcano, cioè all’essere e al dio; perché l’analisi articolata dei suoi ricorsi continui alle suggestioni che vengono fuori da un insieme iconografico del suo modo di storicizzare le evidenze dell’uomo e del mondo sono in pari tempo umane e mitologiche. Ma qui, con lui, per mitologia non s’intende un fatto statico, acquisito cioè dalla tradizione storica portata nel tempo, ma un battere continuo sul dramma senza fine che è vita stessa dell’umanità…”
Mario Maiorino


per Antonio ( la crisalide di casa Ruzza )
Una farfalla- dopo aver fatto un
Bagno in piscina-si posò ad asciugarsi sulla
Foglia di un’agave
Muovendo le ali restò impigliata in un aculeo
Disperata si agitò per giorni
Poi smise e aspettò che l’agave appassisse
Le foglie si piegarono alle quattro direzioni cardinali e
Al centro spuntò un bellissimo fiore sinuoso corpo di donna
La farfalla finalmente liberata le regalò le ali
Antonio per paura che volasse via le fasciò il torace e la testa
E quasi la trafisse con un aculeo lungo e possente che spuntò
Mirabile dal terreno
Ivo restò a guardare la scena dal porticato
L’acqua blù della piscina riflettè per sempre la sua immagine
Tra gli ulivi
PIUMALARGA / Sergio Zuccaro


…Sembra che le creature di Di Rosa acquistino consistenza nell’attimo dell’incontro, nella corrispondenza affettiva di una risolta inquietudine. Esse si presentano perché chiamate, rispondono con la loro presenza ad un appello che prende forma nel silenzio e nella rassegnazione ordinaria, divenendo lo specchio delle nostre ansie, di emozioni dimenticate, sogni appartati, speranze disattese.
Savino Grassi


…Dalla nascita all’esecuzione delle sue opere, lo scultore è animato da un senso di pessimismo, mai sopito, il tutto avvolto in un velo di solitudine; in un contesto silenzioso e un’atmosfera tranquilla, vengono pensate e realizzate sculture misteriose e intrise di contrasti….La resa interpretativa delle sculture oscilla tra un percorso istintivo e uno riflessivo sapientemente bilanciati dall’artista. Indubbiamente c’è un’effettiva unità concettuale che denuncia un animo spontaneo, libero di esprimersi, guidato da un’incredibile scrupolosità nella cura capillare dei dettagli.
Floriana Villano


“ …Di tutt’altra impostazione plastica risultano di Antonio Di Rosa le sculture in ferro e resina “Il gioco dell’amorte” e “Prova d’equilibrio”, entrambe della metà degli anni ’80; la tradizione della figurazione mediterranea nello slancio dell’itifallico ermafrodita o nella vuota fissità dello sfingeo volto-maschera, è brutalmente spezzata, smembrata, ma armonicamente ricomposta, da tripodi e cavalletti, vere e proprie protesi di un claudicante antropomorfismo.

Antonio Gasbarrini


Alchimia segnica e senso della razionalità avvolgono il mistero che si può notare nelle opere di Antonio Di Rosa. Infatti lo sviluppo della struttura del triangolo avvolge e proietta dentro la ragione la connessione di significato e di razionalità contro la variante della creatività e della forma. ….
Nicola Scontrino


…la mostra “ equilibri&contrasti” dello scultore Antonio Di Rosa mostra l’aspetto meno consolatorio dell’esistenza umana che osserva, in modo pensoso, l’abisso sul quale si regge in un equilibrio precario, Basta un attimo ed è il nulla che accoglie i pensieri frantumati contro l’imperscrutabile. Le sculture, pensate in funzione del luogo espositivo, sono imponenti e rimandano alla volontà di indagare il mistero attraverso una trasmutazione presa in prestito dal bozzolo delle farfalle che hanno la fortuna di morire e rinascere sotto un’altra forma………
Tina Galante


Questa mostra di Di Rosa evidenzia in modo assai divertito quella che può ritenersi essere la grande forza ironica che pulsa dall’anima di questo artista “ napoletano” di Portici che attraverso una profonda ricerca sulla realtà che ci circonda , è riuscito a creare qualcosa di “fantastico “ che risponde perfettamente a quella che gli antichi greci chiamavano aletheia , e cioè lo svelamento, la rivelazione , una sorta di verità-oltre che caratterizza il nostro divenire.

L’invasato infatti è un gioco di parole , una sorta di ghiribizzo leonardiano che diremmo foriero di diverse interpretazioni : è un modo di “stare” dell’uomo, un po’ come l’obnubilamento di Van Gogh , o come uno stato di “reverie” dove si vive in un mondo tutto proprio fatto di un’aura di luce quasi estranea al contesto, una illuminazione che ci mette in-vaso come dentro un piccolo mondo ora trasparente, ora non trasparente.
L’invasato quindi come abbacinato da una “luce adamantina” che ci conduce e ci induce ad una “follia” atemporale come vivere dentro un vaso … un vaso ?! Un vaso contenitore, prigione, conservatore, che condensa il vellicamento dei nostri sensi : l’innamoramento, la pazzia, i vizi, le paure,le ansie ,il “ sangue alla testa”, tutto ciò che ci porta ad uno stato di “furor” difficilmente addomesticabile e controllabile.
L’invasato in un’urna, un orcio , una bottiglia, una boccia, un kàntharos, e le pareti ora di vetro, ora di coccio, riflettono, nascondono questo “vivere costrittivo da pesciolino rosso … crediamo di “volare” ma rimaniamo nel nostro “vaso” quotidiano lungo un viaggio infinito e “magnificato”.
L’arte di Antonio Di Rosa è la messa in scena di questa verità-eidetica, è l’estetica carica di estatica di una perizia tecnica assai scaltra e ben pensata, si potrebbe definire un’arte piena di akribeia ( come dicevano i Greci ), piena cioè di grande abilità ora nel dettaglio, ora nella ricerca simbolica del messaggio.
Socrate diceva che “ una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”, e per chi opera nell’arte, ci deve sempre essere quella “scintilla” creativa, quella direzione “rabdomantica” che, alimentata pian pianino, diventa poi utile e necessaria per la costruzione “spiralizzata “ del nostro credo e fare artistico.
E Antonio ha sempre , nella sua ricerca quella voglia di trasmettere e “ mettere in vita “, le espansioni del suo osservare , del suo cercare, del suo trovare per creare, con entusiasmo infinito, il suo meditato linguaggio fatto di intensa connotazione iconologica e forte connotazione di apparenza ed esistenza.

Sono opere dove le partiture-fondale campite in impaginazioni uniformi di sapore fiammingo, contribuiscono ad esaltare la semantica del soggetto, “ zumato” e manifestato in un realismo-simbolista assai vicino alle suggestioni surrealiste di Magritte o alle ricerche giocose di Duchamp. De Rosa è sostanzialmente scultore , e se osserviamo da vicino i suoi dipinti , sono come delle potenziali forme scultoree che riflettono magnificamente la sua vera linfa vitale , opere dove si legge quello che diceva D’ANNUNZIO “ il colore è lo sforzo della materia per divenir luce “ … opere che possono definirsi come partiture di vita percorsi da tutti gli incanti… gli incanti ?! …gli incanti atemporali dell’essere “ i n v a s a t i “ da un immenso imbuto che ci veicola verso una dimensione onirica e acclarata ... verso una trasfigurazione in fìeri e copiosamente calligrafica.

…e ora tocchiamo da vicino alcune opere di Di Rosa : ecco allora L’INVASATO DAL VENTO … che cerca di volare , di uscire dal suo vaso-prigione, ma poi accalappiato dal vento si chiude nell’ineluttabilità dell’esistenza che se pure traballante ( vedi la vanitas di Caravaggio) costituisce il basamento, il piedistallo del suo vivere… e poi L’INVASATO STRESSATO… dentro un vaso-cristallo si “polarizza” la luce dell’uomo, si imbrandella l’anima e il corpo verso dimensioni esasperate e vogliose di libertà … è utile in tal senso citare una poesia di Maria Elena Mejani “…”brandelli di mente in un mondo senza storia, brandelli di cuore in un mondo senz’anima…frantumi di vita senza confini…” (Brandelli da BRICIOLE DI NOTTE )…

…e ora L’INVASATO INTROVERSO … in un vaso di vetro appare la sua dimensione di chi vuole chiudersi e stare a testa bassa verso un mondo!?!?... che però gli offre, la possibilità di crescita (vedi il coperchio che sta per aprirsi verso un “oltre”, verso un’altra verià…) e la possibilità di “evadere”… e possiamo citare i versi di una poesia del poeta Fabio Amato “ …cercare , nel profondo degli occhi di chi ti ama il tuo stesso destino e sapere che la vita è una e che da te solo dipende il tuo cammino.” ( Vita da FALENE )…

…ecco L’INVASATO SPIGOLOSO… l’immagine di chi sente dentro la propria anima una catena di tensioni che continuamente si rivelano come una sorta di scaramazza che ingloba diuturnamente il percorso della vita, una continua ipertrofia di dolore e di disagio… e Antonio Di Rosa riesce, con l’abilità del suo estro, a comunicarci il pathos di questo messaggio, facendo riflettere sul vaso di vetro , due finestre che diventano il veicolo di quella luce che ci “tocca” , che vuole donarci l’equilibrio ( vedi il rapporto aureo del vaso ) ma che, inesorabilmente, non riusciamo a vivere perché invasati nelle mille difficoltà del nostro reale…
in tal senso leggiamo i versi di una poesia di Elena Bertoni …”ricordi strozzati riempiono il mio oggi , sogni non ancora sognati si accalcano sulle porte del futuro…Non so quale porta aprire per dare un significato a questa mia giornata avulsa…(Confusione da ATTIMI DI VITA )

Un grande artista Di Rosa: scultore , pittore, grafico; che fa un’arte densa di passionalità , un’arte dove la “ cifra stilistica” ha nel “ductus” lineare “ il filo rosso “ e conduttore del suo messaggio, un messaggio che si caratterizza sicuramente in un realismo di tipo classicista che poi si esalta attraverso una personalissima interpretazione arricchita da varie suggestioni che poi migrano verso un surrealismo morbidamente modulato e acutamente calibrato. Le pennellate , vive nelle diverse declinazioni espressive, nutrono il soggetto di cromie sostanzialmente tonali e cadenzate, sempre pensate ad abbinare la trasparenza ( l’anima ) con le campiture piatte ( il corpo ).

Un “gioco”sapienziale artistico di manifestazioni- allitterazioni morfologiche e cromatiche, una magia… la magia dell’incanto e della gestazione di un mondo nel mondo : L’I N V A S A T O d’arte , Antonio Di Rosa.

Carlo Roccazzella ( in arte CARO ) direttore artistico sez. pittura dell’ACCADEMIA ITALIANA DEL TERZO MILLENNIO , prof. di Storia dell’arte al liceo classico di Saronno , e pittore espressionista.

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