Mi presento

Alberto Galgano

Buongiorno a tutti.
Mi chiamo Alberto Galgano. Sono nato a Firenze il 26 novembre del 1927.

Nel 1952 mi sono laureato in Ingegneria Chimica presso il Politecnico di Milano con il Professor Natta, Premio Nobel per la Chimica, svolgendo una tesi sperimentale con un internato di circa un anno presso l’Istituto di Ingegneria Chimica.

Ho iniziato la mia carriera come direttore industriale in Bassetti e poi in Lanerossi.  Nel 1959 sono entrato in Progredi e nel 1962 ho deciso di proseguire in un lavoro molto innovativo per quell’epoca,  creando una delle primissime società italiane di Consulenza di Direzione.

Ho fondato nel 1962 la Galgano & Associati di cui sono tuttora presidente. La società si mette a disposizione delle aziende di tutta Italia e non solo, anticipando un’esigenza di mercato, per offrire interventi consulenziali e corsi di formazione basati sullo studio approfondito della specifica realtà del cliente.

La filosofia del Gruppo è da sempre rivolta al mantenimento di una continua tensione all’innovazione riuscendo così a trasferire e adattare approcci manageriali, anche molto sofisticati, dall’industria manifatturiera alle aziende di servizi e alla pubblica amministrazione.

Sono stato tra i primi a portare in Italia, fin dagli anni ’80, l’approccio manageriale Company Wide Quality Control, oggi ormai denominato da tutti, anche nel settore pubblico, “Qualità Totale”. Ho applicato con successo nuovi sistemi per rivoluzionare l’organizzazione della produzione e del lavoro in genere.

Recentemente, in occasione degli Stati Generali della Consulenza di Confindustria, mi è stato riconosciuto il titolo di Socio Onorario di ASSOCONSULT per il contributo di pensiero e d’innovazione espresso nella mia professione.

La mia opera continua si è sviluppata sia sul fronte delle Risorse Umane, sia sul fronte della Lean Production/Organization (oggi conosciuta anche come Sistema Toyota) e delle più moderne e sofisticate tecniche manageriali diventate ormai materie di studio e di ricerca presso le più importanti università italiane e di applicazione nelle aziende private e pubbliche.

Da 26 anni la mia società promuove la Campagna Nazionale a favore della Qualità e della Competitività del Sistema Italia. Un’ iniziativa unica nel suo genere, condivisa ogni anno da centinaia di aziende pubbliche e private, che vanta l’Adesione della Presidenza della Repubblica e il Patrocinio della Presidenza del Consiglio e dei più importanti Ministeri. E’ organizzata a novembre, nell’ambito della Settimana Europea della Qualità,  promossa  dall’EOQ – European Organization for Quality.

Nell’arco di questi anni ho scritto numerosi libri tra i quali: “L’operatore come piccolo scienziato. La potenza del Metodo Scientifico negli uffici e nei reparti“, “Qualità totale. Il metodo scientifico nella gestione aziendale” bestseller in Italia e pubblicato anche negli Stati Uniti e in Spagna e “Toyota. Perché l’industria italiana non progredisce”.

Alberto Galgano, presidente Gruppo Galgano

16 pensieri su “Mi presento

  1. Ho avuto il piacere di acoltarla proprio nell’ambito della settimana Europea della Qualità. Il suo è stato un intervento conciso ma concreto, è riuscito a catalizzare l’attenzione dei presenti tutti, me compreso. Congratulazioni e spero di poterla ascoltare in altre occasioni.
    Saluti, Gabriele.

  2. Buon giorno Ingegnere
    Le scrivo per avere un suo commento sul materiale trattato sul mio Blog.

    Nello stesso Blog raccolgo, parendo dal materiale di formazione della Galgano & associati con la quale ho avuto il piacere di formarmi, le mie esperienze cercando nuove idee e nuovi approcci.

    Distinti saluti

    http:\\mcinotti.wordpress.com

  3. Se ho visto così lontano, è perchè sono salita sulle spalle di un gigante come L’Ing. Alberto Galgano che continua a distinguersi per il suo coraggio, passione e azione verso la Qualità Totale. L’importanza dei modelli di riferimento…Isac Newton docet!
    con affetto,
    Simona Primavera

    • Cara Simona, è un piacere ritrovarti!
      Il tuo commento, mi ricollega al mio incontro con la Qualità Totale,”storico” sia sul piano professionale sia da un punto di vista personale…
      Eravamo agli inizi degli anni Settanta quando con la mia società di consulenza ho consolidato il know-how sulla Qualità Totale. Pionieristiche le prime applicazioni di allora nelle aziende italiane.
      Sono convinto che la QT ancora oggi potrebbe essere un vero toccasana per la Competitività delle nostre imprese e un vero “dono” per il nostro Paese.
      Se la QT venisse davvero applicata in tutti i settori aziendali potrebbe davvero contribuire a riacquistare competitività e progresso in ogni settore.
      Ma quante aziende in Italia l’hanno compresa veramente?
      Quante l’hanno fatta propria?
      Un dibattito nella grande rete web potrebbe essere l’occasione di una nuova presa di consapevolezza!

      • Buongiorno ing. Galgano,
        lei dice, con Newton,
        “Se ho visto così lontano è perché sono salito sulle spalle di giganti”.
        Le domando: “e lei, è a sua volta disposto a far salire altri sulle sue, perchè a loro volta possano vedere un pò più lontano?”
        Francamente, aprendo la scheda “i miei Giganti”, mi aspettavo di trovare il nome di Kaoru Ishikawa. E’ sicuro di non avere nessun debito di riconoscenza nei suoi confronti? Io, personalmente, ne ho! Infatti, lo considero il mio vero ed amato maestro della Qualità. Vivo inoltre col profondo desiderio di imitarlo, di seguirne le orme, nella speranza di poterne un giorno proseguire il viaggio, partendo però da quello che lui stesso mi ha “voluto” lasciare.
        Un cordiale saluto
        Ing. Giovanni Lattuada

      • Hai ragione, caro Giovanni, concordo con te nel considerare il professor Ishikawa la personalità più nota nel mondo occidentale tra gli esperti giapponesi dell’approccio manageriale “Company-Wide Quality Control”, denominato “Qualità Totale”, riconosciuto come l’unica vera e ultima novità degli ultimi trent’anni.

        Il prof. Ishikawa è stato un “maestro” che proprio per questo ho sempre ricordato nei miei libri e che abbiamo avuto l’onore di avere come relatore ad alcuni nostri Convegni nel 1987.

        Alcune regole di comportamento e di analisi molto concrete, da lui promosse e sviluppate come il concetto di “il reparto/ufficio a valle è il tuo cliente” e lo strumento “Diagramma causa/effetto” che ha preso il suo nome, sono state delle vere e proprie innovazioni culturali di cui forse non ci si rende ancora conto della portata.

        Una domanda per riflettere insieme e per scambiarci esperienze:
        Come alleniamo noi stessi e i nostri collaboratori al miglioramento continuo, per ridurre gli sprechi e aumentare il valore del nostro lavoro?

  4. Carissimo Alberto, innanzitutto vorrei ringraziarti perché sei sempre disposto ad ascoltare.
    “Ascoltare è un atto di volontà profonda e di concentrazione verso l’altro, di profondo rispetto, un primo grande momento di relazione e di scambio di conoscenze, di esperienze, in definitiva di valore”. (Roberto Pozza)
    Per aumentare il valore del nostro lavoro è indispensabile volere ascoltare, non solo volere, ma anche sapere ascoltare. Ascoltare e guardare noi stessi, i nostri collaboratori, le cose che ci stanno attorno, il lavoro che stiamo svolgendo, e così via, perché solo allora potremo accorgerci, potremo prendere coscienza che le cose attorno a noi sono cambiate, non sono più le stesse, e che quello che fino ad ora abbiamo fatto, quello in cui fino ad ora abbiamo creduto, quello per cui abbiamo sudato e sofferto, piangendo magari lacrime amare, probabilmente dovrà essere abbandonato, sicuramente dovrà essere risistemato e, solo allora, allorché lo si vorrà migliorare, potrà essere migliorato!
    Controllare, in fondo, significa tutto questo, significa ascoltare le persone quando mi vogliono parlare, significa guardare tutto ciò che mi sta attorno quando sono impegnato a lavorare, significa gustare il sapore di una torta quando la sto mangiando, e così via. Controllare significa in sostanza percepire, ma percepire non è un atto fine a se stesso, ma serve, e come se serve, serve a prendere coscienza della comparsa di un’eccezione, eccezione che non conferma la regola, come erroneamente siamo stati portati a credere, ma che invece la contraddice, la mette in discussione, ne inizia a scuotere le fondamenta. La forza dell’eccezione viene dal fatto che, mettendo in evidenza che qualcosa sta cambiando, in meglio, e quindi parleremo della possibilità di migliorare, o sta cambiando in peggio, e allora parleremo della necessità di risolvere un problema, con evidenza segnale che è giunto il momento comunque di intervenire!
    Occorre adesso chiedersi:” ma controllare che cosa? Controllare tutto?”
    Ovviamente no. E’ necessario invece controllare soltanto la Qualità, ovverosia controllare solo quelle caratteristiche e quelle soltanto che, ovviamente nell’intento di non disperdere ma orientare gli sforzi, e in quello, altrettanto buono e saggio, di non sprecare risorse inutilmente, risultando ugualmente efficaci, quelle caratteristiche dicevo, che ti permetteranno di raggiungere l’obiettivo che ti sei prefissato, dopo averne definito un livello necessario, ed uno scostamento tollerato, scostamento però provvisoriamente tollerato, perché intimamente collegato alla capacità intrinseca del processo avviato, o per meglio capirsi, alle capacità delle persone, dei macchinari, dei metodi, dei materiali coinvolti nel perseguimento di quel fine ed alla bontà dei dati in quel momento a disposizione, indispensabili per prendere le decisioni giuste, per fare le scelte più appropriate!
    Questa è una breve, e spero anche chiara, descrizione di quello che io intendo per “Controllo della Qualità”, comunemente abbreviato con le iniziali QC.
    Mi chiedi: ”come alleniamo noi stessi e i nostri collaboratori al miglioramento continuo, per ridurre gli sprechi e aumentare il valore del nostro lavoro?”
    Ti rispondo, come ti avrebbe risposto, penso, Ishikawa:
    “Il QC inizia con l’istruzione e finisce con l’istruzione”
    “Caro maestro, ma l’istruzione è davvero sufficiente?” gli chiederei.
    Giovanni, mi direbbe, “La qualità Totale è una disciplina che unisce le conoscenze all’azione”.
    “Il solo studio non è sufficiente a far scoprire il “sapore” del Quality control. Soltanto applicandolo per due o tre anni si potrà cominciare ad apprezzarne il gusto. Più si mastica più il cibo risulta gustoso: lo stesso vale per il Quality control”.
    Nel mio precedente intervento, con tono volutamente provocatorio ed al fine di scuotere la tua attenzione suscitando la tua partecipazione, ti avevo rivolto questa domanda: “Non ti senti in debito nei confronti di Ishicawa?” Ciò, beninteso, era nato anche dallo stupore, dalla profonda delusione, meglio sarebbe dire, dal grande dolore che avevo provato allorchè, aprendo la scheda del tuo Blog dal titolo: ”I miei giganti”, non vi avevo trovato scritto il nome di questa meravigliosa ed onorevole persona.
    Ma la domanda più corretta che avrei dovuto farti è la seguente: “ Pensi davvero d’aver capito fino in fondo, qual è stato lo spirito che ha animato Ishikawa, spingendolo a viaggiare in tutto il mondo, nell’intento di diffondere e promuovere ovunque, il Quality Control?”
    Rileggiamo attentamente queste sue parole:
    “ gli otto anni da me trascorsi nel mondo accademico dopo la laurea m’insegnarono che l’Industria e la Società giapponese si comportavano in modo estremamente irrazionale. Cominciai a pensare che studiando il Quality Control e applicandolo in modo corretto fosse possibile correggere il comportamento irrazionale di Industria e Società.”
    “Il termine, umanità, implica autonomia e spontaneità. Le persone non sono come animali o macchine: hanno una volontà propria e fanno le cose spontaneamente senza bisogno di sentirselo dire da altri; usano la testa e non smettono mai di pensare.”
    “L’industria fa parte della Società. Il suo obiettivo principale è quello di impegnarsi in una gestione che veda l’essere umano come suo centro. Tutti coloro che hanno a che fare con l’azienda (i consumatori, i dipendenti e le loro famiglie, gli azionisti, i fornitori e il personale del sistema di distribuzione affiliato) devono potersi trovare a proprio agio nell’azienda stessa e devono essere messi in condizione di sfruttare le proprie capacità e realizzare il proprio potenziale. L’idea del profitto innanzitutto è un’idea antiquata che va abbandonata.”
    “L’obiettivo primario da perseguire nella gestione dell’azienda è il benessere delle persone coinvolte. Se le persone non sono felici e se non è possibile renderle felici, l’azienda non merita di esistere.”
    Non si tratta quindi di rendere più competitive le aziende, alimentando la competizione ed i conflitti fra nazioni e popoli diversi. Ishikawa desidera orientare tutti verso un fine buono, orientare il lavoro e gli sforzi di tutti verso il bene comune, onde poter, insieme, creare un mondo che sia veramente di Qualità!

    “Spero che queste aziende possano diventare strumenti per il miglioramento della qualità della vita non solo dei giapponesi, ma di tutti i popoli, contribuendo in tal modo a diffondere la pace nel mondo.” (Kaoru Ishikawa)

    Ridurre gli sprechi e aumentare il valore del nostro lavoro, con l’unica finalità di far soldi, rende l’uomo cattivo e insoddisfatto, e trasforma il mondo in cui viviamo in un vero inferno!

    • Caro Giovanni,

      ti ringrazio per le riflessioni che hai voluto condividere sul mio blog. Le parole di Ishikawa che citi nel tuo commento sono condivisibili e producono un affascinante ampliamento di prospettive.
      Senza dubbio la Qualità Totale (così come l’approccio Lean) non deve essere solo un modo per rendere le nostre aziende più profittevoli, ma anche una filosofia che renda il lavoro delle persone più soddisfacente e dignitoso, consentendo loro di esprimere la loro dote più preziosa: l’intelligenza.
      Credo quindi che l’idea espressa da Ishikawa, l’aspirazione a migliorare la qualità di vita delle persone migliorando il loro modo di lavorare e di consumare, sia parte integrante della Qualità Totale.

      Un caro saluto.

      Ps: per la tua specifica richiesta (se lo desideri) rimaniamo in contatto su relazioni.esterne@galganogroup.it

  5. Buongiorno Ing. Galgano,
    mi hanno da poco affidato l’incarico di seguire un’attività SOX (Sarbanes Oxley Act) nell’ambito della funzione aziendale. Mi sembra che molto abbia a che fare con la qualità e la qualità totale, per questo sto cercando di capirne di più un pò per volta. Tuttavia è già stata sminuita, come un’attività di riempimento, da svolgere soltanto in occasione di audit interne che avvengono con frequenza semestrale…, e invece sono più importanti altre attività (a mio avviso di scarso interesse) come installazioni etc. A me sembra invece che se seguita con un certo scrupolo sia un’attività che debba coinvolgere a tempo pieno ( o quasi) durante tutto il corso dell’anno, e non solo in occasione di audit interne.
    Mi farebbe piacere avere un suo parere in merito
    Con i più Cordiali Saluti,

    Carlo

    • Come saprai, caro Carlo, la SOX è una norma federale statunitense rivolta alla trasparenza, correttezza e completezza dei bilanci, varata a seguito dei ben noti scandali finanziari quali Enron, Tyco, ecc…
      In questa logica le attività di audit sull’applicazione di essa alla tua azienda possono rientrare in uno dei tanti aspetti della Qualità, anche se riguardanti la specifica area finanziaria e le comunicazioni sociali (Bilancio). D’altronde: cosa sta fuori dalla Qualità?
      Le attività di audit risultano, inoltre, tra le metodologie più importanti per la standardizzazione, il mantenimento ed il miglioramento delle performance. In questa logica la responsabilità di cui sei investito, ed il ruolo conseguente che ti sono assegnati, non risultano secondari.
      Ti consiglio di cercar di capire cosa gli altri si aspettano da te e lavorare per realizzarlo.
      Il valore di ciascuno di noi si esplicita nel momento in cui è riconosciuto dagli altri, altrimenti o abbiamo sbagliato nell’operare o abbiamo sbagliato azienda.
      Alla prossima e “in bocca al lupo“ per il nuovo incarico. Noi siamo qui, se possiamo essere utili.
      Alberto

  6. Caro Ing. Galgano, la ringrazio molto per la risposta e per i consigli che cercherò di tenere bene a mente, soprattutto che “Il valore di ciascuno di noi si esplicita nel momento in cui è riconosciuto dagli altri”.
    Purtroppo, in questo tipo di azienda non è sempre facile capire cosa vuole il management ( e a volte mi chiedo se il management stesso sappia cosa vuole esattamente). Comunque questa è la realtà.
    Parlare di Qualità Totale credo che sia improponibile a questo stadio dell’azienda, anche se dei tentativi anche seri sono stati fatti nel passato, ma purtroppo non sono stati perseguiti nel tempo. Diciamo che con le problematiche della finanza etc che stiamo attraversando, le aziende devono mettersi in guardia ed al riparo ed ecco che si parla di certificazioni come la SOX o altro per avere le carte in regola nel contesto del mercato globale. I manager sono sollecitati dall’alto a dedicare un minimo di attenzione a queste problematiche, anche se, dal canto loro, tutto si dovrebbe risolvere in occasione delle audit, fare il compitino più sbrigativamente possibile, e poi dedicarsi a ben altro. In realtà il caos in cui versano i processi e l’organizzazione in cui i capi sbattono la testa senza risolvere (anzi generalmente rimettendoci la testa…) andrebbero affrontati con gli strumenti della TQ. Per il momento ci dobbiamo accontentare di mettere in atto per lo meno un Controllo di Qualità sul processo.
    Le confesso che la tematica è di mio grande interesse, aldilà dei rsultati o dei profitti che se ne possano trarre.
    Con i più cordiali saluti,
    Carlo

  7. bene a distanza di un 6-7 mesi di attività SOX debbo tirare qualche conclusione. La grande sorpresa è che c’è stato un grande lavoro di rinnovamento a cui il magement ha dovuto prestare ascolto, e ancora ne dovrà prestare se i segnali sono questi. Sembra incredibile ma mai come adesso mi sono particolarmente chiari ed evidenti alcuni semplici ma fondamentali punti, li riassumo così perché non pretendo certo di applicare da SOLO la TQ a tutta l’azienda:
    1. Miglioramento continuo applicazione della ruota di Deming. Un concetto semplicissimo se si va avedere, ma efficacissimo (nessuno lo fa anche perché è faticoso…)
    2. legge di Pareto: un gran numero di problemi dipende da alcune poche cause, si tratta di individuarle.
    3. parlare con i dati in mano, in particolare utilizzare statistiche (anche semplici) . Dire c’è un gran caos non ha molto senso ma dire che solo il 10% della documentazione risulta aggiornata è già ben diverso.
    4. problem finding più che problem solving
    In realtà ho visto che applicando pochi semplici criteri si “scoprono” tutte le magagne possibili immaginabili ed a volte anche inimmaginabili dell’azienda: una vera rivoluzione

  8. Buongiorno Sig. Galgano,
    mi rap-presento come neolaureata in Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane, partendo da questo punto di vista (bagaglio culturale), Le farei due domande riflessive che rievocano la Sua esperienza consulenziale, e spero di essere abbastanza chiara nel formularle.
    Le seguenti: quanto è importante la “dote” relazionale per comprendere e indirizzare le soluzioni ai problemi (anche strutturali) di una organizzazione? In quale misura, l’incidenza del capitale umano dispiega le conseguenze dei problemi aziendali più ricorrenti?

    RingraziandoLa per l’attenzione.

    Distinti Saluti.

    M. Letizia

    • Le domande che mi poni, Letizia, riguardano proprio il nostro mestiere, che svolgiamo da 52 anni formando centinaia di manager e assistendoli sul campo quando utile e richiesto, proprio sul tema di come le persone possano incidere sull’organizzazione.
      La questione della “soluzione dei problemi” è il segreto della Qualità e dell’Innovazione! Su questo tema nel 1993 ho scritto il libretto “Problemi come tesori” (Il Sole 24 Ore libri) nel quale ho affrontato il significato di problema e la sua analisi.
      Alla tua prima domanda rispondo che l’intelligenza di una organizzazione si misura dalla sua capacità di comunicare e, quindi, dalla sua “dote” relazionale. Ricordiamoci che il business è Relazione, intesa naturalmente nel suo significato più ampio.
      L’incidenza del capitale umano nella risoluzione dei problemi è quindi naturalmente essenziale. Questo per rispondere alla tua seconda domanda, ma bisogna prima mettere alcuni punti fermi sul significato della parola “problema” perché è proprio dal suo significato che nasce la relazione (intesa come legame) con il livello di qualità raggiunto (o raggiungibile).
      Un problema è una particolare “situazione” caratterizzata dal fatto che nasce da uno stato d’ insoddisfazione dal quale si produce un’aspettativa. Ed è poi dall’aspettativa che nasce la potenzialità di “ricchezza”! Se l’azienda ha la determinazione di impiegare risorse per ridurre o annullare lo stato di insoddisfazione, il problema può trasformarsi in un vero “tesoro”.
      Tutto il personale aziendale, a qualsiasi livello gerarchico , ha continuamente davanti a sé dei problemi; tutto ciò è normale. Il vero valore aggiunto sta nel riconoscerli, analizzarli… e trasformarli in Valore (il Tesoro!)
      Il lavoro, per esempio, oggi lo consideriamo un problema per una serie di motivi; qualche volta crea insoddisfazione e di conseguenza aspettativa. Ti segnalo un seminario in programma a breve, pensato proprio trasformare un problema in tesoro http://goo.gl/yfxJl6

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