Psicobambole e pavoni

    Proseguiamo il nostro percorso tra i creativi un po’ comici e un po’ guerrieri.

    Accompagnati da Monica siamo siamo andati a trovare Silvia Settepanella, una delle persone indicate al termine dell’intervista. Conoscevo Silvia di vista, l’ho incontrata poche volte: una festa, un paio di inaugurazioni di eventi, qualche amico in comune. Diverso è il caso delle sue creazioni. A Pescara sono in tantissime a portare le sue spille a forma di bamboline all’uncinetto o di pesci o le sue collane che sembrano assemblate con strani metalli e pietre leggerissime. Quando vedi una ragazza che sfoggia orgogliosa una spilla a forma di uccellino variopinto fatto di piume, testi di poesie e perline colorate, sei sicuro che è il frutto delle sue abili mani.

    Arriviamo a casa di Silvia e ad accoglierci accorre fin sulle scale Tobia, il cane più biondo che ci sia. Dentro si sente il profumo di pane appena sfornato e Silvia ci spiega come farlo in casa col lievito madre. Con lei c’è anche Ilaria, sua cugina e copilota del progetto Cugine mancine, il duo che è dietro la creazione degli uccellini e degli oggetti in cartapesta. La casa è accogliente, piena di disegni, libri impilati in colonne altissime, scatole e scatoline zeppe di bottoni, fili, aghi, matite. Alle pareti notiamo le cornici che Silvia realizza, fatte di rame, ferro e materiali intrecciati e scolpiti. Monica ha portato alcuni dei suoi piatti, mini soufflé al formaggio e spiedini di verdure, e tra una fetta di pane con l’olio e uno spiedino iniziamo a chiacchierare di artigianato, cucina vegetariana e dolci friulani.

    Chiediamo a Silvia di farci vedere come realizza una delle sue bambole-spille ed è un incanto quando srotola sul tavolo un grande panno su cui si spandono migliaia di perline luccicanti.
    Sembra un arcobaleno.

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    Prima domanda: quando hai scoperto che volevi fare quello che fai?
    Silvia:  Da sempre. È una cosa innata, l’ho sempre fatto fin da bambina. Mi compravano un libro di fiabe e ci ridisegnavo sopra, lo personalizzavo. Se mi compravano una bambola, la spogliavo e la rivestivo come volevo io. Facevo un disegno brutto e lo riabbellivo. Provocavo la bruttezza e la riaggiustavo.

    Monica: Allora avresti potuto fare anche il chirurgo estetico…
    S.: Quando guardo una persona l’aggiusto sempre nella mia mente… è un processo istintivo, c’è poco di strutturato.

    Qual è il percorso che ti ha portato alla tua attività?
    S: Vengo dal restauro di mobili. Inizialmente ero iscritta ad Architettura, però dopo nove esami ho capito che non era cosa.

    Sono entrata in una bottega di restauro di mobili in via delle Caserme prima che tutta la zona cambiasse e diventasse piena di locali e pub. Ci sono rimasta tre anni. Lì ho trovato Fabrizio che era un restauratore romano che posso chiamare tranquillamente il mio guru perché mi ha dato la convergenza di cui avevo bisogno. Mi ha dato anche la cognizione dello spazio, dei centimetri e poi tutta una gamma di prodotti, ricette.  Mi ha insegnato ad avere a che fare con il mobile anche dal punto di vista storico, quindi ho conosciuto tutto il mondo del decoro, del liberty… mi sono innamorata della geometria applicata all’arte.

    Dopo, piano piano, quando non ne potevo più, perché comunque il restauro è una disciplina in cui la fantasia non è contemplata, ho pensato di cercare nuove strade e ho scelto come oggetto la cornice con l’aggiunta dello specchio. Ho provato, sperimentato il legno, il legno scolpito, le applicazioni di lamiere. Oltre a questo ci sono attività parallele, come quella del disegno, che faccio da sempre.

    Com’è nato il progetto Cugine mancine?
    Io e Ilaria siamo come sorelle, siamo cresciute insieme. Ci sono foto in cui siamo noi due a fare lo stesso disegno, pure vestite uguali.

    In genere io lancio l’idea ma è lei che ha la capacità di impostare immediatamente un metodo. Quindi è grazie a lei che andiamo avanti: è lei che mi chiama la mattina, mi chiede se abbiamo degli ordini, se hanno telefonato…

    E l’idea per gli uccellini?
    Quella è una visione, le idee arrivano così. Sono una drogata di immagini, posso stare su internet anche dieci ore, accumulo senza rielaborare, poi arriva un attimo e… Stavo alla villa comunale di Roseto e c’era questo pavone, guardavo le sue piume… Al tramonto sono uscita e mi sono messa a raccogliere tutte le piume. A un certo punto è arrivato un signore e mi ha chiesto:  “Ma che fai le piume?” E io: “Perché, è illegale?”

    M: Invece dei funghi o dei frutti di bosco, fai la raccoglitrice di piume…

    S: Mica è illegale… Poi però abbiamo scoperto un’azienda agricola che alleva anche dei pavoni e a fine agosto, con Ilaria, siamo andate a raccogliere buste e buste di piume. In più ci hanno regalato le piume di una faraona.

    Dì la verità, hai una pavone in casa e tu gli vai dietro a staccargli le piume… dai, tira fuori il pavone che gli facciamo la foto.
    S: Il pavone le perde, mica gliele strappo…

    Invece le bamboline?
    Una volta entrai in un negozio e c’era una maglia in vendita con una cosa con due bottoni e da lì, piano piano, l’idea è maturata.  L’uncinetto nemmeno lo sapevo fare. Ho imparato con un libro anni settanta di mia madre: mi sono messa allo specchio per invertire le immagini perché uso la sinistra.

    M: Cugine mancine alla lettera…

    S: Feci una bancarella e sparirono tutte in un attimo. Le chiamo Psico-bambole: hanno un nome, dei segni particolari,  un numero, una carta d’identità e… un livello di delirio. È come se captassi qualcosa nell’aria, sensazioni, stati d’animo, e poi lo trasferissi nelle bambole.

    Tra le cose che fai, qual è la cosa che più ti piace in assoluto?
    S: Disegnare. Questi acquerelli che vedi erano esposti alla mia mostra che si è tenuta a dicembre alla Microgalleria.

    Qual è stato il primo progetto che ti ha fatto capire che il tuo poteva diventare un lavoro?
    Le collane in cartapesta. Negli anni Novanta avevo trovato alcuni negozi tra Pineto e Pescara che le vendevano a prezzi altissimi. Mi ricordo una collana lunghissima, fino alle caviglie, che ho venduto a centomila lire.

    Quando sei alla ricerca di ispirazione cosa fai?
    Mi guardo in giro, osservo. In passato ero una cultrice del trash sia nei giornali che in tv. Mi piaceva pescare nel torbido, ma ora non mi interessa. Prima trovavo della sincerità nel trash, ora non più.

    Consiglia un sito.
    Ffffound e da lì parto alla ricerca. Mi piace anche Decor8.

    Una rivista
    Elle Decor.

    Un libro.
    Lezioni americane di Italo Calvino

    Programma tv.
    Chi l’ha visto, è un programma che non ho mai abbandonato perché ho una passione per la personalità della gente, mi interessa capire cosa può spingere qualcuno a mollare tutto e a scappare via. Un altro mio programma preferito è Tv Talk.

    Un film.
    Vacanze di Natale Anni ’90, lo so a memoria:  “Zampini, prego la mutanda”, “Fucsia, Conception, ahò mica siete venute in vacanza!?” Avevamo il videoregistratore da poco e questa cassetta l’abbiamo mandata in loop fino a consumarla. E poi tutti i film della Archibugi, in particolare Verso sera, Blu, la trilogia di Kieslowski, Il cielo sopra Berlino… forse quest’ultimo è il film che più di tutti ha cambiato il mio sguardo sulle persone e sui sentimenti.

    M: Ma non puoi passare dalla trilogia di Kieslowski a Vacanze di natale!!!
    S. Perché no?!? Non sono snob…

    Una città
    Milano.

    Quali sono le qualità che servono nel tuo lavoro, quelle che pensi di avere e quelle, invece,  che ti mancano.
    Talento, disciplina e fortuna. Immodestamente penso di avere talento, anche se è un pensiero che dura poco. Per quanto riguarda l’aspetto commerciale sono una frana: emotivamente non riesco a dare un giusto prezzo alle cose che faccio e, di conseguenza, a farmi pagare. E poi sono pigra per quanto riguarda il web.

    Cosa ti aspetti dal tuo futuro?
    Mi piacerebbe che Cugine mancine diventasse un marchio vero e proprio, vorrei poter crescere con progetti sempre nuovi.

    E invece del futuro cosa ti preoccupa?
    Niente. Perché tutto ciò di cui ci si poteva preoccupare è stato superato. Ho capito come vanno le cose, sono tranquilla e fiduciosa. Un altro libro che mi ha segnato è Lezioni spirituali per giovani samurai di Mishima. Praticamente devi stare fermo e immobile, con tutti i muscoli rilassati. Quando avviene un assalto bisogna reagire, ma solo in quel momento. Ecco, cerco sempre di essere pronta, ma rilassata.

    Fai il nome di tuoi colleghi, o amici, che vale la pena di conoscere.
    Giorgia di Bonaventura, Lia Cavo, Ilaria e Sara Patriarca, Marco Mazzei. Tra quelli che apprezzo, ma non conosco direttamente, Cathy Cullis e Elena Monzo.

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    Le foto sono di Pippo Marino


    46 thoughts on “Psicobambole e pavoni

    1. E io come al solito sogno ad occhi aperti leggendo queste interviste…e mi consola che ci siano ancora persone così speciali al mondo :)

    2. ehi che bello!
      però a me questi post mi mettono un po’ tristezza, perchè mi fanno pensare che non ho tempo per un piano b. già non sto dietro ai vari piani a, a1, a2, che neanche il ceo delle autostrade italiane.
      vorrei un piano B. più piani B per tutti!!
      ma quando ce lo faccio stare? meglio che mi convinca che i piani a possono anche passare per piani b. e si che quando ero gggiovane facevo un sacco di cose creative.
      ecco.

      ehi! ast in fb!! rem…poveroatte! ;-)

          1. penso che per piano b si intenda qualcosa che ha sempre fatto parte del tuo esistere e che scansando tutte le incongruenze della vita è rimasta come passione che caratterizza inequivocabilmente la persona.
            un piano a in incognito, insomma :-)
            mi spiego, anche se forse non ce n’è bisogno.
            da piccoli abbiamo una cosa che specialmente ci piace fare. e quella dovremmo fare sempre. solo che è difficile crescendo capire come. si gira, ci si lascia convincere, si prova, si sperimenta e poi ecco che quella cosa, in qualche modo torna fuori. perchè siamo noi.
            io la vedo così.

            un esempio: rem da piccolo faceva sicuramente il giornalino…;-)

            1. non ho mai fatto il giornalino e quando devo scrivere per lavoro mi vengono i sudori freddi… per cui questa cosa del blog non so esattamente da dove sia uscita.
              In compenso non ero per niente un rompiballe: è una qualità che ho sviluppato col tempo ed è in costante crescita.

                  1. Confermo anch’io il rompiballe, dopo anni e anni di studi insieme…un giorno tirerò fuori i libri di tecnica delle costruzioni e ci faremo due risate ;)

                    1. io li ho bruciati tutti, meglio non lasciare in giro prove compromettenti…
                      (per me tecnica delle costruzioni è e riarrà sempre un mistero, tipo i cerchi nel grano, le piramidi maya e i frigoriferi)

                      1. Ma no dai, una delle esperienze più divertenti della mia vita! Ti sei dimenticato quando Stefania ebbe una crisi isterica nella fase “risata convulsa- sbatto la testa sul tavolo- scoppio a piangere”???

                        Poi ovvio….senza te quell’esame non sarebbe stato lo stesso, avrei fatto prima a decifrare geroglifici nelle piramidi….

            2. quindi non si tratta di piano b e nemmeno di piano a ma quello che intendi tu è il vero PIANO (non l’architetto), a seguire poi, gli altri, a, b, c, … son tutti corollari

              1. se sei bravo, tutto quello che fai diventa parte, corollario, appendice, variazione di quello che ti piace fare.
                il contrario non funziona, o diventa solo fonte di frustrazione.
                (forse non sono stato chiaro ma non voglio passare il resto della giornata a cercare di capirmi, nè vorrei che nessun altro lo facesse, per cui prendiamo questa affermazione come un di quei messaggi da biscotto cinese, in cui l’importante è il biscotto, non il messaggio – mi sto incartando…)

                1. io, siccome che sono bravo, ho capito (anche perchè hai detto -meglio- quello che avrei voluto dire io)

    3. comunque, volevo dire, a ele, che questi non sono “piani B”, nel senso che per me il piano b è quello di riserva, quello che ti offre la scappatoia.
      Questi sono fondamentalmente progetti in cui il tuo talento diventa anche occasione di entrate economiche.
      Non devi abbatterti a vedere questi lavori, anzi, ti deve venir voglia di prendere l’esempio da loro, e quando parlo di esempio non mi riferisco alle loro creazioni, ma alla loro intraprendenza, passione, grinta, sensibilità e ironia. Sono queste le cose che ti devono ispirare e valgono per qualsiasi cosa tu voglia intraprendere.

        1. io ancora non ci capisco niente nè di fb nè di twitter, ma forse è meglio così, sia per me che per tutti voi.

          1. un giorno senza collegarsi e trovo tutte queste novità. social-ism is the new modernism…
            “hai quello che ti serve? voglio che il nostro marchio sia dovunque. tutti devono sapere che i Guerrieri sono passati di qui.” diceva Cleon

            a parte ciò altro post super. bravissime/i tutte/i voi.
            e poi questi incontri hanno un’aria così intima, le foto sprigionano profumo di biscottini appena sfornati. bravi

            1. devi essere un po’ raffreddato, non è profumo di biscottini ma di pane appena sfornato.
              social-ism mi piace molto, anche perché rivela una nuova, e forse più velata, ideologia.
              Ma chi è Cleon?

              1. la citazione è tratta da “I guerrieri della notte”
                e ci sarebbe da dire a Silvia che la parole magnetiche sono proprio un’idea bellissima (dov’è che si trova il foglio magnetico da ritagliare?)

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