martedì 23 febbraio 2010

Fattori psicologici nel trapianto di cuore: quali i predittori di outcome avversi?


Alcuni report suggeriscono una correlazione tra lo scarso adattamento psicologico alla condizione di trapiantato di cuore e l’accresciuto rischio di outcome clinici avversi. Nonostante le implicazioni prognostiche e terapeutiche dell’argomento sul tema mancano ancora adeguati studi empirici.

Una ricerca italiana, pubblicata sulle pagine di Transplantation, analizza in maniera retrospettiva il valore predittivo di un set di variabili psichiatriche e psicologiche raccolte sia attraverso questionari di autovalutazione, sia attraverso un’osservazione di medio periodo condotta nei sei anni post-trapianto.

Lo studio, realizzato presso l’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, ha preso in esame 95 pazienti trapiantatati di cuore indagandone lo stato di salute mentale e di benessere psicologico attraverso interviste strutturate (Clinical interview for DSM-IV, Diagnostic Criteria for Psychosomatic Research) e questionari dedicati. L’analisi veniva poi completata con l’inserimento di parametri socio-demografici e con la valutazione di alcune variabili cliniche quali insufficienza renale cronica, diabete, occorrenza di almeno un evento cardiaco, numero dei farmaci prescritti.Al principio dello studio 38 pazienti (40%) ricevevano una diagnosi di disturbo psichiatrico, classificato come da DSM-IV. Le diagnosi più frequenti erano quelle di disturbo depressivo maggiore (14,7%), e, a seguire, ansia generalizzata (6,3%), agorafobia (5,3%), disturbo d’adattamento (5,3%), sindrome ossessivo-compulsiva (4,2%), attacchi di panico (2,1%), fobia sociale (2,1%), ipocondria(1%). In 71 pazienti (74,7%) si osservava almeno un disordine psicomatico: irritabilità (34,7%) e demoralizzazione (31,6%) erano quelli a maggior incidenza.

Durante il periodo di studio 28 dei 95 pazienti (29,5%) morivano. Da analisi statistica le variabili psicometriche associate in maniera significativa a una minore sopravvivenza risultavano essere: depressione, mancanza di motivazione e di progettualità, aggressività/ostilità. Le tre variabili risultavano correlate ad aumento della mortalità per tutte le cause. Inoltre la presenza di sintomi depressivi risultava fortemente predittiva di rigetto acuto nei primi tre anni post-trapianto.

Alla luce di queste evidenze gli autori affermano che bisognerebbe agire con adeguati interventi psicoterapeutici e farmacologici sui fattori psichiatrici e psicologici che sono risultati fortemente influenti sulla qualità di vita in modo da migliorare gli outcome di medio e lungo periodo.



Bibliografia. Sirri L, Potena L, Masetti M. Psychological Predictors of Mortality in Heart Transplanted Patients: A Prospective, 6-Year Follow-Up Study. Transplantation, 2010

1 commento:

  1. convengo sull'utilità di assistere da vicino i pazienti già trapiantati, così come quelli in lista. Personalmente ritengo che un'attività di tipo ludico, come può essre la passione per il modellismo o collezionismo unità all'attività di club sia molto utile sia al trapiantato che a chi è in lista. Un'altra attività che penso sia utile è quella di sostegno sociale ai bambini ed ai giovani delle case famiglia. Le attività coi bambini sono molto gratificanti e donano il piacere del vivere quotidiano.

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