Il confronto genera conoscenza, libertà e democrazia. L'indifferenza e l'ignoranza generano corruzione e malgoverno. Il dogma e il pregiudizio ideologico generano integralismo e conflitti.

venerdì 12 agosto 2011

I TIRATORI DI BAKWA

(Questo post è tratto dal diario Afghanistan Felix pubblicato sul sito di Facebook della rivista TACTICAL NEWS MAGAZINE tra il 16 luglio ed il 10 agosto 2011- Per gentile concessione dell'Editore)

   
foto: Giuseppe Lami

Scusate ma oggi sono sul polemico spinto, se siete buoni d’animo cambiate post! Innanzitutto io e Giuseppe siamo reduci da una scorta ad una colonna di oltre 200 mezzi che ha avuto come start line la nostra sveglia alle 4 di mattina a Bakwa e la end line alle 23 quando  abbiamo raggiunto  Farah e ci siamo buttati su una cosa polverosa  che qui chiamano branda. Ho perso inoltre i miei occhiali e le mie dita, leggiadre come hot dog, si ingarbugliano sulla  tastiera del note book il cui schermo è una cosa luminosa e annebbiata piena di polvere, come del resto tutto qui.  Chiaro?  Avete copiato il mike dello scenario odierno? Bene, allora procediamo  con il nostro diario.

La notte a Bakwa ti addormenti a pelle di leone per il caldo, la fatica ed i disagi (parlo naturalmente di me che sono, come dire, leggermente vintage) accompagnato dal suono di armi automatiche. Non ci fa caso nessuno ed anche noi ci siamo abituati.  Sono i militari afghani dell’ANA che hanno  il campo confinante con il nostro e nel dubbio, quando qualcosa non li convince, prima sparano...

 
foto: Leonardo Arenare
Quando  la situazione diventa più complessa ed il sofisticato sistema di difesa del campo lo ritiene  opportuno intervengono  i ragazzi del plotone mortai che sparano un colpo di 120. In questo caso anche se vuoi dormire e continuare a fare l’indifferente non ci riesci. La terra trema anticipata da un tonfo sordo come se fosse colpita da una locomotiva lasciata cadere da un centinaio di metri di altezza e dentro la tenda quintali di polvere,  annidati dovunque,  per il contraccolpo  si spandono per l’aria. Se il mortaio non basta scatta l’allarme e smadonnando ci si ritira dentro i rifugi. A quel punto, prima di sparare raffiche di mitragliatrici  di tutti i calibri, sulle altane arrivano i tiratori scelti. Il loro compito è quello di dissuadere con un tiro selettivo i “tango” nottambuli che approfittano della notte per spargere di IED la zona circostante la base. Questa massa variegata di delinquenti  comuni e di “illuminati dal verbo di Allah” sanno che  gli IED  sono la loro unica arma efficace per quanto vile e subdola.  Poveretti, vanno capiti! Tutte le volte che hanno provato  ad ingaggiare uno scontro diretto con i nostri  le hanno prese di santa ragione, scatenando urla di dolore  tra i loro sostenitori  italiani,  con cui hanno in comune il tumore del dogma e l’odio preconcetto per l’Occidente; ma di questo avremo occasione di scrivere nel dettaglio sulle pagine della rivista, adesso torniamo a Bakwa sotto un ipotetico attacco.

Per un raggio di diversi chilometri la zona che circonda la base è identificata da precisi target e settori di tiro. Sulla testa della  base un pallone frenato controlla con camere termiche e altre diavolerie elettroniche  alla star trek cosa succede.
 

Foto: Giuseppe Lami

I tiratori scelti, anche di notte, raggiungono  le loro postazioni  e identificati i loro bersagli  decidono di intervenire con il Barrett M107 cal. 12,7 (che botto ragazzi!)  o con il Sako .338 Lapua Magnum che sarà più “piccolino” ma anche lui mi dicono fa tanta “bua”.  Il puntatore traguarda il target (già identificato da una serie di rilevamenti precedenti)  e il tiratore spara, infilando i suoi copi in “sagome virtuali” che vanno dai 25x25 cm di ingombro in su, a seconda della distanza. Periodicamente  il team riverifica i target sul terreno sparando alcuni colpi. Se poi nel caso di un tentativo di disturbo o di allocazione di un IED  i “tango” dovessero insistere e non si fanno “intimidire” dai colpi di dissuasione  dei tiratori la situazione diventa “politicamente scorretta” ed il fuoco da selettivo  e intimidatorio diventa di neutralizzazione che è un modo “politicamente corretto” per dire che i nostri fanno la “bua finale” a quegli “eroici difensori della libertà" con grande dispiacere dei pacifinti nostrani!

Antonello Tiracchia*, Bakwa, Task Force South-East - agosto 2011 
*Inviato di Tactical News Magazine in Afghanistan

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