Ho una cosa in comune con Richard Feynman

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Chi l’avrebbe mai detto, visto che parliamo di uno dei pochi possibili candidati al titolo di “secondo maggiore fisico del XX secolo”? Lo apprendo – e subito sono felice come una Pasqua – da Lawrence Krauss, fisico di fama e autore di L’uomo dei quantibiografia di Richard Feynman (ma anche di La fisica di Star Trek, che molti dei lettori di questo blog tengono sicuramente sul comodino). Non sono in grado di rendere giustizia con un post alla figura di Feynman, grandissimo uomo di scienza e autore di un corso di fisica originale e spesso impervio, venduto e ristampato come un best-seller, oltre che di numerosi testi di divulgazione e di intrattenimento intelligente. Per lui sono nati dei neologismi, a lui hanno dedicato francobolli e – ma guarda un po’ – su di lui sta arrivando un libro a fumetti.
L’estro e l’anticonformismo di Feyman, nonché la sua suprema allergia al dogma, erano leggendari e non solo perché suonava i bonghi (una vera manna per i giornalisti: non c’è niente come il folklore per evitare di fare informazione scientifica seriamente; figuriamoci poi se uno scienziato di fama – e quindi eccentrico per definizione – i bonghi li suona anche da non più giovane, strillando gioiosamente come un vecchio hawaiiano nel giorno di festa): probabilmente il giovanissimo e già geniale Feynman era stato vaccinato contro il fascino dell’autorità dalla frequentazione dei giganti del Progetto Manhattan, teatro di scontri fortissimi tra i vertici militari e la comunità dei ricercatori, fisiologicamente aperti allo scambio di idee (gente come Léo Szilàrd, Robert Oppenheimer, Enrico Fermi, Hans Bethe, Edward Teller, John Von Neumann). Facendosi notare da subito per un’autonomia di giudizio e un atteggiamento iconoclasta nei confronti di ogni forma di verità precostituita che lo accompagnò fino agli ultimissimi giorni (celebre la sprezzante analisi dell’incompetenza a cui addebitò il disastro del Challenger).

E sì, Richard Feynman aveva una cosa in comune con me (non trovate anche voi che detto così suoni divinamente?). Krauss racconta infatti che Feynman detestava percorrere due volte la stessa strada e cercava sempre nuovi percorsi per andare da casa all’istituto e viceversa, anche quando si trattava di fare interi chilometri.
Una cosa piccola piccola ma che ho trovato commovente, rivelatrice com’è della necessità di Feynman di vedere ed esperire cose sempre nuove o – ancora meglio – di trovare punti di vista nuovi e diversi sotto cui vedere quelle già note.
Mi ha ricordato lunghe camminate appenniniche sopportate di buon grado pur di non rientrare usando lo stesso sentiero dell’andata, alla ricerca di un fatidico “anello” lungo cui tornare a casa vedendo a ogni passo  paesaggi e scorci sempre diversi.
Fortuna che quella volta, dalle parti della Raticosa, la pensava così anche quel grosso cinghialone e se n’è tornato a casa pure lui.

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2 Risposte to “Ho una cosa in comune con Richard Feynman”

  1. Luca Says:

    Un corso di Fisica spesso impervio? Ma se e’ chiarissimo… ;->

    Su Youtube ci sono due interessanti (e divertentissimi) ricordi di Feymann:http://www.youtube.com/watch?v=hpjwotips7E

  2. Luca Says:

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