Caratteristiche geologiche, geomorfologiche ed idrogeologiche delle cave di Casei Gerola
Il territorio in esame è di origine alluvionale, di età quaternaria recente. I depositi dei terreni che si trovano sono derivati dai sedimenti abbandonati dal Torrente Curone e dal Fiume Po, durante le più recenti fasi geologiche. La copertura alluvionale risulta costituita da una successione verticale a granulometrica decrescente dal basso verso l’alto (ghiaia, sabbia, argilla, limo), in relazione alla capacità di trasporto della corrente fluviale, poggiante sul basamento pliocenico raccordato con i rilievi appenninici.
In questo contesto generale, la porzione di pianura occupata dal Parco è caratterizzata da una successione litologica costituita, partendo dalla superficie:
1) da argilla limosa, fino a 5.5-7.0 m di profondità. Questo livello risulta pressoché obliterato nelle aree a cava; 2) da limo sabbioso, da 6.0 m, comunque al livello precedente, a circa 7.5 m; 3) da sabbia, sabbia e ghiaia acquiferi a 30-35 m circa, poggianti su un livello continuo argilloso spesso alcuni metri; 4) seguono alternanze di depositi dello stesso tipo dei punti precedenti fino a circa 120-150 m di profondità.
Il livello di depositi fini che costituisce i primi 5-7 m di profondità rappresenta la porzione di interesse per lo sfruttamento dell’industria dei laterizi. I minerali argillosi rilevanti in questa ottica sono l’illite, la smectite e la kaolinite.
La geomorfologia della zona a Parco è rappresentata, come detto sopra, da forme di cava a fossa, scavate per l’estrazione dell’argilla. Il fondo delle cave, generalmente subpianneggiante, è a quota inferiore di circa 5-7 m rispetto al piano di campagna. Le cave sono inserite nel contesto di un territorio di pianura con quote originarie del piano di campagna che vanno da circa 77 m s.l.m., nel settore meridionale e occidentale, a circa 75 m nella zona settentrionale.
L’idrologia della zona è rappresentata principalmente dal Torrente Curone, posto circa 500 m ad Ovest del Parco, con alveo incanalato artificialmente. Il drenaggio superficiale è assicurato dalla presenza di fossi colatori che si raccordano ad un sistema di canali posti a valle, nel comune di Silvano Pietra. I canali principali sono il Fosso Vallazza, Roggio Botticella e La Roggia Viva della Mensa. Questi canali sboccano direttamente nel Fiume Po.
Idrogeologicamente, una successione litologica come quella descritta precedentemente porta alla costituzione di una falda idrica nei sedimenti più grossolani, sigillati dagli orizzonti impermeabili argilloso-limosi sovrastanti e, conseguentemente, alla formazione di una falda in pressione, come schematizzato nella figura a fianco.
Locali eteropie tra sedimenti argillosi e sedimenti sabbioso-ghiaioso all’interno dello strato più superficiale creano le condizioni per la genesi di locali falde sospese.
Recupero ambientale
L’attività estrattiva è sempre accompagnata dallo studio delle tecniche di ripristino e recupero paesaggistico; inoltre, è stato osservato a ragione, che il miglior recupero ambientale nasce già da una corretta coltivazione, condotta con buona tecnica e secondo un idoneo progetto.
Per ripristino ambientale non deve intendersi necessariamente la restituzione dell’area escavata allo stato originale, bensì il suo inserimento nell’ambiente circostante e deve costituire una normale fase operativa del lavoro estrattivo. Nelle singole cave dovrebbero necessariamente venire attuate tipologie di intervento direttamente connesse alla specificità degli ambienti. Le opere di restauro delle aree escavate, oltre a costituire una normale fase operativa del lavoro estrattivo, dovrebbero essere realizzate, per quanto possibile, parallelamente ai lavori di escavazione e non rimandate al termine della coltivazione. La scelta del tipo di restauro è condizionata da vari fattori fra i quali: la coltivazione adottata, l’ampiezza e la profondità degli scavi, le caratteristiche dei materiali rimasti in posto, la presenza d’acqua e le sue possibilità di ricambio, la vicinanza a centri urbani, a strade di grande comunicazione o a località di interesse paesaggistico ecc.
Ciò premesso, le aree recuperate possono essere destinate: 1) ad attività agricole; 2) alla riedificazione di ecosistemi attraverso il rinverdimento e il rimboschimento; 3) alla creazione di aree faunistiche, ricreative, parchi naturali o giardini; 4) all’insediamento di nuove aree di sviluppo industriale, commerciale o artigianale.
Il Parco Naturale Le Folaghe di Casei Gerola rientra nel tipo 3. Esso consiste di cave di argilla ormai dismesse, le più profonde delle quali, allagate dall’acqua di falda, sono diventate dei laghetti attorno ai quali nidificano numerose specie di uccelli acquatici: tuffetti, germani reali, mestoloni, marzaiole, moriglioni, aironi rossi, svassi maggiori, tarabusini e ovviamente folaghe.