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giovedì 29 settembre 2011

PALAS CEREQUIO nel cuore della zona del Barolo. Una grande realizzazione firmata Michele Chiarlo


Un'iniziativa importante, non solo per la zona del Barolo ma per tutto il Piemonte. Questa nuova struttura ricettiva diventa un punto di riferimento  per il turismo internazionale legato ai grandi vini ed ai loro territori. Si troveranno, oltre al Barolo firmato da Michele Chiarlo anche quelli dei più noti produttori dei vari "crus" che costituiscono il fiore all'occhiello del celebre vino piemontese, esportato in tutto il mondo.

Fondendo tradizione e moderne tecnologie, la Michele Chiarlo ha ristrutturato un’antica borgata nel cuore del Barolo, realizzando un Palas con diverse suite dotate di tutti i confort per il benessere fisico e interiore. Un “piccolo mondo” immerso nei vigneti che celebra ed esalta la cultura del prestigioso vino italiano, in cui potersi ritrovare e regalare momenti di puro piacere.

IL LUOGO
Vigneti a perdita d’occhio, pace e la tranquillità di una terra che nasconde i suoi beni più preziosi tra i filari delle silenziose colline. Tradizione, vocazione e l’operoso lavoro di generazioni di contadini. Sono questi gli ingredienti che hanno plasmato e riempito di vita uno dei luoghi più vocati al mondo per essere la culla di un grande vino italiano: il Barolo. Una terra dove tutto è concepito per essere vissuto e assaporato con calma, e il cui cuore millenario e vivo, a La Morra, ha un nome preciso: Cerequio.

IL CAVEAU
Non poteva che essere questa borgata, quindi, costituita da pochi fabbricati inseriti in un tipico contesto agricolo delle Langhe, il luogo in cui, da qualche anno, ha trovato casa il Caveau di Cerequio, vera e propria “banca” del Barolo. Qui sono conservate oltre 6000 bottiglie, divise in lotti, che ripercorrono la storia del Barolo dal 1958 a oggi, protette da un ambiente a temperatura e umidità controllata che ospita anche la collezione di grandi misure (storici Magnum e Jeroboam), la storia del Barolo con il Libro del Fantini e la campana di Cerequio.

IL PALAS CEREQUIO
A proseguire e completare il discorso iniziato con il Caveau, arriva, oggi, il Palas Cerequio.
Il nome, “Palas”, è un termine piemontese che indica il “palazzo di lusso”, e la reinterpretazione che ne è stata fatta a Cerequio ha mirato a creare un sito di cultura delle Langhe, in cui il vino è il protagonista silenzioso che accompagna gli ospiti in un viaggio verso il benessere e l’interiorità.

LA VITA
Immersi in un mare di generosi vigneti, i tre fabbricati di antica origine agricola che lo compongono sono stati completamente ristrutturati mantenendo da un lato la loro originaria vocazione, come segno tangibile di appartenenza a un territorio e di riconoscenza verso chi da sempre lo abita con operoso rispetto, dall’altro aprendosi all’avvenire e alle nuove tecnologie. Delicatezza e rispetto sono state le parole chiave del progetto, che non ha voluto appesantire di irriverenti segni ciò che la natura ha così magnificamente costruito.
L’ambiente è valorizzato al massimo attraverso l’uso di luce, tecnologia e materiali primari, elementi che fanno da contesto a un mondo fatto di piaceri, armonie, sensazioni e giochi di equilibrio ed emozione; nel rispetto di una natura e una tradizione che rimane il punto focale da condividere con l’ospite, coinvolgendolo.

PASSATO
Di questo connubio antico e sempre nuovo, il passato è rappresentato dal palazzo padronale di Palas Cerequio, risalente al 1781 e viva testimonianza delle linee forti ed equilibrate del barocco piemontese. In questo contesto sono state ricavate quattro suite (con superfici dai 36 ai 60 mq), ognuna composta da zona giorno, zona notte, area welness e servizi. Tradizione e natura si fondono a innovazione e tecnologia negli ampi spazi con i pavimenti in graniglia lavorata e nelle pareti rivestite in boiserie, creando un’atmosfera avvolgente che mette l’uomo al centro. Bagno turco, vasca, doccia e area relax soddisfano tutte le esigenze degli ospiti, siano esse di carattere fisico o interiore, cullandoli con proiezioni emozionali che interagiscono sia con l’ambiente interno sia esterno: una sorta di continuità nella suite delle meraviglie che la natura del territorio circostante è capace di offrire.

FUTURO
Il futuro si sviluppa, poi, negli altri due fabbricati, uno originariamente adibito a ricovero di attrezzi agricoli, l’altro destinato a deposito. Anche qui sono state realizzate delle unità abitative (di 58 mq, impostate su due livelli) che mantengono i tratti architettonici originali, essenziali ma avvolgenti e mai distaccati, integrandoli con materiali di impronta moderna attinti dal territorio. Il pavimento è in pietra di Luserna e alcune porzioni di pareti sono realizzate in mattone vecchio recuperato dalla ristrutturazione della Borgata. Anche qui bagno turco, sauna, vasca idromassaggio e doccia sensoriale creano un “micro-mondo” in cui immergersi per sanare le esigenze del corpo e della mente, mentre le immagini che scorrono sul muro riportano emozioni di elementi naturali, quasi come se in essi si fosse fisicamente immersi.
Nel secondo fabbricato è stato recuperato anche il piano terreno per realizzare un locale a uso cucina, reception e ritrovo per gli ospiti.
All’esterno, l’intervento ha previsto anche la dotazione di una piscina a sfioro, e di un giardino di spazi disegnati con fiori, piante ed essenze che sembrano crescere naturalmente con elementi quali le “Topie” , pergole che creano zone di luci e ombre.
Molta attenzione è stata data, fin dalla fase progettuale, al risparmio energetico, con l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda, e pompe di calore a gas GPL per il riscaldamento e raffrescamento dei locali.

I CRU
Il legame con il territorio, segno distintivo del lavoro che da sempre Michele Chiarlo porta avanti in ogni sua iniziativa, è ribadito, infine, anche dai nomi scelti per ciascuna suite di Palas Cerequio, ovvero quelli dei Crus di Barolo: Cerequio, appunto, ma anche Cannubi, Brunate, Vigna Rionda, Rocche, Bussia, Villero, Ginestra e Rocche dell’Annunziata. A rappresentare e ribadire il connubio perfetto che mira a coinvolgere e soddisfare ogni senso degli ospiti, i Cru di Barolo sono rappresentati, all’interno delle suite, dai quadri di Giancarlo  Ferraris, mentre, per toccare con mano i frutti della terra che circonda a perdita d’occhio le camere, ci sono le grandi bottiglie dei migliori produttori provenienti da ciascun Cru.
Per il Cerequio, vero e proprio “padrone di casa” del Palais, le bottiglie sono firmate da Chiarlo, Boroli, Damilano, Voerzio, Gaja e Batasiolo.
Gli ambasciatori del Cru Cannubi, invece, sono Sandrone e Giuseppe Rinaldi, mentre per il Cru Brunate sono Elio Altare e Marcarini.
Massolino e Pira firmano le bottiglie di Vigna Rionda; Ceretto e Brovia quelle del Cru Rocche, Aldo Conterno e Prunotto del Cru Bussia.
Al Cru Villero danno lustro i prodotti di Vietti e Cordero di Montezemolo, così come fanno quelli di Ratti e Conterno Fantino per il Cru Ginetra.
A Ratti e Paolo Scavino, infine, spetta il compito, di rappresentare al meglio il Cru Rocche dell’Annunziata

Tutte le informazioni, tariffe, filmati e fotografie sul sito
www.chiarlando.it

PALAS CEREQUIO galleria fotografica

martedì 27 settembre 2011

Si chiama "Canelli" il nuovo dolce dedicato al Moscato creato da Luca Montersino

Presentato in anteprima domenica scorsa alle Cantine Contratto, in occasione della manifestazione “Canelli: la Città del Vino”

La città  spumantiera  può vantare un nuovo e  squisito dolce a lei dedicato. Si chiama infatti “Canelli” ed è stato appositamente creato dal celebre pasticcere Luca Montersino, che lo ha presentato in anteprima,domenica  25 settembre, presso le Cantine  Contratto, in occasione della manifestazione “Canelli: la Città del Vino”.
Il dolce è  dedicato al Moscato, vitigno principe del territorio. La ricetta  è  a base di una mousse di moscato, aspic di fichi e pesche con un fiocco di cioccolato al latte.
La novità ha subito incontrato l’entusiasmo dei numerosi visitatori che affollavano le storiche cantine di Via G. Giuliani. Una squisitezza (nella foto sotto) che aiuterà i golosi ad addolcire la vita nel migliore dei modi, perfetta amalgama di ingredienti , esaltata dalla creatività di Montesino.
Ad inizio novembre, in occasione della Fiera Regionale del Tartufo, "Canelli" sarà nuovamente a disposizione con il suo autore, ospite d'onore della manifestazione.

Luca Montersino è pasticcere di fama internazionale. Nato  nel 1973,  vive ad Alba con la moglie che lo affianca nell’attività.  Dal 2001 a fine 2004 è stato Direttore dell'Istituto Superiore di Arti Culinarie "Etoile" di cui ancora fa parte come Docente di Pasticceria dolce e salata. Alla fine del 2004, ispirato dal suo istinto e dalle sue convinzioni circa la necessità di un recupero dei valori e degli ingredienti genuini della pasticceria di qualità, crea ad Alba "Golosi di salute", la prima pasticceria salutistica.
Il successo è enorme e viene subito scelto  dalla RAI per la trasmissione "La prova del cuoco".  Montersino è anche  autore di numerosi libri di cucina, molto curati nelle immagini e nei contenuti, ha aperto mel frattempo  pasticcerie in tutto il mondo ( Tokjo,New York ), oltre  a quella di "Eataly" a Torino, dove riscuote puntualmente un grande successo di pubblico.Recentemente è passato alle trasmissioni gastronomiche di Sky

martedì 20 settembre 2011

Il 27 settembre esce “IO NON SONO GIUSEPPE VERDI”, il disco d’esordio di ANDREA GIOPS

                                                                   Andrea Giops

Una piacevole sorpresa questo debutto discografico di Andrea Giops, volto biricchino e voce di bella personalità.
"Mai più" è una canzone ben strutturata, sia nella parte musicale che nel testo, non banale ed al tempo stesso immediato. Motivo e ritornello sono orecchiabili, il che non guasta affatto per un interprete che molti accostano al''indimenticato Rino Gaetano e scusate se è poco.....in ogni caso questo brano mi piace e vi invito ad ascoltarlo con il video clip che trovate  in  fondo, realizzato anch'esso con buona professionalità e con quella dose di simpatia che di questi tempi fa piacere. Credo che sentiremo ancora parlare di questo interprete, che per altro ha già un curriculum di tutto rispetto e ha attirato l'attenzione di molti personaggi importanti della musica leggera italiana, a cominciare da Dori Ghezzi con "Nuvole Production" , etichetta creata da Fabrizio De Andrè, che per me rimane un punto di riferimento imprescindibile nella storia della canzone d'autore.  

Attualmente in radio il primo singolo “MAI PIÙ”

 Il 27 settembre esce “IO NON SONO GIUSEPPE VERDI”, il disco d’esordio di ANDREA GIOPS prodotto da Nuvole Production, l’etichetta voluta da Fabrizio De André e diretta da Dori Ghezzi. Per la prima volta, dopo numerose pubblicazioni dedicate al grande e indimenticabile De André, Nuvole Production sceglie di credere in un artista lontano dal mondo del cantautore genovese e di produrlo avvalendosi di un team di professionisti di cui fa parte anche Luvi De André. Attualmente è in rotazione radiofonica “MAI PIÙ”, il primo singolo estratto dal disco.
L'etichetta Nuvole Production nasce nel 1990 e fino ad oggi ha pubblicato esclusivamente raccolte di Fabrizio De André, alcune delle quali di notevole successo, come “In direzione ostinata e contraria” volume 1 e 2.  Ha pubblicato inoltre il video del famoso concerto che De André tenne, nel febbraio 1998, al Teatro Brancaccio di Roma, e il docu-film “Effedia”, curato da Teresa Marchesi.


Andrea Gioacchini, in arte ANDREA GIOPS, nasce a Melzo (MI) il 31 luglio del 1980. Muove i primi passi nella musica verso i 16 anni, imparando a suonare la chitarra e abbozzando arrangiamenti con il computer. A 20 anni crea la sua prima band sperimentando principalmente sonorità funky e rock.

Nel 2003 si avvicina alla musica reggae, in particolare a Bob Marley e alla musica giamaicana prodotta tra gli anni 70 e i primi anni 80. Con il demo Face The Music, cantato in lingua inglese e distribuito gratuitamente in internet, esordisce nel mondo della musica. Grazie a questo primo lavoro, e al successivo Natural Born Natty (prodotti insieme ad Alessandro Soresini, noto batterista della scena reggae italiana), Giops viene in contatto con grandi personaggi della musica reggae internazionale come the Wailers. La band giamaicana rimane colpita dalla sua interpretazione e concezione della musica reggae (denominata “roots” dagli appassionati), inusuale per un italiano, ed incuriositi invitano Andrea ai loro concerti in Italia.  In particolare Junior Marvin, storico chitarrista di Marley, prende a cuore la sua causa, e decide di dargli una mano indicandogli contatti discografici del circuito reggae internazionale. Nel gennaio del 2009 Giops decide di rimettersi in gioco e di avvicinarsi alla musica italiana. E, quasi per gioco, partecipa ai provini del programma televisivo X Factor dove viene notato da Morgan che lo sceglie come concorrente. X Factor lascia ad Andrea un forte bagaglio di esperienza e consapevolezze su se stesso, con le quali torna a concentrarsi sulla musica italiana. Quasi un anno dopo, nel dicembre 2009, viene proclamato uno dei vincitori di SanremoLAB, l'accademia del Festival di Sanremo, con un brano da lui composto ed arrangiato. Nel febbraio 2010 prende invece parte al progetto Ostinati e Contrari, spettacolo teatrale-musicale sulla poetica di Fabrizio De André organizzato dalla  ONLUS musico-terapica La Stravaganza che riceve un riconoscimento dal Presidente della Repubblica e una medaglia come premio di rappresentanza per la passione e l’impegno civile.





Il video di "Mai più"



giovedì 15 settembre 2011

Perché i giapponesi sono così bravi ad assaggiare?

Sempre interessanti ed originali le annnotazioni di Luigi Odello, del Centro Studi Assaggiatori di Brescia.

Questa volta l'argomento è curioso ed interesserà sicuramente i tanti produttori italiani che esportano nel Paese del Sol Levante. 


Se un giorno avrete a che fare con la formazione sensoriale di un gruppo di giapponesi vi accorgerete che giungono molto prima della media di altri gruppi a discriminare i campioni in base alle differenze sensoriali e alla collimazione sui valori espressi dal gruppo. In poche parole, giudizi discriminati e attendibili: giusto quello che si attende ogni panel leader.
A che cosa sono dovute queste performance superiori alla media? Dai primi elementi che emergono possiamo generare tre elementi di ipotesi: maggiore disciplina, maggiore attenzione interna, maggiore orientamento all’obiettivo.
Sì, i giapponesi sono disciplinati, credono in chi insegna e fanno esattamente quello che viene detto loro. Altre popolazioni di fronte a una richiesta si fanno mille domande: perché devo fare questo? Non c’è un modo migliore per farlo? Se provo a farlo così, cosa succede? Il giapponese no, per prima cosa prova a fare quello che gli si chiede e se non giunge al risultato ci riprova: non è suo abito mentale cercare responsabilità esterne ai suoi fallimenti.
E poi i giapponesi hanno una notevole capacità di rivolgere l’attenzione al loro interno. Cerchiamo di spiegarci: un italiano che deve valutare un parametro, si chiede per prima cosa qual è la risposta giusta, quindi l’attenzione è rivolta verso l’esterno, mentre un giapponese si chiede cosa sente e con quale intensità, portando quindi immediatamente la sua attenzione verso l’interno e riducendo di conseguenza il nefasto effetto distorsivo della razionalizzazione sulla risposta.
Ultima cosa, ma non di minore importanza, è il congenito orientamento all’obiettivo dei giapponesi, inteso anche in senso sociale. Il più ridotto individualismo di questa popolazione rispetto ad altre porta più facilmente alla formazione del gruppo nel senso intellettuale del termine.

mercoledì 7 settembre 2011

Tablet al posto del menu al ristorante. Ma è proprio necessario?


Domenica 4 settembre è stata inaugurata a Cocconato, nella sede storica dell'azienda vitivinicola Bava,  l’interessante mostra “Cent’anni di Menu. Il vino nel menu d’autore dalla lista cibaria al tablet”. L’esposizione, patrocinata dall’Accademia Italiana della Cucina e coordinata da Marianna Natale, rimarrà visitabile per tutto il mese di settembre, per informazioni telefonare allo 0141 907083.
Nel corso del dibattito sollecitato dal giornalista Sergio Miravalle,  con gli ospiti dell’inaugurazione, si è arrivati all’argomento di attualità: l’arrivo che si sta diffondendo sempre più nella ristorazione del “tablet” ovvero di un menu elettronico che applica le tecnologie di ultima generazione, sul quale si possono visualizzare in foto i piatti proposti, avere tutte le informazioni possibili ed immaginabili, compresi filmati sullo chèf e preparazione e naturalmente “girare” direttamente l’ordinazione alla cucina. Lo stesso aggeggio multimediale serve infine a presentare il conto. Una “rivoluzione” che chi ha i capelli bianchi come il sottoscritto  ed è abituato  da sempre ad un dialogo con i camerieri, ascoltando spesso i loro consigli, farà sicuramente fatica ad accettare. E’ stato giustamente  anche fatto rilevare che consegnare ai clienti questi “tablet” sottopone l’organizzazione del servizio al rischio concreto che molti di essi si mettano a “navigare” nelle informazioni proposte e finiscano per annullare l’ipotetico vantaggio di sveltire le operazioni della “vecchia” comanda, con tanto di notes sul quale scrivere l’ordinazione. E’ vero che in molte pizzerie è già diffuso da tempo un taccuino elettronico azionato dal cameriere, ma a confronto del tablet è già preistoria.
Personalmente  sono tra coloro che, per ragioni anagrafiche, si è trovato  non più giovanissimo, per necessità di lavoro  in primis ma anche per curiosità intellettuale, a confrontarsi con la rapidissima rivoluzione tecnico-elettronica ancora in atto  ed imparare prima a "manovrare" un computer e poi a cimentarsi con Internet. Tutte innovazioni, sia chiaro, che hanno cambiato ed agevolato notevolmente il mio lavoro di giornalista, che era iniziato negli anni '70  mandando fogli dattiloscritti ai giornali, poi inviandoli per fax che sembrava già un progresso incredibile e che ora è destinato al museo per arrivare ai giorni nostri in cui si invia in tempo reale a chi si desidera articoli e fotografie in tutto il mondo o si aggiorna questo blog. Questo per dire che non sono affatto contrario alle innovazioni, però a tutto c'è un limite ed io lo pongo nel pericolo ormai evidente di abolire quasi totalmente i rapporti diretti con gli altri esseri umani...e scusate se è poco. Il rischio di passare gran parte del proprio tempo "dialogando" con uno schermo è ormai palese, ma per cortesia lasciateci  liberi di fare domande a voce ed ascoltare risposte almeno al ristorante.
Già malsopporto tutti coloro che non riescono a fare meno per un paio d'ore del telefonino quando sono a tavola e  dopo squilli vari con suonerie  spesso ridicole, rendono note le loro conversazioni quasi sempre banali a tutti gli astanti, ora si rischia di entrare in un locale e vedere armeggiare "tablet" alla mano tutti gli avventori che impegnati nel cimento ovviamente non parleranno. E' proprio necessario?  E' anche venuto fuori nel dibattito che negli Stati Uniti ci sono locali che hanno già "incorporati" nei tavoli video, foto e menu da "sfogliare" passando un dito sullo schermo. Una sorta di "gioco" che probabilmente le giovani generazioni apprezzeranno molto, sperando che imparino anche a conoscere la differenza tra un fast-food  e la cucina di qualità.
In ogni caso. fin che ci sarà un ristorante che mi consegna il vecchio menu cartaceo ed in cui potrò chiedere informazioni al cameriere e poi congratularmi  di persona col cuoco/a se avrà soddisfatto il mio palato, frequenterò quello.

                                Roberto Bava presenta alcuni menu in mostra presso la cantina



 

lunedì 5 settembre 2011

ALTA LANGA Docg il Metodo Classico piemontese alla riscossa



Il momento di mercato è favorevole alle "bollicine" come ormai è di moda chiamare i vini spumanti in Italia. E' quindi il periodo giusto per rilanciare sia sul mercato interno che per l'export una produzione di Metodo Classico che storicamente è nata in Piemonte ad opera di Carlo Gancia nel 1860 e negli ultimi decenni ha registrato un appannamento di immagine e produzione a favore in particolare del Trentino e della Franciacorta.
Sono nato a Canelli a due passi da gran parte delle cantine storiche della città, posso quindi affermare di conoscere molto bene il Metodo Classico, il grande lavoro che comporta, ma anche la qualità superiore che riesce ad esprimere.
Questa progetto Alta Langa ha richiesto, come prevedibile, qualche anno di attuazione,  partendo dai vigneti fino alla lunga maturazione in cantina. Ora presenta tutte le caratteristiche per proporsi con le migliori credenziali ai mercati, a cominciare dalle  valide aziende che aderiscono al Consorzio, presieduto da Lamberto Vallarino Gancia.
Ho già avuto modo di degustare un buon numero di Alta Langa, constatando con piacere che il livello medio qualitativo non ha nulla da invidiare ai Metodo Cassico di altre zone.


Settembre ed Ottobre ricchi di importanti novità per il Consorzio tutela Alta Langa:
·                     Dal 9 al 18 settembre 2011 ad Asti si terrà la 45° edizione della Douja d’Or, nel Palazzo dell’Enofila ci sarà la Rassegna della Barbera e dell’Alta Langa: dalle 18.30 alle 23.30 i visitatori potranno degustare salumi, carni e formaggi del territorio in abbinamento all’Alta Langa DOCG.
·                     Domenica 18 settembre alle ore 21.00 presso il Palazzo dell’Enofila ci sarà una Serata di Assaggio dedicata interamente ad Alta Langa DOCG. Su prenotazione, si potranno degustare due abbinamenti: con i formaggi per sottolineare il forte legame con il territorio e con le ostriche, per mostrare la grande versatilità del prodotto e la raffinatezza.
·                     Dall’08 Ottobre al 13 Novembre 2011 il Consorzio sarà presente, per la prima volta, alla Fiera del Tartufo di Alba come sponsor. Dalle 9.00 alle 20.00 presso il Palatartufo, nel Cortile della Maddalena, i visitatori potranno scegliere fra un aperitivo a base di Alta Langa DOCG in abbinamento ai formaggi ed alle tome del Cuneese oppure, direttamente presso il nostro stand istituzionale, una degustazione comparativa fra tre diversi Alta Langa DOCG.

L’Alta Langa DOC
L’ambizioso progetto Alta Langa ha origini molto lontane: già dall’inizio dell’800 cominciava, sul mondo enologico piemontese, una curiosa voglia di produrre spumanti seguendo le esperienze di successo dei cugini d’oltralpe: grazie alla contiguità territoriale con le prestigiose zone di Borgogna e dello Champagne c’era una certa familiarità tra i rispettivi prodotti vinicoli. Fu proprio grazie all’ unione tra case storiche spumantiere e viticultori che, agli inizi del ‘900 prende il via l’idea del “Progetto Alta Langa”. E’il 5 Marzo 1990 la data in cui si è ufficializzata la produzione dello “spumante metodo classico Alta Langa”: presso la Camera di Commercio di Asti  sette case spumantiere  storiche presentano ai rappresentanti dei viticoltori ed all’Assessore Agricoltura delle Ragione Piemonte la loro proposta. Da allora, grazie alla proficua collaborazione tra industria e compagine agricola, l’Alta Langa metodo classico ne ha fatta di strada: nel 2002 ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di origine controllata ed ora sono in corso le pratiche per il passaggio alla Denominazione di Origine Controllata e Garantita per la vendemmia 2010. Oggi le case spumantiere sono diventate nove: Bera Valter, Cocchi Giulio Spumanti, Fontanafredda, F.lli Gancia, Germano Ettore, Giovanni Bosca Tosti, Martini & Rossi, Sella & Mosca e Vigne Regali.
Prodotto derivante da uve Pinot Nero e Chardonnay, può essere solo millesimato e coltivato in colline sopra i 250 mslm, possiede notevole ampiezza dei profumi e complessità: caratteristiche che si sviluppano grazie alla fermentazione che avviene per non meno di trenta mesi in bottiglia. Spumante estremamente raffinato, l’Alta Langa metodo classico è un vino che bene si adatta a molteplici occasioni: può accompagnare tutta la durata del pasto. Si può oggi degustare nella versione brut, rosè e ne vengo prodotte anche delle riserve più invecchiate solo nelle migliori annate
Alta Langa è il frutto dell’estremo rigore di coltivazione e produzione parte dal suo territorio d’origine e si propone di avere sempre più successo  in Italia ed all’estero grazie alla sue elevata qualità e produzione limitata a 50 ettari. A partire dall’annata 2008 potrà fregiarsi della Denominazione di Origine Controllata e Garantita.