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News Maggio 2012 “Padre Angelo La Salandra: una vita, una missione”
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“Padre Angelo La Salandra: una vita, una missione”

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News - Maggio 2012
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Troja, cineteatro “Pidocchietto” - Sabato 19 maggio 2012, ore 20:00 - Presentazione dell’edizione italiana del libro della prof.ssa brasiliana Maria do Socorro Coelho Cabral

Nel lontano Brasile, alle 20:20 del 7 dicembre 2000, rendeva la sua anima a Dio il comboniano padre Angelo La Salandra. Da noi era quasi il giorno dell’Immacolata, della quale p. Angelo era devotissimo. Era nato a Biccari il 29 marzo 1919 in una agiata e numerosa famiglia (14 figli, dei quali due religiose ed un sacerdote diocesano). Il genitore, Domenico, aveva fissato la sua residenza in quel comune avendo lì acquistato una proprietà agricola. Dopo quattro anni il loro rientro a Troja. Per questo motivo, per celia, il piccolo Angelo veniva appellato dai compagni “il biccarese”. Per la sua innata capacità nel discorrere, il padre, Domenico, pensava di farne un avvocato, ma non aveva fatto i conti con Bernardo Sartori, venuto dal nord per impiantare a Troja quello che diventerà un focolaio di vocazioni missionarie. Angelo si entusiasmava quando gli narravano le vite ed i sacrifici dei sacerdoti mandati in terra di missione “per insegnare la retta via del ciel”. Parlò ai genitori di questa sua convinta vocazione, ma fu accolto, per tutta risposta, da derisione perché era notoriamente insopportabile per le sue marachelle. Alla fine, però, si resero conto della sua irrevocabile decisione e pensarono di avviarlo al seminario diocesano dove già “studiava” il fratello Nicola. La vocazione di Angelo era, tuttavia, per la vita missionaria ed un giorno, in assenza dei familiari e con la complicità della sorella Teresa, si presentò a padre Sartori per diventare “comboniano”. Anche questa volta i genitori gli accordarono il consenso. Nel 1935 Angelo fu ammesso al noviziato a Vengono superiore (VA). Un anno dopo fu rimandato a Troja per seri problemi di salute. Rischiò di morire. Fu, di conseguenza, costretto a proseguire i suoi studi presso il seminario diocesano e ad appena 23 anni fu ordinato sacerdote l’8 dicembre 1942, data ricorrente nella sua vita. Don Angelo, però, non riusciva a dimenticare la sua vera vocazione e chiese più volte di essere avviato alle missioni.

Voleva fermamente diventare “padre Angelo”. Provò a sbarrargli la strada il santo vescovo Farina, che gli impose l’obbedienza ordinandogli di restare al suo posto occupato in diocesi. Poco dopo lo stesso mons. Farina lo autorizzò a partire: stava contagiando altri sacerdoti, uno tra questi don Urbano De Cesare, che si unì a don Angelo in un viaggio avventuroso, destinazione Firenze, per intraprendere il noviziato; i trasporti erano nel caos a causa della guerra da poco terminata. Dopo un anno e mezzo, a quasi 28 anni, don Angelo emette la professione di fede. Ora è diventato definitivamente e per sempre “padre Angelo”. Parte per il Portogallo, porta che l’avrebbe condotto in Monzambico. In Portogallo resta fino a 1959: a Canas de Santa Maria, Viseu, Caxias, e già sogna la vicina Africa. Non sa che l’Africa, invece, gli si allontana, perché i disegni di Dio per lui erano altri. Infatti la sua destinazione è il Brasile dove sbarca il 25 gennaio 1960. Sud Maranhao, missioni in Mirador, Sucupira, Candido Mendes, Sao Paulo ed, infine Sao Jose do Rio Preto dove si stabilisce definitivamente; qui, nel 58° anno dalla sua ordinazione sacerdotale, a quasi 82 anni, padre Angelo, il guerrigliero di Dio, così scherzosamente chiamato per il suo carattere, muore e qui, per sua volontà, riposerà per sempre nel locale cimitero di San Giovanni Battista. Nel ricco Brasile la popolazione soffriva e soffre grandi sofferenze per la mancanza di tutto. Padre Angelo, come Manzoni, andava ripetendo: “Dio non abbandona mai i suoi figli che confidano in Lui, anche se qualche volta permette che siano tribolati”. Agli infermieri, come padre Pio, raccomandava, col suo esempio, di servire i malati con dedizione ed amabilità, come se servissero Gesù Cristo. Una volta gli avevano chiesto se non temeva per la sua vita nei difficili e pericolosi luoghi della sua missione. Lui, indicando la coroncina del Rosario, rispose: “Ho sempre con me il mio revoler da 50 colpi”. Tanti altri importanti episodi hanno caratterizzato la vita missionaria di padre Angelo. Chi desidera approfondire, può consultare il libro di Maria do Socorro Coelho Cabral dal titolo “P. Angelo La Salandra: una vita, una missione” ricavato dal diario di padre  Angelo. Nel 2001 la prima edizione fu pubblicata in Brasile in lingua portoghese. Il 19 maggio  2012 alle ore 20:00 il libro, nella sua traduzione italiana, verrà presentato a Troja nel cine-teatro “Pidocchietto”.


Riferimenti:

- “Il guerrigliero di Dio: Angelo La Salandra, missionario in Brasile” di padre Lorenzo Gaiga - edizione EMI 2001.

- “P. Angelo La Salandra: Il guerrigliero di Dio”. In “Aria di Troia”, pg. 6 del numero di dicembre 2010.

- http://www.donvitaliano.it/?p=49

http://www.padreangelo.com/

 

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