Il cuore delle indagini sui delitti eccellenti e le stragi Falcone - Borsellino si va sempre più delineando nel sistema illecito di spartizione degli appalti. La regia unica composta da mafiosi, politici e imprenditori è rimasta impunita sino a metà degli anni Novanta. In un'aula di giustizia, la Procura di Palermo è riuscita a provarla solo nel 1997, grazie alle dichiarazioni di Angelo Siino. Tutti gli altri pentiti, o presunti tali, prima di lui, avevano sapientemente nicchiato: "I pochi disponibili a fornire utili informazioni all'autorità giudiziaria hanno da sempre limitato il proprio contributo conoscitivo al versante della corruzione politico-amministrativa", hanno denunciato i procuratori di Palermo nelle carte delle loro indagini. (Ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Palermo Renato Grillo nei confronti di Buscemi Antonino più 9, il 2 ottobre '97, p. 9). "Hanno tentato di accreditare una visione generale del fenomeno dell'illecita gestione delle gare d'appalto in Sicilia in tutto analogo a quello di altre regioni d'Italia. Tale ricostruzione rispecchia certamente una parte della realtà - rilevavano - ma pone in ombra il pregnante ruolo svolto da Cosa nostra".

Era stato Siino, nell'86 a proporre al gotha di Cosa nostra di mettere ordine nella gestione degli appalti, di costituire un metodo. Per coordinare al meglio l'attività dei politici amici - tanti -, degli imprenditori e dei mafiosi. Totò Riina lo nominò così suo ministro dei lavori pubblici. Ma due anni dopo Bernardo Provenzano faceva dire in giro che Siino era un chiacchierone e un poco di buono. Meditava già di toglierselo di mezzo. Per mettere nuovo ordine. A modo suo: un amico di don Bernardo, "un politico nazionale di grande rilevanza di cui non fu fatto il nome - ha rivelato Angelo Siino da pentito (ordinanza citata, p. 55) - avallò la riunione che si tenne nell'88 negli uffici della Calcestruzzi Spa, di via Mariano Stabile, a Palermo".
Sarebbero stati presenti gli imprenditori Filippo Salamone e Antonino Buscemi nonché il rappresentante del gruppo Ferruzzi in Sicilia, Giovanni Bini. Così nasceva il "tavolino" degli appalti. Il tavolino voluto da Provenzano per meglio controllare gli appalti pubblici in Sicilia. All'incontro, Giuseppe Lipari, nominato nuovo ministro dei lavori pubblici al posto di Siino, non si fece vedere. Ma il suo ruolo era ben presente a tutti gli intervenuti.

Il pentito Giovanni Brusca descrive don Binnu attento a prendere appunti su un databank elettronico: con certosina pazienza annotava e spartiva i nuovi affari (Deposizione al processo "Grande Oriente", udienza del 12 dicembre 2000).
DOCUMENTI
Dall'ordinanza "Mafia e appalti" del gip di Palermo Renato Grillo nei confronti di Buscemi Antonino + 9 (2 ottobre 1997). Il processo si è già concluso in primo grado, alla Sesta sezione del tribunale di Palermo (pm Maurizio De Lucia e Gaspare Sturzo). La suddivisione in paragrafi è redazionale, per una più agile lettura.
Inchieste e processi.
Dalla guerra di mafia a Tangentopoli
I primi pentiti
Il ruolo di Angelo Siino
Il metodo della spartizione
Lo sviluppo delle indagini
Il ruolo di Filippo Salamone. Il gruppo Gardini e i boss Buscemi.
 

Dal processo "Mafia e appalti" denominato "Trash", la requisitoria del pubblico ministero Nino Di Matteo. - Parte prima

 

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