2007

mercoledì, gennaio 31, 2007

in punta di blog

Colti sbagli è l’eccelente blog di Matteo Pelliti (giocatore). Lascio alle sue parole la presentazione.

“Colti sbagli” è uno degli anagrammi possibili di “Tiscali Blog“, la piattaforma di pubblicazione di weblog che ho utilizzato dal luglio 2003 al dicembre 2006 con il blog “Colti sbagli da Maestro“

L’espressione, che mantiene per me il vago sapore di un ossimoro (e che riecheggia anche il “…si sbagliava da professionisti” della canzone “Boogie” di Paolo Conte) mi sembra possa ancora ben descrivere la natura delle cose che vado scrivendo: osservazioni sul mondo e sui suoi linguaggi, articoletti che ritagliano vecchie forme di scrittura, giochi, short story, letteratura potenziale, divertimenti ludolinguistici, narrativa naturale, orazioni funebri o civili, poesie, memorie inventate, piccole sit-com domestiche (Matteo Pelliti).

Vi consiglio di scoprire anche i suoi “progetti su schermo”:

cicli infelici (blog fotografico collettivo)

le case di giorgio (fotodocumentario familiare)

scrivere l’essenziale (concorso estivo di scrittura)

quaderno cartografico viaggiante (un lungo percorso itinerante)

fondo paolin (omaggio/parodia/documento-monumento)

il doppiaggio delle “voci” di Player e di Giocatore

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martedì, gennaio 30, 2007

la signora di bloomsbury

Dicono che il cielo è lo stesso dovunque. Viaggiatori, naufraghi, esuli e moribondi traggono conforto da questo pensiero, e sicuramente, se inclinate al misticismo, da quell’intatta superficie vi pioveranno consolazioni e anche spiegazioni. Ma sopra a Cambridge – dico sopra il tetto della Cappella del King’s College – c’è qualche differenza. In mare aperto una grande città risplende nella notte; sarà arbitrario credere che, dilavato fra i crepacci della Cappella del King’s College, il cielo sia più leggero, più chiaro, più lucente che altrove? Arde Cambridge, oltre che di notte anche di giorno? Vedi come le toghe, quando passano per le funzioni, si gonfiano ariosamente, quasi che nulla di denso, di corporeo sia in loro. E che volti scultorei, quale certezza e autorevolezza mitigate dalla pietà, sebbene grandi stivali spuntino di sotto i panni. Come ordinatamente avanzano in processione, alte le massicce candele, e giovani in vesti bianche compaiono e la docile acquila sostiene il gran libro bianco. Un piano di luce inclinato di luce traversa con esattezza ogni finestra, violetto e giallo anche nel suo più diffuso alone di polvere, mentre, dove rompe sulla pietra, la pietra s’ingessa morbidamente, di rosso, di giallo, di violetto. Non neve, non verzura, nè inverno, nè estate, hanno potere sui vecchi vetri variopinti; come le pareti di una lanterna proteggono la fiamma – sì ch’essa brucia ferma anche nella notte più tempestosa (ferma brucia e gravemente illumina i tronchi degli alberi) – così tutto era calmo nella Cappella. Gravi sonavano le voci, grave rispondeva l’organo, come puntellando l’umana fede con il consensenso degli elementi. Le figure biancovestite si muovevano di luogo in luogo, ora salendo gradini, ora scendendoli, sempre nel massimo ordine.

Virginia Woolf da La stanza di Jacob (Mondadori Meridiani – traduzione di Anna Banti)

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lunedì, gennaio 29, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Charlie Brown: Ho appena scoperto perchè i cammelli possono stare così a lungo senza acqua. Dipende dai loro nasoni.

Lucy: Se è vero, conosco uno che dovrebbe stare senza bere per dieci anni!

Snoopy: Se fossi un cammello, carina, ti porterei nel deserto e ti ci lascerei!

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domenica, gennaio 28, 2007

la cartolina birichina

burrimalevicakio

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sabato, gennaio 27, 2007

ipse dixit

Non è mia intenzione dire che per scrivere un libro bisogna essere “non scrittore”, ma semplicemente che io sono approdato a questa qualifica senza sceglierla. Io sono un chimico. Sono approdato alla qualifica di scrittore perchè, catturato come partigiano, sono finito in Lager come ebreo.

Primo Levi

dal catalogo 2006 dei Tascabili Einaudi

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venerdì, gennaio 26, 2007

Quino e la sua Mafalda

Mafalda: Questo atlante ha dei bellissimi colori… ci sono dei paesi rosa, arancioni, verdi, gialli, viola… tutti i paesi in tinte molto belle… che non hanno niente a che vedere con i colori delle loro intenzioni.

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giovedì, gennaio 25, 2007

il brano

Henry Miller da Il colosso di Marussi (Economica Feltrinelli – trad. Franco Salvatorelli)

Non sarei mai andato in Grecia non fosse stato per Betty Ryan, una ragazza che abitava nella stessa mia casa a Parigi. Una sera, bevendo vino bianco, si mise a parlare delle sue esperienze in giro per il mondo. La ascoltavo sempre con grande attenzione, non solo perché erano esperienze singolari ma perché quando raccontava dei suoi vagabondaggi era come se li dipingesse: tutto quello che descriveva mi rimaneva in testa come tanti quadri di un maestro. Quella sera fu una conversazione bizzarra: cominciammo a parlare della Cina e della lingua cinese che lei aveva preso a studiare. Presto fummo nel Nordafrica, nel deserto, tra popolazioni di cui mai avevo avuto notizia. E poi a un tratto lei era sola e camminava lungo un fiume, e la luce era intensa e io la seguivo come meglio potevo nel sole accecante ma lei si perse e io mi trovai a vagare in una terra strana e ad ascoltare una lingua mai sentita. Non è che sia proprio una narratrice, questa ragazza, ma a suo modo è un’artista perché nessuno mi ha mai reso bene come lei l’atmosfera di un luogo della Grecia. Molto tempo dopo scoprii che il luogo dove si era smarrita e io con lei era vicino a Olimpia, ma allora per me era Grecia e basta, un mondo di luce mai sognato e che mai speravo di vedere. Da mesi, prima di questa conversazione, ricevevo dalla Grecia lettere del mio amico Lawrence Durrell, che di Corfù aveva praticamente fatto casa. Anche le sue lettere erano meravigliose, ma per me un po’ irreali. Durrell è un poeta e le sue lettere erano poetiche: producevano in me una certa confusione, per via che sogno e realtà, storia e mitologia, vi si mescolavano sapientemente. In seguito avrei scoperto per mio conto che questa confusione è reale e non tutta dovuta alla facoltà poetica. Ma allora pensavo che egli caricasse le tinte, che questo fosse un modo di indurmi ad accettare i suoi ripetuti inviti ad andarlo a trovare. Qualche mese prima che scoppiasse la guerra decisi di prendermi una lunga vacanza. Desideravo da un pezzo visitare la valle della Dordogna, per dirne una. Così feci la valigia e montai sul treno per Rocamadour dove arrivai un mattino al levar del sole, con la luna ancora lucente. Fare il giro di quella regione prima di tuffarmi nel mondo luminoso e venerando della Grecia fu da parte mia un colpo di genio. La sola vista del fiume nero, misterioso, dalla bella altura ai margini di Domme è una cosa di cui essere grati tutta la vita. Per me questo fiume, questo paese, appartengono a un poeta, a Rainer Maria Rilke. Non è francese, né austriaco, e nemmeno europeo: è il paese d’incanto vegliato dai poeti e su cui essi soli possono accampare diritti. È l’approssimazione massima al Paradiso di qua dalla Grecia. Chiamiamolo il paradiso francese, a titolo di concessione. Per migliaia e migliaia d’anni deve essere stato veramente un paradiso. Credo che lo fosse per l’uomo di Cro-Magnon, nonostante i reperti fossili delle grandi caverne, indizio di condizioni di vita strane e terrificanti. Credo che l’uomo di Cro-Magnon si stabilisse qui perché era intelligentissimo e aveva un senso assai sviluppato della bellezza. Credo che il senso religioso fosse in lui già molto forte e sia fiorito qui anche se egli viveva come un animale nel profondo delle caverne. Credo che questa grande e placida regione di Francia sarà sempre un luogo sacro per l’uomo e che quando le città avranno ucciso i poeti questo sarà il rifugio e la culla dei poeti a venire. Per me, ripeto, fu molto importante aver visto la Dordogna: mi dà speranza per il futuro del genere umano, per il futuro della terra stessa. Forse un giorno la Francia non esisterà più, ma la Dordogna continuerà a vivere, così come continuano a vivere i sogni e a nutrire l’anima degli uomini.

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mercoledì, gennaio 24, 2007

Per ricominciare, cosa c’è di meglio che dare più valore alle piccole cose della vita? I Peanuts, le “personcine”, mi aiutano a farlo. Grazie a tutti per l’affetto dei giorni scorsi. Grazie, di cuore.

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Sally: Felicità è possedere una tessera della biblioteca!

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giovedì, gennaio 18, 2007

ciao papà.

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mercoledì, gennaio 17, 2007

il sito

A proposito di Fernando Pessoa. Vi segnalo il sito di una studentessa dell’Università di Bologna che si presenta così:

“Mi chiamo Elena Lorenzetto, frequento il primo anno del corso di Scienze della Comunicazione presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna.

Ho presentato questo sito per l’esame di Informatica generale e ho scelto di realizzarlo su Fernando Pessoa come tributo alla sua poesia e come sfida per combinare l’innovazione tecnologica con l’anacronismo della poesia. E’ stato un tentativo ingenuo, prodotto da una persona inesperta nel campo informatico. Sono consapevole che possa essere giudicato troppo meditativo e arcano… Ebbene, l’ho fatto di proposito: “amo provocare” (evviva la banalità!) …no, non per questo, ma per dare l’oppurtunità, a chi non ha mai avuto la fortunata occasione di conoscere questo poeta, di arricchire il suo pensiero e per dare l’opportunità a Pessoa stesso di entrare nel mondo del Web attraverso la mano di una sua appassionata lettrice.

Se volete contattarmi, magari per dirmi che vi siete anche voi infatuati di Pessoa oppure per dirmi che il mio tentativo è fallito, questo è il mio indirizzo di posta elettronica: e_maya4@hotmail.com”

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martedì, gennaio 16, 2007

un pessoa ogni tanto

Ho un libriccino ove scrivo

quando mi scordo di te.

E’ un libro coperto di nero

ove nulla ho scritto ancora.

Fernando Pessoa

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lunedì, gennaio 15, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Linus: Sei riuscito a prendere Snoopy, Charlie Brown?

Charlie Brown: si, alla fine ci siamo riusciti… l’abbiamo trascinato dal veterinario per il vaccino… che lotta!

Snoopy: Mi hanno torturato. Ma ho detto solo il mio nome, grado e numero di matricola!

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domenica, gennaio 14, 2007

il mio microgiallo da sms

Regalò uno scacciapensieri all’amica pettegola. Parlare e suonare le fu fatale.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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sabato, gennaio 13, 2007

shakespeare

Benedetto – Che faccia tosta! E’ lei che mi ha martellato di insulti, invece: si sarebbe ribellata anche un’incudine! Un pezzo li legno le avrebbe risposto per le rime; perfino la mia maschera si è aggrottata in una smorfia. Senza sapere con chi stava parlando, la signorina mi ha detto che io sarei il buffone di Vostra Altezza, e che le mie facezie sono più noiose del grande disgelo; insomma, una tale gragnuola di perfidie, che per un momento mi è parso di trovarmi in un campo di battaglia con tutto un esercito a tirarmi addosso. Ha un ugnale al posto della lingia, quella lì, ogni parola ti trafigge. Ah! Se avesse l’alito cattivo come quello che dice, non ci sarebbe segno di vita accanto a lei. Infetterebbe anche la stella polare! Non la sposerei nemmeno se mi portasse in dote Il paradiso terrestre. Con lei per moglie Ercole sarebbe finito a lavar piatti in cucina. Non me la nominate mai più! Le erinni sono delle brave comari al confronto. Qui ci vuole un sapiente che la esorcizzi. Una cosa è certa: finchè lei rimane qui sulla terra, giù all’inferno stanno tranquilli come in un chiostro. La gente comincerà a accumulare peccati apposta per andarci. Si! Dove passa lei non resta che sconquasso, rovina e maledizione!

William Shakespeare da Molto rumore per nulla

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venerdì, gennaio 12, 2007

il club di Groucho

(ovvero non mi interessa far parte di un club che mi accetta fra i suoi membri)

5 dicembre 1945

Caro Sam,

i miei progetti sono ancora in Embrione: non so se ci sei mai stato, è un sobborgo della metropoli delle pie illusioni. Attualmente sono immerso anima e corpo in “Casablanca”, un’avventura appassionante. Mi alzo ogni mattina alle sette, sferro alla sveglia un calcio nei cosiddetti e volo allo studio. Mi convocano sempre alle nove del mattino, il che significa cominciare le riprese seduta stante alle tre del pomeriggio. Protestare è inutile: il mondo della celluloide funziona così, e forse è soprattutto per questo che si vedono tante schifezze al cinematografo sotto casa.

Tuo

Groucho

Groucho Marx

da Le lettere di Groucho Marx (Adelphi ed. traduzione Davide Tortorella)

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giovedì, gennaio 11, 2007

senza musica

Cochi e Renato

La canzone intelligente

mi piacerebbe cantar

una canzone intelligente

che segua un filo logico

importante

e che sia piena di bei ragionamenti

insomma una canzone

intelligente

che spieghi un po’ di tutto

e un po’ di niente

questa e’ la canzone intelligente

che fara’ cantar tutta la gente

questa e’ la canzone intelligente

che fara’ cantar

che fara’ ballar, che fara’ ballar

lo sciocco in blu

cosa ci vuole si sa

per far successo con la gente

si tende un filo logico importante

la casa discografica adiacente

veste il cantante

come un deficiente

lo lancia sul mercato

sottostante

questa e’ la canzone intelligente

che fara’ cantar tutta la gente

questa e’ la canzone intelligente

che fara’ cantar

che fara’ ballar che fara’ ballar

lo sciocco in blu

lo sciocco in blu

lo sciocco in blu

lo sciocco in blu

lo sciocco in blu

lo sciocco in blu

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mercoledì, gennaio 10, 2007

succede sul web

Il taccuino Moleskine è una delle mie passioni. A Londra è stata organizzata una mostra con l’esposizione dei Moleskine di 70 tra artisti, poeti e scrittori. In questa pagina potete vederli in foto (cliccando sulle miniature la foto s’ingrandisce) e cliccando su play si può vedere il video (detour-youtube) dell’autore mentre sfoglia il suo taccuino. Anch’io uso decine e decine di moleskine per i miei appunti, per le cartoline birichine e per le parole colorate; una vera passione.

JJ Connelly

Annie Freud

Chris Dent

Luigi Gallo and Roberto Caracciolo

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martedì, gennaio 09, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Linus: Che voto hai preso nella tua scheda di lettura Charlie Brown?

Charlie Brown: “D”! E’ il voto più basso prima dell’insufficienza! La maestra ha detto che ha tutta l’aria della scheda di lettura scritta dopo mezzanotte l’ultimo giorno delle vacanze di Natale… che potevo dire? Mi sono congratulato con lei per il suo notevole intuito!

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domenica, gennaio 07, 2007

il mio microgiallo da sms

Trovarono il corpo del grande manager nella vasca degli squali. Ci si era tuffato per allenarsi al nuovo incarico; ma non era poi così grande.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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sabato, gennaio 06, 2007

ipse dixit

Leggere per me è una passione che è anche parte del mio lavoro. Penso che leggere sia più naturale per tutti, scrittori inclusi. Ma, davvero, nessuno dovrebbe considerare leggere un dovere… Ogni anno scopro autori contemporanei, o di dieci anni fa, o di un secolo fa, che non avevo mai sentito nominare prima: è eccezionale! Non rimarrò mai a corto! Non riesco a leggere quanto vorrei, eppure non mi mancherà mai da leggere. Ecco perchè voglio che la gente pianti lì i libri che non gli piacciono. La vita è troppo breve.

Nick Hornby

da Tuttolibri – La Stampa del 25/11/2006

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venerdì, gennaio 05, 2007

Bill Watterson ed i suoi Calvin and Hobbes

Calvin: Guardandomi si capisce che i miei genitori contengono la perfezione evolutiva del DNA umano. Sono il culmine della creazione.

Hobbes: Senza coda?! Non sono di questo parere!

Calvin: Finiscila! Il mio sedere non ha bisogno di accrescimenti estetici!

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giovedì, gennaio 04, 2007

la poesia

Nina Berberova

Alla finestra l’imbianchino cantava

e fischiettava Mignon e Carmen.

Lungo i muri imbiancati

Pareva bianco il raggio d’aprile.

In basso sul fondo del cortile solo

le piantine nei vasi

chiamavano nella polvere

le grandi foglie a ventaglio.

Presto il nostro cortile prenderà per me

il posto dei boschi e delle città,

mi è stato dato per sempre

questo paesaggio di gesso.

Come la barca al povero remo,

come al genio la follia,

come all’asino con la sua soma

il sentiero montano.

da Antologia personale Poesie 1921 – 1933 Passigli editore – a cura di Maurizia Calusio

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mercoledì, gennaio 03, 2007

la pinacoteca impossibile

Goya

autore: Francisco Goya

titolo: La nevicata

anno: 1786-1787 circa

tecnica: olio su tela

dimensione:275 x 293

proprietà: Madrid, Museo del Prado

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mercoledì, febbraio 28, 2007

prossime letture

sta maturando la voglia di Satori a Parigi di Kerouac. L’ho acquistato questa estate nella libreria sul lungomare di Marciana Marina all’Elba. Se ne stava abbandonato in un angoletto. L’ho portato via di lì per farlo respirare all’aria aperta e tra un po’ entrerà a far parte del mio vissuto di lettore. Intanto, come avete visto dal post di ieri, ho ripreso in mano il meraviglioso Festa mobile di Hemingway che consiglio incondizionatamente. Nostalgie parigine in attesa della primaverà?

foto akio, settembre 2006

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martedì, febbraio 27, 2007

il brano

Ernest Hemingway dal racconto Shakespeare and Company in Festa mobile Oscar Mondadori – traduzione di Vincenzo Mantovani

Allora mancavano i soldi per comprare i libri. Li prendevo a prestito dalla biblioteca circolante di Shakespeare and Company, che era la biblioteca e la libreria si Sylvia Beach al 12 di rue de l’Odéon. In quella strada fredda e spazzata dal vento, era un un posto caldo, allegro, con una grossa stufa durante l’inverno, tavoli e scaffali di libri, libri nuovi in vetrina, e sulle pareti le fotografie di scrittori famosi, morti e viventi. Le fotografie sembravano tutte istantanee e anche gli scrittori morti avevano l’aria di essere vivi. Sylvia aveva un viso vivace, finemente scolpito, occhi castani vivi come bestiole e allegri come quelli di una bimba, e una capigliatura castana, ondulata, pettinata all’indietro per lasciare scoperta la bellissima fronte e tagliata sotto le orecchie e all’altezza del colletto del suo vestito di velluto marrone. Aveva belle gambe ed era cortese, allegra e piena d’interesse, e le piaceva raccontare barzellette e spettagolare. Delle persone che ho conosciuto, nessuna è mai stata tanto gentile con me. Ero molto intimidito la prima volta che entrai nella libreria senza avere con me il danaro sufficiente per iscrivermi alla biblioteca circolante. Mi disse che avrei potuto versare il deposito quando avessi avuto i soldi e mi consegnò una tessera e disse che potevo prendere tutti i libri che volevo. Non aveva alcun motivo per fidarsi di me. Non mi conosceva e l’indirizzo che le avevo dato, rue Cardinal Lemoine 74, non avrebbe potuto essere più scoraggiante. Ma era una donna deliziosa e incantevole e ospital e dietro di lei – alti fino al soffitto e dilaganti fin nel retrobottega che dava nel cortile interno del casamento – c’erano scaffali e scaffali carichi di tutto il ben di Dio della biblioteca. Cominciai da Turgenev e presi i due volumi delle “Memorie di un cacciatore” e uno dei primi libri di D.H. Lawrence, credo fosse “Figli e amanti”, e Sylvia mi disse di prenderne degli altri se volevo. Scelsi l’edizione di “Guerra e pace” di Constance Garnett, e “Il giocatore e altri racconti” di Dostoevskij.

«Non tornerà tanto presto se vuol leggere tutta quella roba» disse Sylvia.

«Tornerò a pagare» dissi. «Ho qualche soldo a casa».

«Non intendevo questo» disse lei. «Pagherà quando le farà comodo.»

«Quando viene Joyce?» chiesi.

«Se viene, di solito è nel tardo pomeriggio» rispose. «Non lo ha mai visto?».

«Lo abbiamo visto da Michaud che mangiava con la famiglia» dissi. «Ma non è educazione guardare la gente mentre mangia, e Michaud è un ristorante caro».

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lunedì, febbraio 26, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Sally: Ho letto una storia universale. Non sapevo che tante persone sono vissute sulla terra… Mi spiace per loro. Come facevano a divertirsi se non c’ero io?

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domenica, febbraio 25, 2007

teste quadrate

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sabato, febbraio 24, 2007

la cattiva notizia

Le boites dei bouquinistes, le bancarelle di libri sul lungosenna di Parigi, stanno perdendo la loro identità. I libri usati e antichi lasciano sempre più spazio a gadget e souvenir. L’articolo pubblicato dal corriere.it

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i consigli per le letture di… Mariano Sabatini (giornalista e scrittore)

Mercoledì 28 febbraio alle 9,50 circa su IdeaRadio (che si può ascoltare anche online all’indirizzo http://www.idearadio.net), vi segnalo la rubrica di consigli per le letture di Mariano Sabatini (… lettore di questo blog!).

Recensirà:

DONNE INFORMATE SUI FATTI di Carlo Fruttero – ed. Mondadori (“Un coro di voci in grande romanzo di un grande scrittore, che si attacca a chi legge e lavora nel profondo “);

DI FUTURI CE N’E’ TANTI – ed. Avverbi (“Per riscoprire la fantascienza che ci consente di “sognare il mondo prima di conquistarlo””);

LE VERE SIGNORE NON PARLANO DI SOLDI di Anna Talò – ed. Corbaccio (” Inchiesta seria e approfondita con 14 testimonianze di donne famose”);

PRELIBATEZZE di Fabiano Guatteri – Ed. Fabbri (“I cibi più raffinati raccontati attraverso gli incontri, le atmosfere, il paesaggio” )

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venerdì, febbraio 23, 2007

il club di Groucho

(ovvero non mi interessa far parte di un club che mi accetta fra i suoi membri)

Groucho: Verrebbe a guardare la luna con me, in una notte senza luna?

Penny: La ringrazio, ma sono felicemente sposata.

Groucho: Oh, stavo solo facendo una prova, Penny, nulla di più. Ero curioso di sapere fin dove arriva Penny, di questi tempi. Ed è arrivata fin dove pensavo. Lei sembra piuttosto giovane per essere già sposata. Come mai ha stretto il cappio? Lui era un acchiappa-penny?

Penny: No, è stato amore a prima vista. Siamo sposati da quattro anni.

Groucho: Ah, come mai è stato amore a prima vita? Lui portava il portafogli fuori dal taschino?

Groucho Marx

da O quest’uomo è morto o il mio orologio si è fermato – Einaudi ed.

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giovedì, febbraio 22, 2007

di blog in blog

Campagna di sensibilizzazione sulla Sindrome di Laron

gli amici di isabella

i post di kappapera e di fulvia leopardi

che cos’è: una pagina di sintesi (in pdf) tratta dal sito dell’Istituto Superiore di Sanità

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mercoledì, febbraio 21, 2007

un pò di emily

Susan,

gli atti più dolci esigono e allo stesso tempo rifuggono dalla gratitudine, così il silenzio è l’unico onore che resti – ma per coloro che sono in grado di apprezzare il silenzio, è una ricompensa dolce abbastanza. In una vita che ha smesso di immaginare, tu ed io non dovremmo sentirci a casa nostra.

Emily Dickinson

da Lettere 1845-1886 – Einaudi editore a cura di Barbara Lanati

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martedì, febbraio 20, 2007

ipse dixit

Io trovo Shakespeare particolarmente affascinante in questo distacco verso la sua opera. C’è qualcosa d’irritante nella determinazione di artisti veramente eccelsi come Dante, Joyce, Milton, intenti a creare capolavori e convinti di essere importanti. Saper dedicare la propria vita all’arte senza dimenticare che l’arte è frivola è una formidabile conquista del carattere. Shakespeare non si prende mai troppo sul serio.

Wystan Hugh Auden

da Lezioni su Shakespeare – Adelphi editore

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lunedì, febbraio 19, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Hai le unghie sporche!

Linus: Beh? Non ci si deve vergognare delle unghie sporcate da una giornata di duro lavoro.

Lucy: E la marmellata di fichi?

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venerdì, febbraio 16, 2007

amici, torno lunedì.

avideospento aderisce a M’illumino di meno: Giornata internazionale del risparmio energetico lanciata da Caterpillar, trasmissione radiofonica Rai. L’invito rivolto a tutti è quello di spegnere le luci e tutti i dispositivi elettrici non indispensabili il 16 febbraio 2007 alle ore 18.

Reg Smythe ed il suo ANDY CAPP

Rube: Mi sembri un pò giù; Flo… hai litigato?

Flo: No, Rube.

Rube: Suvvia a me puoi dirlo… tu hai litigato.

Flo: invece no, ti dico! Non ci parliamo neppure!

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giovedì, febbraio 15, 2007

dal mio moleskine acquerello

coriandoli ’07

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mercoledì, febbraio 14, 2007

in punta di blog

le finestre di Largo Argentina all’ora del tramonto, sono speciali… di ritaM

grandi memorie, piccole memorie… i pensieri di carta di silvia

la ricreazione modì… di matisse

la cravatta blù… di luigi perrella

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martedì, febbraio 13, 2007

il libro

Donne informate sui fatti di Carlo Fruttero (Mondadori, 16,50 euro – 196 pagine)

Carlo Fruttero sa usare i ferri del mestiere. La sua scrittura è rilassante. Non ti perdi nei meandri di una trama incerta; al contrario ne assapori la semplicità. Lo troverete nel reparto dei gialli ma sta lì per caso. Dopo poche pagine non vi interesserà più sapere chi è l’assassino, perchè e come lo ha fatto. Vi interesserete alle otto donne che sono informate sui fatti e li raccontano (a tratti inmodo esilarante). La provincia italiana al centro della scena ed il pensiero va a Piero Chiara. Si legge in due giorni (e anche meno) e questo è il suo difetto. Eccovi il saltapagina con le prime righe di ogni donna informata sui fatti (sono sette perchè l’ottava donna di cui parla il libro è la vittima).

saltapagina

La bidella

Si, praticamente sono stata io a trovare il corpo della donna nel fosso e a chiamare i carabinieri col cellulare senza pensarci due volte. Che fai, te ne torni a casa bella tranquilla, ti faiun caffè e non ci pensi più, non hai visto niente, non sono affari tuoi, la puttana la troverà qualcun altro?

***

La barista

Bisogna capirla, bisogna saperla perdonare, mio dolce Nerino, quella rotta in culo di bidella, l’egregia signora Covino.

***

La carabiniera

Le due donne, da donna a donna, devo dire che non mi sono piaciute, nè la bidella nè la barista col suo coniglio. Ma quando una ha un capo ostile e comunque sfottente è meglio se le sue impressioni se le tiene strette.

***

La figlia

“Si, si, la figlia, la figlia, sono la figlia, cos’è… non sono… no, sono fuori Torino, in campagna, non… sento bene, qui è disturbato, prende e non prende… ma cosa è successo a mio… santo cielo cosa gli è successo… no, non è qui, è in sardegna per… ma lei da dove chiama, dalla Sardegna, l’ha visto, gli è successo… scusi ma vuole ripetere…

***

La migliore amica

Sarò banale ma per me il più bel mese dell’anno è maggio, e ho lasciato questo morbido paesaggio di colline con vero dispiacere. I fiori, certo. I lillà, quel folto boschetto misto di lillà e noccioli su un fianco del castello, sotto la torre piccola. E naturalmente le rose, i tulipani, le ortensie, l’incredibile massa gialla della bauxia che copre il pergolato. Tutti fuori, tutti dolcemente festosi, armoniosi.

***

La giornalista

Devi giurare e stragiurare che non dirai niente, che non pubblicherai una riga, che aspetterai zitta e buona la loro luce verde per non intralciare le indagini ancora in corso. Ma è sempre tutta una commedia, da una parte e dall’altra. Se sei riuscita a farti in qualche modo un amico o un’amica a un livello neanche poi tanto alto, di cose questi inquirenti te ne raccontano, il sacco lo vuotano.

***

La volontaria

Prima di aprire alla giornalista ho naturalmente richiamato la signora direttrice Pozzi, stasera impegnata in una riunione a Milano. Già nel pomeriggio, appena saputo della tragedia dai carabinieri di Torino l’avevo avvertita, ma lei non ha fatto una piega, è una donna con un carattere molto forte, grazie al Cielo: chiudi i rubinetti, Lucia, fammi il favore, mi ha subito detto dato che io stavo cominciando a piangere. Un brutto colpo per noi, ha detto, proprio un colpo basso del Diavolo.

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lunedì, febbraio 12, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Charlie Brown: Ho sentito che ti sei divertito al ballo di San Valentino, Pig-Pen…

Pig-Pen: Si, Patricia è una ragazza non comune… sai che non ha mai criticato il mio aspetto? So di non essere pulitissimo, ma pare che non mi sia possibile cambiare…

Snoopy: Non senza un durissimo rapporto sull’ambiente!

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domenica, febbraio 11, 2007

il mio microgiallo da sms

Gli scheletri spaventarono a morte il politico navigato. Stavano troppo stretti in quell’armadio.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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sabato, febbraio 10, 2007

teste quadrate

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venerdì, febbraio 09, 2007

Scott Adams e il suo Dilbert

dilbert: la conoscenza è potere, Dogbert. Un giorno la gente che sa usare i computer governerà quelli che non sanno farlo. E avrà un titolo particolare.

dogbert: Segretari.

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giovedì, febbraio 08, 2007

dal cassetto dei ricordi di… Carlo Fruttero

Mi mancano venti pagine alla fine di Donne informate sui fatti l’ultimo libro di Carlo Fruttero (di cui vi riferirò presto). Fruttero tiene una rubrica di posta sull’inserto Tuttolibri del quotidiano La Stampa. Vi propongo questa risposta (e domanda con una notizia interessante) tratta dal numero del 27 gennaio scorso.

Il libro nel parco

Caro Fruttero, durante un viaggio in Germania rimasi impressionato dalla lodevole iniziativa delle autorità comunali di Augusta. In un parco cittadino faceva bella mostra di sé una piccola libreria, dove chiunque poteva accedere, prendere un libro, leggerselo tranquillamente su una panchina per poi riporlo. Mi è sembrato un ottimo incentivo a diffondere la lettura e un’evidente dimostrazione di civiltà.

Mauro Luglio, Monfalcone (Go).

Gentile lettore, alla sua segnalazione rispondo con un ricordo nitido e sfumato, come tutti i ricordi d’infanzia. Nel parco torinese del Valentino, non lontano (mi pare) da un bel monumento equestre c’era una specie di minuscolo châlet di intenzioni svizzere, forse oggi scomparso. Secondo mia madre, che mi portava al parco a passeggio (C. ca. 1932), si trattava di una biblioteca circolante da lei stessa talvolta frequentata, risalente agli anni anteriori alla Grande Guerra. Epoca Gozzano, dunque. Un secolo fa, quando Torino doveva essere civilissima, o tale ci piace immaginare che fosse.

Lo châlet-biblioteca nel parco, la patinoire dove scivolavano flessuose signore in veletta, la palazzina delle Belle Arti, le prime palestre per animose giovanette, i piccoli tram col bigliettaio a bordo… Feci appena in tempo a vedere la coda di questa cometa, per la quale non provo in realtà nessuna vera nostalgia. E so bene che a tante immagini benevole (confetterie, botteghe di Droghe & Coloniali dai profumi interminabili) se ne possono contrapporre altrettante, figuriamoci, di segno truce, iniquo, miserando. Ma conservo l’impressione superficiale che allora la città nel suo insieme fosse, direi, equilibrata, ben bilanciata, ciascun pezzo del presepe al suo giusto posto. Come se a ogni novità o necessità si sapesse via via provvedere con ragionevolezza e misura: la sede universitaria di via Po era adeguata ai suoi iscritti, il grande ospizio era adeguato ai «poveri vecchi», c’erano le misteriose vedovenubili, le Figlie dei Militari col loro apposito istituto, e così via. E’ quella suggestione (infantile) di misura, appunto, del naturale e insieme calibrato funzionamento di tutti i suoi pezzi che Torino non può più trasmettere. Ma è solo l’eco di un sentimento, che mi riesce perciò difficile spiegare ai miei nipoti adolescenti, aggrediti e derubati da loro coetanei in tre punti diversi, ma centrali, di questa ormai smisurata città.

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mercoledì, febbraio 07, 2007

la favoletta

Esopo

Il cervo alla fonte e il leone

Spinto dalla sete, un cervo se ne andò a una fonte; bevve, e poi rimase a osservare la sua immagine riflessa nell’acqua. Delle corna, di cui ammirava la grandezza e il ricco disegno, si sentiva tutto orgoglioso, ma delle gambe non era soddisfatto, perchè gli parevano scarne e fragili. Mentre ancora stava riflettendo, ecco un leone che si mette a inseguirlo. Il cervo si dà alla fuga e riesce per un bel pezzo a tenerlo a distanza, perchè la forza dei cervi risiede nelle gambe, come quella dei leoni nel cuore. Finchè la pianura gli si stese dinanzi spoglia di alberi, egli trovò dunque scampo nella sua maggiore velocità; ma quando giunse in una plaga boscosa, accadde che gli si impigliarono le corna nei rami, non potè più correre, e fu preso. Allora, mentre stava per morire, disse a se stesso: “Me disgraziato! quelle gambe che dovevano tradirmi mi offrivano la salvezza, e mi tocca invece morire proprio per colpa di quello in cui riponevo tutta la mia fiducia!”.

Così molte volte, tra i pericoli, la salvezza ci viene da amici che parevano sospetti, mentre altri in cui avevamo piena fiducia ci tradiscono.

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martedì, febbraio 06, 2007

la cartolina birichina di… mosette

ingrandimento

partecipa anche tu: come si fa.

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lunedì, febbraio 05, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Nessuno mi ha regalato ciò che volevo per il mio compleanno! Nessuno! Tu li chiami regali questi? Scarpe nuove, un golf verde e un mucchio di stupidi giocattoli!

Linus: Cosa speravi di ricevere?

Lucy: Beni immobili!

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domenica, febbraio 04, 2007

il mio microgiallo da sms

Il vinaio spillò con sicurezza la botte piccola. Un sorso e morì per il disgusto. Dalla botte grande si udì un divertito gorgoglio.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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sabato, febbraio 03, 2007

la cartolina birichina: partecipa anche tu.

Io e wos siamo alla nostra seconda cartolina birichina. Aspettiamo qualche altro birichino che voglia cimentarsi in questa commistione artistica (non è necessario essere dei grandi disegnatori. E’ l’interpretazione e l’accostamento che contano). Le “regole” sono queste. Fate sapere a me o a wos se postate la vostra cartolina birichina così la pubblicizziamo ed archiviamo il link. Ricordatevi di taggare come “cartolina birichina”.

come si fa

akio #1

wos #1

8e49 #1

mosette …. #1

akio #2

wos #2

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venerdì, febbraio 02, 2007

Reg Smythe ed il suo ANDY CAPP

Andy: Grr-rrr… Grr-rrr… voglio dirti due paroline! E non fare quell’ espressione innocente!

Flo: ?

Andy: La barista ha detto che spari delle balle sul mio conto!

Flo: E’ o non è dovere di una moglie parlar bene di suo marito, una volta ogni tanto?

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giovedì, febbraio 01, 2007

un po’ di emily

il rosso rovente è il mattino

violetto il mezzodì

giallo il Giorno che cede

e dopo niente

Ma di sera migliaia di faville

rivelano la vastità che arse

territorio d’argento ancora mai

consumato

Emily Dickinson

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sabato, marzo 31, 2007

il club di Groucho

(ovvero non mi interessa far parte di un club che mi accetta fra i suoi membri)

Cari Gar e Ruth,

mi ha fatto molto piacere leggere la recensione di Cecil Smith sul “Los Angeles Times” di stamattina. Avrei voluto spedirci uno dei soliti banali telegrammi d’auguri, ma siccome i giornali di New York hanno scioperato, non conoscevo la data della prima. Perciò vi prego di far finta che questo sia un telegramma inviato la sera del debutto. Sono certo che sarete entrambi pienamente soddisfatti dei risultati. Sono un pò offeso che non mi abbiate scritturato: avrei potuto fare la parte del nonno della vecchietta. Mia figlia Melinda nidifica al Neighborhood Playhouse, e sono sicuro che se le telefonate, sarà lieta di venire a cena da voi tutte le sere. Saluti a entrambi, spero che avrete un pò di tempo da dedicare a un vecchio comico altrettanto spassoso (per improvvisare un paragone) del compianto Kaiser Guglielmo.

Groucho

Groucho Marx da Le lettere di Groucho Marx (Adelphi ed. traduzione Davide Tortorella)

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venerdì, marzo 30, 2007

il post di Flaiano

Ho letto i suoi versi e trovo che gli endecasillabi che lei usa sono più lunghi dei miei.

Ennio Flaiano

da Don’t forget [Quaderno 1967-1972] in Frasario essenziale per passare inosservati in società (Bompiani editore)

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giovedì, marzo 29, 2007

l’incipit

Siddharta di Herman Hesse

Nell’ombra della casa, sulle rive soleggiate del fiume presso le barche, nell’ombra del bosco di Sal, all’ombra del fico crebbe Siddharta, il bel figlio del Brahmino, il giovane falco, insieme all’amico suo Govinda, anch’egli figlio del Brhamino. Sulla riva del fiume, nei bragni, nella sacre abluzioni, nei sacrifici votivi il sole brniva le sue spalle lucenti. Ombre attraversavano i suoi occhi neri nel boschetto di mango, durante i giochi infantili, al canto di sua madre, durante i santi sacrifici, alle lezioni di suo padre, così dotto, durante le conversazioni dei saggi.

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mercoledì, marzo 28, 2007

la mia new york in bianco e nero

scale di emergenza a canal street

(foto akio, giugno 2000)

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martedì, marzo 27, 2007

un po’ di emily

Quanto fugge con te della sorgente

quanto i tuoi incontri valgono

perché hai travolto un universo intero

via con te.

Emily Dickinson

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lunedì, marzo 26, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Sally: potreste leggere ancora quel pezzo di Mosè che divide il mare?

Charlie Brown: … e Mosè stese la mano verso il mare e i figli di Israele entrarono in mezzo al mare su terreno asciutto…

Linus: Come pensate che facesse Mosè a sapere che era sicuro attraversare?

Snoopy: … è probabile che sia passato per primo il suo cane…

La nocciolina di oggi è un regalo di camilla

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venerdì, marzo 23, 2007

amici, torno lunedì. buon fine settimana.

Quino e la sua Mafalda

Mafalda: Ma da dove verranno i dischi volanti?

Miguelito: Non lo so… mi sembra che neppure gli scienziati lo sappiano!

Mafalda: E perchè ne sei così contento?

Miguelito: perchè mi sento importante condividendo l’ignoranza con gli scienziati!

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giovedì, marzo 22, 2007

wittgenstein

Si può scrivere in uno stile che, quanto alla forma, non è originale – come il mio – ma usando parole ben scelte; oppure in uno stile la cui forma, rinnovata dall’interno, è originale. (E naturalmente anche in uno stile fatto solo in qualche modo di vecchi pezzi racimolati qua e là).

Ludwig Wittgenstein da Pensieri diversi – Adelphi editore

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mercoledì, marzo 21, 2007

la pinacoteca impossibile

Monet

autore: Claude Monet

titolo: Donna con parasole

anno: 1886

tecnica: olio su tela

dimensione: 131 x 88

proprietà: Musée d’Orsay, Parigi

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martedì, marzo 20, 2007

un pessoa ogni tanto

Il ponte

Irrorami di baci come la rugiada,

e per il mio spirito risvegliato

sarà mattino.

Il mio grigio capo chino adorna

d’alloro, sicchè io possa vedere

la mia ombra incoronata e sorridere anche se sono addolorato.

Benchè il mio capo sia piegato,

i tuoi piedi, calzati di speranza,

passano e sono eloquenti

nella maniera in cui non si fermano.

Sono piegati in qualche luogo sull’erba

con quella parte di me che scruta i significati.

Siamo per sempre amani,

al di là della complicità della carne,

amanti in un modo nuovo

che non abbia bisogno di parole né di sguardi.

Così astratto, il nostro amore possa essere

non nostro, ma un vago sospiro dell’Essere Puro.

Fernando Pessoa dalla raccolta Il violinista pazzo Passigli editore

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lunedì, marzo 19, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Mia zia Marion dice: “Mai innamorarsi di un trombettista”.

Schroeder: Io non sono un trombettista.

Lucy: Chi ti dice che parlavo di te?….. Questa volta l’ho beccato!

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domenica, marzo 18, 2007

il mio microgiallo da sms

Il claustrofobico era troppo espansivo e la fidanzata se ne liberò regalandogli una Smart.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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sabato, marzo 17, 2007

in punta di blog

sergio calamandrei sul corso di scrittura a fascicoli di Baricco

la categoria “varie” di mosette… dove cliccate cliccate bene

il giochino di euridicea

i pezzi di canzoni mischiati da camilla

rita e cristicchi

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venerdì, marzo 16, 2007

Reg Smythe ed il suo ANDY CAPP

Andy: Credo che sia giunto il momento che tu tenga una specie di bilancio!

Flo: Per quale motivo?

Andy: Ti sei mai chiesta dove vanno a finire tutti i tuoi soldi?

Flo: Non da quando ti ho sposato!

Andy: Non perdi mai l’occasione di stare zitta, eh?

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giovedì, marzo 15, 2007

cinque righe

Quando la chitarra singhiozzerà nelle mani del suonatore di serenate, nato a Bahia, figlio della sua poesia e del suo dolore, non fermarti neppure a riflettere, poichè la città magica ti aspetta, e io sarò la tua guida nelle sue strade e nei suoi misteri.

Jorge Amado

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mercoledì, marzo 14, 2007

la poesia

Rainer Maria Rilke

Prima elegia

Chi se io gridassi mi udirebbe mai

dalle schiere degli angeli ed anche

se uno di loro al cuore

mi prendesse, io verrei meno per la sua più forte

presenza. Perché il bello è solo

l’inizio del tremendo, che sopportiamo appena,

e il bello lo ammiriamo così perché incurante

disdegna di distruggerci. Ogni angelo è tremendo.

E così mi trattengo e il mio grido reprimo

di oscuro singhiozzo. Ah, da chi mai

siamo capaci di aver aiuto? Non d’angeli,

non da uomini, e gli astuti animali s’avvedono

che noi non siamo propriamente di casa

nel mondo interpretato. Rimane a noi forse

un qualche albero là sul versante,

per rivederlo ogni giorno, rimane la strada di ieri

e la viziata fedeltà ad una consuetudine che amava

stare con noi, così rimase e non se ne andò.

Oh, e la notte, la notte, quando il vento

pieno di spazio celeste il viso ci rode –, a chi

non rimarrebbe l’agognata mite delusiva,

che il singolo cuore attende a fatica.

È per gli amanti più lieve? Ah, essi

si coprono solo l’un l’altro la sorte.

Non lo sai ancora? Getta il vuoto

dalle braccia agli spazi che respiriamo;

ah, forse gli uccelli sentiranno l’aria

slargata con più intimo volo.

Sì, forse le primavere ti volevano.

Non poche stelle si attendevano che

tu le avvertissi. Un’onda sorgeva

nel tempo trascorso, oppure

quando passavi alla finestra aperta

un violino si dava. Tutto questo era compito.

Ma sei riuscito? Non eri tu sempre

distratto ancora dall’attesa, come se tutto

ti annunciasse un’amata? (Dove

vuoi tu ospitarla se i grandi

pensieri estranei vengono e vanno

da te e spesso rimangono di notte.)

Ma se ti strugge, canta allora quelli che amano;

il loro lodato affetto di gran lunga

non è ancora abbastanza immortale.

Coloro, quasi le invidi, le abbandonate, per te

tanto più ricche d’amore delle esaudite. Inizia

sempre di nuovo l’irraggiungibile canto di gloria;

pensa: l’eroe si tiene, persino la sua rovina

era per lui solo un pretesto a essere: la sua

ultima nascita. Ma quelli che amano

l’esausta natura in sé li riprende,

come se non ci fosse due volte la forza.

Hai pensato abbastanza la Gaspara Stampa,2

così che una ragazza, lasciata dall’amato,

all’esaltato esempio di una tale amante

desiderasse: ah, se divenissi come lei?

Non possono più fertili diventare per noi

questi remoti dolori? Non è tempo che noi

amando ci liberiamo dell’amato e tremando

perduriamo: come la freccia perdura nella corda

per essere, concentrata nel lancio,

più di se stessa? Perché restare non ha dove.

Voci, voci. Ascolta, mio cuore, come prima

ascoltavano soltanto i santi: sì che l’enorme richiamo

li sollevasse da terra; ma loro, gli inconcepibili,

restavano sempre in ginocchio, senza curarsene:

così udivano. Non che tu possa di Dio

sopportare la voce, per nulla. Ma il soffio

ascolta, l’ininterrotta notizia, che da silenzio si forma.

Ora ti mormora di quei giovani morti.

Dovunque entravi, nelle chiese di Roma e di Napoli,

non si rivolgeva a te, calmo, il loro destino?

Oppure un’epigrafe si rilevava a te compito

come allora la lapide in Santa Maria Formosa.3

Cosa mi vogliono? Cauto io dovrei togliere

l’ombra di torto che talvolta oscura

di poco il puro moto dei loro spiriti.

È certo strano non abitar più la terra,

usanze appena apprese non più praticare,

non dare alle rose e alla particolare

promessa di altre cose il senso

di un futuro umano; non essere

più ciò che si era in mani di ansia infinita,

e lasciar via persino il proprio nome

come un giocattolo spezzato. Strano

non più desiderare i desideri. Strano

vedere sbattere sfuso nell’aria tutto

ciò che aveva un legame. E l’essere morto

è faticoso e tanto vi è da riprendere

per avvertire gradualmente un senso

di eternità. – Ma i vivi fanno tutti

l’errore di troppo distinguere.

Gli angeli (si dice) spesso non sanno

se vanno tra vivi o tra morti. L’eterna corrente

trascina sempre con sé per i due regni

tutte le età e le copre col suono.

Infine non han più bisogno di noi

i trapassati da giovani; lievemente si perde

il senso della terra come ci si svezza

dai seni della madre. Ma noi, che abbiam bisogno

di sì grandi misteri, dal cui lutto sboccia

spesso un progresso felice –: potremmo

essere senza di loro? È invano la saga,

che una volta nel lamento per Lino4

la prima osante musica penetrò l’arida

rigidità; che solo nello spazio atterrito

da cui un adolescente quasi divino

uscì d’un tratto per sempre, il vuoto cadde

in quel vibrare, che ora

ci trascina e consola e soccorre.

da Elegie duinesi – Economica Feltrinelli

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martedì, marzo 13, 2007

la protesta

contro l’aumento degli Oscar Mondadori

Il catalogo dei tascabili Oscar Mondadori è probabilmente il più completo sul mercato italiano. Ne acquisto e ne leggo decine e decine all’anno. Nelle settimane scorse sono scattati aumenti di 1 euro e, in alcuni casi, anche di più. I nuovi titoli stanno uscendo con il prezzo di 8,40 euro (paginazione standard). Le librerie hanno riprezzato anche le giacenze. Il catalogo degli Oscar è un patrimonio della casa editrice ma dovrebbe esserlo anche per i lettori (vecchi e soprattutto nuovi). Ho un lunghissimo elenco di Oscar che voglio comprare e leggere. Per protesta, nel 2007, ne acquisterò di meno e solo in occasione delle promozioni al 30%; come in questo periodo (fino al 15 aprile).

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lunedì, marzo 12, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Charlie Brown: Continua a piovere, eh? Cosa intendi fare tutto il pomeriggio?

Snoopy: Ovvio… sedere davanti alla tv… e rimpinzarsi di cioccolatini al rum!

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domenica, marzo 11, 2007

teste quadrate

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sabato, marzo 10, 2007

parole a colori

Bruce Chatwin

I tetti erano arancioni di albicocche messe a seccare al sole. In un prato giocavano bambine con abiti tinti di rosa con la robbia.

da Le Vie dei canti (Adelphi editore)

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venerdì, marzo 09, 2007

Bill Watterson ed i suoi Calvin and Hobbes

Calvin: Tempi duri per noi suburbani postmodernisti!

Hobbes: Perchè?

Calvin: Bè, la gente è piuttosto riluttante a pagare dei disegni da marciapiede che stanno dove sono e vengono cancellati dalla pioggia. Inoltre l’assessorato alla cultura non mi vuole finanziare perchè non sono abbastanza famoso e con me non ha ritorno d’immagine.

Hobbes: Non potresti autofinanziarti facendo qualcos’altro?

Calvin: Vuoi dire lavorare?

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giovedì, marzo 08, 2007

la mia new york a colori

il grattacielo sopra le nuvole

(foto akio, giugno 2000)

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mercoledì, marzo 07, 2007

ipse dixit

La scrittura è un viaggio, a volte in piano, verso una luce lontanissima, a volte in profondità, nel buio più nero. E questo viaggio è un viaggio che si fa soli ma con l’eco di tutte le voci del mondo, le storie degli altri, le loro emozioni. Si va soli ma accompagnati da un esercito di fantasmi. Durante quel viaggio chi leggerà è già con me. Dopo non conta più. I libri non sono degli autori che li scrivono, sono di tutti.

Simona Vinci

da Trucchi d’autore di Mariano Sabatini Nutrimenti editore

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martedì, marzo 06, 2007

l’incipit

Il duello di Anton Cechov

Erano le otto del mattino, ossia l’ora in cui gli ufficiali, i funzionari e i forestieri abitualmente, dopo una notte calda e soffocante, facevano il bagno nel mare e poi si recavano al padiglione a sorbire il caffè o il tè. Ivan Andrejevic Lajevskij, un uomo giovane sui ventotto anni, biondo, piuttosto magro, con un berretto da funzionario del Ministero delle Finanze e in pantofole, recandosi al bagno, incontrò sulla spiaggia molti conoscenti e fra essi il suo amico Samojlenko, medico militare. Samojlenko, con la sua grossa testa rasata, senza collo, rosso in viso, nasuto, con folte sopracciglia nere e con fedine grigie, grasso e floscio e per giunta con una voce rauca di basso, produceva su ogni nuovo arrivato in quella cittadina una sgradevole impressione di soldataccio e di urlone, ma bastavano due o tre giorni, dopo il primo incontro, perché il suo volto cominciasse a sembrare non solo straordinariamente buono e simpatico, ma persino bello.

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lunedì, marzo 05, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Tu e la tua stupida coperta! E quel pollice! Misericordia!! Non capisco perchè succhi quel pollice tutto il santo giorno…

Linus: Niente calorie!

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domenica, marzo 04, 2007

il mio microgiallo da sms

Si liberò del cadavere in fretta. Gli scadeva il parchimetro e volle evitare guai più seri.

(mini giallo di massimo 160 caratteri; idea lanciata da zopblog)

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sabato, marzo 03, 2007

succede in edicola

Diffido dalle lezioni (a fascicoli) di Baricco

Non mi conviceranno mai che si possa imparare a scrivere attraverso una specie di enciclopedia a fascicoli come quella che propone Alessandro Baricco in questi giorni in edicola. Ha scritto Mariano Sabatini su Media & Rimedia: “La didattica della scuola Holden di Alessandro Baricco in fascicoli e dvd! E’ il claim dei nuovi spot televisivi che lanciano l’enciclopedia di scrittura creativa partorita dai corsi del famoso scrittore. L’autore di ‘Castelli di rabbia’ e ‘Novecento’ vende fumo, volendo far credere che si possa catturare un concetto evanescente come la creatività, e poi si lamenta che critici lo ignorano!? Pronto per le televendite della Eminflex o dei tappeti Iranian Loom…”.

Io dico, nell’era dei blog (da leggere e da scrivere) ancora c’è chi crede nei corsi a fascicoli? Boh e pure mah.

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venerdì, marzo 02, 2007

il post di Totò

Signorina, mi diceva che lei è un fantasma, che è fatta d’aria… Allora lasci che l’annusi, voglio respirare un poco d’aria buona.

Antonio de Curtis in arte Totò

da Parli come badi Rcs libri citando il film Totò all’inferno

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giovedì, marzo 01, 2007

calvino

Come scriverei bene se tra il foglio bianco e il ribollire delle parole e delle storie che prendono forma e svaniscono senza che nessuno le scriva non si mettesse di mezzo quello scomodo diaframma che è la mia persona! Lo stile, il gusto, la filosofia personale, la soggettività, la formazione culturale, l’esperienza vissuta, la psicologia, il talento, i trucchi del mestiere: tutti gli elementi che fanno sì che ciò che scrivo sia riconoscibile come mio, mi sembrano una gabbia che limita le mie possibilità. Se fossi solo una mano, una mano mozza che impugna una penna e scrive… Chi muove questa mano? La folla anonima? Lo spirito dei tempi? L’inconscio collettivo? Non so. Non è poter essere il portavoce di qualcosa di definibile che vorrei annullare me stesso. Solo per trasmettere lo scrivibile che attende d’essere scritto, il narrabile che nessuno racconta.

Forse la donna che osservo col cannocchiale sa quello che dovrei scrivere; ossia non lo sa, perchè appunto aspetta da me che io scriva quel che non sa; ma ciò che lei sa con certezza è la sua attesa, quel vuoto che le mie parole dovrebbero riempire.

Italo Calvino da Se una notte d’inverno un viaggiatore

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lunedì, aprile 30, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Schroeder: La critica rovina le poesie. Che bisogno c’è di cercar di spiegare una poesia? E’ come cercar di spiegare un cielo d’estate o una luna d’inverno….

Lucy:… O una faccia carina!

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domenica, aprile 29, 2007

il mio microgiallo da sms

L’onda inghiottì il surfista e così lo squalo vinse la sfida a nascondino.

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sabato, aprile 28, 2007

dal mio moleskine acquerello

nerocola

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venerdì, aprile 27, 2007

Scott Adams e il suo Dilbert

dogbert: Eccoti un opuscolo della mia acqua minerale “Miracolo” S.p.A.

dilbert: qui dici che l’acqua di casa nostra rende la gente bella, intelligente e piena di salute.

dogbert: Se qualcuno te lo chiede, digli che tu l’acqua non la bevi.

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giovedì, aprile 26, 2007

shakespeare

ex duca – Miei compagni e fratelli in esilio, l’abitudine a questi luoghi non ha reso la vita più dolce che nel lusso dorato? Non sono questi boschi più sicuri della corte piena d’invidie? Non sentiamo il mutar delle stagioni, come Adamo in peccato, e all’artiglio del gelo e alla ruvida sferza del vento invernale, quando soffia e m’addenta il corpo fino a farmi rattrappire per il freddo, rido e dico: “Questa non è adulazione. Questi sono consiglieri che mi persuadono concretamente di ciò ch’io sono”. L’avversità mi mostra dolce, come il rospo brutto e velenoso che reca in capo una gemma preziosa. La nostra vita, non costretta in pubblico, sente gli alberi che parlano, i ruscelli che narrano, i discorsi delle pietre e bontà in ogni cosa.

William Shakespeare da Come vi piace

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mercoledì, aprile 25, 2007

il post di Flaiano

Non posso prendere impegni superiori alle mie debolezze.

Ennio Flaiano

da Frasario essenziale per passare inosservati in società (Bompiani editore)

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martedì, aprile 24, 2007

il reportage

domenica ho letto, ed apprezzato, il reportage di Alessandra Bravi intitolato New York, eterno show e pubblicato sul quotidiano free press E Polis Roma. Un viaggio in metro risalendo Manhattan verso il Bronx. Ve ne propongo alcuni stralci con un pò di nostalgia per i miei viaggi, di ormai 7 anni fa, in quei vagoni e in quelle strade.

***

Comincia il suo piede. A muoversi a ritmo di musica sotto la luce artificiale del neon. Batte il tempo, questa bambina nera che da Manhattan va verso il Bronx, seduta accanto alla mamma che la guarda divertita. E ride. Ride forte, in maniera sguaiata. Ride sopra il frastuono della metropolitana. Ride e balla una canzone che esce fuori dallo stereo dell’uomo che è appena salito. Stop, play. Ad ogni fermata, l’uomo blocca il cd e quando la metro riparte, lui ha già scelto una nuova musica. Sono trenta minuti di viaggio quelli che uniscono il pieno centro della vita newyorkese ai quartieri più periferici. E quella mezz’ora, New York se la fa ballando.

***

Lo stereotipo diventa realtà. Il telefilm che hai sempre visto in tv. La scena al cinema che ti è rimasta più impressa. La puoi guardare chiusa dentro la scatola di latta che sa di umanità…

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Il volto del poliziotto ti guarda fisso dalle mattonelle biancastre del sottopassaggio. Ti ossera sorridendo dal poster mentre parla grazie ad un fumetto. Cappellino NYPD sulla testa, un fumetto per dirti perchè ha scelto di fare questo lavoro.

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Pochi passi e arrivi lì, al cuore dell’impero colpito. Ti fermi e i disegni dei bambini che al World Trade Center hanno perso qualcuno di caro, ti entrano nella testa.

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Perchè New York puoi vederla in due modi: a piedi mentre ti perdi nelle strade. Oppure scorrendo le linee della metropolitana…. Fino a a Franklin Avenue, sono le persone di colore a farla da padrone. Verso la fermata di Bergen, non troppo lontano da Brooklyn Heights, cominciano a vedersi i bianchi. In questa zona, negli ultimi anni, si sono spostati artisti e intellettuali. E lontano dall’effetto videogioco che fa il centro notturno di Manhattan, Brooklyn conserva il fascino dell’area industriale in perenne trasformazione.

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Così, se i libri a Manhattan si comprano solo da Barnes & Nobles, il grande rivenditore di letteratura a buon mercato, con caffetteria Strabucks dentro, che ha messo ko la concorrenza, a Brooklyn, sopravvivono le piccole librerie, i mercaini polacchi, le taverne che ancora sanno d’America non confezionata a musura di turista.

***

Ma prima, prima di andare verso i quartieri di cui hai sempre sentito parlare – Tribeca, Soho, Chelsea – prima di risalire Central park, polmone verde della città incorniciato dai grattacieli, prima, devi sentire la puzza del pesce che arriva dalle casette di legno del Fulton Fish Market. ha compiuto 180 anni e poi lo hanno fatto sparire…. Eppure l’odore del pesce è incollato al marciapiede e le figure storiche che circolavano al mercato fanno fatica ad andarsene. Qualcuno, nel passare davanti ai capannoni che ormai non hanno più vita, ti racconta quello che era il Fulton Fish Market.

***

Tribeca e il Village ti raccontano l’America freak. Quella dei mercatini, dei negozi di dischi in cui puo trovare di tutto, del kitsh e del lussuoso. Dei ristorante che ti offrono pastrami – il cibo ebraico – e di quelli che cucinano messicano, indiano, arabo. Un melting pot di odori prima che di persone. E l’occhio si perde. Poi arrivi a Chelsea e ti imbatti nella nuova generazione di artisti. Qui è dove sono le loro gallerie, dove espongono le loro opere. Combattono contro l’arte affermata che puoi ammirare al Moma o al Gugheneim. Sali, sali ancora con la famosa folla di New York che ti viene incontro.

***

dal reportage di Alessandra Bravi intitolato New York, eterno show, pubblicato sul quotidiano free press E Polis Roma del 22 aprile 2007.

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lunedì, aprile 23, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Snoopy è alla sua macchina da scrivere

Snoopy: Nella mia vita ho conosciuto molti…

Lucy: Perdinci, stà attento a cosa ci scrivi, in quella autobiografia! Se parli male di me, prenderò a calci la tua scodella.

Snoopy: … personaggi stravaganti.

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domenica, aprile 22, 2007

I casi lampo del commissario Eugenio Barzocco

Il diplomatico maleducato

altoparlante stazione: il treno regionale 4723 delle ore 7 e 35 è in partenza al binario 22.

vice-commissario Secondo Perenne: al commissario non piacerà questo caso. Un diplomatico morto nei bagni della stazione centrale. E chi li tiene i giornalisti?

commissario Eugenio Barzocco: lascia stare i giornalisti.

vice-commissario Secondo Perenne: Buongiorno, commissario.

commissario Eugenio Barzocco: ciao Secondo. Daremo alla stampa quello che vuole: il colpevole.

vice-commissario Secondo Perenne: commissario stia attento che in terra è bagnato… la scientifica e il medico legale dicono che è morto battendo la testa sul lavandino. Insomma, è scivolato…

commissario Eugenio Barzocco: lascia stare la scientifica e il medico legale. Hanno ragione a metà.

agente semplice Indovina Francesco: commissario, al binario 5 stanno girando un episodio di Distretto di polizia.

commissario Eugenio Barzocco: non ho intenzione di perdermi il primo ciak.

altoparlante stazione: il treno regionale 4723 delle ore 7 e 35 partirà con 1 ora e 30 minuti di ritardo.

commissario Eugenio Barzocco: Secondo, fai venire l’addetta alle pulizie.

vice-commissario Secondo Perenne: subito, commissario. Ci sono i giornalisti, che gli dico?

commissario Eugenio Barzocco: Che i bagni degli uomini sono inutilizzabili e che tra poco farò una dichiarazione.

altoparlante stazione: Al binario 5 servono comparse per Distretto di polizia. I viaggiatori del treno regionale 4723 sono pregati di recarsi al binario numero 5, così la loro attesa non sarà inutile. Grazie.

vice-commissario Secondo Perenne: commissario c’è l’addetta alle pulizie.

commissario Eugenio Barzocco: buongiorno signora. Era un gran maleducato vero?

addetta alle pulizie: chi, commissario?

commissario Eugenio Barzocco: Il diplomatico. Quello che l’ha fatta fuori dalla tazza senza nessun rispetto per il suo lavoro e per gli altri utilizzatori del bagno.

addetta alle pulizie: si, un gran maleducato. Quando gli ho detto “ma a casa sua lei fa così?”, sa cosa mi ha risposto?: “Lei non sa chi sono io. Io la faccio dove e come mi pare”.

commissario Eugenio Barzocco: lei non c’ha visto più e l’ha colpito con lo scopettone.

agente semplice Indovina Francesco: commissario, al binario 5 stanno per iniziare. Il regista dice che sarebbe onorato della sua presenza al primo ciak.

commissario Eugenio Barzocco: signora, devo andare. Allora, questo scopettone?

vice-commissario Secondo Perenne: I giornalisti non li tengo più. Dicono che brancoliamo nel buio.

addetta alle pulizie: Mi è venuto incontro furente con il dito puntato. L’ho colpito con lo scopettone ed è scivolato sulla sua maleducazione liquida battendo la testa sul lavandino.

commissario Eugenio Barzocco: siete stati sfortunati entrambi. Lui a farla fuori dalla tazza e lei a farlo fuori nella mia città.

vice-commissario Secondo Perenne: Chiamo i giornalisti?

commissario Eugenio Barzocco: Si, ma con loro parlaci tu. Io ho un appuntamento più importante al binario 5.

vice-commissario Secondo Perenne: Commissario ma come ha fatto a sapere che era stata l’addetta alle pulizie?

commissario Eugenio Barzocco: Ho letto il cartello all’entrata che dice: “Chi fuori la fa, la legge dello scopettone proverà”.

altoparlante stazione: Al binario 5 è stata sospesa la registrazione della puntata di Distretto di Polizia perchè l’attore che interpreta il diplomatico non si trova. I viaggiatori del treno regionale 4723 delle ore 7 e 35 sono pregati di recarsi immediatamente al binario 22 perchè il loro treno sta regolarmente partendo con 1 ora e 30 minuti di ritardo.

gli altri casi lampo del commissario Eugenio Barzocco

la salciccia lasciata a metà

Un tatuaggio troppo esplicito

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sabato, aprile 21, 2007

teste quadrate

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venerdì, aprile 20, 2007

Reg Smythe ed il suo ANDY CAPP

Andy: Flo, a volte mi chiedo… non sono una persona utile a nessuno, vero? Un fallito ecco!

Flo: Non parlare così, tesoro. Se non altro sei un esempio orribile!

Andy: Però hai ragione! E’ bello sapere di contribuire a qualcosa!

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giovedì, aprile 19, 2007

un pessoa ogni tanto

Altrove

Andiamo via, creatura mia,

via verso l’Altrove.

Lì ci sono giorni sempre miti

e campi sempre belli.

La luna che splende su chi

lì vaga contento e libero

ha intessuto la sua luce con le tenebre

dell’immortalità.

Lì si incominciano a vedere le cose,

le favole narrate sono dolci come quelle non raccontate,

là le canzoni reali-sognate sono cantate

da labbra che si possono contemplare.

Il tempo lì è un momento d’allegria,

la vita una sete soddisfatta,

l’amore come quello di un bacio

quando quel bacio è il primo.

Non abbiamo bisogno di una nave, creatura mia,

ma delle nostre speranze finchè saranno ancora belle,

non di rematori, ma di sfrenate fantasie.

Oh, andiamo a cercar l’Altrove!

Fernando Pessoa

dalla raccolta Il violinista pazzo – Passigli editore

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mercoledì, aprile 18, 2007

l’sms che è un piacere

Siamo andati in biblioteca a prendere in prestito il primo libro di M. dal titolo “Tomiak castoro pigro”.

Che emozione. La mia nipotina di 6 anni e mezzo ieri “ha fatto” la sua prima tessera della biblioteca comunale ed ha preso in prestito il suo primo libro. Mio fratello sapendo di farmi felice mi ha scritto l’sms/mms appena uscito dalla biblioteca ed ha allegato la foto di M. orgogliosa con il libro in mano. Non mi chiedo che lettrice sarà. Spero solo che la passione per la lettura sbocci e che diventi parte della sua vita. Parafrasando il mio amico Charles M. Schultz: “Felicità è la mia nipotina di 6 anni e mezzo che possiede la tessera della biblioteca e comincia il suo percorso di lettrice”.

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martedì, aprile 17, 2007

corto di carta n. 2

(in abbinamento al Corriere della Sera del 14/4/07)

Baita dei Pini di Susanna Tamaro

La casa dei sogni diventa per due pensionati un incubo con finale “giallo”. Il cuore stavolta non ti porta da nessuna parte. Scritto bene. Si legge in mezz’ora/un ora (59 paginette). A tratti mi ha ricordato l’umorismo crudele di Alan Bennett. Vi lascio un saltapagina (mini).

saltapagina (mini)

Per più di un’ora camminarono insieme su e giù per la casa. Sebbene fosse disabitata da parecchi anni era in buono stato: due o tre mesi di lavori fatti in economia sarebbero stati più che sufficienti per renderla abitabile.

***

La passione di Ugo per la montagna era nata proprio dal legno. Alla ricerca di pezzi buoni si era spinto prma sulle colline alle spalle della città e poi sui monti che da lì verso nord di espandevano a raggiera.

***

Bevendo il caffè Ugo osservò il prato.

“Guarda quanta rugiada!” disse alla moglie. Elenora guardò a sua volta l’erba. L’aria intorno non era più limpida come in agosto.

“E’ settembre” disse, e sparecchiando propose al marito di andare nel bosco a raccogliere i mirtilli”.

***

Sbucarono dal boschetto dei pini che era già quasi buio. Per precauzione, a casa, avevano lasciato accesa una luce.

“Non sembra la casetta di una fiaba?” disse Ugo, e senza attendere risposta circondò la vita della moglie con un braccio.

***

“Che cosa sarà?” chiese Eleonora.

“Non ne ho la minima idea”, rispose Ugo e subito si infilò i pantaloni di velluto. “Vado a vedere”. Eleonora, avvolta nella sua vestaglia a nuvolette azzurre, lo seguì svelta. Sulla porta restarono impietriti.

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lunedì, aprile 16, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Charlie Brown: Beh, come va il tuo anno?

Lucy: Non è più il mio anno… l’ho riportato indietro… i mesi e le settimane andavano benissimo, ma aveva dentro un mucchio di giorni brutti… sono stati molto gentili nel riprenderselo… hanno detto che succede in continuazione.

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domenica, aprile 15, 2007

il mio microgiallo da sms

L’insegnante di danza per principianti morì lentamente; passo dopo passo.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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sabato, aprile 14, 2007

ipse dixit

La mia penna lavora soprattutto per fermare il tempo. Nella vita reale ogni minuto ha fretta di succedere a quello precedente. Mentre nel romanzo il tempo puoi manipolarlo. Impadronirtene. Annullare la sua furia.

Javier Marias

dal catalogo 2006 dei tascabili Einaudi

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venerdì, aprile 13, 2007

Quino e la sua Mafalda

Mafalda: Senti, papà, quando tu eri piccolo la gente aveva paura della guerra e della bomba atomica?

padre: certo che sì aveva paura della guerra, ma allora non esistevano le bombe atomiche.

Mafalda: Ma era una paura da niente, allora!

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giovedì, aprile 12, 2007

dal mio moleskine acquerello

blulindt

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mercoledì, aprile 11, 2007

buzzati

Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. “Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu – ora mi ricordo – non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, nè battesti mai alla porta del castello deserto, nè camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, nè ti addormentasti sotto le stelle d’Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io prendendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei “Ti ricordi?”, ma tu non ricorderesti.

Dino Buzzati

incipit del racconto Inviti superflui da Sessanta racconti (Oscar Mondadori)

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martedì, aprile 10, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Ho deciso di darmi alla satira politica. Voglio mettere in ridicolo ogni cosa!

Charlie Brown: Capisco Lucy… con l’uso della satira vuoi evidenziare i difetti del nostro sistema di governo e quindi migliorare il nostro modo di vivere…

Lucy: No, voglio solo mettere in ridicolo ogni cosa!

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sabato, aprile 07, 2007

amici lettori, auguri di buona pasqua e buon divertimento per la pasquetta. torno martedì.

lettura in corso

Americana di Don DeLillo

In corridoio squillava un telefono. Nessuno si prese la briga di rispondere. Poco dopo cominciò a squillarne un altro. Feci lentamente il giro del mio ufficio, stirandomi. Cercai di ricordare se avevo mai visto Burt o Kirk recitare in un film ambientato in un ufficio, magari una di quelle operette morali con tanto di giochi di potere e pavidi adulteri. Mi accorsi che c’era un promemoria sulla scrivania. Dalla concisione del messaggio capii subito che era uno dei tanti strani promemoria che ormai da oltre un anno facevano la loro comparsa sulle scrivanie. Lo raccolsi e cominciai a leggerlo.

A: Divisione Tecnica B

Da: S. Agostino

Mai uomo sarà più morto di disastrosa morte

di quando la morte stessa sarà immortale.

Nessuno era mai riuscito a scoprire chi spediva quei promemoria. C’erano state indagini e interrogatori, ma senza risultato. Chiunque li mandasse, doveva superare due ostacoli: introdursi nella sala ciclostili e stamparne copie a sufficienza per l’intera divisione senza farsi scoprire, poi distribuirli uno per uno in tutti gli uffici e su tutte le scrivanie. Nessuno ricordava di averli mai visti consegnare effettivamente da qualcuno: comparivano dal nulla, di mattina o nel primo pomeriggio. Quello era il primo Sant’aAgostino. I precedenti promemoria riportavano messaggi di Zwingli, Lévi-Strauss, Rilke, Cechov, Tillich, William Blake, Charles Olson e un capo guerriero Kiowa di nome Satanta. Ovviamente l’estensore di quei messaggi anonimi era stato ribattezzato il Memo Matto. Io non amavo quel nomignolo: mi sembrava troppo scontato. Lo chiamavo Trockij, invece. Non avevo motivi particolari per scegliere Trockij: mi pareva adeguato, niente più. Mi domandavo se fosse qualcuno che conoscevo. Erano tutti convinti che fosse un ometto cupo e grottesco, senz’altro deluso dalla vita, livido di dispezzo per un’azienda tanto elefantiaca e impersonale, sicuramente addetto al reparto spedizioni, tradizionale ghetto per maniaci sessuali, mutanti e vegetariani. L’opinione condivisa era che si trattasse di un forestiero che abitava da un affittacamere a Red Hook e passava le serate a leggere un trattato in oto volumi sulle psicosi in un carattere quasi illeggibile, raccontando poi al droghiere di fiducia di essere stato uno studioso del Talmud, al paese natio. Era questa l’idea comune, e forse a suo modo era logica. Ma io provavo più gusto a pensare che in realtà Trockij fosse un dirigente ai massimi livelli, uno da ottantamila dollari l’anno che rubava di nascosto le graffette dagli uffici.

(Net-Il Saggiatore editore -traduzione Marco Pensante)

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venerdì, aprile 06, 2007

Bill Watterson ed i suoi Calvin and Hobbes

Calvin: Sai qual è il problema con l’universo?

Hobbes: Uhm…

Calvin: Non esiste un servizio reclami gratuito! Ecco perché le cose non funzionano! Se l’universo fosse amministrato in maniera decente, saremmo completamente rimborsati se non fossimo soddisfatti!

Hobbes: Ma il posto è gratis.

Calvin: Vedi? Ecco un’altra cosa. Dovrebbero mettere una tariffa di copertura e tener fuori la gentaglia.

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giovedì, aprile 05, 2007

l’iniziativa

a partire da giovedì 12 aprile con il Corriere della Sera saranno in vendita (il giovedì ed il sabato) dei minilibri con racconti inediti dei seguenti scrittori italiani: Saviano, Tamaro, Faletti, Fo, Piperno, Volo, Mazzucco, Veronesi, Moccia, Veltroni, Maraini, Stella, Bossi Fedrigotti, Manfredi, Bevilacqua. L’iniziativa si chiama “I Corti di Carta” ciascun libretto costerà 1 euro + il costo del giornale. Lo slogan è: “Scopri il piacere di leggere meno spesso” e si riferisce alla brevità del testo e al formato del libretto (molto simile alle illystories di cui vi ho già parlato). Mi sembra una iniziativa interessante che va nella direzione da me sempre auspicata di consentirci di leggere a prezzi accessibili.

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mercoledì, aprile 04, 2007

in punta di blog

lo splendido mosaico pittorico di luigi perrella

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martedì, aprile 03, 2007

il brano

John Cheever da Autobiografia di un commesso viaggiatore (racconto inedito pubblicato dal sito railibro.rai.it)

Quelli trascorsi sulla strada furono gli anni migliori e sembrava non dovessero finire mai. Vendevo scarpe a vagoni, con la facilità con cui si manda giù un bicchiere di whiskey. Per la gran parte del tempo avevo più soldi di quanti ne potessi spendere. Ero un uomo di successo. Avevo avuto più successo di quanto sperassi a dodici anni. Spesi i miei anni fra treni, club e alberghi. Cambiavo zona a intervalli regolari, tanto da aver coperto, alla fine, ogni centimetro degli Stati Uniti. Conosco gli Stati Uniti e li amo. Posso ripeterne i nomi delle città a centinaia, come fossero nomi di donna. Ne conosco gli alberghi, gli orari dei treni e quell’odore di fumo dei vagoni ferroviari che tanto mi piace. Avevo una decina di completi e una ventina di paia di scarpe, nonché due barche a vela, con le quali gareggiavo quando mi trovavo a Boston, la città dove le avevo comprate. Scommettevo sui cavalli e giocavo a Canfield, ai dadi e alla roulette. Ero membro della massoneria, membro onorario degli Elks e avevo due costose polizze sulla vita.

…..

Dopo tutti i viaggi che avevo fatto finii in rosso. Il modo di fare soldi era cambiato, più in fretta di me. Le catene di montaggio e le industrie presero il posto delle piccole ditte individuali. Le scarpe economiche presero il posto di quelle costose. I biglietti ferroviari salirono e non si trovavano più alberghi a prezzi convenienti. I pochi commercianti che ancora restavano non vendevano abbastanza per ripagarsi delle spese. Li chiamavamo i “precari”. Il giorno del mio sessantaduesimo compleanno ero senza lavoro. Non mi era mai capitato prima. Mi ero fatto vecchio. La mia polizza assicurativa era estinta. I miei soldi spariti. Mio fratello e mia sorella erano morti. I miei amici erano morti. Il mondo che conoscevo, quello che avevo attraversato e ascoltato, al quale avevo parlato, non c’era più. Il rumore del traffico fuori dalla finestra di questa camera ammobiliata me lo rammenta.

leggi tutto il racconto (sulla crisi economica del ’29)

traduzione Francesca Garofoli

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lunedì, aprile 02, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Sally: Hey fratello… Ha telefonato uno della rivista di baseball…

Charlie Brown: Davvero? Vogliono intervistarmi, eh?

Sally: No, dicono che il tuo abbonamento è scaduto.

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domenica, aprile 01, 2007

il mio microgiallo da sms

Il tenore in crisi annullò l’ennesimo concerto e sparò all’impresario. Gli conveniva subire il penale che pagare la penale.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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giovedì, maggio 31, 2007

calvino

GIA-GE-GI-GIO-GIU

“Questa volta non mi scappi, Joe!” disse lo sceriffo.

“Butta a terra le pistole, svelto! Non è il momento di metterti a gingillare! Già aggeggi, Joe? Giù!”.

Italo Calvino da Piccolo sillabario illustrato (da Georges Perec)

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venerdì, maggio 25, 2007

amici lettori, mi prendo qualche giorno di vacanza; torno giovedì 31 maggio. Ciao.

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febbre giallo

che bello!

il primo caso lampo del mio commissario Eugenio Barzocco è stato pubblicato su giallo and co.

Grazie Tecla!

siamo tutti microgiallisti

torna il gioco di scrivere giallini da sms ideato da zop nel 2005 che stavolta è abbinato all’incontro “il giallo dei blogger” che si terrà Mercoledì 30 maggio 2007 alla Libreria del giallo di Milano, in via Peschiera 1 dalle ore 19.

Il gioco dei gialli da sms consiste nello scrivere un giallo in max 160 caratteri, possibilmente senza rinunciare a movente e arma del delitto.

Partecipate con i vostri contributi che potete lasciare nei commenti del blog. I migliori saranno stampati su carta, distribuiti ai presenti e declamati alla Libreria del giallo!

lanciatevi! che siamo tutti microgiallisti!

leggete la prima selezione.

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giovedì, maggio 24, 2007

succede… alla Libreria del Giallo di Milano

Mercoledì 30 maggio 2007, presso La Sherlockiana – la Libreria del giallo di Milano, via Peschiera 1 dalle ore 19 siete tutti invitati a:

Il giallo dei blogger: oggetti non identificati a confronto

Una serata di chiacchiere e confronti tra scrittori, editori, librai e blogger. Con giochi e letture di giallini da sms (l’idea lanciata da zop). Con aperitivi e stuzzichini. Sono previsti omaggi e premi per tutti i partecipanti e giocatori che interverranno.

Chi non potrà esserci fisicamente potrà intervenire virtualmente attraverso questo blog, lasciando nei commenti osservazioni, domande e contributi che saranno lette durante l’incontro mettendo in comunicazione i presenti con gli assenti!

Tra i promotori dell’iniziativa c’è Antonio Zoppetti: una garanzia.

Purtroppo Milano è un pò fuori dal Raccordo Anulare e dunque non ci sarò ma saranno letti alcuni miei microgialli da sms. Spero che i blogger presenti siano magnanimi con i commenti. Chi è Milano o in zona sfrutti l’occasione!

il blog dell’evento: ilgiallodeiblogger.splinder.com

La Sherlockiana

(foto tratta da ViviMilano del corriere.it)

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mercoledì, maggio 23, 2007

londra: sguardi digitali

baronetti

foto akio, dicembre 2004

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martedì, maggio 22, 2007

il brano

Marta Morazzoni da La ragazza col turbante (Guanda editore)

Lorenzo da Ponte aveva occhi vivacissimi e infidi, una lingua suadente e rapace e, nonostante la dispersione e la precarietà in cui aveva vissuto fino alle soglie dei quarant’anni, era uomo da sapere quello che voleva, e a ogni costo, tramando dietro la melliflua ipocrisia di un volto dabbene, riusciva ad arrivare al suo intento, cosa di cui poi non mancava mai di vantarsi, quando se ne presentava l’occasione. Allorché giunse a Vienna, avendo di mira l’accesso a corte, non era né celebre né affermato; non era nemmeno più tanto affascinante (l’increscioso incidente che lo aveva privato di tutti i denti era già accaduto): il mento era sporgente in avanti e le labbra poi si contraevano a nascondere la vergogna delle gengive nude, cosicché tutto il volto si sarebbe detto avviluppato da una fitta trama di rughe minuscole e convergenti verso la cavità della bocca. Il corpo, allungato e scabro, soffriva di una anomala magrezza acuita dal nero dei vestiti di cui si paludava un po’ per originalità, un pò per una atavica mancanza di soldi, che non gli consentiva che rari e parsimoniosi cambi di guardaroba. Eppure la sua ormai provata esperienza del mondo lo aveva in qualche modo aiutato sempre, anche nelle peggiori situazioni. E lo aiutava ancora in quel nido di vipere che era la luminosa corte asburgica.

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lunedì, maggio 21, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Charlie Brown: Mi preoccupo per la povera Marcie… i genitori insistono perchè prenda tutti “8”…

Sally: Noi siamo fortunati… è bello vivere in una casa di “4”.

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domenica, maggio 20, 2007

in punta di blog

il racconto invisibile di zop

la distrazione fotografica: idea numero dieci di matisse

la notte propizia di wos

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sabato, maggio 19, 2007

la poesia

Kikuo Takano

Rampicanti

Volendo aggrapparsi

al cielo,

dei rampicanti

tesi stretti

invano abbracciano

il nulla,

gli s’intrecciano.

Infine si avvinghiano

disperatamente

l’uno con l’altro

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venerdì, maggio 18, 2007

Bill Watterson ed i suoi Calvin and Hobbes

Calvin: Il problema con la gente è che non ha una visione d’insieme. Alla fine, tutti moriremo, la nostra specie si estinguerà, il sole esploderà e l’universo andrà in rovina. L’esistenza non è solo temporanea, è inutile! Siamo tutti destinati a finire e niente ha importanza!

Hobbes: Capisco perché la gente non ama la visione d’insieme.

Calvin: Non sono prospettici.

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giovedì, maggio 17, 2007

la mia new york in bianco e nero

apple brake 692

(foto akio, giugno 2000)

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mercoledì, maggio 16, 2007

scrivere…

Il mestiere di scrittore è un’arte, o meglio un artigianato, e il metodo dipende un pò dalle circostanze. A volte prendo un blocco e butto giù il mio testo con una scrittura che sfortunatamente diventa illegibile in capo a quattro o cinque giorni, che in qualche modo appassisce come i fiori. Ma succede anche che vada dritta alla macchina da scrivere e batta una prima versione. In ambedue i casi, per ogni frase, vado di slancio; successivamente, cancello, scelgo la frase che preferisco. Lavoro anche con forbici e colla, ma non sempre. E se le piacciono le piccole manie tipiche dello scrittore, gliene posso citare una: alla terza o quarta revisione, armata di matita, rileggo il mio testo, gia quasi a posto, e tolgo tutto quello che può esser tolto, tutto ciò che mi pare inutile. E qui, esulto. Scrivo a piè di pagina: abolite sette parole, abolite dieci parole… Sono felicissima: ho soppresso l’inutile.

Marguerite Yourcenar

da “Ad occhi aperti” conversazioni con Matthieu Galey Tascabili Bompiani, 1990

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martedì, maggio 15, 2007

un pò di emily

Il Sole sarebbe superfluo

Se la Grandezza morisse

Superfluo ogni Giorno

Perchè ogni Giorno è pronunciata

Quella sillaba la cui Fede

La salva dalla Disperazione

E il cui “Ti ncontrerò” esita

Se l’Amore chiede “Dove?”

Sulla Sua Fama perenne

Possano riposare le nostre Epoche

Come Stelle che cadono anonime

Da un cielo lussureggiante.

Emily Dickinson

da Sillabe di seta, a cura di Barbara Lanati – Universale economica Feltrinelli

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lunedì, maggio 14, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Charlie Brown: Leggere è davvero un’avventura… leggere è come un viaggio verso un posto nuovo…

Snoopy: Svegliami quando arriviamo.

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domenica, maggio 13, 2007

domanda&risposta

D. Ogni giallista ha il suo detective. Ogni giallista è il suo detective. Qual è il suo rapporto con l’ispettore Wexford?

R. Ho creato Wexford perché nel mio primo libro avevo bisogno di un investigatore. In effetti non ero così interessata a lui come personaggio, era più un mezzo per sviluppare l’indagine. Ma dopo un’intera serie con lui come protagonista, mi sono resa conto della sua importanza nell’economia generale della mia scrittura. Allora ho cominciato a trattarlo con più rispetto, a renderlo più interessante. Spesso si è detto che fosse modellato sulla memoria di mio padre – non so – immagino che ogni scrittrice debba fare i conti con questa figura e finisca col proiettarne l’immagine in qualche eroe di sua creazione; mi sembra un fatto piuttosto normale.

Il mio rapporto con Wexford? Né buono né cattivo. Non è una storia d’amore, sebbene tutti in un certo senso se l’aspettino. Certo lo conosco molto bene, lo conosco come me stessa: so cosa dirà e cosa farà in ogni storia perché ho scritto di lui in più di venti romanzi. Certe volte mi dimentico completamente della sua esistenza e vado dove mi portano altre storie. Certe volte è lui a saltare fuori così, all’improvviso, e imporsi alla mia attenzione, magari perché la storia che sto scrivendo gli calza a pennello… Ma no, la nostra non è in alcun modo una relazione emotiva.

risposta di Ruth Rendell

domanda di Claudia Bonadonna per railibro.it (leggi l’intervista completa)

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sabato, maggio 12, 2007

la perla sulla bancarella… della libreria

Nello spazio dei libri ad 1 euro della libreria Melbookstore di via Nazionale a Roma, ho scovato una prima edizione rilegata (in buone condizioni) di una raccolta di racconti di Saul Bellow che cercavo da tempo: Quello col piede in bocca e altri racconti. E’ in catalogo negli Oscar Mondadori ma ho più volte provato ad ordinarlo senza successo. Non ho iniziato a leggerlo, così non vi posso lasciare il saltapagina, ma vi lascio le immagini originali di copertina e controcopertina che ho acquisito con lo scanner; una perla nella perla.

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venerdì, maggio 11, 2007

il post di campanile

“Avete promesso di restituirmi quelle cinquemila lire che vi ho prestato”.

“Un pò di pazienza. Aspetto appunto di ritrovare quello stesso biglietto, con quella stessa serie e quello stesso numero”.

Achille Campanile

da Trattato delle barzellette – Classici Bompiani

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giovedì, maggio 10, 2007

sette righe

Konstantin Kavafis

Cosa aspettiamo riuniti in piazza?

Oggi devono arrivare i barbari.

– Perché tanta inerzia nel Senato?

E perché i senatori non legiferano?

Perché oggi arrivano i barbari.

Che leggi hanno ormai da fare i senatori?

Quando verranno i barbari le faranno loro.

da Aspettando i barbari – Poesie civili

Passigli editore a cura di Tino Sangiglio

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mercoledì, maggio 09, 2007

di blog in blog

il kurt vonnegut di sergio calamandrei (con due link a completamento)

le “spuntature” colorate di ritaM

londra è sempre meravigliosa di glittering

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martedì, maggio 08, 2007

il mio amico Simenon

Georges Simenon da Maigret e il ladro indolente (Adelphi editore, traduzione di Andrea Forti)

saltapagina

“Copriti bene. Fa un freddo cane” gli raccomandò la signora Maigret affacciandosi alla porta.

Maigret scostò la tenda: sui vetri si erano formati dei fiori di brina. Le lampade a gas avevano quella luce particolare che emanano solo quando fa molto freddo e in boulevard Richard-Lenoir non c’era anima viva né si udiva alcun rumore; l’unica finestra illuminata, di fronte, doveva essere la camera di un malato.

***

Maigret si vestì con aria imbronciata. perchè nelle notti d’inverno in cui lo svegliavano di soprassalto il caffè aveva un sapore particolare? Anche l’appartamento aveva un altro odore, che gli ricordava la casa dei suoi genitori quando si alzava alle cinque e mezzo del mattino.

***

Sua moglie gli porse una grossa sciarpa d lana.

“Ce li hai i guanti?”.

Maigret frugò nelle tasche del cappotto.

“Non vuoi mangiare un boccone?”.

No, non aveva fame. Anche se teneva il muso, in fondo gli piacevano quei momenti, forse quelli che avrebbe rimpianto di più una volta andato in pensione. Scese le scale e davanti al portone trovò un taxi: dal tubo di scappamento uscivano sbuffi di vapore bianco.

“Al Bois de Boulogne… Conosce la route des Poteaux?”.

“Vorrei pur vedere che non la conoscessi, dopo trentacinque anni che faccio questo mestiere…”.

Un modo come un altro per consolarsi di essere invecchiati. Il sedile era gelato. Incrociarono solo poche auto e qualche autobus vuoto che andava a raggiungere il capolinea. Anche i bar più mattinieri erano ancora chiusi. Sugli Champs-Elysées le donne delle pulizie erano al lavoro negli uffici.

***

L’uomo portava abiti semplici ma di buona qualità come ne portano gli statali o i pensionati.

***

Maigret era pallido, e non solo per il freddo. Strinse la pipa tra i denti così forte che l’ebanite scricchiolò leggermente.

***

Eppure andò in rue Mouffetard, dove, nonostante il freddo, trovò la solita animazione intorno alle bancarelle e ai carrettini. Due palazzi dopo la rue Saint-Médard riconobbe la piccola panetteria dalla facciata dipinta di giallo e, sopra, le finestre basse dell’ammezzato. Era una vecchia casa, alta e stretta. Dal fondo del cortile si udivano rumori provenienti dalla bottega di un fabbro.

***

Bevve il caffè a piccoli sorsi. Accendendosi la pipa, diede un’occhiata alla credenza. Anche lì, come in rue Mouffetard, c’era una caraffa di acquavite, in questo caso acquavite di prugne. La signora Maigret colse il suo sguardo e gliene servì un bicchierino.

***

Fumel ordinò caffè e brioche per entrambi, mentre Maigret, che aveva la occa impastata per il troppo caffè bevuto durante la notte, chiese un bicchierino di calvados. Si sarebbe detto che la vita, fuori, facesse fatica a ingranare. Non era nè giorno nè notte. Un gruppo di bambini andava a scuola cercando di afferrare con la bocca fiocchi di neve che dovevano sapere di polvere.

Georges Simenon da Maigret e il ladro indolente (Adelphi editore, traduzione di Andrea Forti)

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lunedì, maggio 07, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Ti dirò qualcosa che non ho mai detto a nessuno… Vedi quella collina laggiù? Un giorno salirò su quella collina e troverò la risposta ai miei sogni… Un giorno salirò su quella collina e troverò felicità e appagamento… credo che per me tutte le risposte alla vita stiano al di là di quelle nuvole oltre i pendii erbosi di quella collina!

Linus: Forse c’è un altro bambino dall’altra parte della collina che guarda in questa direzione e pensa che tutte le risposte alla vita stiano su questo versante della collina…

Lucy: Non contarci, bimbo!

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domenica, maggio 06, 2007

wittgenstein

Un effetto in una poesia è troppo acuminato quando le vette dell’intelletto si mostrano alla luce nude, non rivestite dal cuore.

Ludwig Wittgenstein

da Pensieri diversi – Adelphi editore

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sabato, maggio 05, 2007

ha detto di… Totò

Totò è stato l’arlecchino del ‘900. Per lui avevo stima e ammirazione fin dai tempi del liceo, ben prima che iniziassi a calcare le scene. La prima volta che l’ ho visto recitare a Milano, ero in piedi perché non avevo i soldi per pagarmi una poltrona, e mi ha sconvolto. Non mi sono neanche reso conto che fossero passate due ore per la magia e la follia che riusciva ad esercitare, per il suo perdere peso, volume, ossa sulla scena. Vocalmente poi era eccezionale. Si sentiva che improvvisava. Alla centesima replica continuava a recitare come fosse la prima volta. Si divertiva e inventava di continuo situazioni nuove. Da lui ho preso la felicità e la giocondità che emanava nell’ esprimersi. Dietro gran parte delle sue gag e trovate c’era sempre un discorso di moralità e di politica. Lui era un animale politico. Il suo impegno morale e sociale era sempre evidente e chiaro.

Dario Fo

da ansa.it del 13/4/2007 citando un intervento a Radio Città Futura

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venerdì, maggio 04, 2007

Quino e la sua Mafalda

Mafalda: Che differenza c’è tra dire “papà” e dire “padre”?

padre: solo che “papà” è più familiare e “padre” più rispettoso.

Mafalda: Cioè non potrò mai dirti “padre”?

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giovedì, maggio 03, 2007

la pinacoteca impossibile

Botticelli

autore: Sandro Botticelli

titolo: La Primavera

anno: 1482

tecnica: tempera su tavola

dimensioni 203 x 314

proprietà: Galleria degli Uffizi, Firenze

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mercoledì, maggio 02, 2007

corto di carta n. 1

(in abbinamento al Corriere della Sera del 12/4/07)

Il contrario della morte di Roberto Saviano

La guerra la fa chi parte. La guerra la fa chi resta a casa attaccata ad un computer in attesa di una mail. In guerra si muore. Non c’è solo il dolore di Maria in questo racconto ma anche la sua voglia di continuare ad amare il suo Gaetano e la vita. Vi lascio un saltapagina (mini).

saltapagina (mini)

L’Afghanistan è divenuta una terra che nomina ogni giorno, più del suo paese. Se lo trova davanti, continuamente. Un nome strano, difficile da pronunciare, che nel dialetto viene storpiato in Affanìstan, Afgrànistan, Afrà.

***

Maria è quasi ossessionata dall’Afghanistan. Un’ossessione che non ha scelto lei. Una nevrosi che si è trovata dentro, come una sventura. Nessuno che le è vicino pronuncia mai parole che possono ricordarle soltanto lontanamente i suoni della parola Afghanistan.

***

Maria però è malata di domande. Ne fa ai soldati che stavano a Kabul con Gaetano, e ormai sono tornati qui da tempo, ne fa a chiunque ritorni anche solo in licenza. A chi ritorna dall’ultima guerra. Domande che riesce a fiaccare nel mazzo di parole accorte e educate che offrono a lei, alla vedova, alla sposina inciampata prima di giungere all’altare.

***

I giornali non vogliono foto di giornate quotidiane passate al fronte. Pattugliamenti, bambini in braccio, gambe penzoloni sui blindati, occhiali da sole e mitra. Tutto troppo scontato, o semplicemente un quotidiano di guerre che non devono apparire quotidiane per nessuno. I video sono ricercati, ma solo se spari a qualche ferito, solo se bestemmi contro i nemici, solo se vìoli regole di ingaggio, o se ti ingaggia qualche nemico, e vieni ripreso mentre ti “spanzano”.

***

Tutti i parenti di Maria si sono arruolati o hanno cercato di arruolarsi e Maria conosce tutte le ragazze e mogli dei reduci. Del resto, non conoscere mogli di reduci significherebbe non frequentare coetanee. “Loro non riescono a resistere e mi chiedono sempre cose strane, del tipo come si fa a sapere se hanno mandato il marito in un posto pericoloso, o quali cose ti vengono dette prima di dirti che uno è morto”.

***

“Quanti anni hai?”.

Maria mi guarda, deglutisce. Forse nessuno le ha più fatto questa domanda negli ultimi mesi: “Diciassette, fra tre giorni diciotto”.

Penso di aver sentito male.

“Diciassette”.

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martedì, maggio 01, 2007

K.M.

La brezza mattutina si levò tra i cespugli e l’odore delle foglie e della terra nera e bagnata si mischiava con quello acre del mare. Miriadi di uccelli cantavano. Un cardellino volò sopra la testa del pastore e, posandosi sulla punta di un rametto, si arruffò le piume voltandosi verso il sole. E adesso avevano oltrepassato la capanna del pescatore, e la casetta annerita dove Leila, la lattaia, viveva insieme alla sua vecchia nonna. Il gregge si sparse su un terreno giallo e Wag, il cane pastore, le inseguì zampettando, lo radunò e la condusse al passaggio stretto e ripido che, attraverso le rocce, portava fuori dalla baia di Crescent fino alla casa di Daylight. “Beee! Beee! Il belare giungeva fioco mentre le pecore ondeggiavano sulla strada oramai quasi asciutta. Il pastore si rimise nel taschino la pipa lasciando sporgere il fornello. E subito dopo ricominciò a fischiettare la sua canzoncina. Wag corse lungo il bordo di una roccia seguendo una pista di odorosa, ma poi corse indietro disgustato. E poi, le pecore, spingendosi, urtandosi e affrettandosi voltarono l’angolo e il pastore le seguì scomparendo anche lui.

Katherine Mansfield dal racconto Alla baia

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giovedì, giugno 28, 2007

Amici lettori, mi prendo un fine settimana lungo. Torno lunedì 2 luglio. Ciao.

Bill Watterson ed i suoi Calvin and Hobbes

Calvin: Se tieni fuori la lingua per un po’ di tempo si asciuga! Prova!

Hobbes: E perchè mai uno dovrebbe volere la lingua asciutta?!

Calvin: Perché è buffissima da toccare.

Hobbes: Ti prendo in parola.

Calvin: C’è gente che non sa aprirsi a esperienze rivelatrici.

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mercoledì, giugno 27, 2007

un pò di emily

I poeti non accendono che lampade –

si spengono per loro

i lucignoli che hanno attizzato.

Se la luce vitale

è simile a quella del sole,

ad ogni età una lente –

che dissemini

la sua circonferenza.

Emily Dickinson

da Poesie, a cura di Gabriella Sobrino – Grandi Tascabili Economici Newton

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martedì, giugno 26, 2007

il personaggio letterario: Irene Adler

***

Per Sherlock Holmes ella è sempre LA donna.

***

Per un carattere come il suo, un granello di sabbia in uno strumento particolarmente delicato o un’incrinatura in una delle sue potenti lenti non gli avrebbero arrecato maggior disturbo di un’emozione profonda. Pure, non sisteva per lui che un’unica donna, e quella donna era Irene Adler, di dubbia e dscutibile memoria.

***

“E di Irene Adler?”

“Oh, da quelle parti ha fatto girar la testa a tutti gli uomini. E’ la cosa più graziosa di questo mondo con in testa una cuffietata. Questa almeno è la voce generale che circola nelle scuderie di Serpentine Avenue. Conduce un vita tranquilla, canta nei concerti, esce in carrozza ogni giorno alle cnque e rientra alle sette in punto per la cena. Raramente ece in altre ore, tranne quando va a cantare.

***

“Irene Adler si è sposata”, osservò Holmes.

“Sposata! Quando?”

“Ieri.”

“Ma con chi?”

“Un avvocato inglese di nome Norton”.

“Ma sicuramente non lo ama.”

***

“Che donna – oh, che donna!”, esclamò il re di Boemia dopo che avemmo letta la lettera. “Non le ho detto quanto fosse pronta e decisa? Non sarebbe stata una splendida regina?

***

Una volta, ironizzava sul cervello delle donne, ma da un pò di temp non glielo sento più fare. E quando parla di Irene Adler, o fa riferimento alla sua fotografia, usa sempre l’onorevole appellativo LA donna.

***

Sir Arthur Conan Doyle da Uno scandalo in Boemia in Le avventure di Sherlock Holmes

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lunedì, giugno 25, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Devi proprio masticare con tanto rumore mangiando? Versi latte su tutta la camicia… ti sei ripreso tutto lo zucchero! Non riempi mai la zuccheriera!

Linus: Buon mattino!

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domenica, giugno 24, 2007

il mio microgiallo da sms

Confessa! Hai avvelenato tua moglie per incassare l’assicurazione e fuggire ai Caraibi con la segretaria.

Lo confesso, ma vi prego: non ditelo a mia cognata.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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sabato, giugno 23, 2007

ipse dixit

La mia scrittura ha le sue radici nel reame dove la realtà non è certa. Quel posto, dove, in un certo senso, tutti viviamo – nella nebbia.

Kazuo Ishiguro

dal catalogo 2006 dei tascabili Einaudi

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venerdì, giugno 22, 2007

Quino e la sua Mafalda

Mafalda: Senti questo Miguelito: “Il meteorologo Morris Sugger, dell’Università di California… ha dichiarato che l’inquinamento atmosferico… potrebbe sterminare l’umanità nel 2064”.

Miguelito: Mi domando come farò io, vecchietto solitario, in un mondo spopolato.

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giovedì, giugno 21, 2007

poche righe

Già in altri tempi si diceva la collina come avremmo detto il mare o la boscaglia. Ci tornavo la sera, dalla città che si oscurava, e per me non era un luogo tra gli altri, ma un aspetto delle cose, un modo di vivere. Per esempio, non vedevo differenza tra quelle colline e queste antiche dove giocai bambino e adesso vivo: sempre un terreno accidentato e serpeggiante, coltivato e selvatico, sempre strade, cascine e burroni.

Cesare Pavese da La casa in collina

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mercoledì, giugno 20, 2007

la pinacoteca impossibile

Vermeer

Autore: Johannes Vermeer

titolo: La lattaia

anno: 1658-1660 circa

tecnica: Olio su tela

dimensioni: 45,4 x 40,6

proprietà: Rijksmuseum, Amsterdam

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martedì, giugno 19, 2007

il brano

Eric Emmanuel Schmitt dal racconto E’ una bella giornata di pioggia in Odette Toulemonde (e/o edizioni)

Hélène volle sapere cosa ci fosse di bello in un agiornata di pioggia: lui le parlò delle sfumature di colore che avrebbero preso cielo, alberi e tetti quando, più tardi, sarebbero andati a fare una passeggiata, della selvaggia potenza con cui l’oceano sarebbe apparso ai loro occhi, di come si sarebbero stretti l’uno all’altra per camminare sotto l’ombrello, della gioia che avrebbero provato tornando la calduccio, dei vestiti che avrebbero messo ad asciugare accanto al fuoco, del tè caldo e del languore che tutto ciò avrebbe suscitato in loro, delle occasioni che avrebbero avuto per fare più volte l’amore, del tempo che avrebbero dedicato a raccontarsi le proprie vite sotto le coperte, come bambini che solo una tenda ripara dalla natura scatenata… Lei lo ascltava. La felicità che provava Antoine le sembrava astratta. Non la sentiva. Ma una felicità astratta è sempre meglio che nessuna felicità, così decise di credergli. Quel giorno cercò di entrare nel modo di vedere di Antoine. Durante la passeggiata in paese si sforzò di apprezzare gli stessi particolari che colpivano lui: il vecchio muro di pietra piuttosto che la grondaia bucata, il fascino del lastricato anzichè la sua scomodità, l’aspeto kitsch delle vetrine e non il loro ridicolo. Certo, aveva qualche problema a estasiarsi di fronte al lavoro di un vasaio – trafficare con l’argilla in pieno ventunesimo secolo quando il mondo pullula di insalatiere di plastica! – o a commuoversi vedendo intrecciare un cestino di vimini, erano attività che le facevano venire in mente la scuola, quelle spaventose lezioni di lavoro manuale in cui era costretta a fabbricare oggetti mediocri che compleanni di mamme e papà non bastavano mai a smaltire. Constatò sorpresa che i negozi di anticaglie non comunicavano ad Antoine alcuna malinconia; laddove lei sentiva odore di morte, lui apprezzava il valore degli oggetti. Quando andarono a camminare sulla spiaggia e i piedi cominciarono a sprofondarle in una sabbia pesante come cemento che il vento, tra un rovescio e l’altro, non riusciva ad asciugare, Hélène non riuscì più a trattenersi e sbottò:

“Al mare con la pioggia, tante grazie!”.

“Ma scusa, a te cos’è che piace, il mare o il sole? Hai davanti a te l’acqua, l’orizzonte. Pure l’immensità!”.

Lei riconobbe che finora non aveva mai guardato il mare e la costa, si era sempre limitata a prendere il sole.

“E’ una percezione povera, la tua: riduci il paesaggio al sole”.

Hélène ammise che aveva ragione. In sua compagnia si rendeva conto, non senza irritazione, che per Antoine il mondo era molto più ricco che per lei, perchè lui vi cercava occasioni di stupore e le trovava.

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lunedì, giugno 18, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Cosa diresti se ti dicessi che tutta la musica di Beethoven è stata scritta da sua madre?

Schroeder: E’ la cosa più cretina che abbia mai sentito!

Lucy: Tu odi le donne, vero?

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domenica, giugno 17, 2007

il mio microgiallo da sms

La obbligava a portare la pistola per difesa personale. Lo uccise con l’ultimo colpo in canna. Amava sentirsi indifesa.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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sabato, giugno 16, 2007

di blog in blog

immagini e immaginazione

siamo fiori, stelle saremo e sempre più su? di luigi perrella

la matematica di fralenuvole

il caravaggio di matisse

tartarughe ed albicocche di kassovitz

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venerdì, giugno 15, 2007

Bill Watterson ed i suoi Calvin and Hobbes

Calvin: Ogni sabato mattina è la stessa cosa. Ci alziamo all’alba, guardiamo i cartoni animati e mangiamo porcherie finchè ci mettiamo a litigare e la mamma ci sbatte fuori di casa. Non cambia mai.

Hobbes: E’ quel che mi piace del sabato.

Calvin: Giù di corsa ad accendere la tele!

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giovedì, giugno 14, 2007

la mia new york in bianco e nero

lottery games

(foto akio, giugno 2000)

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mercoledì, giugno 13, 2007

wittgenstein

Suonare il pianoforte: una danza delle dita umane.

Ludwig Wittgenstein da Pensieri diversi (Adelphi editore)

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martedì, giugno 12, 2007

incipit… novità

Paul Auster da Viaggi nello scriptorium (Einaudi editore)

Il vecchio è seduto sull’orlo del piccolo letto con le mani appoggiate a palmi aperti sulle ginocchia, la testa bassa, gli occhi al pavimento. Non si sogna nemmeno di pensare che nel soffitto proprio sopra di lui sia nascosta una macchina fotografica. A ogni secondo l’otturatore fa uno scatto silenzioso, producendo ottantaseimilaquattrocento fotogrammi per ogni rivoluzione della Terra. E anche se il vecchio sapesse che lo stanno guardando, non cambierebbe nulla. La sua mente è altrove, arenata tra le immagini fittizie che gli affollano il cervello mentre cerca una risposta alla domanda che lo ossessiona. Chi è lui? Cosa ci fa qui? Quando è arrivato, e fino a quando resterà? Con un po’ di fortuna, il tempo ci dirà tutto. Per ora, nostro unico compito è studiare con la massima attenzione le immagini senza voler dedurre conclusioni premature.

Nella stanza c’è un certo numero di oggetti, e sulla superficie di ciascuno è incollata una striscia di nastro adesivo bianco con una sola parola scritta a stampatello. Per esempio, sul comodino c’è la parola COMODINO. Sulla lampada c’è la parola LAMPADA. Anche sul muro, che non sarebbe a rigore un oggetto, c’è una striscia di nastro con scritto MURO. Per un attimo il vecchio alza gli occhi, vede il muro, vede il nastro attaccato al muro e dice piano la parola muro. Quello che a questo punto non possiamo sapere è se stia leggendo la parola sul nastro o se si riferisca soltanto al muro in sé. Può darsi che abbia disimparato a leggere, ma riconosca ancora le cose per quello che sono, e sappia chiamarle con i loro nomi; o che, invece, abbia perso la capacità di riconoscere le cose per quello che sono, ma sappia ancora leggere.

Ha indosso un pigiama di cotone a righe gialle e azzurre e un paio di ciabatte di pelle nera. Dove sia esattamente, non gli è chiaro. Nella stanza, d’accordo, ma in quale edificio si trova la stanza? In una casa? In un ospedale? In una prigione? Non ricorda da quanto tempo sia qui, né la natura delle circostanze che sono precipitate nel suo trasferimento. Forse è sempre stato in questo luogo; forse ci vive dal giorno della sua nascita. Sa soltanto di avere il cuore gonfio per un implacabile senso di colpa. E nel contempo non riesce ad allontanare l’idea di essere vittima di una terribile ingiustizia.

Nella stanza c’è una finestra, ma ha la tendina abbassata, e a quanto ricorda lui non ha ancora guardato fuori. Lo stesso vale per la porta con il pomolo bianco di porcellana. È chiuso dentro, o è libero di andare e venire come vuole? Su questo il vecchio deve ancora indagare – perché, come già si è detto nel primo paragrafo, la sua mente è altrove, alla deriva nel passato, mentre lui vaga tra i fantasmi che gli affollano il cervello, spremendosi per rispondere alla domanda che lo ossessiona.

Le immagini non mentono, ma neppure raccontano la storia per intero. Sono mere testimoni, evidenze esteriori del tempo che passa. Per esempio, non è facile stabilire l’età del vecchio dalle immagini un po’ sfocate in bianco e nero. L’unica conclusione che si può trarre con sicurezza è che non è giovane, ma la parola vecchio è un termine flessibile, che può descrivere una persona di qualsiasi età compresa fra i sessanta e i cent’anni. Dunque d’ora in poi smetteremo l’epiteto di vecchio chiamando l’individuo nella stanza Mr Blank. Per il momento, basterà il cognome.

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lunedì, giugno 11, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Charlie Brown: Buon giorno! Cerco un lavoro per l’estate. Hai un nonno per caso?

Marcie: Si, perchè?

Charlie Brown: Perchè pensavo che magari come lavoro potrei fargli un pò di lettura.

Marcie: Mio nonno gioca ala sinistra nella nazionale di hockey!

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domenica, giugno 10, 2007

il mio microgiallo da sms

Troppe discussioni su quali programmi tv guardare. Le tappò la bocca per sempre infilandole il telecomando in gola. La tv uccide il dialogo.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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sabato, giugno 09, 2007

nobel per la letteratura

1971 Pablo Neruda (Cile)

“I libri che ti aiutano di più sono quelli che ti fanno pensare di più. Il modo più difficile di imparare è quello delle facili letture; ma un grande libro che viene da un grande pesatore è una nave di pensieri, con un pesante carico di verità e bellezza”.

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venerdì, giugno 08, 2007

Reg Smythe ed il suo ANDY CAPP

Flo: Non ho molta voglia di andare a quella cena, stasera. Con questi capelli, lo stesso vestito… la gente nota queste cose.

Andy: Devo dire che anche a me non va tanto. Senti un pò, berremo solo una birra da Jackie. A lui e ai ragazzi non importa che aspetto hai.

Flo: Splendido… non vedo l’ora.

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giovedì, giugno 07, 2007

grazie a…

… rita per la dedica di questo splendido “doppio” post.

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mercoledì, giugno 06, 2007

trilussa

La morale

Una bella matina er direttore

d’un Giardino Zoologico vestì

le scimmie, le scimmiette e li scimmioni

co’ li carzoni de tela cachì.

Una vecchietta disse: – Meno male!

ché armeno nun vedremo certe scene…

Er direttore l’ha pensata bene:

se vede che je preme la morale…-

Una Scimmia, che stava ne la gabbia

tutta occupata a rosicà una mela,

intese e disse: – Ammenoché nun ciabbia

un parente che fabbrica la tela…

Carlo Alberto Salustri, Trilussa

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martedì, giugno 05, 2007

il brano

Bob Dylan da Chronicles vol I (Feltrinelli editore – trad. Alessandro Carrera)

Lou Levy, pezzo grosso delle edizioni musicali Leeds, mi fece salire su un taxi e mi portò al Pythian Temple sulla West 70th Street a farmi vedere il minuscolo studio di registrazione nel quale Bill Haley and The Comets avevano registrato Rock Around the Clock e poi al ristorante di Jack Dempsey all’incrocio tra la 58th e Broadway, dove ci sedemmo in uno scomparto dai divani rivestiti di cuoio rosso, davanti alla vetrata che dava sulla strada.

Lou mi presentò Jack Dempsey, il grande pugile. Jack mi agitò il pugno davanti.

“Ragazzo mio, sei un po’ troppo magro per fare il peso massimo, devi metter su qualche chilo. Dovresti anche vestirti un po’ meglio, darti un aspetto più elegante… Non che avrai molto bisogno di vestiti quando sarai sul ring. Non aver paura di colpire troppo forte.”

“Non è un pugile, Jack. Scrive canzoni, e gliele pubblichiamo noi.”

“Ah, ho capito. Beh, spero di ascoltarle un giorno o l’altro. Buona fortuna, ragazzo.”

Fuori soffiava il vento, sparpagliando ciuffi di nuvole. La neve turbinava nelle strade illuminate da lampioni rossi, la gente di città arrancava ben coperta, venditori con copriorecchie di pelo di coniglio magnificavano le loro cianfrusaglie, il vapore usciva dai tombini.

Tutto ciò non aveva importanza. Avevo appena firmato un contratto con la Leeds Music, cedendo i diritti di pubblicazione delle mie canzoni. Concludere le trattative non era stato difficile, non avevo ancora scritto molto. Lou mi aveva dato cento dollari di anticipo sui proventi futuri perché firmassi le carte, e io non chiedevo di più.

Era stato John Hammond, dopo avermi messo sotto contratto alla Columbia Records, ad accompagnarmi da Lou e a chiedergli di prendersi cura di me. Di mio, Hammond aveva sentito solo due canzoni, ma aveva il presentimento che ne sarebbero seguite altre.

Tornato all’ufficio di Lou, aprii la custodia, tirai fuori la mia chitarra e cominciai a toccare un po’ le corde. La stanza era piena di roba: mucchi di scatole di carta da musica, date di registrazione di artisti segnate su calendari a muro, dischi di lacca nera, acetati con etichette bianche scarabocchiate, foto firmate di personaggi dello spettacolo, ritratti su carta patinata – Jerry Vale, Al Martino, le Andrews Sisters (una di loro era la moglie di Lou), Nat King Cole, Patti Page, i Crew Cuts –, un paio di registratori a rulli sopra un bancone e un guazzabuglio di cose sparpagliate su una grande scrivania di legno marrone scuro. Dopo aver posato un microfono sul banco che mi stava davanti, e senza mai smettere di masticare un grosso, esotico sigaro, Lou infilò il cavetto in uno dei registratori.

“John si aspetta grandi cose da te” mi disse.

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lunedì, giugno 04, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Se fossimo sposati, io sarei molto carina con te… la mattina mi alzerei sempre prima di te.

Schroeder: Perchè?

Lucy: per friggerti il caffè!

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domenica, giugno 03, 2007

il mio microgiallo da sms

Il cadavere del maggiordomo aveva un ghigno soddisfatto. Stavolta il suo alibi era perfetto. Ma si sbagliava; il caso venne archiviato come suicidio.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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i consigli per le letture di… Mariano Sabatini

mercoledì 6 giugno 2007, alle 9.50 circa su IdeaRadio (che si può ascoltare anche online all’indirizzo http://www.idearadio.net) all’interno di NOVE UNDICI, TUTTI DENTRO.

il giornalista e scrittore Mariano Sabatini (lettore di questo blog) recensirà tra gli altri:

IL RITORNO DEL DUCA di A.A.V.V. – ed. Garzanti

“Riecco del famoso detective di Scerbanenco! Un’operazione che ha del miracoloso per come vari scrittori sono riusciti a ricreare un mondo che davamo per scomparso e invece era solo assopito”.

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sabato, giugno 02, 2007

ipse dixit

Tutto quello che scriviamo risponde sempre ad un nostro modo di essere, dunque l’humour, o, se si vuole, l’ironia e l’autoironia, sono un aspetto del mio modo di pormi nella vita; quanto all’ironia prevalente nei dialoghi brevi e sostenuti per sdrammatizzare il racconto, è la forma stilistica che ho scelto per il genere che scrivo: la commedia. Se ad una buona commedia togli il dialogo diventa un dramma.

Marc Levy

da Stilos del 28/2/2006

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venerdì, giugno 01, 2007

il club di Groucho

(ovvero non mi interessa far parte di un club che mi accetta fra i suoi membri)

Cari Gar e Ruth,

mi ha fatto molto piacere leggere la recensione di Cecil Smith sul “Los Angeles Times” di stamattina. Avrei voluto spedirci uno dei soliti banali telegrammi d’auguri, ma siccome i giornali di New York hanno scioperato, non conoscevo la data della prima. Perciò vi prego di far finta che questo sia un telegramma inviato la sera del debutto. Sono certo che sarete entrambi pienamente soddisfatti dei risultati. Sono un pò offeso che non mi abbiate scritturato: avrei potuto fare la parte del nonno della vecchietta. Mia figlia Melinda nidifica al Neighborhood Playhouse, e sono sicuro che se le telefonate, sarà lieta di venire a cena da voi tutte le sere. Saluti a entrambi, spero che avrete un pò di tempo da dedicare a un vecchio comico altrettanto spassoso (per improvvisare un paragone) del compianto Kaiser Guglielmo.

Groucho

Groucho Marx da Le lettere di Groucho Marx (Adelphi ed. traduzione Davide Tortorella)

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martedì, luglio 31, 2007

la poesia

Raymond Queneau

Per tutta la vita fu immerso nel sego

Nove mesi di ventre: egli fu

poi ha poppato

la classe e il servizio militare

l’ostia e la carta alimentare

la pa e la grande pa-

ternità

l’onestà

novantanove anni d’agonia

Egli fu

Egli è stato.

da Monumento per un uomo inutile in L’istante fatale – Passigli editore

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lunedì, luglio 30, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Charlie Brown: A Leone Tolstoi succedeva quello che succede a te… Dice che si svegliava alle due del mattino atterrito!! “Dove sono” si chiedeva… “Da che cosa sto fuggendo?”

Linus: Ho sempre sentito che Tolstoi e io avevamo qualcosa in comune…

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domenica, luglio 29, 2007

il mio microgiallo da sms

Il maniaco della puntualità regolò il timer e fece saltare in aria l’orologiaio incapace. Era giunta la sua ora.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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sabato, luglio 28, 2007

dal cassetto dei ricordi di…

Andrea Camilleri

“La mia campagna era una campagna bellissima, coltivata a mandorle e a grano. Poi c’era la zona, che mio nonno chiamava “giardino”, dove c’erano gli aranci, i limoni e la vigna, un piccolo appezzamento sufficiente per i bisogni della famiglia. Di quella terra lì non esiste più nulla è andata incolta, ed io ho fatto una scelta drastica. Da 10 anni ho deciso di non andarci per non assistere a quella che oggi è una realtà ben diversa rispetto a quella che conservo nella memoria. Era una campagna molto ben coltivata e quel poco d’acqua che c’era era incanalata per consentire le coltivazioni. Da bambino io me la scialavo, a governare le piccole chiuse per l’acqua che andava a finire nei giardini dove vegetava l’agrumeto. E’ una memoria bellissima, meravigliosa. Facevo cose che ora mi terrorizzano solo a pensarle: andare la mattina presto nel giardino con un coltellino a mangiare i limoni. Mi è rimasto tutto nella memoria, i profumi, i sapori, gli uomini di quella terra. C’era un contadino, un mezzadro che si chiamava Milico che mi raccontava le storie contadine, le leggende rurali. Io me ne sono poi servito in età adulta per scrivere, il “Girgenti”. Buona parte di quelle storie sono le storie di Milico. La civiltà contadina grandissima, ma purtroppo va perdendosi. La sua ricchezza è prima di tutto la saggezza, poi la capacità di fantasia saldamente con i piedi per terra”.

da Il giardino scomparso di Camilleri intervistato da Sandro Capitani in Leggere: tutti – mensile del libro e della lettura, luglio/agosto 2007

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venerdì, luglio 27, 2007

il club di Groucho

(ovvero non mi interessa far parte di un club che mi accetta fra i suoi membri)

Per chi non lo sappia, la baby sitter è una persona che prende settantacinque centesimi all’ora per guardare la tv e ripulirvi il frigorifero.

Groucho Marx

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giovedì, luglio 26, 2007

un pò di emily

Per fare un prato bastano

un trifoglio, un’ape,

un trifoglio, un’ape

e un sogno.

Può bastare il sogno

se le api sono poche.

Emily Dickinson

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mercoledì, luglio 25, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Snoopy è alla sua macchina da scrivere

Snoopy: Tesoro mio, ricordi la nostra notte a Parigi? Passeggiavamo sotto la pioggia, e tu ti sei bagnata tutta. Perché avevo io l’ombrello.

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venerdì, luglio 13, 2007

amici lettori, vado fuori dall’Italia per lavoro. Torno mercoledì 25 luglio. Ciao!

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Reg Smythe ed il suo ANDY CAPP

Flo: Oh così finalmente ti sei deciso a tornare a casa, eh? Immagino che ti renderai conto che la cena è bruciata completamente?!

Andy: Calma! Un sacco di donne sarebbero felici di vedermi non importa a che ora! E cancella quell’opinione dalla tua faccia!

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giovedì, luglio 12, 2007

warhol

Oggigiorno sei considerato anche se sei un imbroglione. Puoi scrivere libri. Andare alla TV, concedere interviste: sei una grande celebrità e nessuno ti disprezza anche se sei un imbroglione. Sei sempre una star. Questo avviene perché la gente ha bisogno delle star più che di ogni cosa.

Andy Warhol

da La filosofia di Andy Warhol – Tascabili Bompiani

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mercoledì, luglio 11, 2007

nobel per la letteratura

1968 Kawabata Yasunari (Giappone)

“Il treno sbucò dalla lunga galleria nel paese delle nevi. La campagna si stendeva bianca sotto il cielo notturno. Il treno si arrestò a un segnale. Una ragazza che era stata seduta dall’altra parte dello scompartimento lo attraversò e aprì il finestrino di fronte a Shimamura. Il freddo della neve si riversò dentro”.

da “Il paese delle nevi”

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martedì, luglio 10, 2007

l’aneddoto letterario

Paolo Mieli dalla prefazione a Tempo di Uccidere di Ennio Flaiano (edizione i Grandi romanzi italiani del Corriere della Sera)

La scintilla che diede la luce a Tempo di uccidere scoccò a Milano in una sera di dicembre del 1946. Leo Longanesi, che aveva appena messo su una casa editrice, mentre passeggiava con Ennio Flaiano nell’ora in cui si accendono le luci prenatalizie, all’improvviso si fermò e gli chiese: “Mi scrive un romanzo per i primi di marzo?”. Non era la prima volta, già agli inizi di agosto Longanesi aveva inviato una breve lettera a Flaiano: “Non ho più Sue notizie da tempo. Voglio assolutamente pubblicare qualcosa di Suo… Mi scriva, vecchio indolente”. Ma adesso Longanesi era meno generico e gli chiedeva un romanzo. Flaiano rise come se si trattasse di uno scherzo; poi quando capì che il suo interlocutore parlava seriamente, “per dire qualcosa” si mise a raccontare una storia fantastica ambientata “nell’Africa di Erodono e di Solino”. Al che Longanesi lo interruppe con tono sbrigativo: “Se comincia subito le do un anticipo”. Flaiano si mise immediatamente al lavoro sulla storia di un tenente che al tempo della guerra d’Etiopia (1935-1936) uccide per errore una ragazza indigena. A marzo Longanesi ricevette il manoscritto. Il libro giunse nelle librerie nel maggio. Da una lettera di Longanesi del 6 maggio 1947: “Quando il volume arriverà a Roma le telegraferò; lei andrà dai librai per fare delle vetrine, stringerà la mano ai commessi come Napoleone faceva con le sentinelle e cercherà di muovere un po’ l’intellighenzia liberale… Non abbia timidezza: si faccia fotografare in cento modi e faccia pubblicare i ritratti. Cerchi di parlare alla radio, si comporti insomma come un Guglielmo Marconi. Bisogna battere Moravia [suo rivale al Premio Strega, n.d.r.]. Mi raccomando. Intanto mi scriva un’intervista per il ‘Corriere Lombardo1: la farò pubblicare io. Domande: Come scrisse il libro? Quando le venne l’idea, ecc. Quale è il libro più bello che ha letto in questi ultimi tempi? Come si nutre? Mandi anche diverse fotografie tipo grande scrittore americano”.

A inizio estate del ’47 Tempo di Uccidere conquistò il Premio Strega alla sua prima edizione. Flaiano arrossì per quel riconoscimento, se ne disse “mortificato”: scrisse della “sensazione che ogni successo, in fondo, è un malinteso”; “ricevevo un premio ambito per un romanzo che ora trovavo tutto da riscrivere”, appuntò in seguito; “la sera della premiazione”, proseguì, “tornai a casa da solo, ricordo che un cane randagio si intestò a seguirmi fin sulle scale e volle entrare. Come rifiutarsi? Gli preparai una zuppa di latte e lo feci dormire sullo scendiletto: la mattina dopo andò via. Ma neanche la sua compagnia era riuscita a confortarmi. Avevo in tasca un assegno (duecentomila lire) e la certezza che non mi appartenesse”.

Negli anni successivi Flaiano scrisse racconti, aforismi, sceneggiature di altissima qualità. Ma non altri romanzi. Nonostante le insistenze di Longanesi che nel 1954 avrebbe voluto per la sua casa editrice, quantomeno, un lungo racconto tratto dalla sceneggiatura de I vitelloni che Flaiano aveva appena scritto per Federico Fellini.

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lunedì, luglio 09, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Di nuovo a dormire.

Snoopy: Finora…

Lucy: Pensi soltanto a dormire?

Snoopy: Solo quando sono sveglio. Quando dormo, non ci penso.

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domenica, luglio 08, 2007

febbre “giallini”

tecla sta pubblicando, su giallo and co, tutti i “giallini” che sono stati letti durante la serata evento “il giallo dei blogger” che si è tenuta il 30 maggio scorso alla libreria del giallo di milano (da un’idea di zop).

Vi consiglio di stamparli e leggerli sotto l’ombrellone!

Ce ne sono anche tre dei miei (n. 54-55-78).

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sabato, luglio 07, 2007

ipse dixit

Lee Masters guardò spietatamente all “Piccola America” del suo tempo e la giudicò e rappresentò in una formicolante commedia umana. Le spettrali, dolenti, terribili, sarcastiche voci di Spoon River ci hanno tutti commossi e toccati a fondo.

Cesare Pavese

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venerdì, luglio 06, 2007

il post di Totò

Ha trovato un cadavere nel bagno? E che ci vuole fare? Vada a lavarsi in cucina.

Antonio de Curtis in arte Totò

da Parli come badi – Rcs libri citando il film Totò, Vittorio e la dottoressa

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giovedì, luglio 05, 2007

londra: sguardi digitali

charing cross tube

(foto akio, dicembre 2004)

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mercoledì, luglio 04, 2007

un pessoa ogni tanto

Provo nostalgia di me,

di quando, l’anima alienata,

io ero il non esser così,

e i versi venivano da niente.

Fernando Pessoa

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martedì, luglio 03, 2007

il brano

Edward Morgan Forster da Camera con vista

Quante volte Lucy aveva fatto le prove di quella riverenza, di quel colloquio. Ma le aveva sempre fatte dentro casa, e con una serie di accessori che si ha sicuramente il diritto di dare per scontati. Chi avrebbe mai potuto prevedere che lei e George si sarebbero incontrati di nuovo sul terreno della sconfitta di una civiltà, dove giacevano, feriti sotto il sole, giacche, colletti e stivali? Lucy aveva immaginato un giovane Emerson timido, o morboso, o indifferente, o impudente e furtivo. Era preparata a tutte queste evenienze. Ma mai si era figurata un George felice e pronto a salutarla con l’urlo dell’astro del mattino.

Ora, tra le pareti della casa di Mrs Butterworth, con la quale stava prendendo il tè, riflettè sull’impossibilità di prevedere il futuro con un minimo di precisione, sull’impossibilità di far le prove della vita. Un difetto nello scenario, un volto tra il pubblico, un’irruzione degli spettatori in palcoscnico, e tutti i nostri gesti accuratamente programmati non significano più nulla, o troppo. “Farò la riverenza” aveva pensato. “Non gli darò la mano. Si, è la cosa giusta”. E l’aveva fatta, la riverenza, ma a chi? A dei, a eroi, a fantasie da adolescenti. Aveva fatto la riverenza al di là di tutta l’immondizia che ingombra il mondo.

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lunedì, luglio 02, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Linus: Ho appena finito di leggere “Il mastino dei Baskerville”

Charlie Brown: Davvero? E’ uno dei miei libri preferiti.

Snoopy: Ma non dei miei libri preferiti… non mi interessano i libri in cui i cani fanno “da spalla!”

grazie a mosette per lo snoopy holmes

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mercoledì, agosto 29, 2007

amici, vado in vacanza. torno lunedì 10 settembre. ciao!

due righe

Questo Hole in the Wall era un bar molto stretto, dipinto di rosso all’esterno, poco più che un corridoio, in rue des Italiens…

Ernest Hemingway da Festa mobile

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martedì, agosto 28, 2007

occhiofonino

love story

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lunedì, agosto 27, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: “Mister Sensibile”! Ha! Che ridere! Sei sensibile solo verso te stesso! Non ti importa niente di nessun altro!

Snoopy: Ci sono sensibili furbi e sensibili scemi!

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domenica, agosto 26, 2007

holmes&watson

Già da qualche ora Holmes sedeva in silenzio con la schiena curva su un contenitore chimico nel quale stava manipolando una sostanza particolarmente maleodorante. teneva il capo chino sul petto e, ai miei occhi, appariva simile a uno strano uccello allampanato, col piumaggio di un grigio smorto e una cresta nera.

“Allora, Watson”, disse all’improvviso, “ha dunque deciso di non investire nei titoli sudafricani?”.

Ebbi un moto di sorpresa. Anche avvezzo com’ero alle peculiari facoltà di Holmes, quella subitanea intrusione nei miei pensieri più reconditi era del tutto inspiegabile.

“Come fa a saperlo?”, chiesi.

Si girò sullo sgabello, con una provetta fumante in mano e una espressione divertita negli occhi infossati.

“Andiamo Watson, confessi che l’ho presa in cntropiede”, disse.

“Certo”.

“Dovrei farglielo mettere per iscritto”.

“Perchè?”.

“Perchè fra cinque minuti lei dirà che è una cosa assurdamente semplice”.

“Sono sicuro che non dirò nulla del genere”.

“Vede, caro Watson” – infilò la provetta nella piccola rastrelliera e cominciò a pontificare nel tono cattedatico di un professore che si rivolge agli allievi – “in realtà non è difficile costruire una serie di illazioni, una dipendente dall’altra e ciascuna semplice in sè. Se, dopo questo processo, si eliminano le illazioni centrali e si offre al pubblico semplicemente l’inizio e la conclusione, si ottiene un effetto sorprendente anche se forse un pò teatrale. Ora, esaminando il solco che lei ha fra il pollice e l’indice sinistro, non era difficile dedurre che lei non si proponeva di investire il suo piccolo capitale nelle miniere aurifere”.

“Non vedo il nesso”.

“E’ probabile; ma posso subito illustrarle uno stretto collegamento. Ecco gli anelli mancanti della semplicissima catena: 1. Ieri sera, rientrando dal Club, lei aveva del gesso fra l’indice e il pollice della mano destra. 2. E’ lì che strofina il gesso quando gioca a biliardo, per una migliore presa della stecca. 3. Lei gioca a biliardo esclusivamente con Thurston. 4. Quattro settimane fa, mi ha detto che Thurston aveva un’opzione su una qualche proprietà sudafricana, che sarebbe scaduta dopo un mese e che desiderava entrarne in comproprietà con lei. 5. Il suo libretto d’assegni è chiuso nella mia scrivania e lei non mi ha chiesto la chiave. 6. Ergo, non intende investire il suo denaro in quell’impresa”.

“E’ ridicolmente semplice!, escalmai.

“Appunto!”, ribattè un pò infastidito. “Ogni volta che glielo si spiega, qualsiasi problema diventa per lei elementare. Qui ce n’è uno irrisolto. Veda cosa può cavarne, amico Watson”. Gettò un foglio di carta sul tavolo e si dedicò nuovamente alle sue analisi chimiche.

Osservai stupito i bizzarri geroglifici sul foglio.

Arthur Conan Doyle dal racconto L’avventura degli omini danzanti

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sabato, agosto 25, 2007

calvino

Swift, Voltaire, Gogol, Kafka e Picasso, sono sempre ricorsi a mezzi d’invenzione fantastica, a semplificazioni e organizzazioni violente e paradossali dei dati della realtà. Non per niente la poesia popolare è sempre stata fantastica: le grandi spiegazioni del mondo sono sempre apparse come favole o come utopie.

Italo Calvino

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venerdì, agosto 24, 2007

Quino e la sua Mafalda

Mafalda: Cosa stai ritagliando dal giornale, mamma? Roba buona?

madre: Una bella minestra!

Mafalda: Maledetta la libertà di stampa!

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giovedì, agosto 23, 2007

ha detto su…. “I fiori del male di Baudelaire”

I fiori del male risplendono e abbagliano come una stella.

Victor Hugo

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mercoledì, agosto 22, 2007

a memoria

Canta, o dea, l’ira d’Achille Pelide,

rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei,

gettò in preda all’Ade molte vite gagliarde

d’eroi, ne fece il bottino dei cani,

di tutti gli uccelli – consiglio di Zeus si compiva –

da quando prima si divisero contenendo

l’Atride signore d’eroi e Achille glorioso.

Omero, Iliade.

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martedì, agosto 21, 2007

la mostra

Ghada Amer, Paolo Canevari e Atelier Van Lieshout al MACRO

Il cortile del museo è invaso da The Technocrat una gigantesca istallazione composta da macchinari industriali e sculture in polistirolo e tessuto. E’ l’opera dell’Atelier Van Lieshout di cui fanno parte artisti, architetti, designers, tecnici e inventori.

Tutti noi nati nel XX secolo l’abbiamo vissuta sulla nostra pelle la tecnocrazia a cui si riferisce l’opera (il bene e il male che il progresso porta con se). Bella e imponente ma l’ immobilità la priva di emozioni.

Ghada Amer è un’artista nata a Il Cairo nel 1963 che vive a New York. Protagoniste dei suoi quadri, disegni e istallazioni sono le donne: donne comuni, donne delle fiabe, donne raffigurate nei magazine di moda e dai cartoon, donne porno-star. Un viaggio multicolore nelle rappresentazioni stereotipate di femminilità. Una fusione di immagini fotografate, rielaborate, dipinte con la tecnica del ricamo (proprio con il filo!) a rendere le opere molto originali. Coinvolgenti.

Le emozioni più intense però me le ha regalate l’esposizione delle opere di Paolo Canevari (nato a Roma nel 1963, la biografia dice che anche lui vive a New York). Video, istallazioni, sculture e disegni di forte impatto visivo ed emotivo.

Ring of fire, un video di 8 minuti girato nella periferia di Johannesburg in cui un pneumatico brucia su una pietra che simboleggia un altare. Dice Canevari: “Il senso del video non è univoco, cerco sempre di dare delle chiavi interpretative. In Sud-Afrca quest’immagine aveva un significato ulteriore, visto che così venivano uccise le persone durante l’apartheid: bruciati dando fuoco al pneumatico che come una collana cingeva loro il collo. Esteticamente il video può rimandare ad un sole o ad un cerchio di fuoco che ha riferimenti sia storici che geografici”. Canevari spiega l’utilizzo del pneumatico nella sua opera: “La ruota come forma e concetto è il passaggio da una società primitiva ad una moderna. Il pneumatico è un elemento comune a tutte le culture nel mondo, ed è uno dei veicoli primari dell’idea di globalizzazione. Il pneumatico rappresenta lo status symbol dell’automobile nelle società più ricche, ma è una presenza costante anche nei paesi del Terzo Mondo, dove viene riciclato ad esempio per fare una scarpa”.

L’opera che mi è piaciuta di più è la grande scultura intitolata Twin. Due parallelepipedi di 400 x 180 x 180 cm ciascuno costruiti con la gomma dei pneumatici su una struttura in legno. L’opera fa riferimento alle Torri Gemelle del World Trade Center che come dice Canevari: “Diventate un’icona dopo la loro distruzione. La cosa che mi interessa non è tanto la fisicità dell’esistenza di una cosa, piuttosto il fatto che questa, quando non esiste più, continua a vivere nella memoria”. Per chi come me quelle torri le ha vissute entrandoci, camminandoci sotto, fotografandole con ammirazione ed entusiasmo, rivederle in questa interpretazione black-dark (con l’intenso profumo del caucciù che emana la scultura) è un’emozione molto forte. Veramente molto bella.

Museo di Arte Contemporanea di Roma (costo del biglietto 1 euro!), 19 agosto 2007

(le citazioni di Paolo Canevari sono tratte dall’intervista rilasciata a Fabrizia Palomba su Macro Magazine 05/07).

nello spazio press del sito del macro cliccate su “comunicati stampa” e poi sulle “photo gallery” dei singoli autori per vedere alcune delle opere

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lunedì, agosto 20, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Linus: ho deciso come farò la mia fortuna… penso che il mio futuro sia nello sport…

Charlie Brown: pensi di poter fare tanti soldi diventando atleta professionista?

Linus: No, traumatologo!

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domenica, agosto 19, 2007

il mio microgiallo da sms

Lo finì a bastonate perchè gli aveva mangiato tutte le carote.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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sabato, agosto 18, 2007

in punta di blog

un post intenso di rita: parole ed immagine con tante interpretazioni. Io ho scelto la numero 10: In memoria di quel giorno-Hiroshima 6 Agosto 1945

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venerdì, agosto 17, 2007

ipse dixit

Penso spesso a una letteratura che somigli alla mia visione del mare, come luogo dov’è possibile sperimentare altre vite, altri pensieri, altre identità, altre passioni, insomma dov’è possibile mettersi interamente in gioco. perchè sia così, la letteratura deve essere un viaggio da cui non si ritorna gli stessi di quando si è partiti. La letteratura, come il vero viaggio di avventura, deve essere un incontro con l’altro da cui non si esce indenni. Sia il lettore che lo scrittore devono mettersi nei panni altrui e rischiare di diventare altro, esattamente ciò che rifiutano di fare i fanatici e gli integralisti di tutte le specie.

Bjorn Larsson (scrittore svedese)

da Il Messaggero del 15/8/07

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giovedì, agosto 16, 2007

Bill Watterson ed i suoi Calvin and Hobbes

Calvin: Pensi che i bambini nascano colpevoli? Che vengano al mondo già peccatori?

Hobbes: No, penso solo che imparino molto in fretta.

Calvin: Ogni volta che discuti certe cose con gli animali vieni insultato.

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mercoledì, agosto 15, 2007

buon ferragosto a tutti!

il racconto breve

Achille Campanile

Fanali a gas

I lumi a gas, in questa veccha strada, avevano una luce soave e malinconica. Li ricordo agli angoli. Che pace! Che tempi lontani! All’Avemaria girava il lampionario con la lunga pertica sulla spalla. Si fermava a ogni fanale e, per mezzo di quella pertica, l’accendeva. Lo vedevo apparire, passare e dileguarsi verso le tenebre, lasciando la luce dietro di sè.

A quei tempi, e verso quell’ora, il cocchiere femava la vettura, scendeva di serpa, tirava fuori i fiammiferi dalle tasche del cappottone e, facendo schermo della mano contro il vento, accendeva l’uno e l’altro dei suoi fanali ad olio. Il cavallo voltava la testa e muoveva un orecchio, seguendo le operazioni del padrone.

Era notte.

E i sontuosi grappoli dei fanali a gas in piazza San Pietro? Fanali monumentali e malinconici, che ben s’intonavano con la solennità dello stile barocco e l’aspetto di là dal tempo della piazza sacra. Quella luce riposante era fatta apposta per sfiorare il travertino, per illuminare la selva del colonnato, per lasciare in ombra più oggetti che fosse possibile.

E i fanali a gas di via Caracciolo a Napoli? Un diadema di perle. E i lumi a gas di tutte le piazze di provincia? E quelli di piazza San Marco a Venezia? Pareva un salone da ballo. A, chi vi può scordare!

Nelle case, il gas si accendeva mediante una sorta di corona reale, applicata sul tubo. Tutt’a un tratto si sentiva una specie di tonfetto: il lume, con tacito scoppio, s’accendeva, spandendo la blanda luce.

E nei portoni? Che malinconia quei lumi a gas! In ogni portone c’era un lume a gas, col vetro smerigliato, una palma, un busto di Ninfa in gesso e un tappetino con la scritta: “Salve”. Il portiere, sordo e pettegolo, sedeva nel suo sgabuzzino, con lo scaldino sulle ginocchia e il gatto accanto; passavano in fretta le servette con la bottiglia del latte; il giornalaio s’affacciava un momento strillando il titolo del giornale della sera e poi si riudiva lo stesso grido nel portone accanto, e poi sempre più lontano.

Ma il lume a gas stava in casa sua nelle latterie, dove tutto era bianco-verdastro. Qui illuminava le verdi bottiglie già pronte per i clienti, le forme di burro a galla nell’acqua, con le foglie di ninfee natanti, i bianchi latticini, la segatura per terra, il tedio del luogo – dove non entravano che donne di servizio e persone pensierose – e illuminava la cuccuma del caffè, a bollore sulle livide fiammelle, e un solitario che all’ora di cena, seduto davanti al marmo d’un tavolino, prendeva un caffellatte in silenzio.

Io ero piccolo, allora. Uscivo attaccato alle gonnelle di mia madre sotto la luce dei fanali a gas.

da Cantilena all’angolo della strada in Opere (Romanzi e racconti 1924-1933) – Classici Bompiani

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martedì, agosto 14, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Charlie Brown: E se un giorno decidessi di fare il cameriere? Ho fatto molta pratica dando da mangiare al mio cane…

Snoopy: Forse non è una cosa da mettere in un curriculum…

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venerdì, agosto 10, 2007

amici, torno martedì 14. ciao!

Reg Smythe ed il suo ANDY CAPP

Andy: Non prendertela, Flo. Il denaro non è tutto, lo sai. E’ meglio essere poveri ma felici piuttosto che ricchi e infelici.

Flo: Forse hai ragione, caro… però vorrei essere un pò più ricca e meno infelice.

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giovedì, agosto 09, 2007

la poesia

Federico Garcia Lorca

Il silenzio

Ascolta, figlio, il silenzio.

E’ un silenzio ondulato,

un silenzio,

dove scivolano valli ed echi

e che piega le fronti

al suolo.

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mercoledì, agosto 08, 2007

l’haiku

Il giorno irrompe

il colore del cielo

si cambia d’abito.

Issa

da Haiku – Bur ed.

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martedì, agosto 07, 2007

incipit

Barry Miles da Il Beat Hotel – Guanda editore

L’albergo dei beat non esiste più. La facciata del pianterreno dell’edificio al 9 di rue Git-le-Coeur è stata rifatta e ora l’edificio, un tempo una pensione scalcinata con bagni alla turca incomune per gli occupanti, è sede del Relais-Hotel du Vieux Paris, con tappezzerie di Pierre Frey, cassaforte in ogni stanza, tv con diciannove canali, telefono con linee esterne dirette e modem… per il breve periodo compreso tra il 1958 e il 1963 il Beat Hotel a Parigi concentrò nei suoi locali la parte più consistente dell’attività della Beat Generation… Vi abitarono quasi tutti i fondatori del movimento… Fu lì che Ginsberg scrisse alcune fra le sue composizioni poetiche più amate, fra cui “Alla zia Rosa”, “Sulla tomba di Apollinaire” e una lunga sezione di “Kaddish”, la grande elegia dedicata alla madre, Naomi, morta in una clinica psichiatrica. Fu lì che Corso compose il famoso poemetto “Bomb”, stampato in forma di fungo atomico. Fu sempre a Parigi che Corso scrisse la maggior parte delle poesie del suo celebre “The Happy Birthday of Death”. Fu nell’albergo dei beat che Burroughs completò “Pasto nudo” e Brion Gysin inventò la famosa tecnica del cut up”.

dal catalogo 2007 dell’editore Guanda

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lunedì, agosto 06, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Sally: “La puntualità è la virtù dei re”.

Charlie Brown: Credo che la frase esatta sia “La pulizia è la virtù dei re”.

Sally: A cosa serve essere puliti se si è in ritardo?

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domenica, agosto 05, 2007

il mio microgiallo da sms

Strozzava le sue vittime tra le ore 14 e le 15. Un impiegato che non voleva stare con le mani in mano anche durante la pausa pranzo.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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sabato, agosto 04, 2007

nobel per la letteratura

1998 Josè Saramago (Portogallo)

Qui il mare finisce e la terra comincia. Piove sulla città pallida, le acque del fiume scorrono limacciose di fango, la piena raggiunge gli argini. Una nave scura risale il flusso tetro, è la Highland Brigade che va ad attraccare al molo di Alcantara.

Josè Saramago

da L’anno della morte di Ricardo Reis

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venerdì, agosto 03, 2007

il post di woody

Caro Theo,

Toulouse-Lautrec è l’uomo più triste del mondo. Desidera più di ogni altra cosa essere un grande dentista e ha del vero talento, ma è troppo basso per arrivare alle bocche dei suoi pazienti e troppo orgoglioso per stare in piedi su qualcosa. Con le braccia sopra la testa, lavora a tentoni intorno alle loro labbra e ieri, invece di incapsulare i denti della signora Fitelson, le ha incapsulato il mento. Nel frattempo il mio vecchio amico Monet si rifiuta di lavorare su qualcosa che non siano bocche molto, molto larghe e Seurat, che è piuttosto lunatico, ha sviluppato il metodo di pulire un dente alla volta finchè non ottiene quella che lui chiama “una completa bocca fresca”. Ha una sua solidità architettonica, ma è un lavoro dentistico?

Vincent.

Woody Allen

da “Se gli impressionisti fossero stati dentisti” (Una fantasia che esplora la trasposizione del temperamento) in Senza piume – Tascabili Bompiani

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giovedì, agosto 02, 2007

letture d’agosto

Ecco l’ elenco, in ordine sparso, delle letture che vorrei fare ad agosto (non so se ce la farò a leggerli tutti ma vi garantisco che mi ci metterò di impegno per farlo):

– camilleri: le inchieste del commissario collura

– kerouac: satori a parigi

– michelle wan: il mistero dell’orchidea selvaggia

– benni: saltatempo

– roth: lo scrittore fantasma

– jacques bonnet: la questione del metodo

– elisabetta bucciarelli: happy hour

– palanhiuk: soffocare

– deaver: spirali

– scerbanenco: le principesse di acapulco

– auster: follie di brooklyn

– leoni: i delitti della luce

– Claude Izner: La donna del Père Lachaise

… e potrebbe esserci qualche inserimento o sostituzione dell’ultimo momento

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mercoledì, agosto 01, 2007

wittgenstein

C’è qualcosa di vero anche in quello che talvolta si sente dire: che la filosofia di un uomo è questione di temperamento. E’ la preferenza per certe similitudini che si potrebbe chiamare questione di temperamento e su di essa poggiano i contrasti in misura di gran lunga maggiore di quel che potrebbe sembrare.

Ludwig Wittgwnstein

da Pensieri diversi – Adelphi editore

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domenica, settembre 30, 2007

ipse dixit

Scrivere è la tana che mi porto sempre dietro. Quando mi immagino dentro una situazione o in un posto di disagio, o in preda ad una crisi di panico, penso che però potrei sempre tirar fuori il mio quaderno di appunti e rintanarmi nell’altro mondo, e là starei bene.

Milena Agus

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sabato, settembre 29, 2007

taccuino parigino

mi aveva già stregato in fotografia e soprattutto in un quadro-collage di Tano Festa. Figuriamoci trovarmela davanti ad un palmo dal naso. La grande Odalisca di Jean-Auguste-Dominique Ingres; un capolavoro pittorico, un turbinio di emozioni. Mi avvicino al limite delle fotocellule per vedere da vicino le pennellate nella loro matericità. Scatto la foto in diagonale per avere il ricordo della prima sensazione che ho avuto; quella di arrivarle di spalle e carezzarle una spalla. Lei mi guarda, ha capito che in quella grande sala per me c’è solo lei. Qualche metro più avanti c’è la Consacrazione di Napoleone I di Jacques-Louis David che, nella sua maestosa grandezza, cattura l’attenzione della maggioranza dei visitatori. Io resto qui, accanto a lei. Non è una donna dell’800, è una donna di oggi. Mi incanta con quelle braccia lunghissime, la schiena scoperta con naturalezza e sensualità; il mezzo volto illuminato; lo sguardo serio, intrigante. Sono immobilizzato dall’emozione. Questa è una delle occasioni in cui il tempo è relativo pur scorrendo inesorabile. Vorrei restare ancora un pò qui con lei ma è il momento di andare. Arrivo all’altezza della Consacrazione di Napoleone I. Mi giro di nuovo verso di lei; ad ammirarla ora ci sono altre due persone. Le volgo le spalle ma sento il suo sguardo su di me e i suoi pensieri: “Tanto lo so che se potrai, tornerai. Io sono qui. Sentirò i tuoi passi arrivare da dietro e la tua voglia di carezzarmi una spalla. Ci guarderemo ancora una volta con tutta l’intensità di cui siamo capaci. Fammi un regalo. Porta il mio saluto alla mia amica Fornarina”. Lo farò con piacere, ciao.

E’ stata la mia quarta volta a Parigi, la seconda al Louvre. C’ero già stato nel 1984 ma ero troppo giovane per apprezzare e vivere un quadro così. Uno dei pregi del tempo che passa.

Louvre, 5 settembre 2007.

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venerdì, settembre 28, 2007

Bill Watterson ed i suoi Calvin and Hobbes

Calvin: Non voglio andare a scuola. Non voglio imparare niente di nuovo. So già più di quanto vorrei! Le cose mi piacevano di più quando non le capivo! Il fatto è che vengo educato contro il mio volere! I miei diritti vengono calpestati!

Hobbes: E’ un diritto restare ignorante?

Calvin: Non lo so, ma mi rifiuto di informarmi!

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giovedì, settembre 27, 2007

la mia parigi

Louvre

La grande odalisca di Jean Ingres

foto akio, settembre 2007

(clicca sulla foto per ingrandirla)

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mercoledì, settembre 26, 2007

alice

Il Bruco fu il primo a parlare.

– Di che statura vorresti essere? – chiese.

– Oh, non sono schizzinosa riguardo alla statura – rispose in fretta Alice. – Solo che non mi piace cambiare tanto spesso, ecco.

Alice non disse niente: in tutta la sua vita non le era mai successo di essere tanto contraddetta, e sentiva che stava per perdere la pazienza.

– Sei contenta di come sei adesso? – chiese il Bruco.

– Veramente, se lei non ha niente in contrario, mi piacerebbe essere un poco più alta, – disse Alice: otto centimetri è una statura davvero misera!

_ Invece è una bellissima statura! – disse il Bruco infuriato, mettendosi dritto mentre parlava (era alto esattamente otto centimetri).

– Ma io non ci sono abituata! – protestò pietosamente la povera Alice. E tra sé pensava, “Vorrei che quella creatura non si offendesse così facilmente!”

– Col tempo ti ci abituerai, – disse il Bruco; si mise in bocca il narghilé e ricominciò a fumare. Questa volta Alice attese pazientemente finchè quello non si decise a parlare. Dopo un minuto o due il Bruco si tolse il narghilé dalla bocca, sbadigliò una o due volte e s stirò. Poi scese dal fungo, strisciò via in mezzo all’erba, e osservò soltanto mentre se ne andava: – Un lato ti farà crescere, e l’altro lato diminuire.

“Un lato di cosa? L’altro lato di cosa? pensò Alice tra sé.

– Del fungo, – disse il Bruco, proprio come se Alice avesse parlato a voce alta; e un attimo dopo era scomparso. Alice rimase a guardare pensosamente il fungo per un pò, cercando di capire quali fossero i suoi due lati; ma siccome era perfettamente rotondo, le parve che non fosse possibile venirne a capo. Alla fine tuttavia allargò più che poté le braccia intorno al fungo e con ciascuna delle mani staccò un pezzetto di cappello.

“Ma ora come faccio a sapere quale dei due mi occorre?” disse tra sé, e sgranocchiò qualcosa dal pezzetto della mano destra per provarne l’effetto: un momento dopo sentì un colpo violentissimo al mento; aveva sbattuto contro il piede! Si spaventò molto per il cambiamento improvviso, ma capì anche che non c’era tempo da perdere, perchè stava diventando sempre più piccola; così si mise a mangiare in gran fretta un pò dell’altro pezzo. Aveva il mento così vicino al piede che c’era appena lo spazio per aprire la bocca; ma alla fine ce la fece, e riuscì a inghiottire un boccone del pezzetto che teneva nella mano sinistra.

da Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll

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martedì, settembre 25, 2007

la poesia

Charles Bukowsky

sulla competizione

più sali in alto

maggiore è la pressione.

quelli che ce la fanno a

resistere

imparano

che la distanza

tra la

cima e il

fondo

è

disgustosamente

grande.

e quelli che

hanno successo

conoscono

questo segreto:

che non

c’è.

da E così vorresti fare lo scrittore? – Guanda editore, trad. Simona Viciani

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lunedì, settembre 24, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Sally: Ho appena visto cadere una foglia…

Charlie Brown: Si perché è autunno… L’estate è finita… presto sarà inverno e il terreno sarà ricoperto di neve…

Sally: Chi ha avuto quest’idea?

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domenica, settembre 23, 2007

febbre giallo

Lo scrittore Sergio Calamandrei ha pubblicato sul suo blog le venti regole del giallista S.S Va Dine (Willard Huntington Wright, 1888 – 1939), autore di gialli statunitense e creatore del personaggio di Philo Vance.

Calamandrei precisa: “Credo che nemmeno i dieci comandamenti siano stati infranti più volte delle regole di Van Dine e, ritengo, a ragione. Non condivido al 100% quasi nessuna di queste regole e le riporto qui più che altro a titolo di curiosità storico-letteraria”.

Concordo con Sergio (tra poco inizierò a leggere il suo libro L’unico peccato e sarò severissimo nella critica) ma mi sembra una curiosità interessante, dunque faccio taglia e incolla dal suo blog.

1. Il lettore deve avere le stesse possibilità del poliziotto di risolvere il mistero. Tutti gli indizi e le tracce debbono essere chiaramente elencati e descritti.

2. Non devono essere esercitati sul lettore altri sotterfugi e inganni oltre quelli che legittimamente il criminale mette in opera contro lo stesso investigatore.

3. Non ci deve essere una storia d’amore troppo interessante. Lo scopo è di condurre un criminale davanti alla Giustizia, non due innamorati all’altare.

4. Né l’investigatore né alcun altro dei poliziotti ufficiali deve mai risultare colpevole. Questo non è buon gioco: è come offrire a qualcuno un soldone lucido per un marengo; è una falsa testimonianza.

5. Il colpevole deve essere scoperto attraverso logiche deduzioni: non per caso, o coincidenza, o non motivata confessione. Risolvere un problema criminale a codesto modo è come spedire determinatamente il lettore sopra una falsa traccia, per dirgli poi che tenevate nascosto voi in una manica l’oggetto delle ricerche. Un autore che si comporti così è un semplice burlone di cattivo gusto.

6. In un romanzo poliziesco ci deve essere un poliziotto, e un poliziotto non è tale se non indaga e deduce. Il suo compito è quello di riunire gli indizi che possono condurre alla cattura di chi è colpevole del misfatto commesso nel capitolo I. Se il poliziotto non raggiunge il suo scopo attraverso un simile lavorìo non ha risolto veramente il problema, come non lo ha risolto lo scolaro che va a copiare nel testo di matematica il risultato finale del problema.

7. Ci deve essere almeno un morto in un romanzo poliziesco e più il morto è morto, meglio è. Nessun delitto minore dell’assassinio è sufficiente. Trecento pagine sono troppe per una colpa minore. Il dispendio di energie del lettore dev’essere remunerato!

8. Il problema del delitto deve essere risolto con metodi strettamente naturalistici. Apprendere la verità per mezzo di scritture medianiche, sedute spiritiche, la lettura del pensiero, suggestione e magie, è assolutamente proibito. Un lettore può gareggiare con un poliziotto che ricorre a metodi razionali: se deve competere anche con il mondo degli spiriti e con la metafisica, è battuto “ab initio”.

9. Ci deve essere nel romanzo un poliziotto, un solo “deduttore”, un solo “deus ex machina”. Mettere in scena tre, quattro, o addirittura una banda di segugi per risolvere il problema significa non soltanto disperdere l’interesse, spezzare il filo della logica, ma anche attribuirsi un antipatico vantaggio sul lettore. Se c’è più di un poliziotto il lettore non sa più con chi stia gareggiando: sarebbe come farlo partecipare da solo a una corsa contro una staffetta.

10. Il colpevole deve essere una persona che ha avuto una parte più o meno importante nella storia, una persona, cioè, che sia divenuta familiare al lettore, e lo abbia interessato.

11. I servitori non devono essere, in genere, scelti come colpevoli: si prestano a soluzioni troppo facili. Il colpevole deve essere decisamente una persona di fiducia, uno di cui non si dovrebbe mai sospettare.

12. Ci deve essere un colpevole e uno soltanto, qualunque sia il numero dei delitti commessi. Il colpevole può aver naturalmente qualche complice o aiutante minore: ma l’intera responsabilità e l’intera indignazione del lettore devono gravare sopra un unico capro espiatorio.

13. Società segrete associazioni a delinquere “et similia” non trovano posto in un vero romanzo poliziesco. Un delitto interessante è irrimediabilmente sciupato da una colpa collegiale. Certo anche al colpevole deve essere concessa una “chance”: ma accordargli addirittura una società segreta è troppo. Nessun delinquente di classe accetterebbe.

14. I metodi del delinquente e i sistemi di indagine devono essere razionali e scientifici. Vanno cioè senz’altro escluse la pseudo-scienza e le astuzie puramente fantastiche, alla maniera di Giulio Verne. Quando un autore ricorre a simili metodi può considerarsi evaso, dai limiti del romanzo poliziesco, negli incontrollati domini del romanzo d’avventure.

15. La soluzione del problema deve essere sempre evidente, ammesso che vi sia un lettore sufficientemente astuto per vederla subito. Se il lettore, dopo aver raggiunto il capitolo finale e la spiegazione, ripercorre il libro a ritroso, deve constatare che in un certo senso la soluzione stava davanti ai suoi occhi fin dall’inizio, che tutti gli indizi designavano il colpevole e che, s’egli fosse stato acuto come il poliziotto, avrebbe potuto risolvere il mistero da sé, senza leggere il libro sino alla fine. Il che – inutile dirlo – capita spesso al lettore ricco d’istruzione.

16. Un romanzo poliziesco non deve contenere descrizioni troppo diffuse, pezzi di bravura letteraria, analisi psicologiche troppo insistenti, presentazioni di “atmosfera”: tutte cose che non hanno vitale importanza in un romanzo di indagine poliziesca. Esse rallentano l’azione, distraggono dallo scopo principale che è: porre un problema, analizzarlo, condurlo a una conclusione positiva. Si capisce che ci deve essere quel tanto di descrizione e di studio di carattere che è necessario per dar verosimiglianza alla narrazione.

17. Un delinquente di professione non deve mai essere preso come colpevole in un romanzo poliziesco. I delitti dei banditi riguardano la polizia, non gli scrittori e i brillanti investigatori dilettanti. Un delitto veramente affascinante non può essere commesso che da un personaggio molto pio, o da una zitellona nota per le sue opere di beneficenza.

18. Il delitto, in un romanzo poliziesco, non deve mai essere avvenuto per accidente: né deve scoprirsi che si tratta di suicidio. Terminare una odissea di indagini con una soluzione così irrisoria significa truffare bellamente il fiducioso e gentile lettore.

19. I delitti nei romanzi polizieschi devono essere provocati da motivi puramente personali. Congiure internazionali ecc. appartengono a un altro genere narrativo. Una storia poliziesca deve riflettere le esperienze quotidiane del lettore, costituisce una valvola di sicurezza delle sue stesse emozioni.

20. Ed ecco infine, per concludere degnamente questo “credo”, una serie di espedienti che nessuno scrittore poliziesco che si rispetti vorrà più impiegare; perché già troppo usati e ormai familiari a ogni amatore di libri polizieschi. Valersene ancora è come confessare inettitudine e mancanza di originalità:

a) scoprire il colpevole grazie al confronto di un mozzicone di sigaretta lasciata sul luogo del delitto con le sigarette fumate da uno dei sospettati;

b) il trucco della seduta spiritica contraffatta che atterrisca il colpevole e lo induce a tradirsi;

c) impronte digitali falsificate;

d) alibi creato grazie a un fantoccio;

e) cane che non abbaia e quindi rivela il fatto che il colpevole è uno della famiglia;

f) il colpevole è un gemello, oppure un parente sosia di una persona sospetta, ma innocente;

g) siringhe ipodermiche e bevande soporifere;

h) delitto commesso in una stanza chiusa, dopo che la polizia vi ha già fatto il suo ingresso;

i) associazioni di parole che rivelano la colpa;

l) alfabeti convenzionali che il poliziotto decifra.

Tratto da “Guida al giallo” di R. Di Vanni – F. Fossati, Ed. Gammalibri 1980

Brano trovato su camera gialla

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sabato, settembre 22, 2007

ipse dixit

Se mi sveglio alle due di notte e mi viene in mente un’idea, accendo la luce e scrivo in camera da letto. Lavoro, sono sempre reperibile. Sono come un dottore di un reparto di medicina d’urgenza. E sono anche il caso urgente.

Philip Roth

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venerdì, settembre 21, 2007

la favoletta

Le chiocciole

Un contadinello faceva arrostire delle chiocciole e, sentendole crepitare, diceva: “Brutte bestie, mentre le vostre case bruciano, voi vi mettete a cantare”.

La favola mostra che tutto quel che si fa fuori tempo è biasimevole.

Esopo

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giovedì, settembre 20, 2007

di blog in blog

stanze di scrittori contemporanei, con una loro breve descrizione in inglese (dal sito books.guardian.co.uk cui sono arrivato tramite il mestiere di scrivere che a sua volta ci è arrivata tramite notebookism).

A me questa di David Lodge non dispiacerebbe…

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mercoledì, settembre 19, 2007

K.M.

Amore e funghi

Sarebbe belli se si potesse distinguere l’amore vero da quello falso, come si possono distinguere i funghi mangerecci da quelli cattivi. Per i funghi la cosa è semplice: si salano bene, si mettono da parte e si aspetta con pazienza. Ma per l’amore, ammesso che sia venuto alla luce qualcosa che gli somigli in qualche modo, eccovi perfettamente convinti di aver trovato non solo un esemplare genuino, ma forse il solo fungo genuino che resta ancora da cogliere. Ci vuole un numero spaventoso di funghi velenosi per convincervi che la vita non è un unico fungo mangereccio.

Katherine Mansfield

da Diari (Robin edizioni)

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martedì, settembre 18, 2007

lettura in corso… un brano

Pura anarchia di Woody Allen (Bompiani editore)

“Mettiti comodo, dolcezza. Sei rigido come un manico di scopa”. Più che Martha Graham, il suo tono ricordava una civettuola soubrette. “Così vuoi entrare in contatto col tuo centro spirituale”.

“Si. Vorrei farmi alzare le frequenze. Vorrei imparare a levitare, teletrasportarmi, smaterializzarmi. E vorrei una onniscienza sufficiente a divinare le cifre estratte a caso che determinano il vincitore della lotteria dello stato di New York”.

Cosa fai nella vita?” si informò, stranamente poco onniscente per una creatura della sua presunta maestà.

“Guardiano di notte in un museo delle cere. ma non è gratificante come può sembrare”.

Rivolgendosi a uno dei nubiani che le facevano aria agitando fronde di palma, disse: “Che ne pensate, ragazzi? Dall’aspetto, sembrerebbe un buon guardiano di campi. Potrebbe occuparsi del pozzo nero”.

“Grazie”, dissi, mentre mi inginocchiavo e premevo la faccia sul pavimento in segno di mortificazione.

“Perfetto”, fece lei, battendo le mani. Dalle tende di perline sbucò una cinquina di fedeli scagnozzi. “Dategli una scodella di riso e rasategli la testa. Finchè non si libera un letto, può dormire con le galline”.

“Ascolto e obbedisco,” mormorai, allontanando gli occhi nel timore che uno sguardo diretto potesse distrarre Madame Sunstroke dal cruciverba che aveva iniziato. Poi fui portato via in gran fretta, leggermente preoccupato dall’eventualità di venir marchiato. Da quello che potei capire nei giorni seguenti, il campo traboccava di derelitti di ogni fatta: pusillanimi e rompiballe, attrici che non muovevano un dito prima di aver consultato i pianeti, obesi, un tizio che era rimasto coinvolto in una brutta storia di imbalsamazione, un nano che negava di esserlo. Tutti cercavano di ascendere a un piano più elevato sgobbando dalla mattina alla sera, lobotomizzati e sottomessi alla dea suprema che, di tanto in tanto, vedevamo volteggiare per la tenuta come Isadora Duncan, oppure inalare da una lunga pipa e ridere equinamente come Ribot. In cambio di qualche stregoneria e occasionali avances da parte del capo sciamano del campo, un ex buttafuori che dovevo aver visto in qualche documentario sulla castrazione chimica, i fedeli dovevano smazzarsi salle dodici alle sedici ore di lavoro, raccogliendo frutta e ortaggi per i bisogni del personale e fabbricando una nutrita serie di beni commerciabili: carte da gioco con figure di nudo, dadi di polistirolo da appendere in macchina, raccoglibriciole per ristoranti. Oltre al mio incarico di manutentore del sistema fognario, come guardiano dovevo infilzare gli involucri di snack alla carruba e le cartine che costellavano il paesaggio e buttarli nei sacchi. La dieta quotidiana – basata prevalentemente su semi di erba medica, miso e acqua ionizzata – era un pò difficile da accettare, ma con un biglietto da dieci fatto scivolare nelle tasche di uno dei guru meno devoti, il cui fratello gestiva una vcina tavola calda, ci si aggiudicava uno sformato di tonno ogni tanto. La disciplina non era ferrea, e ciascuno doveva comportarsi in maniera responsabile, anche se chi infrangeva le regole alimentari o batteva la fiacca poteva essere preso a frustate o legato a un palo del telefono. Era un susseguirsi di umiliazioni, secondo il rituale di sgrassatura dell’io; poi quando fu decretato che avrei fatto l’amore con una sacerdotessa karmica dalla faccia da mediomassimo, decisi che era giunta l’ora di darci un taglio. Strisciando sulla schiena sotto il recinto di filo spinato, me la squagliai nel cuore della notte e riuscii a salire sull’ultimo 747 per l’Upper West Side.

dal racconto Errare è umano, fluttuare è divino (traduzione di Carlo Prosperi)

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lunedì, settembre 17, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Schroeder: Canzoni d’amore? Per me le canzoni d’amore sono come mangiare troppo gelato…

Lucy: Suonami un gelato…

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domenica, settembre 16, 2007

il mio microgiallo da sms

L’incendiario finì all’inferno. I benefici del patteggiamento.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata dazopblog)

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sabato, settembre 15, 2007

la mia parigi

(foto akio, settembre 2007)

“Richiuse con calma la porta dietro di lui, e Maigret dovette percorrere tutta l’avenue d’Iéna prima di trovare un taxi. Invece di farsi condurre al Quai des Orfévres, tornò a pranzare a casa. Erano circa le due e mezzo quando rientrò alla Polizia giudiziaria: aveva smesso di nevicare e le strade erano ricoperte di un sottile strato di fango nerastro e scivoloso.

Georges Simenon da Maigret al Picratt’s

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venerdì, settembre 14, 2007

Reg Smythe ed il suo ANDY CAPP

Andy: Flo… Uno verticale… completare la frase “Il lavoro di una casalinga non…”

Flo: “… finisce mai perchè nessun uomo si sforza di muovere un dito per aiutare!”

Andy: Quattro lettere.

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giovedì, settembre 13, 2007

senza musica

Alleria

di Pino Daniele

Passa ‘o tiempo e che fa, tutto cresce e se ne

va, passa ‘o tiempo e nun vuò bene cchiù.

Voglio ‘o sole pe’ m’asciuttà, voglio n’ora

pe’ m’arricurdà .

Alleria, pe’ ‘nu mumento te vuò scurdà che

hai bisogno d’alleria, quant’e sufferto ‘o

ssape sulo Dio.

E saglie ‘a voglia d’alluccà, ca nun

c’azzicche niente tu, vulive sulamente da`:

e l’alleria se ne va…

Passa ‘o tiempo e che fa se la mia voce

cambierà, passa ‘o tiempo e nun te cride

cchiù, e ti resta solo quello che non vuoi e

non ti aspetti niente perchè‚ lo sai che passa

‘o tiempo ma tu non cresci mai….

E saglie…

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mercoledì, settembre 12, 2007

un pò di emily

Ognuno che perdiamo si perde una parte di noi;

un crescente ci resta, ancora,

e, come la luna, in qualche notte torbida

dalla marea sarà chiamato.

Emily Dickinson

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martedì, settembre 11, 2007

I will never forget

(foto akio, giugno 2000)

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lunedì, settembre 10, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Charlie Brown: Sei sveglia?

Sally: A chi importa saperlo?

Charlie Brown: Sono tuo fratello… ti ricordi di me?

Sally: Hai un documento d’identità?

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mercoledì, ottobre 31, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Charlie Brown: Guardatemi… Sono il “Grande Cocomero”! A Halloween sorgo dall’orto dei cocomeri e porto balocchi a tutti i bambini! Hey, Linus! Quanti ne ha portati a te?!!

Linus: Sono la vittima di una falsa dottrina…

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martedì, ottobre 30, 2007

il racconto

Vie di librai

di Piero Chiara

La rue de Fleurus, a Parigi, è una vecchia e solitaria strada lastricata che parte dal boulevard Raspail e dopo aver traversato un paio d’altre arterie più movimentate, ha un ultimo tratto, forse il più bello, che termina di fronte a uno dei grandi cancelli del Luxembourg. Termina verso quel silenzio del parco, confluendo nella tranquilla rue de Guynemer che è anch’essa una via romantica, avendo da un lato quella foresta urbana che nelle topografie di Parigi verdeggia come un vasto orto irregolare sul fodo roseo di un’immensa congerie di case.

Sulla rue de Fleurus si affacciano un paio d’alberghetti modesti il cui interno è tragico e dolce come nei film di Duvivier; si affacciano poi negozi di generi alimentari, piccoli caffè e, in maggior numero, librerie polverose, dall’oscuro retrobottega, che spingono verso la luce del marciapiede file di dorsi dorati, legature in pelle e marocchino dove gli ori stinti e verdastri si fondono in calde armonie.

Rue de Fleurus è una strada di piccoli antiquari e di librai che ricorda qualche tratto di via Brera a Milano, via Mario de’ Fiori e il Babuino a oma, San Biagio ai Librai a Napoli o altre strade consimili della vecchia Europa ottcentesca imbalsamata nei quartieri antichi e scampata per miracolo ai bombardamenti, ai piani regolatori e alle furie dei giovani architetti mai stanchi di cambiar facciata alle botteghe. A Madrid, la strada che corrisponde alla rue de Fleurus si chiama addirittura Calle de los Libreros e si dirama, addormentata al sole, dal gran turbine moderno della Gran Via.

Sono, queste strade, le reliquie appena vive del passato, dove la pergamena e la carta a mano hanno ancora corso e l’atmosfera da museo è rotta solo di tempo in tempo dalla voce d’un raro acquirente, e poi si adagia nel triste abbandono del proprietario che non teme neppure i furti e lascia che i visitatori entrino, sfoglino e scartabellino, per poi andarsene quasi furtivamente senza aver trovato nulla di interessante. Il senso di morte e l’odore di muffa di quei negozi straripa discretamente nelle vie che ne acquistano pace e silenzio, come viali di abbandonate certose dove le insegne portano soltanto nomi di estinte discendenze. Ma la rue de Fleurus nella sua ultima parte mescola la polvere dellelibrerie con le nebbie impalpabili del Luxembourg. Quell’alta cancellata nera che si stagla contro il verde grigiastro e vaporoso del parco sembra il limite d’un mondo: vi finisce l’ultima e più pigra onda del traffico, come alle rive erbose d’un isola disabitata.

Nelle quiete mattine, chi esce dalle porte guarda verso l’immenso giardino ed ha l’impressione di rinunciare ad un sonnolento e grato riposo quando si addentra, dal lato opposto, nel folto delle case, verso gl’incroci vorticosi della rue de Sèvres e le bocche scure del metrò. Di notte, l’abitante provvisori della rue de Fleurus – studente forestiero o semplice amatore della città – che rientra da Saint Germain des Prés, da Saint Sulpice, dal boulevard Saint Michel o da Montparnasse, quando incontra la cancellata del Luxembourg la segue senza esitazione, verso destra o verso sinistra, come una guida sicura che lo porterà alla sua strada; e giunto sull’angolo si soffermerà sotto il lampione a guardare il grande andirivieni dei gatti del rione che hanno gran daffare nel parco e si tuffano dentro e fuori dal buio fra le sbarre della cancellata, bianchi, grigi e neri, soli superstiti dell’epoca galante e avventurosa che vide sorgere nel cuore della città la regale dovizia del magico giardino.

Tutta la rue de Fleurus dorme a quell’ora e solo i tarli sono in marcia di trasferimento da un tomo all’altro delle opere complete di Bossuet o delle “Lettres” di Madame de Sévigné, felici se tra le pagine si sono imbattute nella dolce pastura di un fiore secco di duecento anni fa forse colto nelle prime aiuole del Luxembourg ai tempi in cui André Chénier, ancora lontano dall’ombra della ghigliottina, apriva così l’idillio di Mnasilo e Cloe:

“Fiori, boschetti sonori e mobili ligustri

dove Zefiro mormora al murmure dell’acque,

dite, il bel Mnasilo è forse sotto le

vostre ombre?”.

Ora, di giorno, sotto le ombre del Luxembourg passggiano inglesi smunti e malvestiti, soldati, studenti, fantesche e sfaccendati. Zefiro non è più che un’aria da costipazioni e di Cloe e del bel Mnasilo tace per sempre il dialogo, chiuso tra le pagine gialle di un libro, nello scaffale d’un vecchio libraio.

da Gli anni e i giorni (Edizioni Studio Tesi)

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lunedì, ottobre 29, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Snoopy sta dormendo beatamente sopra il tetto della sua cuccia

Lucy: Non ho mai visto uno così totalmente inutile! Hai un’idea di cosa farai per il resto della vita?

Snoopy: Ho pensato di dare lezioni di sonno…

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domenica, ottobre 28, 2007

la mia new york in bianco e nero

passeggiata a central park

(foto akio, giugno 2000)

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sabato, ottobre 27, 2007

wittgenstein

Anche per il pensiero c’è un tempo per arare e un tempo per mietere.

Ludwig Wittgenstein

da Pensieri diversi – Adelphi editore

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venerdì, ottobre 26, 2007

murphy

Legge di Crangston sul ristorante

Più è lungo il menu, prima viene il cameriere a prendere le ordinazioni.

da La legge di Murphy del 2000 di Arthur Bloch (Longanesi editore)

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giovedì, ottobre 25, 2007

il brano

Yasunari Kawabata dal racconto Gocce di pioggia nella raccolta Prima neve sul Fuji (Oscar Mondadori)

Al piano di sopra si sentivano chiaramente le voci dei quattro bambini che giocavano ai quiz nella loro stanza a pianterreno. A turno uno di loro conduceva il gioco, scriveva le parole da indovinare su un foglio e le copriva. Poichè erano tutti bambini, le parole erano facili. Ogni risposta esatta meritava un punto, e il bambino che aveva totalizzato più punti vinceva.

“E’ un minerale” disse il bambino che conduceva.

“E’ liquido?”

“Si, è liquido”.

“E’ acqua?”

“Si, è acqua”.

“Acqua che in questo momento sta facendo rumore?”

“Si, in questo preciso mmento sta facend rumore”.

“Fa un rumore tipo tic, tic, tic…?”

“Si, bravo!”

“Gocce di pioggia?”

“Si, gocce di pioggia. Risposta esatta!”

Aveva indovinato con appena quattro domande, un vero record.

“Signora, il bambino che ha risposto “gocce di pioggia” era Fumio, vero? Che bravo!” disse Hidaka Toshiko al primo piano, parlando alla donna nell’altra stanza attraverso il fusuma*. Poichè le due stanze erano separate da un corridoio di circa un metro, tra le due donne c’erano due fusuma.

“Gocce di pioggia… che idea infelice!” rispose Numao Shizu.

“Però che bravo Fumio a indovinare, lui, così piccolo!”

“Be’, è stato Tadashi, il ragazzino della casa accanto, a farlo indovinare. Gli ha fatto perfino il rumore delle gocce di pioggia: Ha voluto dare il merito al mio bambino perchè è più piccolo. Se Tadashi ha fatto il tic, tic, tic delle gocce di pioggia, vuol dire che sapeva la risposta”.

“Ah, dice? Però, anche se hanno detto “acqua che in questo momento sta facendo ruore” c’erano ancora diverse possibilità. E poi lui ha indovinato che la risposta era proprio “gocce di pioggia” e non semplicemente “pioggia”.

“Pioggia, gocce di pioggia, è sempre lo stesso rumore, no?”.

“Ma che dice? Il rumore della pioggia e quello delle gocce di pioggia sono due cose completamente diverse”.

“Quello che conduceva il gioco adeso era il mio Shin’ichi, vero? E’ proprio da lui fare il quiz sulle gocce di pioggia. Sfido io che Tadashi l’ha indovinato subito”.

Il tono di Shizu era così perentorio che Toshiko preferì non insistere. Non le sembrava il caso di fare una discussione sulla differenza tra pioggia e gocce di pioggia. In realtà nella stanza dei bambini adesso si sentiva un vero fragore. L’acqua cadeva da un buco nella grondaia con una violenza che né “gocce di pioggia” né “tic-tic-tic” arrivano a descrivere.

*fusuma = pannelli scorrevoli della casa giapponese, costruiti da carta o tessuto fissato su un’intelaiatura di legno. La loro principale funzione quella di dividere un ambiente da un altro (dal glossario della raccolta a cura di Giorgio Amitrano)

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mercoledì, ottobre 24, 2007

la mia parigi

rugbyeiffel

(foto akio, settembre 2007)

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martedì, ottobre 23, 2007

trilussa

Fischi

L’imperatore disse ar Ciambellano

– Quanno monto in berlina e vado a spasso

sento come un fischietto, piano piano,

che moaccompagna sempre indove passo:

Io non so s’è la rota o s’è un cristiano…

Ma in ogni modo daje un pò de grasso.

Carlo Alberto Salustri, Trilussa

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lunedì, ottobre 22, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Charlie Brown: Ha detto che mi scriveva tutti i giorni, ma io non ho più visto una parola…

Linus: Forse per lei era solo uno dei soliti flirt estivi… forse ha trovato un altro ragazzo… nell’ipotesi peggiore…

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domenica, ottobre 21, 2007

il mio microgiallo da sms

Lo aveva perdonato ma poi lo uccise con il lancio di un boomerang perchè avevano lo stesso difetto: tornavano sempre indietro sulle loro decisioni.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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sabato, ottobre 20, 2007

succede a… new york

A New York verranno piantati un milione di alberi nei prossimi dieci anni; mercoledì è stato piantato il primo. La Repubblica nell’inserto R2 di ieri ha pubblicato un articolo della scrittrice Cathleen Schine di cui vi propongo un brano (tradotto da Emilia Benghi).

Sono una grande amante dei 5 milioni di alberi di questa città (oggi 5.000.001), e non vedo l’ora di dare il benvenuto a tutti i ciliegi in fiore, agli aceri, alle querce, agli ippocastani e ai ginko che verranno. Ogni volta che esco in strada col cane mi accoglie lo stridore e il rombo di un autobus, il ruggito di una motocicletta, l’isterico strombazzare dei taxi fermi al semaforo, il frastuono di un’autoradio, il palpito di un elicottero sopra la testa. Poi il cane e io entriamo nel parco. Gli elicotteri, le moto e i clacson strombazzanti arretrano. Cantano gli uccelli. Chiacchiera uno scoiattolo. Tutto grazie agli alberi.

I boschi delle fiabe, fitti e scuri, sono pericolosi, paurosi, popolati di lupi, serpenti e piante velenose. Ma le foreste urbane di New York ispirano ottimismo e speranza. Forse perchè non sono boschi veri, ma solo agglomerati di alberi, piantati dall’uomo per addolcire la vista e lenire i sensi. Sono uno scudo, una tregua, così belli e inattesi. In inverno si riducono a sagome spoglie stagliate contro il cielo grigio. In primavera i tigli spandono il loro profumo seducente e i petali dei fiori di melo cadono fluttuando sul marciapiede. In estate il fogliame screzia d’ombra il cemento incandescente. E, ora, danno frutto. Una foresta urbana dà vita a un raccolto urbano. Grassi scoiattoli si affannano a banchettare con piccole mele rosse e grandi bacche gialle. Sui sentieri si ammassano ghiande e castagne. E dalla vetta dell’albero più alto, col tronco crivellato dai picchi, il falco coda rossa ci osserva. E’ questa per me la vita di città.

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venerdì, ottobre 19, 2007

Quino e la sua Mafalda

Susanita: Prima sarò una signora, no? Poi avrò dei figli. Poi comprerò una casa grande, grande, grande e una macchina molto bella e poi tanti gioielli e poi avrò tanti nipotini. E quella sarà la mia vita. Ti piace?

Mafalda: Si, c’è un solo difetto però… che non è una vita. E’ una carriera!

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giovedì, ottobre 18, 2007

il club di Groucho

(ovvero non mi interessa far parte di un club che mi accetta fra i suoi membri)

Per chi non lo sappia, la baby sitter è una persona che prende settantacinque centesimi all’ora per guardare la tv e ripulirvi il frigorifero.

Groucho Marx

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mercoledì, ottobre 17, 2007

la poesia

Pablo Neruda

Ode a un mattino del Brasile

Questo è un mattino

del Brasile. Vivo dentro

un violento diamante,

tutta la trasparenza

della terra

si è materializzata

sulla

mia fronte,

si muove appena

la ricamata vegetazione,

il rumoroso cinto

della selva:

ampia è la chiarità, come una nave

del cielo, vittoriosa.

Tutto cresce,

alberi,

acqua,

insetti,

giorno.

tutto finisce in foglia.

Son convenute

tutte

le cicale,

nate, vissute

e morte

da quando esiste il mondo,

e qui cantano

in un solo raduno

con voce di miele,

di sale,

di segheria,

di violino in delirio.

Le farfalle

ballano

rapidamente

un

ballo

rosso

nero

arancio

verde

azzurro

bianco

granata

giallo

violetto

nell’aria,

sui fiori,

sul nulla,

volanti,

successive

e remote.

Disabitate

terre,

cristallo

verde

del mondo,

in qualche

regione

un ampio fiume

precipita

in piena solitudine,

i sauri guadano

le acque micidiali,

miradi di esseri lenti

schiacciati

dalla

cieca boscaglia

cambiano pianta, acqua,

acquitrino, caverna,

e l’aria è attraversata

da uccelli fiammeggianti.

Un grido, un canto,

un volo,

una cascata

s’incrociano da una chioma

di palma

fino

all’alberatura

del bambù innumerevole.

Il meriggio

arriva

quieto,

si propaga

la luce quasi fosse

comparso un nuovo fiume

che scorresse e cantasse

colmando l’universo:

bruscamente

tutto

rimane

immobile,

la terra, il cielo, l’acqua

son pura trasparenza,

il tempo si è fermato

e tutto è dentro il suo scrigno di diamante.

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martedì, ottobre 16, 2007

nobel per la letteratura

2007 Doris Lessing (Gran Bretagna)

“Oggi, quando i giovani osservano il mondo che hanno ereditato, vedono immense e spaventose strutture di potere che ci minacciano tutti – e minacciano anche loro.

Vedono gli imperi economici globali; gli Stati Uniti, un impero al vertice della sua potenza; il conflitto israeliano-palestinese; le minacce della guerra e del terrorismo – e ve ne sono molte altre. Con quale disappunto e quale scoraggiamento i giovani che immaginiamo osservano tutto questo, chiedendosi cosa possono fare per cambiare le cose. Quando io ero giovane, le nuove generazioni si trovavano di fronte a un mondo che incuteva altrettanta paura. C’era l’Unione Sovietica, che sembrava dover durare per sempre. Hitler intendeva regnare per mille anni, e Mussolini aveva le stesse pretese. L’impero britannico era vanaglorioso e arrogante. Lo erano anche tutti gli imperi europei. Il Giappone invadeva la Cina, e ciò che all’epoca era chiamata la Barriera del Colore – il razzismo – sembrava dover esistere in eterno. Eppure, nel giro di pochi anni, tutte queste potenti strutture sono crollate. Nulla ne è rimasto, non erano più solide delle nuvole. Sono giunta alla conclusione che le grandi organizzazioni monolitiche, apparentemente indistruttibili, sono di fatto le più fragili, e quando sembrano essere al culmine della loro forza, sono in realtà nel loro momento più vulnerabile. Quando rifletto sul passato, oggi non vedo i grandi imperi e i dittatori, ma solo i piccoli individui, e le cose straordinarie che sanno realizzare”.

da “il Corriere della Sera” del 21/5/2003

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lunedì, ottobre 15, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy (rivolgendosi a Schroeder che si esercita al pianoforte): Sapere che non mi ami mi fa impazzire! Lo sai? Eh?! Lo sai?!! Lo sai?!! …

Si dice frequentemente di lei: “Non sapeva soffrire in silenzio!”.

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domenica, ottobre 14, 2007

ipse dixit

Trovare la bellezza non solo nelle cose ma nella trama di ombre, luce e buio che le cose proiettano.

Tanizaki Jun’ichiro

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sabato, ottobre 13, 2007

la mia new york in bianco e nero

aspettando un concerto jazz a bryant park

(foto akio, giugno 2000)

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venerdì, ottobre 12, 2007

il post di totò

Lo so, dovrei lavorare invece di cercare dei fessi da imbrogliare, ma non posso, perchè nella vita ci sono pù fessi che datori di lavoro.

Antonio de Curtis in arte Totò

dal film Totòtruffa ’62

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giovedì, ottobre 11, 2007

anobii… pazzi per i libri

non sono mai riuscito a classificare i miei libri utilizzando excel o access. ci ho provato tante volte. con anobii non solo ci sono riuscito ma ho anche scoperto una ricca e interessante comunità di appassionanti bibliofili e lettori.

per saperne di più su anobii

per sbirciare la mia libreria

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mercoledì, ottobre 10, 2007

shakespeare

Francia – Bellissima Cordelia, tanto più ricca perchè povera, più eletta perchè reietta, più amata perchè disprezzata, io prendo qui possesso di te e delle tue virtù. Sia lecito ch’io raccolga quel che altri ha gettato via. De, dei! E’ strano che dal loro più gelido rigetto si accenda l’amor mio con ardente rispetto. O re, la tua figliola respinta senza dote alla mia sorte, è ora regina nostra, dei nostri e della Francia. Tutti i duchi dell’annacquata Borgogna non potranno riacquistare da me questa fanciulla disprezzata e preziosa. Salutali, Cordelia, anche se son scortesi. Quel che qui perdi, altrove lo troverai migliore.

William Shakespeare da Re Lear

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martedì, ottobre 09, 2007

taccuino parigino

ma che belle bici! Si noleggiano e fanno parte di un nuovissimo progetto di servizio pubblico (partito nel luglio scorso) che si chiama Velib (da Vélo e Liberté). Questa che ho fotografato è una delle 750 stazioni sparse per la città da cui si possono prelevare a pagamento le oltre 10.500 bici a disposizione 24 ore su 24. Si inserisce l’abbonamento, il biglietto, una carta prepagata o la carta di credito e si restituisce la bici in qualsiasi altra stazione. Il biglietto costa 1 euro per 1 giorno, 5 euro per una settimana e 29 euro per l’abbonamento mensile. Non le ho provate ma ho visto la gente che le usava e mi è sembrata una cosa straordinaria. Questo è il sito ufficiale del servizio.

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lunedì, ottobre 08, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Snoopy: Scrivere è un lavoro duro. Uno scrittore ha bisogno di molto riposo. Cadere addormentati sulla macchina da scrivere può essere molto… doloroso!

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domenica, ottobre 07, 2007

la mia parigi

ma che belle bici! (pubbliche!!!)

(foto akio, settembre 2007)

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sabato, ottobre 06, 2007

di blog in blog

Il dadaismo ovvero verso dove ? di tristantzara

alkina al concerto dei police

alkina e “Memoria delle mie puttane tristi” di Marquez

Macy Gray – I try: la proposta musicale di mosette (ovvero… la musica che manca qui da me…)

che cosa ci vorrebbe per renderlo perfetto? di Euridicea

le margherite di rita

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venerdì, ottobre 05, 2007

Reg Smythe ed il suo ANDY CAPP

Flo: Sei davvero di compagnia! Non hai detto una parola da quando siamo usciti di casa! Spero proprio che tu non diventi come il marito di Ada… sono due anni che non le parla!

Andy: Non ne sono sorpreso! Dopo aver ascoltato per venticinque anni, è facile perdere l’abitudine!

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giovedì, ottobre 04, 2007

ipse dixit

La tragedia del Vajont è stato l’evento che più ha segnato la mia esistenza. Prima di quel giorno vivevo in un mondo arcaico, sospeso. Un tempo in cui mio nonno, se serviva una scodella, andava al tornio e tornava con una ciotola di acero bianco; in cui in due ore avevamo sotto i piedi un paio di sci costruiti soltanto per noi. Dopo quel giorno è arrivata la plastica, e magari anche il superfluo, ma nulla è stato più come prima. E, mentre per tutte le civiltà scomparse, per gli atzechi, come per gli incas, sono stati necessari anni, per noi tutto è cambiato in tre minuti. L’indomani, abbiamo dovuto accettare una nuova civiltà, nuovi comportamenti, nuovi modi di essere. E non ci siamo ancora adattati. Fu una tragedia, ma noi non siamo gli unici depositari del dolore. Ancora oggi ci sono tanti Vajont, costruiti a tavolino: guerre, attentati, fame. Sono i Vajont del terzo millennio.

Mauro Corona

da “Almanacco dei Libri di Repubblica” del 22/9/2007

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mercoledì, ottobre 03, 2007

un pessoa ogni tanto

Chi scrive per ottenere il superfluo come se scrivesse per ottenere il necessario, scrive ancor peggio di chi scrive solo per ottenere il necessario.

Fernando Pessoa

da La divina irrealtà delle cose – Aforismi e dintorni (Passigli editori – traduzione di Guia Boni)

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martedì, ottobre 02, 2007

il brano

William Saroyan dal racconto La ruota rotta in Che ve ne sembra dell’America?

L’album di famiglia si era riempito di nostre fotografie, ma non ci sembrava, a guardarle, che fossimo cambiati molto. Si era andati avanti tranquillamente nel tempo, da una sera d’inverno all’altra e da una mattina d’estate all’altra, frequentando la scuola, suonando il pianoforte, parlando, conversando, e ridendo senza ragione. Tutto questo era accaduto ed era passato, e noi non ne serbavamo memoria, e ancora volevamo andare in bicicletta, e con la bicicletta andare al campo della fiera di nuovo e di nuovo. Io mi inerpicavo sull’asse del telaio e Krikor montava in sella e così attraversavamo il lotto di terreno da fabbricare ch’era accanto alla nostra casa.

Diceva Krikor:

“Attenzione al tuffo, ora”.

Arrivammo al salto un giorno e andammo giù come le altre volte, ma mentre si andava accadde qualcosa. La bicicletta scricchiolò e la ruota davanti venne meno, affondò da una parte. Fu una cosa che accadde quasi troppo lentamente per esser vera, e mentre accadeva, mentre la bicicletta scricchiolava e la ruota affondava, parve a noi di uscire da qualche interminabile sogno, e che quel banale incidente fosse pieno di un grande significato. Era, per se stesso, da ridere e avremmo dovuto riderne, ma non ridemmo. Tornammo a casa senza dire una parola. Mia madre aveva visto quanto era accaduto dalla finestra della stanza di Naomi, e, come noi tornammo in casa, sconvolti, disse:

“Non vi rendete conto che siete cresciuti, ragazzi? Siete troppo grandi per andare insieme su una sola bicicletta, ormai”.

Per tutto il resto del pomeriggio non parlammo dell’accaduto.

Passammo il tempo seduti fuori della casa a cercar di leggere, e a cercar di sentire che tutto era lo stesso di sempre, e che si era soltanto rotta la ruota della nostra bicicletta, ma sapevamo che non era tutto lo stesso, nient’affatto. Sembrava a me che avessimo dimenticato la nostra vita e che ora, a causa di quel piccolo incidente, ci si fosse messi a ricordarla e a ricordare tutti i particolari che segnavano le quote del nostro cammino attraverso la vita.

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lunedì, ottobre 01, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Prima di sederti, mi prendi un bicchiere di latte?

Linus: Mi sono già seduto.

Lucy: Prima di metterti comodo, mi prendi un bicchiere di latte?

Linus: Mi ero seduto, ma non mi ero messo comodo.

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venerdì, novembre 30, 2007

Reg Smythe ed il suo ANDY CAPP

Ding… Dong…

Flo: Puoi andare tu, tesoro? Dev’essere la mamma. E sii gentile con lei.

Andy: Buon anno, signora… sono felice che lei sia con noi nel nuovo millennio. Ci potrà dire qual è la differenza col precedente.

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giovedì, novembre 29, 2007

la perla sul web

repubblica.it ha pubblicato un faccia a faccia di trent’anni fa tra Groucho Marx e Woody Allen intitolato: Marx e Allen, il vecchio e il nuovo due maestri della comicità a confronto.

la mia estrapolazione

Groucho. Deve essere caldo fuori oggi. Nessuno porta il cappello.

Woody. Sì, si gela. Sono diciassette gradi o giù di lì.

G. Ma se non indossi un cappello vuol dire che non è freddo.

W. La pensi così?

G. Si può indossare qualcos’altro. Io porto biancheria pesante (mostra la maglia che indossa sotto la camicia su cui è scritto “Dì che ti manda Groucho”). Se avessi la mia età, la porteresti anche tu. E ti metteresti un cappello.

W. Invecchiando si soffre di più il freddo.

G. Hai maledettamente ragione. L’ultima volta che ho visto Chaplin, tutto quello che mi ha detto è stato: “Copriti bene. Copriti bene”.

W. Che anno era quando ti disse così?

G. Fu quando ricevette l’Oscar. Venne in California. Avevamo fatto colazione insieme e quando stava per andarsene mi mise un braccio intorno alle spalle e disse: “Groucho, copriti bene”. Allora non sapevo cosa volesse dire, ma adesso lo so. Perciò, quando invecchierai, indossa qualcosa di pesante. E anche un cappello.

***

W. Chi sono i tuoi amici?

G. Ho otto o dieci amici.

W. Perciò durante il giorno ti rilassi, incontri gli amici e giocate a carte…

G. Non gioco a carte.

W. Non giochi a carte. Cosa fai?

G. Leggo molto. Robaccia.

W. Ah! Non ti annoi dopo due ore che leggi?

G. No. Ne leggo altra.

***

W. Non ti interessa più scrivere qualcosa?

G. Ho scritto cinque libri. Mi pare sufficiente.

W. Quali ho visto? Ho visto Memoirs of a Mangy Lover (Memorie di un irresistibile libertino) e…

G. Quello era orribile. Voglio dire, irresistibile…

W. Ho letto The Groucho Marx Letters, ma non penso a questo come ad un libro. È stato il primo?

G. Ci sono stati Beds, Many Happy Returns e Groucho and Me.

W. Quello a cui mi riferisco è Beds. È fuori stampa, ma una persona che conosco ne ha una copia…

G. Io non ne ho neanche una. Non riesco a trovarla. È un libro molto sottile.

***

W. Ti alzi la mattina e leggi il Times?

G. Il New York Times? No. Lo compro soltanto la domenica. Non ce la faccio a leggere le notizie per tutta la settimana. È troppo. Tu lo leggi tutti i giorni?

W. Sì, tutti i giorni. Neanche a me piacciono molto le notizie. Ma le leggo tutti i giorni.

***

G. Quando verrai in California?

W. Presto. Sto cercando una casa da prendere in affitto durante le riprese di Il Dormiglione.

G. Una casa piccola?

W. In realtà, non so come fai a vivere in California. Per me è incredibile che un uomo della tua acuta intelligenza sia capace di vivere sulla West Coast.

G. Ci sono dei buoni negozi di dolci.

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mercoledì, novembre 28, 2007

ipse dixit

Amare la letteratura significa dissipare, nel momento della lettura, ogni dubbio sul suo presente, la sua attualità, l’immediatezza, significa credere, vedere che è un uomo reale quello che parla, come se il suo corpo fosse realmente qui accanto a me.

Roland Barthes

da Préparation du roman

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martedì, novembre 27, 2007

calvino

Prendendo a modello il disegno delle onde, la spiaggia inoltra nell’acqua delle punte appena accennate che si prolungano in banchi di sabbia sommersi, come le correnti ne formano e disfano a ogni marea. E’ una di queste basse lingue di sabbia che il signor Palomar ha scelto come punto d’osservazione, perchè le onde vi battono obliquamente da una parte e dall’altra, e scavalcando la superficie semissomersa s’incontrano con quelle che arrivano dall’altra parte. Dunque per capire com’è fatta un’onda bisogna tener conto di queste spinte in direzioni opposte che in una certa misura si controbilanciano e in una certa misura si sommano, e producono un infrangersi generale di tutte le spinte e controspinte nel solito dilagare di schiuma.

Italo Calvino da Palomar

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lunedì, novembre 26, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Non dovresti succhiarti il pollice Linus… la nonna dice che ti verranno i denti storti…

Linus: Oh, misericordia… cosa preferisci che abbia… i denti storti o una personalità repressa?

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domenica, novembre 25, 2007

la mia new york in bianco e nero

Bethesda Fountain and terrace: ho perso il conto dei film in cui l’ho vista

(foto akio, giugno 2000)

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sabato, novembre 24, 2007

augurissimissimissimi!!!

a mamanicla, papaicio e alla sorellina giorgiameraviglia!!!

per la nascita di andrea!!!

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ipse dixit

L’ispirazione è un varco che si apre all’improvviso e tu catturi una cosa che non sapevi di possedere.

Margaret Mazzantini

da Il Venerdì di Repubblica del 2/11/2007

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venerdì, novembre 23, 2007

il post di Woody

Fin da bambino sono sempre andato dietro alle donne sbagliate. E’ un mio problema. Quando mia madre mi ha portato al cinema a vedere “Biancaneve e i sette nani” tutti si sono innamorati di Biancaneve; io, della strega.

Woody Allen

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giovedì, novembre 22, 2007

di blog in blog

– il paesino a 5 minuti da casa di fralenuvole

– la città vuota, gioia piena di alkanette

– i 5 anni di zopblog (scritto e orale)

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mercoledì, novembre 21, 2007

senza musica

Blowin’ In The Wind

di Bob Dylan

How many roads must a man walk down

Before you call him a man?

Yes, ‘n’ how many seas must a white dove sail

Before she sleeps in the sand?

Yes, ‘n’ how many times must the cannon balls fly

Before they’re forever banned?

The answer, my friend, is blowin’ in the wind,

The answer is blowin’ in the wind.

How many times must a man look up

Before he can see the sky?

Yes, ‘n’ how many ears must one man have

Before he can hear people cry?

Yes, ‘n’ how many deaths will it take till he knows

That too many people have died?

The answer, my friend, is blowin’ in the wind,

The answer is blowin’ in the wind.

How many years can a mountain exist

Before it’s washed to the sea?

Yes, ‘n’ how many years can some people exist

Before they’re allowed to be free?

Yes, ‘n’ how many times can a man turn his head,

Pretending he just doesn’t see?

The answer, my friend, is blowin’ in the wind,

The answer is blowin’ in the wind.

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martedì, novembre 20, 2007

un pò di emily

La natura usa il giallo più di rado

che ogni altra tinta.

Tutto per i tramonti lo riserva

è prodiga, invece, di blu

Come una donna abbonda di scarlatto

ma sceglie il giallo solo raramente

e con molta cautela lo misura

come un innamorato le parole.

Emily Dickinson

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lunedì, novembre 19, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Eh! Alzati non devi venire a scuola?

Linus: No… non credo… sto male… dì a mamma che mi sono slogato lo stomaco!

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domenica, novembre 18, 2007

ipse dixit

Non abbiate paura della perfezione: non la raggiungerete mai.

Salvador Dalì

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sabato, novembre 17, 2007

la mia parigi a colori

Louvre

Amore e Psiche di Antonio Canova

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venerdì, novembre 16, 2007

Quino e la sua Mafalda

Mafalda: Non essere cattivo, Felipito. Giuro che non interrompo.

Felipito: Spero bene. Allora, questo è il re. Il re può mangiare in avanti, indietro, a destra, a sinistra… insomma, mangia dove vuole lui. Le pedine, invece possono mangiare in un solo modo…

Mafalda: Lo vedi? Lo vedi? Poi si stupiscono se i comunisti avanzano!

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giovedì, novembre 15, 2007

il club di Groucho

(ovvero non mi interessa far parte di un club che mi accetta fra i suoi membri)

Una volta sposato, continuerà a mandare fiori. Tutti gli uomini sposati lo fanno, sai. E se sei fortunata, il giorno del tuo compleanno forse si ricorderà di mandarne anche a te.

Groucho Marx

da O quest’uomo è morto, o il mio orologio si è fermato – Einaudi ed. trad. Stefan Kanfer

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mercoledì, novembre 14, 2007

la favoletta

Esopo

Diogene e il calvo

Una volta Diogene, il filosofo cinico, fu insultato da un tale che era calvo.

E lui: “Che io ricorra agli insulti? Ohibò! Io voglio invece fare un elogio: un elogio a quei capelli che se ne sono andati via da una testa così malvagia”.

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martedì, novembre 13, 2007

la signora di bloomsbury

“Ora il vento solleva le tende” disse Susan.

“I vasi, le coppe, le stuoie e la poltrona consumata col buco nel mezzo si distinguono meglio. I soliti nastri sbiaditi infiorano la carta da parati. Il coro di uccelli è finito, solo uno è rimasto a cantare accanto alla camera da letto. Mi metterò le calze e passerò tranquillamente davanti alle stanze da letto, alla cucina, attraverserò il giardino, oltre la serra, arriverò ai campi. E’ prima mattina. Sulle paludi c’è nebbia. Il giorno è nitido e teso come un sudario di lino. Ma si addolcirà, si scalderà. A quest’ora, così presto, mi pare di essere il campo, il fienile, gli alberi; sono miei gli stormi di uccelli, e la lepre che salta via, all’ultimo momento, mentre stavo per calpestarla. E’ mio l’airone che apre pigramente le grandi ali, la mucca che muggisce, e avanza ruminando, un piede dopo l’altro, e la rondine che si slancia in voli selvaggi, e il rosso chiaro del celo, e il verde quando il rosso sbiadisce, e il silenzio, e le campane, e il grido dell’uomo che richiama dai campi i cavalli da tiro – è tutto mio…”

Virginia Woolf da Le onde

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lunedì, novembre 12, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Sally: Dobbiamo scrivere una pagina piena su Ulisse Grant. Come faccio a scrivere una pagina piena su Ulisse Grant?

Charlie Brown: Beh, scrivi in grande o fai una ricerca seria.

Sally: Scriverò in grande!

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domenica, novembre 11, 2007

la poesia

Emily Bronte

Più felice sono quanto più lontana

Più felice sono quanto più lontana

Porto la mia anima dalla sua dimora d’argilla,

In una notte di vento quando la luna brilla

E l’occhio vaga attraverso mondi di luce

Quando mi annullo e niente mi è accanto

Né terra, né mare, né cieli tersi

E sono tutta spirito, liberamente errando

Attraverso infinite immensità.

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sabato, novembre 10, 2007

ipse dixit

Qualche volta renderei volentieri tanto denaro in cambio di tempo e tranquillità per scrivere.

J. K. Rowling

dal Corriere della Sera – Magazine dell’8/11/2007

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venerdì, novembre 09, 2007

Reg Smythe ed il suo ANDY CAPP

Chalkie: come mai hai sposato Flo?… voglio dire, perchè proprio lei?

Andy: non so Chalkie… penso perchè era diversa!

Flo: ha ragione ero diversa… ero l’unica che lo voleva!

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giovedì, novembre 08, 2007

seconda elementare

lettura

Mentre camminava nel bosco, Sara udiva lo scricchiolio secco dei rami piegati dal vento. Sotto i suoi piedi sentiva il fruscio leggero delle foglie cadute e, più lontano, i tonfi improvvisi delle pigne che cadevano a terra. Ogni tanto poteva ascoltare anche il grido acuto della civetta o il verso strano di qualche uccello sconosciuto e invisibile.

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mercoledì, novembre 07, 2007

ma che bontà

gli gnocchi di A. in 9 mosse

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martedì, novembre 06, 2007

ipse dixit

Voglio essere seppellito su Marte. Il cratere di Chicago Abyss. Ho già lasciato precise istruzioni in questo senso alla mia famiglia. Io sarò il primo morto su Marte, sebbene non abbia alcuna intenzione di morire presto. Voglio vivere ancora a lungo: aspetto di compiere i 100 anni. La notte che l’uomo mise piede per la prima volta sulla Luna fu per me una notte d’estasi. Non avrei mai voluto che quella notte finisse e l’uomo non avrebbe mai dovuto abbandonare la Luna. Non basta infatti fare una foto alla crosta lunare, perché così non si salva l’umanità. Se la vita dovesse scomparire dalla Terra, noi potremo trovarla su altri pianeti. I viaggi nello spazio ci renderanno immortali. Bisogna tornare sulla Luna e fare qui la nostra base per partire alla conquista di Marte

Ray Bradbury

da corriere.it del 5/11/07 citando un’intervista a “Le Monde”.

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lunedì, novembre 05, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Nessuno mi rivolga la parola! Sono furiosa col mondo intero! Nessuno dica niente o faccia niente! Voglio solo sdraiarmi sulla mia poltrona a sacco e fare il muso!

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sabato, novembre 03, 2007

torno lunedì, buona domenica

il mio microgiallo da sms

La strangolò senza lasciare impronte perchè lo riproverava di non trattarla con i guanti.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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venerdì, novembre 02, 2007

Pioggia e pianto. Quando il ricordo di te si fa più doloroso, papà.

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giovedì, novembre 01, 2007

la pinacoteca impossibile

Matisse

autore: Henri Matisse

titolo: La Japonaise: woman beside the water.

anno: 1905

tecnica: olio e matta su tela

dimensioni 35.2 x 28.2 cm

proprietà: MoMA New York

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lunedì, dicembre 31, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Charlie Brown: Pensi di essere diversa da com’eri l’anno scorso? Credi di essere davvero cambiata? L’anno scorso, mi ricordo, hai detto che avresti tentato di ascoltare gli altri…

Lucy: Cosa?

Auguri di buon anno! Torno venerdì 4 gennaio 2008

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domenica, dicembre 30, 2007

Quino e la sua Mafalda

Mafalda: Dimmi, papà, l’anno venturo esiste?

padre: Se esiste coosa?

Mafalda: L’anno venturo esiste davvero? Non sarà mica una di quelle cose che dicono che arrivano e poi non arrivano!…

padre: Ma Mafalda! Come ti viene in mente che non esista?

Mafalda: Tu lo hai visto?

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sabato, dicembre 29, 2007

ha detto di… Tolstoj

Nota l’azzurro o il rosso del vestito di un bambino; il modo in cui un cavallo agita la coda; il suono di un colpo di tosse; i gesti di un uomo che cerca di infilare le mani in tasche cucite. E ciò che l’occhio infallibile di Tolstoj riferisce a proposito di un colpo di tosse o di un movimento delle mani, il suo infallibile cervello lo rapporta a qualcosa di nascosto nel personaggio, tanto che impariamo a conoscere i suoi eroi non solo per come amano o per le loro opinioni sulla politica o sull’immortalità dell’anima, ma anche per come stranutiscono, per come ansimano.

Virginia Woolf

dal catalogo 2006 Einaudi Tascabili

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venerdì, dicembre 28, 2007

un pò di emily

L’anima è per se stessa

un amico imperiale

o la spia più temibile che possa

un nemico inviare.

Se contro il proprio assalto è assicurata

non teme tradimenti.

L’anima è la sovrana di se stessa

di sé sola può dunque aver paura.

Emily Dickinson

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giovedì, dicembre 27, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Sally: Hai pensato al mio regalo di Natale?

Charlie Brown: Natale è stato ieri.

Sally: Tornerà prima che te ne accorgerai…

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sabato, dicembre 22, 2007

Auguri di Buon Natale a chi passa di qui.

Torno giovedì 27 dicembre.

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venerdì, dicembre 21, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Lucy: Vuoi vedere una lista di cose che voglio per Natale?

Linus: Nient’affatto? Voglio che il mio regalo per te quest’anno sia una sorpresa completa e gradevole.

Lucy: Che pensiero gentile e generoso…

Linus: Alla buon’ora!

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giovedì, dicembre 20, 2007

la pinacoteca impossibile

Giotto

autore: Giotto

titolo: Natività

anno: 1914

tecnica: affresco

dimensione: 200 x 185

proprietà: Galleria degli Scrovegni, Padova

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mercoledì, dicembre 19, 2007

un pessoa ogni tanto

Fiore che non dura

oltre l’ombra di un attimo

la tua freschezza

persiste nel mio pensiero.

Non ti ho perduto

in ciò che sono,

se pure, o fiore, non ti ho visto mai

dove io non sono che la terra e il cielo.

Fernando Pessoa

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martedì, dicembre 18, 2007

il post di Flaiano e di… Fellini

La Repubblica R2 Cultura di sabato scorso, ha pubblicato alcune lettere della corrispondenza tra Ennio Flaiano e Federico Fellini custodite dalla Biblioteca Cantonale di Lugano nel Fondo Flaiano. Ve ne lascio due.

***

23 ottobre 1969

Caro Federico,

approfitto della fine dello sciopero postale per dirti che ho visto il tuo “Satyricon” e che mi ha colpito, meravigliato, tenuto sveglio e, in fondo, deliziato. Non ci manca niente. Me lo sognerò spesso e volentieri. So che si potrebbero discutere certe soluzioni, ma hai raggiunto l’essenziale: la continua drammaticità dei mostri, cioè di noi stessi. Le persone che uscivano dal cinema e dicevano: “A me nonè piaciuto” sembravano uscire in realtà dal film. Mi pare giusto, per la vecchia amicizia che ci disunisce, dirti queste cose e mi auguro che anche tu l’intenda nel modo giusto.

Un caro abbraccio e i miei complimenti anche a Bernardino Zapponi (ndr. sceneggiatore del film).

Tuo Ennio Flaiano.

***

31 ottobre 1969

Ennio caro,

dirti che il tuo biglietto mi ha fatto più piacere che ricevere un Oscar sembrerebbe un pò esagerato: ma è la verità e te lo devo dire proprio in nome di quella vecchia amicizia che ci disunisce (come dici tu) ma che però non è stata mai intimimamente rinnegata (aggiungo io). Non credi che dovremmo vederci e stare un pò insieme? Da anni ti penso sempre con un sentimento di stupore e non so darmi risposta al nostro comportamento. Ma perchè non ci siamo più visti?

A presto caro amico.

Ti abbraccio tuo Federico.

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lunedì, dicembre 17, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Sally: Che cosa comprerai con i soldi che ti ha dato il nonno per Natale?

Charlie Brown: Pensavo di usarli per comprare un libro…

Sally: Un che cosa?!

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domenica, dicembre 16, 2007

il mio microgiallo da sms

L’arciere del re infilzò il suo scudiero con una freccia infuocata. Così spense le sue ambizioni di carriera. Solo la regina se ne dispiacque.

(mini giallo di massimo 160 caratteri senza rinunciare tuttavia a colpevole, vittima, arma e movente; idea lanciata da zopblog)

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sabato, dicembre 15, 2007

di blog in blog

– nevica sul blog delle mamme

– un pò di neve anche a napoli da bellallegria

– rosso di sera di brunella gasperini nella recensione di milla

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venerdì, dicembre 14, 2007

Quino e la sua Mafalda

Mafalda: Cos’è che ti preoccupa?

Susanita: Il controllo delle nascite.

Mafalda: Già ma però…

Susanita: Ma però un corno! Io voglio essere una mamma incontrollata!

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giovedì, dicembre 13, 2007

ipse dixit

A New York devi fare continuamente le pulizie, e quando hai finito, non è più sporco, è non-sporco. Anche in Europa la gente pulisce tanto, ma quando ha finito non è solo non-sporco, è pulito. Sembra anche molto più facile intrattenere la gente in Europa. Apri le porte che danno sul giardino e mangi fuori all’aria aperta, in mezzo ai fiori e agli alberi. New York invece è buffa, il più delle volte le cose non vengono proprio. In Europa persino prendere il tè in giardino può rivelarsi meraviglioso. Ma a New York è tutto più complicato: se il ristorante è bello, può capitare che il cibo sia cattivo, e se il cibo è buono può capitare che il ristorante sia brutto, e se c’è una bella luce, può capitare che funzioni male l’impianto di condizionamento.

Andy Warhol

da La filosofia di Andy Warhol (Bompiani editore)

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mercoledì, dicembre 12, 2007

il brano

Henry James da A Londra (Lindau editore)

Solo Londra riesce a trasformare in una passeggiata in campagna il percorso da Notting Hill a Whitehall. Si può percorrere tutta quest’immensa distanza (una vera e propria diagonale nella città) camminando sempre su un’erba soffice, delicata, in mezzo al canto degli uccelli, ai versi degli agnelli, al mormorio degli stagni, al fruscio di alberi solenni. Sovente – pur di godere tutti i giorni di una simile fortuna e per far diventare romantico l’esercizio fisico – ho desiderato di essere un funzionario statale che abita in una comoda villetta di Pembridge, ad esempio, e che tutti i giorni va in ufficio a Westminster. Volterei nei giardini di Kensington dal lato a nord-ovest, e potrei scegliere tra cento ameni sentieri per arrivare fino ai cancelli di Hyde Park. Qui seguirei la sponda del laghetto, o percorrerei il Row, o qualsiasi altra strada mi venisse in mente di fare.

Quella che forse mi piacerebbe più di tutte, a ben pensarci, è il Row, nell’atmosfera mattutina, la nebbia ancora sospesa sul suo tragitto rosso scuro e i cavallerizzi mattinieri, sparsi qua e là, che assumono fattezze riconoscibili via via che il loro galoppo silenzioso li porta più vicini. Non ho difficoltà ad ammettere che durante la “Season”, alle ore imposte dalle convenzioni, il Row diventa insopportabile (tranne, forse, quell’unica occhiata, unavolta all’anno, tanto per farsi tornare in mente fino a che un punto assomiglia a un disegno di George Du Maurier. Il cittadino indaffarato lo evita, e perlopiù lo lascia al barbaro a bocca aperta. Parlo ora dal punto di vista di chi va a piedi; ma anche per il cavallerizzo è al suo meglio il mattino presto o la sera tardi. In questi momenti della giornata, se non viene paragonato ai sentieri più cupi e più frondosi del Bois de Boulogne (e giudicato meno attraente), non gli arrecherà nessuno svantaggio il fatto che – con il suo colore marrone, i parapetti che assomigliano a quelli dell’arena nella quale il clown tende un cerchio a una giovane signora, le panche e i sedili vuoti, qualche pezzo di buccia d’arancia qua e là, i poliziotti a cavallo che a intervalli regolari compiono un giro di ispezione, come comparse in attesa della scrittura – presenti elementi di vera e propria somiglianza con un circo in cui le luci siano spente. Lo sovrasta un cielo che è sovente una discreta imitazione del suo sudicio tendone. Gli spettri di antiche cavalcate sembrano percorrere l’arena nebbiosa, e offrono una miglior compagnia di quella dei bellimbusti e delle esili bellezze ora di moda. E’ di qualche interesse ricordare che le figure di maggior spicco nella società inglese di questo secolo (e società inglese significa, o ha finora significato, in linea d massima, storia inglese) sono passate in sella tra Apsley House e Queen’s Gate. Se ne può fare l’elenco, e l’aria sarà piena di voci mute e d nomi morti, come quella di un anfiteatro romano.

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martedì, dicembre 11, 2007

su booksweb.tv

è in onda su booksweb.tv la mia videolettura fotografica tratta da “Uno studio in rosso” di Arthur Conan Doyle con le foto che ho scattato nella casa museo allestita a Londra per celebrare i personaggi letterari del dottor Watson e di Sherlock Holmes.

Ringrazio antonio zoppetti [zop] che ha inserito il video nel canale che gestisce (bookspeople – segnalati dalla rete).

booksweb.tv è una web tv fatta da scrittori ma anche dai lettori e dai blogger. Dunque se avete videoidee legate al mondo dei libri e della lettura fatevi avanti!

Per informazioni sulle modalità di invio dei tuoi lavori contattate la mail: bookspeople@booksweb.tv

– il sito è

http://www.booksweb.tv

– il blog è

bookswebtv.splinder.com

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lunedì, dicembre 10, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Snoopy sta scrivendo gli auguri di Natale

Snoopy: Dolcezza mia, buon Natale.

Lucy: E’ corretto chiamare “dolcezza” una persona negli auguri di Natale?

Snoopy: Lo è se non ricordi come si chiama.

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sabato, dicembre 08, 2007

Bill Watterson ed i suoi Calvin and Hobbes

Calvin: Caro Babbo Natale, salve sono Calvin. Sono stato estremamente bravo quest’inverno*

Hobbes: Logicamente speri che Babbo Natale non legga la lunga nota scritta in piccolo a piè di pagina.

Calvin: Ho avuto l’idea dalle inserzioni delle automobili.

buona domenica, torno lunedì.

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venerdì, dicembre 07, 2007

murphy

Assioma di Throop

L’universo non è user-friendly.

da La legge di Murphy del 2000 (ed. Longanesi)

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giovedì, dicembre 06, 2007

wittgenstein

Una nuova parola è come un seme fresco gettato nel terreno della discussione.

Ludwig Wittgenstein da Pensieri diversi – Adelphi editore

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mercoledì, dicembre 05, 2007

il brano

Paul Auster da Fantasmi in Trilogia di New York (Einaudi editore)

Siamo nell’estate del 1948. Trovando finalmente il coraggio di agire Blue rovista nella sua valigia dei travestimenti alla ricerca di una nuova identità. Dopo avere scartato varie possibilità, sceglie un vecchio che mendicava agli angoli del suo quartiere quado era ragazzo – una macchietta locale di nome Jimmy Rose – e si camuffa da barbone: cenciosi indumenti di lana, scarpe dalle suole trattenute coi legacci, una lacera sacca da viaggio per tenerci i suoi averi e, come tocco finale, barba fluente e capelli bianchi. Questi ultimi dettagli gli danno l’aspetto di un profeta del Vecchio Testamento. Il Jimmy Rose di Blue non è un laido derelitto quanto piuttosto un pazzo savio, un santo nullatenente che vive ai margini della società. Un pò svitato, forse, ma inoffensivo: emana una dolce indifferenza verso il mondo che lo circonda, poichè essendogli già accaduto tutto, niente può sconvolgerlo.

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martedì, dicembre 04, 2007

succede sul web

E’ nata la prima web tv interamente dedicata ai libri diretta da Alessandra Casella e realizzata interamente da scrittori (tra cui elisabetta bucciarelli e antonio zoppetti). Si chiama bookswebtv.

E’ una vera e propria tv con trasmissioni (brevi e accattivanti dal punto di vista comunicativo) strutturate secondo un palinsesto giornaliero e scaricabili anche in podcast.

– il sito è

http://www.booksweb.tv/

– il blog è

bookswebtv.splinder.com

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lunedì, dicembre 03, 2007

Charles M. Schulz ed i suoi Peanuts

Linus: Non mi ero accorto che il mondo fosse così mal ridotto! Guarda questo giornale… guarda cosa sta succedendo! Non sapevo che oggi accadessero cose simili!

Lucy: Cosa stai leggendo, la prima pagina?

Linus: No, i cinema!

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domenica, dicembre 02, 2007

ipse dixit

Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale. Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore.

Henri Cartier-Bresson

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sabato, dicembre 01, 2007

in punta di blog

– nella bassa di alkanette

– idea numero 83: all’assemblaggio! di matisse

– poeti a tutta birra di sergio calamandrei

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