venerdì 10 aprile 2009

Concorso e ricorso - considerazioni



Egregio Professore,
circa un mese e mezzo fa Le avevo inviato la mail riportata di seguito, ma non ho trovato rispostasul suo blog. Mi rendo conto che l'argomento in questione è piuttosto scabroso, ma credo possaessere di interesse generale, in quanto chissà quanti altri colleghi si trovano nella mia stessasituazione (anche se magari preferiscono non dirlo). Per cui Le reinvio la mail con relativiallegati, sperando in una Sua risposta o, quantomeno, per conoscere le motivazioni per cuinon intenderebbe rispondermi (anche se sono convinto non sia questo il caso).
Mi è gradita l'occasione per inviarLe i miei più cari auguri di Buona Pasqua,
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Gentile Prof. Pagliarini,
nel rigraziarLa, come sempre, per lo splendidoservizio che offre alla comunità universitaria,le pongo un quesito alquanto delicato. Dovròpartecipare a un concorso da associato banditodalla mia Sede a giugno 2008, ossia uno di queiconcorsi per cui il Governo ha cambiato le regolesulle commissioni, introducendo il sistemaelezione-sorteggio (Legge 1/09 di conversione delD.L. 180/08). Pur avendo parecchi titoli, sembracerto che a questo concorso sarò bocciato: nellamia Facoltà gira infatti voce che sarei, perusare un eufemismo, "poco gradito" al membrointerno. Quello che le chiedo è se, a bocciaturaavvenuta, ci potranno essere gli estremigiuridici per un ricorso, basato non tantosull'esito delle prove (se vogliono, come sa,possono farmi andare malissimo) o sullavalutazione dei titoli (cosa molto discrezionale)ma sull'impianto giuridico stesso delle proveconcorsuali. Ho infatti letto che un concorsoandrebbe svolto con la normativa vigente almomento del bando e indicata nel bando stesso(veda allegato 1), e che il Governo, per evitarequesto tipo di contenzioso, ha dato alleUniversità la possibilità di riaprire i bandientro il 31/01, specificando in essi le nuoveregole di composizione delle commissioni (cosache pochi hanno fatto, ad esempio Camerino: vedaallegato 2). Poiché il mio Ateneo non ha riapertoi bandi, Le chiedevo se questa cosa potrà esserein futuro utilizzata per un eventuale ricorso, edeventualmente se può fornirmi qualche riferimento normativo specifico.La ringrazio e La saluto con la massima cordialità
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caro dottore
come può vedere dalle date di pubblicazione di quesiti e risposte sul mio sito, da un pò di tempo ho diradato le risposte per diversi motivi, anche personali. Da poco ho ripreso a rispondere ad alcuni, sia pure con ritardo. Rispondo anche a lei. Ho letto il decreto del rettore di Camerino con cui riapre i termini di concorsi già banditi, regolarmente pubblicati, con domande già presentate nei termini di scadenza. Nulla da eccepire. Il rettore di Camerino, come altri, ha voluto attenersi alla nuova legge. Ho letto con attenzione l'articolo pubblicato su LA STAMPA di Torino a firma del Preside della Facoltà di Lingue di quella università. Lo riporto in calce a questa mia risposta. Condivido solo in mimina parte quanto ha scritto il Preside. Sul mio sito si possono leggere diverse mie note sui mali, gli sprechi e sui comportamenti del mondo universitario, tipicamente e fortemente autoreferenziale. Mi limito a qualche richiamo di quanto ho più volte scritto. La "parentopoli" non l'ha inventata nessun ministro, ma i docenti con l'avallo di chi aveva l'obbligo di controllare. La proliferazione delle sedi satellitari di una sede madre, nate dal nulla e spesso rimaste nel nulla, in parte sono state volute da politici locali ma, in gran parte, dagli stessi docenti, facoltà, dipartimenti e rettori per dar sfogo alla fantasia creativa di corsi di laurea triennali, magistrali e specialistici, spesso privi di qualsiasi utilità sociale, formativa e territoriale. Ho scritto più volte alla CRUI, a rettori e a ministri, invitandoli a monitorare i 5800 corsi esistenti, per disattivare quelli evidentemente inutili ed accorpare quelli diversi solo nella denominazione; ce ne sono tanti. Nulla si è mosso, perchè gli interessi in gioco intorno a ciascun corso fantasiosamente creato, sono enormi. Ciascun rettore potrebbe, utilizzando la presumibilmente attuata informatizzazione degli uffici, monitorare gli esami registrati negli utlimi 3 o 4 anni su ciascuna disciplina di ciascun corso di studio. Se ciò si facesse, potrebbero essere disattivate tante discipline non seguite da anni da studenti e i relativi docenti, regolarmente pagati come gli altri, obbligarli a tenere altri corsi anche affini, evitando di far crescere a dismisura il corpo docente con richieste di altre cattedre. Nessun rettore e nessun preside di facoltà ha fatto questo possibile monitoraggio. Potrei proseguire a lungo, ma quanto ho scritto può bastare a far capire perchè la credibilità dell'istituzione universitaria è quasi a livello zero presso l'opinione pubblica, i politici di destra e di sinistra, i media. Tutti sono convinti che l'università è malata e più si finanzia peggio funziona, perchè aumentano gli sprechi. Fino a quando non ci sarà un cambiamento di rotta all'interno dell'università, non ci potranno essere incrementi di finanziamenti. Mi fermo qui e vengo al suo specifico quesito. Riaprire i termini di presentazione delle domande o modificare le regole concorsuali fissate nel bando regolarmente pubblicato, può essere causa di ricorso giudiziario amministrativo da parte di chi, presumibilmente, può risultare danneggiuato dalle modifiche a posteriori apportate al bando. L'esito del ricorso, però, non è affatto scontato. Vi possono essere giudici amministrativi che ritengano danneggiato il ricorrente, soprattutto quando vi siano elementi certi e chiari per evidenziare il danno subito, ma vi possono essere altri giudici che ritengano prevalente l'interesse del legislatore che ha voluto il cambiamento di alcune regole del bando mirate ad eliminare diffuse irregolarità comportamentali nella formulazione delle commissioni di concorso, anche per meglio garantire i concorrenti. Ciascuno è libero di valutare l'opportunità o no di un ricorso alla magistratura.
cordialmente
Alberto Pagliarini
articolo pubblicato su LA STAMPA il 19/01/09

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