mercoledì 30 dicembre 2009

LA MAPPA DI PIRI REIS




I MISTERI DELLA MAPPA DI PIRI REIS ©di Diego Cuoghi
Uno studio sulle controverse mappe di Piri Reis, Orontius Finaeus, Philippe Buache.



I MISTERI DELLA MAPPA DI PIRI REIS ©di Diego Cuoghi
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LA MAPPA DI PIRI REIS
Così come nessuno oggi crede che siano mai esistiti gli strani abitanti della regione del lago Baikal che vediamo in questa immagine, tratta dal trecentesco "Le Livre Des Merveilles", nessuno dovrebbe prendere per testimonianze geografiche assolutamente certe e credibili le antiche mappe di navigazione cinquecentesche, redatte prima della scoperta di precisi metodi di rappresentazione cartografica e soprattutto del modo di calcolare in modo accurato la Longitudine.
Le carte geografiche disegnate fino a quel periodo spesso si basavano su sistemi di rappresentazione simbolici, potevano mettere il nord in basso e il sud in alto, o Gerusalemme al centro del mondo, o enfatizzare la grandezza di una nazione a spese di altre meno importanti. Inoltre in moltissimi casi le mappe non derivavano da osservazioni dirette ma da altre mappe più o meno adattate alle pretese di.nazioni come Spagna e Portogallo, in contrasto tra di loro per il dominio sulle terre scoperte di recente. A questo aggiungiamo il fatto che fino al 1507 si pensava che quelle nuove terre, toccate prima da Colombo e poi da Vespucci, facessero parte dell'Asia, non di un nuovo continente. Per questo motivo certe mappe univano parti dell'estremo oriente conosciuto con parti delle nuove terre da poco esplorate e a queste venivano spesso aggiunte "terre incognite" a sud, per richiamarsi all'idea del mondo dei filosofi dell'antica grecia riportati in auge nel rinascimento. Nelle stesse carte geografiche poi vengono spesso rappresentati altri luoghi mitici, come il "Regno del Prete Gianni", l'isola di Brazil, il Paradiso Terrestre, la Torre di Babele o l'Isola di San Brandano.
Se però provate a fare una ricerca in internet inserendo le parole "Piri Reis map" troverete una quantità di siti più o meno dedicati ai "misteri" in cui si afferma che questa mappa, datata "anno islamico 919" (il nostro 1513) e scoperta nel 1929 quando il vecchio Palazzo Imperiale di Istambul venne trasformato in museo, conterrebbe una rappresentazione precisa delle coste dell'Antartide, all'epoca ancora sconosciuta. Lo stesso dicasi per altre famose mappe, quelle di Orontius Finaeus del 1531 e di Philippe Buache del 1739. Queste mappe, secondo Charles Hapgood, autore di "Mappe degli antichi re del mare - Le prove di una civiltà avanzata nell'era glaciale", conterrebbero la rappresentazione precisa dell'Antartide prima della glaciazione. Lo stesso viene sostenuto da Von Daniken in "Chariots of Gods" e da Flavio Barbiero in "Una civiltà sotto ghiaccio". Chi però in anni recenti ha diffuso maggiormente queste teorie è il solito Graham Hancock nel suo best seller fanta-archeologico "Impronte degli Dei" (pagg. 9-35)
Secondo molti appassionati dei misteri le mappe vennero redatte a partire da raffigurazioni antichissime, forse risalenti alla mitica Atlantide, oppure vennero disegnate a partire da visioni possibili solo dall'alto di aerei o UFO, o basate su fotografie. Questo perchè le conoscenze scientifiche dell'epoca non avrebbero potuto permettere una simile corrispondenza con la realtà.
Hapgood e Hancock affermano che la raffigurazione del continente antartico in queste mappe sarebbe precisissima e, indicando fiumi, laghi e montagne, farebbe supporre che la redazione di quell'antichissimo modello cartografico sarebbe avvenuta 15.000 anni fa. Inoltre questa rilevazione sarebbe stata possibile solo da un satellite sospeso ad altissima quota sopra... l'Egitto. Il solito Egitto dei misteri...



La spiegazione che cercherò di dare in questa pagina è molto più semplice. La mappa dell'ammiraglio turco Piri Re'is è solo una parte della mappa originale, che raffugurava tutto il mondo conosciuto. In questa porzione superstite si vedono l'oceano Atlantico, le coste occidentali dell'Europa e dell'Africa e quelle orientali dell'America. E' datata "anno islamico 919" quindi il nostro 1513 (ma venne presentata al Sultano nel 1517).
Secondo quanto dichiarato dal suo autore è stata redatta a partire da "venti carte più antiche e di otto mappamondi". È molto probabile che Reis si sia servito anche dei resoconti degli esploratori del Nuovo Mondo, soprattutto Portoghesi perchè costoro vengono continuamente citati nelle note sulla mappa, trascritte dallo studioso turco Afet Inan nel 1954 nel libro The oldest map of America (segnalo anche un sito italiano che contiene la traduzione delle note, a cura di Marco Capurro). È da notare che pur essendo questa e altre mappe piene di testi e didascalie, chiare e leggibilissime, nessuno degli autori che le usa come prove per le tesi fanta-archeologiche ne cita una sola frase.
Nella carta di Piri Reis l'unica parte abbastanza particolareggiata dell'America del Sud è la costa dell'attuale Brasile, ma il Rio delle Amazzoni viene disegnato in due diverse posizioni. Altre zone invece, che pure già erano state esplorate come i Caraibi, appaiono disegnate in modo molto grossolano e con evidenti errori di proporzioni e orientamento.
In una nota Piri Reis afferma di essersi basato anche sulle mappe di Cristoforo Colombo e questo pare confermato dalla particolare (e sbagliata) configurazione data alla zona dei Caraibi. In questa parte della mappa infatti vediamo disegnata quella parte del continente americano in un modo incongruo, con una grande isola disposta lungo l'asse nord-sud, che è difficilmente identificabile con Cuba anche ruotando la mappa di 90 gradi in senso antiorario.















Ma quella che vediamo nella mappa di Piri Reis non è altro che la rappresentazione della costa est dell'Asia come era immaginata e disegnata nelle carte del XV secolo probabilmente utilizzate da Colombo. La grande isola contornata in rosso è identificabile con il Giappone (Cipango) così come è raffigurato nel mappamondo di Martin Behaim del 1492.














. . . . . . Il Giappone (Cipango) in una riproduzione del mappamondo di Martin Behaim (1492), confrontato con la zona dei Caraibi nella mappa di Piri Reis. In quell'epoca infatti si riteneva che la Terra fosse molto più piccola di come è in realtà e l'Asia veniva immaginata al di là dell'Oceano Atlantico, non molto lontana dalle isole Azzorre e dalla leggendaria isola di San Brandano (che compare anche nella mappa di Reis pur non essendo mai esistita se non nei racconti sulle vite dei santi). Proprio per questi aspetti la mappa di Piri Reis è un documento importantissimo, perchè contiene preziose informazioni sulle "mappe di Colombo", una delle quali probabilmente venne disegnata da Toscanelli. All'epoca di Piri Reis l'America del sud era già stata esplorata prima da Amerigo Vespucci e poi da Binot Paulmier de Gonneville. Vespucci effettuò due viaggi nel nuovo continente tra il 1499 e il 1502 spingendosi fino al 50° parallelo, non molto distante dallo stretto di Magellano e dalla Terra del Fuoco; non è sicuro invece che abbia partecipato a un terzo viaggio tra il 1503 e il 1504. De Gonneville invece rimase nelle terre a sud del Brasile tra il 1503 e il 1505 e al ritorno in Francia portò con sè un indigeno che venne chiamato Essomericq.
Anche dopo i viaggi di Amerigo Vespucci, che per primo si rese conto di trovarsi in un nuovo continente e non in Asia, verrà denominata "America" solo quella del Sud. Per diversi anni si continuò infatti a ritenere che le nuove terre scoperte a nord dei Caraibi facessero parte dell'Asia, e che il Giappone (Cipango) si trovasse poco a Ovest di Cuba, come possiamo osservare nei mappamondi del primo '500, ad esempio quelli di Giovanni Contarini e Francesco Rosselli. Per questi motivi la mappa di Piri Reis, compilata a partire da mappamondi più vecchi assieme a qualche nuova conoscenza di terza mano, è una raffigurazione delle nuove terre che si affacciano sull'Oceano Atlantico molto approssimativa. Perfino mappe risalenti all'inizio del secolo (Juan de La Cosa, 1500; Cantino, 1502) sono più precise nel disegno e nell'orientamento di isole come Cuba, Giamaica e PuertoRico. Ma non è per la precisione geografica che questa mappa è imprortante, bensì per il fatto che quasi certamente l'America centro-settentrionale che vi è raffigurata è stata ricopiata da una delle carte originali di Cristoforo Colombo.

L'unica parte dell'America che probabilmente Piri Reis ha ricopiato da una carta abbastanza accurata è la costa dell'attuale Brasile, ma se sovrapponiamo le due linee costiere possiamo facilmente renderci conto che la corrispondenza è solo apparente.


















Il particolare che entusiasma gli appassionati del mistero è però l'estremità inferiore della mappa di Piri Reis, che viene identificata con l'Antartide.Molti affermano che è possibile riconoscere la Terra della Regina Maud e altri territori di quel continente che non sarebbero stati esplorati se non secoli dopo. Purtroppo costoro, Hancock compreso, sostengono questa ipotesi senza fare nessun confronto cartografico o verifica, solamente prendendo per buone le affermazioni di Charles Hapgood (inoltre Hancock nelle note dei primi due capitoli di "Impronte degli Dei", quelli in cui tratta delle carte geografiche, non segnala nessun libro sulla storia della cartografia, dimostrando così di non aver nemmeno fatto un tentativo di informarsi, e si limita a citare solamente il lavoro di Hapgood).
Inoltre nessuno di loro spiega, se davvero la carta di Reis è così precisa come sostengono e se quella raffigurata in basso è l'Antartide, che fine hanno fatto i 2000 chilometri di costa dal Brasile alla Terra del Fuoco (tutta l'Argentina), e come mai questa strana Antartide è attaccata al Brasile invece che trovarsi a più di 4000 chilometri a sud.











Basta osservare con attenzione quella parte di mappa per accorgersi, anche senza essere esperti cartografi, che vi è rappresentata solo l'estremità del continente sudamericano, nei modi approssimativi che permettevano le scarse conoscenze dell'epoca. La raffigurazione è deformata, piegata a destra, molto probabilmente per adattarsi alla particolare forma della pergamena. Non dimentichiamo poi che le carte geografiche in quell'epoca servivano anche come strumenti politici. Disegnare una terra da una parte o dall'altra del meridiano chiamato "la Raya" che faceva da confine tra l'area di influenza della Spagna e del Portogallo, poteva servire ad accampare pretese di possesso dell'una o dell'altra potenza marinara. Piri Reis nelle note cita continuamente le mappe dei portoghesi ai quali avrebbe fatto comodo che la costa dell'America del sud sotto il Brasile curvasse decisamente a destra, verso l'Africa, in modo da rientrare nei 180° assegnati al Portogallo dal trattato di Tordesillas del 1494.

















Non dobbiamo dimenticare inoltre che la Longitudine sarebbe stata calcolata in modo preciso solo nel secolo successivo per cui nelle carte venivano usate notevoli approssimazioni e stili diversi da un tipo di mappa all'altro. Quelle chiamate "portolani" servivano ad esempio per rappresentare le rotte tra i vari porti ed erano notevolmente semplificate, un po' come le nostre mappe delle linee ferroviarie o delle metropolitane.
Per identificare i luoghi descritti nella parte sud della mappa di Piri Reis possiamo ruotare di 90 gradi in senso antiorario una carta del sudamerica. Teniamo presente comunque che mancando precisi strumenti di misurazione il disegno di queste coste appena scoperte avveniva sulla base dei primi resoconti di viaggio che parlavano di promontori, isole, estuari di fiumi, golfi... Le carte quindi contenevano informazioni e dati geografici non ancora correttamente calcolati e messi in proporzione l'uno con l'altro.
Si riconoscono però nella carta di Piri Reis, pur deformati, alcuni particolari come il golfo San Matias e la penisola di Valdes, e l'estremità potrebbe essere la Terra del Fuoco. Volendo azzardare si potrebbe perfino identificare l'imboccatura dello Stretto di Magellano, con il caratteristico piccolo golfo. Se osserviamo bene l'estremità inferiore a destra, quella che dovrebbe rappresentare l'Antartide, si vede il disegno di un serpente, e nella nota di Piri Reis si legge: "Questa terra è disabitata. Tutto è rovina (desolato?) e si dice che siano stati trovati grossi serpenti. Per questa ragione gli infedeli Portoghesi non sono sbarcati in queste terre che si dice siano molto calde". Certamente una descrizione del genere non ha niente a che fare con l'Antartide.
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Nella mappa di Piri Reis, in basso, compare un arcipelago con un'isola più grande delle altre. Potrebbe trattarsi di una primitiva rappresentazione delle isole Falkland (Malvinas), e può sembrare un particolare strano, perchè il piccolo arcipelago venne "ufficialmente" scoperto nel 1592. Ma un gruppo di isole al largo del 50° parallelo è visibile anche nella carta di Martin Waldseemuller del 1507. È quindi possibile, pur non essendo documentato ufficialmente, che qualcuno dei navigatori che costeggiarono l'estremità sud dell'America nel primo decennio del '500 abbia effettivamente avvistato un arcipelago e ne abbia fatto menzione. In certe pagine web relative alla storia delle Isole Falkland viene suggerita questa ipotesi (vedi pagina 1 e pagina 2), e si fanno i nomi di Amerigo Vespucci e di Binot Paulmier de Gonneville.
. . Carta di Waldseemuller del 1507, con un particolare dell'America del Sud esplorata da Amerigo Vespucci fino al 50° parallelo
Proprio dalle esplorazioni di Vespucci e dai suoi resoconti di viaggio deriva la carta di Waldseemuller. Questo è il primo documento in cui compare la parola "America", dato dal'autore al nuovo continente in onore di Amerigo Vespucci. Anche questa carta, così come quelle utilizzate da Colombo, può essere stata alla base del lavoro di compilazione realizzato da Piri Reis.
Dopo l'ultimo viaggio di Vespucci le spedizioni alla ricerca di un passaggio verso l'Asia si moltiplicarono, sempre con risultati negativi fino al 1520. Non è quindi azzardato pensare che prima del 1513 altre spedizioni possano aver percorso il breve tratto di costa che rimaneva, fino allo stretto che si trova al 54° parallelo. Quello stretto poi prenderà il nome da Magellano, che riuscirà nel 1520, a capire che non si trattava di un golfo ma di un passaggio tra l'Oceano Atlantico e il Pacifico. Il navigatore riuscirà così, con grandi difficoltà ad attraversarlo, raggiungendo poi le Isole Filippine.
Il territorio a sud dello stretto venne all'epoca ritenuto l'estremità nord di quel grande continente che secondo la tradizione tolemaica doveva trovarsi nell'emisfero sud per equilibrare la quantità di terre emerse in quello nord. E "Terra Australis Incognita" è la dicitura che in molte carte e planisferi di quel periodo si legge sulla terra al di là dello Stretto di Magellano che venne chiamata Del Fuoco a causa dei falò dei villaggi, intravisti dal navigatore durante la traversata.
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La Terra del Fuoco, alla cui estremità si trova Capo Horn, battuto dai venti e tempestoso, venne circumnavigata solo nel 1615 e anche in questo caso il motivo non fu il desiderio di conoscenza ma un semplice interesse economico. Infatti due olandesi Cornelius Shouten e Jacob Lemaire vollero raggiungere i mari dell'Indonesia evitando le rotte già note (Stretto di Magellano, Capo di Buona Speranza), per percorrere le quali non avevano il permesso della Compagna delle Indie. Riuscirono nell'impresa ma una volta giunti a Giava furono arrestati dalle autorità olandesi le quali non vollero credere alla nuova rotta da loro seguita perchè ritenevano la Terra del Fuoco una penisola unita alla "Terra Australis".
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I MISTERI DELLA MAPPA DI PIRI REIS ©di Diego Cuoghi
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LA CARTA DI ORONTIUS FINAEUS (Oronce Fine)






Un'altra famosa mappa, considerata da Graham Hancock e altri appassionati di "misteri" la prova che l'Antartide era già conosciuta secoli prima della sua effettiva esplorazione ed era già stata misurata in modo preciso è quella pubblicata nel 1531 da Oronce Fine (chiamato Oronzio Fineo in italiano e Orontius Finaeus in latino), un importante matematico che disegnò anche carte geografiche basate su studi geometrici dei diversi tipi di proiezione sferica o cordiforme.
Questa carta raffigura attorno al polo sud un grande continente chiamato "Terra Australis". Ma anche in questo caso, anzi, soprattutto in questo caso dovrebbe apparire molto evidente che questo continente, chiaramente separato dall'America del Sud dallo stretto di Magellano, non è l'Antartide ma la rappresentazione di una terra mitica, composta unendo le poche informazioni reperibili sulle terre da poco raggiunte all'estremo sud del mondo conosciuto.
LA "TERRA AUSTRALIS INCOGNITA"
Sono moltissime infatti le mappe che raffigurano la "Terra Australis Incognita", il continente che "doveva" esserci secondo i filosofi greci, già a partire da Pitagora. Essi avevano già immaginato che la Terra fosse sferica, ne avevano anche calcolato con buona approssimazione il diametro (Eratostene nel terzo secolo a.C.) e pensavano che se c'erano terre emerse a nord dovevano essercene altrettante anche a sud, altrimenti il mondo sarebbe risultato sbilanciato. Sul mito della Terra Australis sono stati scritti moltissimi libri e in tutti gli studi sulla storia della cartografia sono pubblicate le carte geografiche che raffigurano questo fantastico continente, che però non è l'Antartide privo dei ghiacci ma una terra immaginaria. Dopo le prime esplorazioni seguite alla scoperta dell'America i navigatori portarono notizie su nuove terre scoperte a sud e questo rafforzò l'idea che il continente mitico esistesse davvero, per questo venne rappresentato in molte mappe cinquecentesche. In quelle carte, come in moltissime altre è rappresentata quindi la Terra Australis Incognita, un mito non diverso da quello del Paradiso Terrestre (anche questo viene spesso rappresentato nelle carte medioevali), del Regno del Prete Gianni (anche questo compare spesso, di solito localizzato nell' Africa orientale) e dell'Eldorado.
...
Quel grande continente che nella carta di Finaeus occupa gran parte dell'emisfero sud è chiamato "Terra Australis recenter inventa sed non plene cognita" ovvero Terra Australe di recente scoperta ma non completamente conosciuta. Anche da questo si capisce che non si può trattare, come pretendono gli scrittori del mistero, di una rappresentazione del continente antartico prima della glaciazione (si vedono monti, valli, fiumi...) ma di terre raggiunte di recente e solo parzialmente conosciute dai navigatori dell'epoca.
Oltretutto la vera Antartide non si trova a contatto dell'America del Sud, separata da questa solo dallo stretto di Magellano. Il continente australe è anzi molto distante dallo stretto e le parti più settentrionali si trovano più di 1000 chilometri a sud della Terra del Fuoco. Il mappamondo di Fineo è quindi una carta approssimativa, idealizzata, dove le terre solo intraviste o lambite dai navigatori vengono unite tra di loro fino a formare un grande continente australe.
Quali possono essere queste terre "recenter inventa sed non plene cognita"? Una è sicuramente la Terra del Fuoco, costeggiata da Magellano nel 1520, che per tutto il XVI secolo verrà ritenuta una delle estremità settentrionali della Terra Australis. La mappa di Fineo quindi non appare, nella descrizione di quella regione, diversa da tante altre dello stesso periodo.
.... .... Lo Stretto di Magellano nelle carte di Finaeus, Apian e Munster.
Ma anche un'altra terra, all'estremo sud del mondo conosciuto, cominciava ad essere visitata dai navigatori portoghesi che nei primi decenni del XVI secolo si erano già spinti fino alle isole dell'arcipelago indonesiano...
Nella mappa di Fineo si possono vedere in alto le isole di Java e Timor, quindi di quel continente chiamato "Terra Australis", che si pensava si estendesse fino allo stretto di Magellano quindi all'America del Sud, potrebbe far parte anche l'Australia che si trova proprio a sud est di Java e Timor. Il grande golfo evidenziato nella Terra Australis può quindi essere una primitiva rappresentazione del Golfo di Carpentaria, al cui interno sono riconoscibili le due isole, Groote Island e Wellesley Island.


La "Terra Australis" della mappa di Oronzio Fineo a confronto con l'Australia.
In entrambe le carte in alto a sinistra si trova l'isola di Java o Giava.
La costa nord dell'Australia, e in particolare la regione chiamata "Regio Patalis" a destra di un grande golfo, è riconoscibile anche in molte carte della metà del '500 e certamente era stata raggiunta dai portoghesi ben prima del viaggio di Tasman nel 1642 o della scoperta "ufficiale" da parte del Capitano Cook. Su questo argomento sono stati pubblicati di recente diversi studi, i più conosciuti dei quali sono: Roger Hervé, Découverte fortuite de l’Australie et de la Nouvelle-Zélande par des navigateurs portugais et espagnols entre 1521 et 1528, Comité des travaux historiques et scientifiques, Paris, Bibliothèque Nationale, 1982; Kenneth Gordon McIntyre, "The Secret Discovery of Australia: Portuguese Ventures 250 Years before Capt. Cook." Sydney, Pan, 1977.
Già nelle mappe della fine del '400 compare infatti l'arcipelago indonesiano (Java, Sumatra, Borneo, Celebes) e certamente molti navigatori erano a conoscenza di una grande terra inesplorata a sud, e lo stesso Marco Polo aveva parlato di una grande isola a sud di Java, conosciuta dai cinesi e ricca di oro e conchiglie.
All'inizio del '500 i Portoghesi avevano inziato la colonizzazione di quelle isole poco distanti dall'Australia, che risultavano appartenere alla loro giurisdizione. Si erano spinti fino a Java e la Malacca (1511) e Timor (1515), avevano probabilmente già raggiunto le coste nord di una grande terra sconosciuta. La spedizione di Mendonca a sud di Timor.è infatti del 1522. Il navigatore partì alla ricerca delle "Indie del sud", citate in molti racconti di navigatori europei e cinesi. Cristóvão de Mendonça attraccò in quella che all'inizio gli parve una grandissima isola. Al ritorno in Portogallo De Mendonca tenne la scoperta segreta per evitare che potesse essere sfruttata dagli spagnoli. La posizione della linea di demarcazione tra Spagna e Portogallo nel Pacifico era infatti ancora molto controversa.
Una terra molto estesa chiamata "Grande Java", situata a sud di Java e Sumatra, compare in molte carte francesi del '500 che riportano nomi geografici portoghesi. Potrebbero essere state tutte copiate dalla stessa carta originale forse trafugata dal Portogallo dal vescovo Miguel De Silva. Egli venne accusato di aver portato illegalmente fuori dal paese documenti riservati, e anche le carte geografiche erano considerate tali, perchè potevano fornire ad altre nazioni informazioni importanti per le conquiste coloniali.
A quei tempi infattii viaggi e le esplorazioni non venivano intrapresi per sport, o per desiderio di conoscere. L'importante era aprire nuove rotte e trovare terre sfruttabili, spezie, metalli preziosi. ma quella "Terra Australis recenter inventa" rimase per molto tempo inesplorata perchè non offriva all'apparenza "altro che coste aride, abitate pochi selvaggi in condizioni così arretrate che non era possibile intendersi con loro neppur vagamente" ("Storia delle Esplorazioni", di Ugo Dettore, Ist. Geogr. De Agostini). L'Australia compare chiaramente nella mappa di Cornelius De Jode del 1593 e in mappamondi dell'inizio del sec XVII, ma solo nel 1642 l'olandese Abel Tasman navigò a sud della Tasmania e della Nuova Olanda, l'attuale Australia, scoprendo che questa terra non apparteneva al mitico continente australe, ma era una grandissima isola.

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LA CARTA DI PHILIPPE BUACHE





C'è poi una terza mappa, anche questa pubblicata da Graham Hancock nel suo libro "Impronte degli dei" (Fingerprints of Gods) come prova che l'Antartide era già conosciuta secoli prima della sua effettiva esplorazione. È quella di Philippe Buache, pubblicata sicuramente dopo il 1739 (Hancock invece dice 1737) perchè nelle didascalie è citato il viaggio del capitano Charles Bouvet che aveva raggiunto nuove terre a sud del Capo di Buona Speranza il primo gennaio di quell'anno. In effetti la carta pare assai strana,il polo Sud si trova al centro di un Mar Glaciale ed è circondato da due grandissime isole che formano un immenso continente australe. In questo caso però la somiglianza con l'Antartide è scarsissima, ma gli appassionati del mistero non si scoraggiano e arrivano a dire che questa mappa rappresenta l'Antartide prima che fosse ricoperta dal ghiaccio, centinaia di migliaia di anni fa.
Anche questa volta la verità è molto più semplice e rivela il modo di operare di questi autori di best-sellers fanta-archeologici. In questo caso ad esempio non si curano minimamente della pur evidente quantità di testo, descrizioni, didascalie, note, presenti nella carta di Buache, che se lette avrebbero spiegato chiaramente che cosa voleva rappresentare il cartografo. Inoltre tengono nascosto al lettore una informazione molto importante, il fatto che di questa carta esistono due versioni.

La prima contiene solo le informazioni reali sulle nuove terre recentemente scoperte all'estremo sud del mondo: l'Australia, la Tasmania, la Nuova Zelanda, l'isola di Bouvet con il Capo della Circoncisione, un'altra terra a sud della Terra del Fuoco (forse una delle isole Shetland).
Nella seconda invece l'autore ha disegnato un continente immaginario unendo tra loro quelle poche parti di costa effettivamente esplorate fino a quel periodo (disegnate in rosso), e arrivando a creare così l'ultima erede della mitica "Terra Australis Incognita" raffigurata in molte carte e mappamondi rinascimentali. Buache quindi non ha rappresentato l'Antartide come era centinaia di migliaia di anni fa ma ha solo lavorato di fantasia, un po' come succede in quei giochi della Settimana Enigmistica in cui si uniscono i puntini misterosi per vedere "che cosa apparirà". In particolare Buache si è ispirato, nel disegnare la forma della Terra Australis, al Mappamondo di Gerard De Jode del 1593, mentre alcune denominazioni di parti della Terra Australis (ad esempio la Terre Des Perroquets) derivano dal mappamondo di Gerard Mercator del 1541, che citava i racconti di Marco Polo.
La carta, nelle sue due versioni, è doviziosa di informazioni, tutte relative a viaggi compiuti all'estremo sud del mondo conosciuto (in una pagina web c'è la trascrizione dei testi in francese e la traduzione in inglese). In particolare viene citato il capitano Bouvet, che scoprì il 1 gennaio del 1739 un nuovo territorio a sud del Capo di Buona Speranza, lo chiamò Capo della Circoncisione (il 1 gennaio è appunto dedicato a questa ricorrenza) e lo descrisse parlando di una grande montagna di ghiaccio, aspra e inaccessibile. Ma anche lui, come già Magellano con la Terra del Fuoco, non si rese conto che quella era un'isola, pensò che fosse una parte settentrionale del mitico continente australe. Nelle carte di Buache il viaggio di Bouvet è segnato in modo preciso, con le date e la rotta seguita. Inoltre sono descritti spesso gli icebergs incontrati in questi viaggi. Il Capo della Circoncisione è chiaramente rappresentato nella seconda carta e viene descritto come facente parte del continente australe.
Chi sostiene che Buache abbia rappresentato l'Antartide di decine di migliaia di anni fa, quando ancora i ghiacci non la ricoprivano, dimostra solo di non aver mai fatto nessuno studio serio su queste carte e di aver solo ripetuto in modo superficiale cose errate dette da altri.

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ATLANTIDE SOTTO GHIACCIO?
Non solo Erich Von Daniken e Graham Hancock hanno ripreso le teorie di Charles Hapgood sulla mappa di Piri Reis e altre rappresentazioni cartografiche medievali e rinascimentali.
Flavio Barbiero ha infatti pubblicato il libro "Una civiltà sotto ghiaccio" in cui ipotizza che la leggendaria Atlantide si trovi sepolta sotto i ghiacci dell'Antartide. Barbiero è un ingegnere, entrato nella Marina Militare nel 1961 ha successivamente trascorso gran parte della sua carriera professionale nei centri di ricerca della Marina Militare e della NATO. Purtroppo anche lui, a metà di un libro altrimenti serio e documentato, non resiste alla tentazione di vedere nelle mappe antiche quello che non c'è mai stato.
In "Una civiltà sotto ghiaccio", oltre alla mappa di Piri Reis, sono pubblicati diversi mappamondi medioevali el'autore afferma che il "mondo" che viene lì rappresentato è Atlantide, che è identificabile con l'Antartide. In quelle carte riconosce il Mare di Ross, la baia di McKenzie, la zona di Weddell e altre parti del continente attorno al Polo Sud. A proposito di alcune mappe afferma che si tratterebbe della rappresentazione di Atlantide/Antartide come era 10.000 anni fa, di altre dice che la raffigurerebbe addirittura nel Pleistocene (il periodo compreso tra 1.600.000 e 11.000 anni fa).
Tutto questo senza curarsi del fatto che in quelle carte compaiono chiaramente non solo nomi geografici europei, asiatici e africani, ma anche rappresentazioni di luoghi mitici come il Paradiso Terrestre, o delle tombe degli Apostoli.... Vediamo qualche esempio delle carte che rappresenterebbero Atlantide.


Barbiero afferma che il disegno raffigura Atlantide, quindi l'Antartide. Vi riconosce la "fitta rete di canali analoga a quella descritta da Platone".
Si tratta invece di una delle tante raffigurazioni medioevali del mondo composte secondo lo schema tripartito Asia (in alto) Europa (in basso a sin.) e Africa (in basso a destra). Il mondo è circondato dall'Oceano, oltre il quale sono raffigurati i dodici venti, e Gerusalemme è al centro del mondo. Sono disegnate anche molte città fortificate (Roma, Atene, Costantinopoli, Nazareth, Damasco, Babilonia, Alessandria) e diverse regioni (Spagna, Inghilterra, Grecia, Germania, Ungheria, Egitto, Etiopia, Mesopotamia, Sardegna, Sicilia, Cipro...), tutte con la loro denominazione ben in evidenza.Sono disegnati anche i mitici Gog e Magog (Ezechiele, 38-39), così come il Paradiso Terrestre.
Questo tipo di mappamondo non teneva conto delle conoscenze geografiche ma era inteso come una rappresentazione ideale e filosofica e si basava sullo schema O-T, derivato dai manoscritti di Isidoro di Siviglia, che possiamo vedere nell'immagine a destra. Da notare che proprio questo era anche l'orientamento delle cattedrali romaniche e gotiche, che avevano quasi sempre l'abside rivolto a oriente.

L'impostazione di questa carta si rifà alla filosofia di Ugo di San Vittore, che concepiva il mondo come un'Arca per tutti i mortali. Nella carta possiamo leggere oltre 200 toponimi, per lo più classici e biblici, quelli in Asia e Africa, moderni quelli in Europa. Si vedono persone che salpano verso Gerusalemme (sempre al centro del mondo) da Brindisi, e forse la prima citazione del Passo di San Gottardo. In basso a sinistra è l'Inghilterra, disegnata in rosso con molti dettagli, ed è piena di città. Nel rettangolo vuoto in alto avrebbe forse trovato posto, come in altre mappe simili, il Paradiso Terrestre. Il Mar Rosso è disegnato con grande evidenza in rosso.

Anche questo planisfero è basato sullo schema a T. Ma la sua peculiarità è che il Mondo è raffigurato come il corpo di Cristo, con la testa in alto, quindi a Est, le mani a Nord e Sud e i piedi a Ovest.
Vediamo raffigurati i luoghi più importanti del mondo (reale e mitologico): il Paradiso Terrestre con i suoi quattro fiumi, il Gange, le montagne della Cina, la terra dei Persi, l'Egitto con il Nilo e i coccodrilli, la Francia con Parigi, l'Inghilterra e la Scozia, Roma, Venezia...
Anche questa mappa non tiene conto delle reali conoscenze geografiche ma rappresenta il mondo idealizzato, secondo principi filosofico-religiosi.
L'originale è andato distrutto durante la seconda guerra mondiale e ora rimangono solo alcune copie di epoche successive e una fotografia.


In questa mappa lo schema a T è meno evidente e l'area del mediterraneo inizia ad essere rappresentata in modo più accurato. Anche in questo caso però la predominanza nei luoghi rappresentati è data alle storie bibliche. Due isole mitiche sono posizionate al largo dell'Oceano Atlantico, oltre Gibilterra: la mitica Antilia e Satanaxium, l'isola dei demoni.
A destra lo schema della mappa ruotato di 90°, in modo da portare il Nord in alto..
Secondo Barbiero anche questo mappamondo raffigurerebbe Atlantide 10.000 anni fa.




Continua la serie delle raffigurazioni simboliche del mondo, legate alle concezioni medioevali. Questa (di cui esistono altre due varianti) presenta però alcuni tratti moderni, ad esempio la forma del Mediterraneo e dell'Europa orientale è stata ricavata da portolani (mappe nautiche), certi nomi derivano dalla Geografia di Tolomeo e in alcuni particolari dell'Asia si vede l'influenza di Marco Polo.
Attorno al mondo c'è un calendario degli anni 1448-1494, con la possibilità di calcolare il giorno di Pasqua. Gerusalemme continua ad essere posizionata al centro del mondo, a Nord e a Sud vediamo due zone colorate di rosso e definite inabitabili perchè rispettivamente troppo fredda e troppo calda.
Secondo Barbiero anche questo mappamondo raffigurerebbe Atlantide, in questo caso nel periodo del Pleistocene.


Più che improntato al simbolismo religioso questo mappamondo rappresenta le grandi civiltà della storia: Babilonia, Media, Macedonia e Roma. Le coste dell'Inghilterra (in basso a sinistra), della Danimarca, del Peloponneso, Francia e Spagna sono rappresentate in modo più realistico di quelle delle altre carte dell'epoca. Non è presente il Paradiso Terrestre. Contiene informazioni di natura enciclopedica, classiche e bibliche. La carta mostra le migrazioni degli Ebrei e cita Betlemme. Gog e Magog sono confinati dietro a un muro nel nord-est dell'Asia, si vedono uomini con la testa di cane e grifoni, e in Africa un leone.


Secondo Barbiero "la corrispondenza con il profilo dell'Antartide pleistocenica è straordinaria. Si noti la Baia di Ross in alto a destra, la Baia McKenzie a sinistra, entrambe con il loro caratteristico profilo".
Secondo gli studiosi di storia e di cartografia questo, che è il più grande planisfero medioevale sopravvissuto, rappresenta l'apice della tradizione "classica" delle carte geografiche. In alto si può vedere il Giudizio Universale, con la Madonna che prega per il genere umano. Al centro c'è sempre Gerusalemme sormontata da una immagine della crocifissione, i nomi dei luoghi rievocano i quattro imperi della storia umana, i viaggi degli apostoli e le vie dei pellegrinaggi, ma anche storie mitologiche, come quella del Vello d'Oro. Sono raffigurati e nominati precisamente anche Alessandria col suo faro, il delta del Nilo con le Piramidi,il Mar Rosso, l'India col fiume Gange e il solito Paradiso Terrestre in alto, a Est.
L'immagine dell'Inghilterra e del Galles contiene rappresentazioni della Lincoln Cathedral e dei castelli gallesi costruiti di recente per Edoardo I. Inoltre sono rappresentate le rotte commerciali contemporanee in una commistione di significati sacri e profani.
Nel libro di Barbiero sono riprodotte anche altre mappe, tutte identificate con la mitica Atlantide, in tutti i casi senza il minimo fondamento nè una prova di queste affermazioni. L'unico metodo "scientifico" utilizzato dall'autore è la somiglianza. Ma visto che comunque questi planisferi non somigliano affatto all'Antartide di oggi si afferma che raffigurerebbero l'Antartide/Atlantide di centinaia di migliaia di anni fa, addirittura nel Pleistocene. Secondo Barbiero infatti "tutti i planisferi medioevali non sono altro che riproduzioni più o meno stilizzate e adattate di antichissime carte geografiche dell'Antartide".
Quello che però è sfuggito a Barbiero è che in molte di queste carte medievali è rappresentata chiaramente, nell'emisfero sud, la mitica Terra Australis, con un grande mare che la separa dal mondo conosciuto (Europa, Asia, Africa).
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Anche tutte le carte derivate dal Beatus, mostrano chiaramente la regione degli "Antipodes" all'estremo sud del mondo, e in alcune viene chiaramente disegnato un personaggio che sembra appeso con i piedi sopra la testa (antipode).

Dunque non è possibile che quella che secondo lui è una rappresentazione dell'Antartide contenga al suo interno un'altra rappresentazione della stessa Antartide. Questi mappamondi medievali erano basati sulla fede, sui racconti bilblici e mitologici, non certo su fantomatiche carte geografiche di Atlantide conservatesi non si sa come per più di 10.000 anni e finite nelle mani dei monaci europei (di che materiale avrebbero dovuto essere fatte per durare tanto? e se sono durate tanto da arrivare ai monaci come mai non sono citate da nessuno di loro, e soprattutto dove sono finite?).
Oltretutto all'epoca in cui sono stati disegnati quei mappamondi , e questo dovrebbe far capire lo scopo, esistevano già carte geografiche più accurate che si basavano su osservazioni, misure, resoconti di viaggi. Alla metà del '300 ad esempio (all'epoca dei planisferi di Saint Denis e di Hidgen e prima di quello di Andrea Bianco) risale il meraviglioso Atlante Catalano. Il mediterraneo è disegnato in modo abbastanza corretto mentre l'Asia ha ancora l'aspetto fantasioso tipico dei mappamondi del vecchio tipo a T.

I mappamondi medievali che abbiamo visto in precedenza in questa pagina non erano realizzati da navigatori o da cartografi ma quasi sempre da monaci, all'interno delle Abbazie, per scopi simbolici e religiosi, non pratici. Rappresentavano un mondo spirituale, basato sulle Sacre Scritture e sugli insegnamenti della Chiesa, quindi ciò che ritenevano la realtà della fede e non quella geografica, tantomeno quella dell'Antartide.
"Le mappe medievali non avevano funzione scientifica ma rispondevano alla richiesta di favoloso da parte del pubblico, vorrei dire nello stesso modo in cui oggi riviste in carta patinata ci dimostrano l'esistenza dei dischi volanti e in televisione ci raccontano che le Piramidi sono state costruite da una civiltà extraterrestre." (Umberto Eco, "Dalla Terra Piatta alla Terra Cava", in "Segni e sogni della Terra", DeAgostini, 2001).
"Ecco qui un'altra mappa. Sapete da dove proviene? Appare nel secondo trattato della Utriusque Cosmi Historia di Robert Fludd. Fludd è l'uomo dei Rosa-croce a Lomdra, non dimentichiamolo. Ora cosa fa il nostra Roberto de Fluctibus, come amava farsi chiamare? Non presenta più una mappa ma una strana proiezione del globo intero dal punto di vista del Polo, del Polo mistico naturalmente e dunque dal punto di vista di un Pendolo ideale appeso a una chiave di volta ideale. Questa è una carta concepita per essere messa sotto il Pendolo!" (Umberto Eco, da "Il Pendolo di Foucault", Bompiani, 1989).

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