I nostri monumenti:

La Tonnara di Marzamemi

di Rosario Ardilio (18/07/2003)

E siamo a tre. Oggetto della nostra conversazione: la Tonnara di Marzamemi.

Le prime notizie storiche risalgono al 1648, anno in cui la tonnara era ingabellata al barone don Mariano Nicolaci ma è probabile che le sue radici risalgano al tempo della dominazione araba. Arabo è infatti lo stesso nome di Marzamemi, Marsà al hamam , baia delle tortore.

Da allora, insieme alla tonnara di Vendicari, appartenne sempre alla famiglia Nicolaci. Spesso furono le donne della famiglia, come la famosa Eleonora Nicolaci a distinguersi per le qualità di amministratrici.

Con la nascita di Pachino, nel 1760, ad opera di Gaetano Starrabba, principe di Giardinelli, la tonnara cessò di essere l'unica risorsa economica della zona E Marzamemi divenne il porto da cui partivano i prodotti della terra, prima il cotone, poi il mosto.

Ai primi dell'800 la tonnara di Marzamemi era considerata la migliore tra quelle di ritorno del regno (si dicono di ritorno le tonnare che intercettano i branchi di tonni che “ritornano” a sud dopo aver solcato i mari più a nord, come l'Adriatico).

Curiosa fu, verso la fine del secolo, la lotta per il primato nel pescato con il barone Pietro di Belmonte, proprietario della vicina tonnara di Capo Passero.

Da allora fu un calo continuo delle attività; col passare del tempo molti dei locali furono adibiti alla salagione del pesce azzurro di piccole imprese artigianali, fino al completo abbandono delle fabbriche che oggi si presentano in condizioni molto degradate.

Il complesso architettonico-urbanistico

Diciamo subito che il primo fabbricato rimase danneggiato da eventi bellici (1674) e dal terremoto che sconvolse l'intero Val di Noto (1693).

Ciò che si può vedere oggi risale all'ammodernamento del 1752 e costituisce un vero e proprio complesso polivalente: il “marfaraggio” comprendeva residenza signorile, alloggi per i dipendenti, locali di ricovero per gli “scieri”, i grossi barconi di legno, e per le attrezzature, reti e altri “ordigni” di pesca, cisterne per la raccolta dell'acqua piovana, chiesa, ampi cortili e spazi aperti per la pulizia e manutenzione delle reti (l'attuale piazza Regina margherita), locali per la lavorazione e lo stoccaggio del pescato.

Tutto il complesso fu costruito utilizzando la pietra arenaria fornita dalle cave del Principe di Giardinelli, con il quale i Nicolaci stipularono regolare contratto.

Il palazzo del proprietario fu costruito con una maggiore attenzione per gli elementi architettonici decorativi: lesene, triglifi, architravi, decorati secondo l'uso del tempo e soprattutto i caratteristici gocciolatoi scolpiti con facce mostruose, che si affacciano sulla piazza.

Qualche anno fa il grande locale “appenditoio”, oggi usato come ricovero dei barconi, fu utilizzato per una mostra sulla cultura e sulle tradizioni locali, dal titolo “Cunta lu Nannu”.

Da qualche anno a questa parte anche il cortile interno che dà accesso alla residenza padronale viene utilizzato per qualche manifestazione. Il “Festival del Cinema di Frontiera”, che quest'anno giunge alla sua terza edizione, ne ha fatto il suo quartier generale, per esempio. E infatti il mondo del cinema si è rivelato il più convinto estimatore della tonnara e di tutto il borgo antico di Marzamemi, facendone una straordinario sfondo per numerose pellicole di successo.

E così accade una cosa quanto meno singolare: una struttura unica nel suo genere, affascinante, carica di valori architettonici e di potenzialità turistico-culturali non viene usata che nei suoi spazi esterni, marginalmente e solo per delle “finzioni sceniche”.

Quel cortile che vede attori cinematografici, produttori, registi, amanti del cinema darsi convegno per animare la sonnecchiante atmosfera di un borgo marinaro, quella piazza Regina Margherita che vede ogni sera d'estate migliaia di giovani passeggiare e gustare le specialità del luogo, quell'affascinante scenario, cela dietro le sue murature il degrado più assoluto. Appena oltre quei blocchi di arenaria è lo sfacelo, muri crollati, tetti sventrati, macerie sparse dovunque sui pavimenti.

Come è possibile tutto ciò?

Ma non si andava dicendo che il Comune di Pachino avrebbe acquisito al suo patrimonio questa che è una delle testimonianze storico-artistiche-culturali più importanti del suo territorio?

Abbiamo svolto una piccola indagine:

Si parte dal 1983 , quando gli Architetti Lucio Selvaggio e Giovanni Caruso, appena laureati proprio con una tesi sul recupero della tonnara, e l'arch. Tommaso Malandrino, organizzano il 1° Convegno sull'Archeologia Industriale, nei locali dell'Appenditoio, ospite e relatore illustre l'attuale preside della Facoltà di Architettura di Siracusa, il Prof. Ugo Cantone.

In quell'occasione, dopo decenni di abbandono si apre al pubblico la tonnara, i pescatori e tonnaroti ancora in vita hanno l'occasione di raccontare le loro vecchie esperienze di pesca.

gocciolatoio della facciata

campanile della chiesetta
della Tonnara di Marzamemi

cortile interno
Proprio in quegli anni vede la luce il Piano Particolareggiato di Recupero del Centro Storico di Marzamemi, strumento che si è rivelato fondamentale per la conservazione dell'ambiente urbano del piccolo borgo. Se oggi ne possiamo ancora parlare gran parte del merito è di coloro che si adoperarono per la sua stesura e approvazione.

1988 : Il Comune di Pachino richiede finanziamento ai sensi della Legge regionale 80 del 1977, all'Assessorato BB.CC.AA., per l'acquisto della “vecchia tonnara e cappella” e sulla base di tale richiesta il Catasto di Siracusa, in data 3/3/90 stima il valore dell'immobile in lire 1.062.000.000. Non tutti i proprietari, eredi Nicolaci, sono però d'accordo con la valutazione e l'iniziativa si arena.

1996 : con Ordinanza n. 41 il Sindaco di allora Prof. Modestino Preziosi ordina ai proprietari di provvedere all'attuazione degli interventi di recupero previsti dal piano entro 90 giorni, pena l'espropriazione.

Il Comune, trascorsi i termini infruttuosamente redige allora, tramite il suo Ufficio Tecnico (Arch. Storniolo, Geom. Poidomani, Geom. Bongiovanni) un progetto per l'acquisizione e il recupero della tonnara a scopo turistico-culturale: importo lire 2.800.000.000, di cui 1.800.000.000 per l'esproprio. Dopo poco tempo però, scaduto il mandato dell'Amministrazione preziosi ancora una volta tutto svanisce nel nulla


cortile interno

appenditoio (oggi ricovero degli scieri)

1998: altra iniziativa, ad opera di alcuni appassionati guidati dall'Arch. Selvaggio. Nasce l'Associazione Pachino e i suoi dintorni, nome preso a prestito dal titolo del famoso libro di Monsignor Simone Sultano, sulla nascita di Pachino. Scopo dell'Associazione è “l'acquisto, la salvaguardia e il riuso di manufatti storici di interesse collettivo” ed il primo passo è proprio l'acquisto della chiesetta della nostra Tonnara, “per toglierla dal degrado in cui versa e dalle mani della speculazione”.

Si procede alla contrattazione con i proprietari (principe Bonaccorsi) e si arriva alla cifra di lire 80.000.000 che i soci raccolgono con quote individuali di 1.000.000.

Inspiegabilmente, all'improvviso, quando si è sul punto di firmare, marcia indietro dei proprietari, non se ne fa nulla.

 


2001 : alcuni dei tanti proprietari decidono di ristrutturare parte dei magazzini (ex fabbrica del ghiaccio) e ne fanno mini-appartamenti per vacanze. Vengono inoltre presentati progetti per la ristrutturazione delle rimanenti parti ad uso turistico: albergo-residence. La speculazione vince, l'idea di quello che sarebbe stato l'uso più naturale della tonnara, uso pubblico, turistico sì ma culturale, museo del mare, sala convegni, mostra permanente della memoria storica di un popolo, viene definitivamente abbandonata.

Si arriva così ai nostri giorni. La Tonnara e la Chiesetta sono sempre là, vecchie signore, dure a morire. La loro agonia non si arresta ma forse una buona amministrazione sarebbe ancora in tempo per evitarne la morte.


cortile interno, uscita

cortile del palazzo

Ogni tanto diventano protagoniste dei racconti di qualche appassionato, come nel caso del libro “Marzamemi, la Tonnara ed altre storie” di Mario Falla (A. Lombardi editore, 2001), il figlio di un amministratore della tonnara, recentemente scomparso, o di “Marzamemi” del compianto Corrado Arangio (ed. Teleras, 2001), o ancora di “Tonnare, tonnaroti e marfaraggi della Sicilia sud-orientale” di Annalena Lippi Guidi (Zangarastampa, Siracusa 1993).

Oppure le scorgiamo fare capolino da una inquadratura cinematografica, imbellettate per l'occasione ……. Ma quella è solo fiction.


 

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