di Marella Tarini
(Direttore UOC STDP Senigallia – Responsabile Funzionale DDP AV2 – Asur Marche)
Le riflessioni seguenti prendono corpo in seguito alla esecuzione di un percorso di supervisione effettuato afavore di un gruppo di psicoterapeuti appartenenti ad un’organizzazione di Privato Sociale, incaricato di svolgere, per conto di un Ambito Territoriale Sociale, azioni di intercettazione precoce del disagio psico-relazionale, specialmente, ma non esclusivamente, a favore della popolazione giovanile.
La creazione di strutture mobili operative alle quali è attribuito il compito di captare i bisogni emergenti nella comunità di un territorio è esperienza abbastanza recente nel panorama delle risorse sanitarie messe in campo per tentare di dare risposte alle complessità che si manifestano e che possono essere interpretate come portatrici di potenziali disfunzioni individuali e collettive.
Tali complessità spesso sono caratterizzate da situazioni di alterazione degli equilibri pregressi presenti nelle relazioni familiari o istituzionali, come per esempio nell’ambito della Scuola, che non si strutturano immediatamente come manifestazioni patologiche già configurate in complessi sintomatologici chiaramente identificabili, ma più spesso si presentano con aspetti sfumati e indefiniti, che ingenerano comunque preoccupazione o difficoltà gestionali a carico degli attori coinvolti.
L’apparato sanitario istituzionale, in maniera particolare quello pubblico, si è mostrato inadatto a farsi carico degli interventi possibili e plausibili a questo riguardo. Questa incapacità o difficoltà si è declinata ed è risultata evidente in special modo negli ultimi anni, per una serie di motivi. Uno di questi motivi è la abdicazione del settore pubblico della Sanità alle politiche attive di promozione di salute sul territorio, se si esclude, in parte, l’ambito di intervento del settore delle dipendenze patologiche, che è incaricato,
con finanziamenti appositamente dedicati, della attuazione di percorsi e progetti preventivi comunitari con il mandato esplicito di ridurre l’ipotetico impatto determinato dalla estensione generalizzata dell’uso di sostanze esogene o di comportamenti definibili come “dipendenti”, come per esempio il gioco d’azzardo patologico o la dipendenza digitale.