banquette
panca imbottita sorretta da otto gambe, si diffonde durante il regno di Luigi XIV
bas d’armoire
credenza piuttosto bassa meno costosa del cassettone, viene in uso agli inzi del seicento, se presenta due cassetti nella fascia prende il nome di buffet
bergère
poltroncina bassa con schienale arrotondato con imbottiture sui sedile, lo schienale e i braccioli
boiserie
rivestimento di pareti con pannelli in legno naturale, dipinto, laccato o intarsiato. L’arte delle boiseries inizio in Italia nel rinascimento ma la sua maggiore diffusione e splendore si ha nei secoli successivi
bureau
il vocabolo deriva da buré, che nel Medioevo indicava un panno di lino grezzo posto sopra il tavolo dove scrivevano i chierici. La forma più antica è quella del cosiddetto bureau Mazarin (nome coniato nell’ottocento) che designa un mobile dal corpo squadrato, poggiante per lo più su otto gambe, con due o tre cassetti laterali e uno centrale. Molto più semplice, il bureau plat è un tavolo da scrittura con piano orizzontale rivestito di velluto o cuoio e cassetti nella fascia; talvolta presenta sopra il piano un rialzo con cassettini ed è per ciò detto bureau à gradin; Con una sola ribalta è detto bureau en pente. Il bureau à cylindre, di maggiori dimensioni è chiuso sul fronte da una saracinesca a rullo, composta di stecche di legno
cabinet
è un stipo che compare durante il regno di Luigi XIV è composto in genere da un corpo in forma di parallelepipedo a due sportelli che, aperti, rivelano una serie di cassettini sovrapposti. Il corpo poggia su un tavolo o una base con cui può formare o meno un mobile unico in genere era decorato con intagli, intarsi, dorature, pietre dure, metal li preziosi o lacche
canapé o sofà
nei primi esemplari, alla fine del Seicento, si presenta come una sorta di versione “moltiplicata” della poltrona: una panca con tre schienali, due braccioli e otto gambe; in seguito assume forme più armoniche ed organi che con schienale e sedile unici e sagomati, braccioli laterali, quattro, sei od otto gambe
chiffonnier
sorta di stipo alto e stretto diffusosi intorno alla metà del Settecento con fronte a cassetti per riporvi biancheria e vestiario. Quando è dotato di sette cassetti è detto semainier
coffre de mariage
cofano destinato a contenere il corredo della sposa. Sopravvive al Medioevo per un lungo periodo
commode
il termine compare nel 1725 circa e designa un mobile nato da poco, con tre grandi cassetti che si estendono per tutta l’ampiezza del fronte
commode-console
mobile da muro di piccole dimensioni con un solo cassetto e lunghe gambe, diffuso dalla seconda metà del Settecento
confident
indica sia una grande poltrona con lo schienale curvo che permette a due persone di sedersi l’una accanto all’altra, sia una poltrona in cui i braccioli molto svasati verso l’esterno formano due piccoli sedili sui quali appoggiarsi per una conversazione confidenziale
confortable
detta anche fauteuil de commodité o de malade, si tratta di una bergère il cui schienale, più alto del normale, presenta sporgenze laterali od orecchie
console
mensola da muro nata dall’evoluzione della table-console: il piano superiore sagomato, spesso in marmo, poggia su una fascia variamente scolpita e può essere sostenuto da quattro o due sostegni: nelle tipologie Luigi XV si diffonde la piccola console pensile con i due sostegni anteriori che convergono in un elemento decorativo centrale detto noix, scolpito e traforato
doratura a mecca
doratura che imita l’oro, usata nel Settecento per economia: si sostituiva la foglia d’oro con la foglia d’argento, sulla quale veniva stesa una lacca di colore giallino, detta appunto mecca, per ottenere il colore dell’oro
encoignure
mobile destinato ad occupare gli angoli di una stanza con uno o due sportelli e corte gambe, tipico della seconda metà del Settecento
fauteuil
le poltrone, come le sedie, si possono suddividere in due grandi categorie: quelle dette à la reine, o meublants, dallo schienale alto e diritto, e quelle dette courants o en cabriolei, dalle forme più agili e mosse con schienale variamente incurvato e inclinato: grande sviluppo hanno nel Settecento le diverse tipologie en cabriolet, dalle fauteuils en confessional a quelle de cabinet, da studio; dai tipi de toilette, à coiffer, per la toeletta, alla fanteuil à oreilles, variante con “orecchie” poggiatesta della bergère, fino alla fauteuil en gondole, con lo schienale avvolgente, che compare nella seconda metà del secolo
guéridon
detto anche guéridon-torchère, o torchère, tavolini dal piano di piccole dimensioni, circolare o sagomato, con un unico sostegno che può essere intagliato in varie forme, destinati inizialmente a sorreggere lampade; durante il regno di Luigi XIV questo mobile spesso assume la forma di un negro che regge un vassoio
impiallacciatura
tecnica della lavorazione del legno consistente nel fare aderire con colle sottili fogli di legno pregiato, detti piallacci, a un fusto di legno comune. Quando il rivestimento viene effettuato con fogli di legno spesso la tecnica prende il nome di placcatura. Tra i legni adatti al piallaccio sono il mogano, il palissandro, l’ebano, il noce
lacca
vernice impermeabile costituita da una resina fotosensibile di colore biondo rossastro. estratta mediante incisione dal tronco della Rhus vernicifera, un albero che cresce in Cina, Giappone e Cambogia; la resina veniva filtrata da una tela e conservata in recipienti di ceramica opaca a chiusura ermetica. La lavorazione si svolgeva in un ambiente in penombra, con un’umidità superiore al 95 per impedire l’essiccamento e le relative screpolature, e in assenza di polvere. Su una tavoletta di legno molto secco e perfettamente levigato si collocava una sottilissima garza di seta, poi si procedeva alla stesura del sottofondo, composto da impasto di lacca di qualità inferiore, argilla finissima, gres rosso e terra fine di risaia, quindi si lasciava essiccare molto lentamente perché non si formassero crepe; seguiva la pomiciatura cioè la perfetta levigatura della superficie mediante pietra pomice, a questo punto si iniziava la laccatura vera propria consistente nella stesura di alcuni strati di lacca da un minimo di tre a un massimo di diciotto; ogni strato era lasciato essiccare. La decorazione poteva essere dipinta con un pennello sottilissimo o incisa o disegnata a rilievo; i rilievi si ottenevano con una pasta di lacca, a volte mista a gres, lavorata con il cesello; dopo l’essiccamento si davano i colori e si passava un’ultima mano di lacca trasparente e leggera a protezione della decorazione. I colori prevalenti nelle decorazioni cinesi sono i marroni, i blu, i rossi e il verde scuro; in quelle giapponesi l’oro e l’argento applicati in foglio. Scoperta dai gesuiti in Cina e in Giappone, la lacca divenne di moda in Europa nel Settecento: si importarono dall’Estremo Oriente pannelli già laccati da inserire o incorniciare in fronti, ante di mobili, paraventi. Vani sono stati i tentativi europei di ottenere una vernice con le caratteristiche della lacca orientale. I fratelli Martin inventarono e brevettarono una vernice dall’aspetto traslucido, la vernis Martin, ottenuta con un procedimento rimasto segreto. Il trattatista Watin descrisse invece la laccatura italiana: la superficie di legno veniva levigata. Vi si stendeva uno strato sottile di stucco per otturare le giunture. Sulla superficie essiccata e lucidata con l’agata o su strati di lino, applicati con colla forte, resistenti alle dilatazioni del legno, si dava il colore di fondo. Sopra di esso si dipingeva a tempera la decorazione, dopo averne disegnato i contorni neri con la penna d’oca. Copriva il tutto un numero variabile di strati, fatti asciugare ad uno ad uno, di una vernice protettiva trasparente, la sandracca. Questa era preparata con la resina orientale o con una ricetta descritta dal padre Filippo Bonanni nel 1720: gomma copale, pece greca, olio cotto e spaltro
lacca povera o a cartine
tecnica di decorazione imitante la lacca orientale: si incollava sulla superficie di un mobile, già tinteggiata, disegni stampati e colorati a mano e nel passare successivamente, anche sul legno, diversi strati di sandracca. Si iniziò ritagliando particolari di stampe a soggetto di grandi incisori e contornandole con fregi dipinti a mano, ma alla fine del Settecento i fratelli Giovanni Antonio e Giovanni Battista Remondini di Bassano stampavano incisioni a soggetti e ornati già complete, evitando anche le rifiniture dipinte
lit
letto, ve ne sono di diversi modelli: il lit à la duchesse ha un baldacchino a sbalzo assicurato alla parete per mezzo di sostegni a squadra; il lit à la polonaise, appoggiato alla parete dalla parte della fiancata, presenta due testate d’uguale altezza a volte collegate lungo il fianco appoggiato alla parete; di solito è destinato alle alcove e il baldacchino soprastante è sostenuto da ferri ricurvi: ne costituisce una variante il lit à la turque
meuble d’appui
simile ad un cassettone in cui al posto dei cassetti si trovano sportelli. Chiamata anche commode à vantaux, cassettone a sportelli appunto, appare verso la metà del Settecento
ottomane
nella terminologia del mobile Luigi XV, divanetto di forma ovale con un grande schienale dalle forme avvolgenti, analogo alla veilleuse
pastiglia
stucco ottenuto impastando gesso e colla, o gesso, colla e polvere di marmo, oppure calce, polvere di marmo, sabbia lavata e caseina. La pastiglia veniva applicata sulla superficie da decorare dove era stato preventivamente incollato un supporto in tela per facilitare l’adesione dell’impasto al legno e modellata a leggero rilievo secondo il disegno che si voleva ottenere, lasciata indurire e quindi dorata o dipinta
pliant o ployant
sgabello pieghevole formato da una coppia di gambe a X collegate da una traversa; il cuoio o la stoffa che formavano il sedile contribuivano ad assicurarne la stabilità
prie-Dieu
mobile di forma analoga alla voyeuse, ma di diversa funzione: il sedile posto molto in basso poteva servire anche da inginocchiatoio
régulateur
orologio a bilanciere nato nel Sei cento. Poggia su un alto piedistallo che può assumere varie forme e ospita di solito il pendolo e i pesi
scagliola
materiale ottenuto con gesso cotto e selenite (gesso cristallizzato) polverizzati, mescolati a colla di pesce o di altro tipo e al colorante; l’impasto si lasciava indurire, veniva lavato e lucidato. La scagliola era impiegata per simulare semplici incrostazioni marmoree oppure a imitazione di lavori a intarsio o commesso di pietre dure. Nel primo caso l’impasto veniva applicato, su un fondo di calce e crini, in due strati, nel superiore dei quali erano mescolati i colori del marmo da imitare; si procedeva poi al lavaggio, con acqua e pietra pomice, e alla luci datura della superficie, prima con polvere di tripoli, carbone di legna e olio, poi con il solo olio
secrétaire en armoire
mobile alto e stretto destinato ad essere posto contro la parete, dotato di uno o più sportelli nella parte inferiore e di una ribalta nella parte superiore che funge da piano di scrittura e che cela, all’interno, un fronte a cassettini e scomparti. Questa modello si diffonde a partire dalla metà del Settecento ed è spesso posta in pendant con il chiffonnier. Viene definito secrétaire à capucin o à la Bourgogne uno scrittoio “meccanico”: un sistema di leve e molle permette di sollevare un piano che, quando lo scrittoio è chiuso, è nascosto da un secondo piano ruotante di 180°. Secrétaire debout o bureau en pupitre è uno scrittoio che permette a chi scrive di restare i piedi ha un leggio inclinato e un corpo inferiore a cassetti
table
tavolo, ecco i modelli: la table console, mobile di transizione, comparso intorno al 1690, dalla cui evoluzione nascerà la console vera e propria che ebbe larga fortuna nel Settecento. Si tratta di un tavolo a muro le cui gambe anteriori assumono importanza sempre maggiore mentre quelle posteriori si semplificano. La fascia è intagliata sui tre lati visibili. Table de chevet o table de nuit è il tavolino da notte con gambe lunghe e sottili e sportelli, il cui uso si afferma dalla metà del Settecento. La table en chiffonnière, d’uso femminile, è un tavolino con piano ribaltabile e scomparti o cassettini nella fascia. Si dice table un piccolo tavolo con piano ovale e corpo chiuso da sportelli le cui gambe terminano con rotelle che lo rendono facilmente spostabile: è mobile tipico del periodo Luigi XVI. Table de lit o table d’accou è un tavolino con scomparti per gli oggetti da toeletta, con specchio e leggio, appoggiato su un altro tavolo che funge da basamento per mezzo di quattro piedini inseriti in apposite cavità: è destinato ad essere posto sul letto del malato o della partoriente. Dotato di cavità per accogliere bottiglie, bicchieri o altro è la table servante, che si diffonde nella seconda metà del secolo
tabouret
sgabello inizialmente a forma di tamburo. Nel Settecento ha generalmente forma rettangolare, con sedile imbottito. Il termine designa comunque tutti gli sgabelli con gambe verticali fisse per distinguerli da quelli con sostegni a tenaglia, i pliants
tarsia
decorazione per mezzo di legni di colori differenti tramite i quali si creano disegni. L’intarsio, conosciuto fin dalle più antiche civiltà orientali e mediterranee, ma rifiorito in Europa solo a iniziare dal Trecento, si otteneva con tasselli lignei inseriti a una certa profondità sul fondo da decorare; l’incastro era sovente realizzato senza collante. La tarsia o “incrostazione’ Settecentesca era invece realizzata con lamine sottili di essenze diverse; la gamma cromatica era molto più vasta in quanto si sfruttavano anche essenze esotiche, reperibili grazie alle nuove conquiste coloniali, quali il bois de rose e il bais de violette, legni di rosa e di viola, diverse specie di palissandro, il mogano e così via. Il disegno a soggetto, da riprodurre a intarsio su grandi superfici, era eseguito su un cartone che veniva tagliato nei singoli pezzi usati come sagome; queste ultime si sovrapponevano alle sottili lamine lignee che venivano ritagliate seguendone il contorno, quindi si ricomponevano gli elementi così ottenuti sul piano da decorare e si incollavano con fortissimi mastici
tricoteuse
tavolino da lavoro con uno scomparto in legno intorno al piano, destinato a contenere i gomitoli; una parte dello scomparto può essere abbassata; è tipico del periodo Luigi XVI
turquoise
simile al canapé, di cui è uno sviluppo apparso nel periodo Luigi XV: lo schienale di questo divano “alla turca” presenta una chiara suddivisione in tre parti
veilleuse
una specie di piccolo sofà i cui fianchi imbottiti hanno diverse altezze e sono collegati da un schienale dal profilo superiore obli quo. Appare durante il regno di Luigi XV
voyeuse o voyelle
poltroncina imbottita con schienale la cui estremità superiore era anch’essa imbottita in modo che chi vi si appoggiava per osservare i giocatori di carte stando alle loro spalle potesse farlo con comodità