martedì 24 novembre 2009

Martedì pomeriggio: LE ABILITA' DI STUDIO (1)


In questi pomeriggi del martedì stiamo cercando di capire cosa bisogna fare per studiare bene e ottenere dei buoni risultati. Abbiamo visto che per avere un buon metodo di studio:
1. bisogna saper programmare bene il proprio tempo;
2. a scuola bisogna stare attenti, concentrarsi e imparare a prendere appunti mentre l'insegnante spiega, così sarà più facile studiare a casa.
Ma, a casa, cosa bisogna fare? Abbiamo visto:
- che è importante studiare in un ambiente silenzioso e funzionale;
- che prima si deve studiare e poi fare i compiti;
- che bisogna imparare a prevedere quanto ci si metterà a svolgere tutte queste attività
- che prima di andare a letto lo zaino va fatto tenendo il diario aperto per controllare di aver messo tutto l'occorrente per la mattina successiva.

Voi state imparando ad organizzarvi in questo modo? Qual è il comportamento che vi riesce più difficile da mettere in pratica? Che cosa avete scoperto sullo studio in questi primi tre mesi di scuola media? Fate qualche esempio di come vi siete organizzati per prepararvi ad una verifica o ad una interrogazione.

lunedì 16 novembre 2009

sequenze riflessive ed espressive


"Si chinò a legarsi le scarpe e guardò meglio: erano funghi, veri funghi, che stavano spuntando proprio nel cuore della città! A Marcovaldo parve che il mondo grigio e misero che lo circondava diventasse tutt’a un tratto generoso di ricchezze nascoste, e che dalla vita ci si potesse ancora aspettare qualcosa, oltre la paga oraria del salario contrattuale, la contingenza, gli assegni familiari e il caropane.
Al lavoro fu distratto più del solito; pensava che mentre lui era lì a scaricare pacchi e casse, nel buio della terra i funghi silenziosi, lenti, conosciuti solo da lui, maturavano la polpa porosa, assimilavano succhi sotterranei, rompevano la crosta delle zolle. « Basterebbe una notte di pioggia, - si disse, - e già sarebbero da cogliere». E non vedeva l’ora di mettere a parte della scoperta sua moglie e i sei figlioli". (Italo Calvino, Marcovaldo)

In queste poche righe sono contenute due esempi delle "famigerate" sequenze espressive e riflessive di cui stiamo parlando da qualche settimana.
Il brano è tratto dal racconto "Funghi in città" in cui il protagonista di questo libro, Marcovaldo, scopre dei funghi cresciuti sulla striscia dell'aiuola di una strada cittadina. È eccitato dalla sua scoperta, crede di poter ritrovare un angolo di natura anche in città, un angolo solo a lui noto. Quando è finalmente arrivato il momento di raccogliere i funghi, scopre che altre persone sono arrivate prima di lui e... Come si concluderà la vicenda?


Ecco il secondo video tratto dallo spettacolo di Carlo Presotto: le favole raccontate sono "La passeggiata di un distratto" e "Il palazzo da rompere".
Seguono i testi originali di Rodari. In teatro sono stati riprodotti esattamente? Cosa c'è di diverso?

LA PASSEGGIATA DI UN DISTRATTO
- Mamma, vado a fare una passeggiata.
- Va' pure, Giovanni, ma sta' attento quando attraversi la strada.
- Va bene, mamma. Ciao, mamma.
- Sei sempre tanto distratto.
- Sì, mamma. Ciao, mamma.
Giovannino esce allegramente e per il primo tratto di strada fa bene attenzione. Ogni tanto si ferma e si tocca.
- Ci sono tutto? Sì, - e ride da solo.
E così contento di stare attento che si mette a saltellare come un passero, ma poi s'incanta a guardare le vetrine, le macchine, le nuvole, e per forza cominciano i guai.
Un signore, molto gentilmente, lo rimprovera:
- Ma che distratto, sei. Vedi? Hai già perso una mano.
- Uh, è proprio vero. Ma che distratto, sono.
Si mette a cercare la mano e invece trova un barattolo vuoto. Sarà proprio vuoto? Vediamo. E cosa c'era dentro prima che fosse vuoto? Non sarà mica stato sempre vuoto fin dal primo giorno...
Giovanni si dimentica di cercare la mano, poi si dimentica anche del barattolo, perché ha visto un cane zoppo, ed ecco per raggiungere il cane zoppo prima che volti l'angolo perde tutto un braccio. Ma non se ne accorge nemmeno, e continua a correre.
Una buona donna lo chiama: - Giovanni, Giovanni, il tuo braccio!
Macché, non sente.
Pazienza, - dice la buona donna. - Glielo porterò alla sua mamma.
E va a casa della mamma di Giovanni.
- Signora, ho qui il braccio del suo figliolo.
- Oh, quel distratto. Io non so più cosa fare e cosa dire.
- Eh, si sa, i bambini sono tutti così.
Dopo un po' arriva un'altra brava donna.
- Signora, ho trovato un piede. Non sarà mica del suo Giovanni?
- Ma sì che è suo, lo riconosco dalla scarpa col buco. Oh, che figlio distratto mi è toccato. Non so più cosa fare e cosa dire.
- Eh, Si sa, i bambini sono tutti così.
Dopo un altro po' arriva una vecchietta, poi il garzone del fornaio, poi un tranviere, e perfino una maestra in pensione, e tutti portano qualche pezzetto di Giovanni: una gamba, un orecchio, il naso.
Ma ci può essere un ragazzo più distratto del mio?
- Eh, signora, i bambini sono tutti così
Finalmente arriva Giovanni, saltellando su una gamba sola, senza più orecchie nè braccia, ma allegro come sempre, allegro come un passero, e la sua mamma scuote la testa, lo rimette a posto e gli dà un bacio.
- Manca niente, mamma? Sono stato bravo, mamma?
- Sì Giovanni, sei stato proprio bravo.

IL PALAZZO DA ROMPERE
Una volta a Busto Arsizio, la gente era preoccupata perché i bambini rompevano tutto. Non parliamo delle suole delle scarpe, dei pantaloni e delle cartelle scolastiche: rompevano i vetri giocando alla palla, rompevano i piatti a tavola e i bicchieri al bar, e non rompevano i muri solo perché non avevano martelli a disposizione. I genitori non sapevano più cosa fare e cosa dire e si rivolsero al sindaco.
- Mettiamo una multa?- propose il sindaco.
- Grazie tante,- esclamarono i genitori- e poi la paghiamo coi cocci.
Per fortuna da quelle parti ci sono molti ragionieri. Ce n'è uno ogni tre persone e tutti ragionano benissimo. Meglio di tutti ragionava il ragionier Gamberoni, un vecchio signore che aveva molti nipoti e quindi in fatto di cocci aveva una vasta esperienza.
Egli prese carta e matita e fece il conto dei danni che i bambini di Busto Arsizio cagionavano fracassando tanta bella e buona roba a quel modo. Risultò una somma spaventevole: millanta tamanta quattordici e trentatré.
- Con la metà di questa somma, - dimostrò il ragionier Gamberoni, - possiamo coswuire un palazzo da rompere e obbligare i bambini a farlo a pezzi: se non guariscono con questo sistema non guariscono piu.
La proposta fu accettata, il palazzo fu costruito in quattro e quattro otto e due dieci. Era alto sette piani, aveva novantanove stanze, ogni stanza era piena di mobili e ogni mobile zeppo di stoviglie e soprammobili, senza contare gli specchi e i rubinetti. Il giorno dell'inaugurazione a tutti i bambini venne consegnato un martello e a un segnale del sindaco le porte del palazzo da rompere furono spalancate.
Peccato che la televisione non sia arrivata in tempo per trasmettere lo spettacolo. Chi l 'ha visto con i suoi occhi e sentito con le sue orecchie assicura che pareva - mai non sia! - lo scoppio della terza guerra mondiale. I bambini passavano di stanza in stanza come l'esercito di Attila e fracassavano a martellate quanto incontravano sul loro cammino.
I colpi si udivano in tutta la Lombardia e in mezza Svizzera. Bambini alti come la coda di un gatto si erano attaccati agli armadi grossi come incrociatori e li demolivano scrupolosamente fino a lasciare una montagna di trucioli. Infanti dell'asilo, belli e graziosi nei loro grembiulini rosa e celesti, pestavano diligentemente i servizi da caffè riducendoli in polvere finissima, con la quale si incipriavano il viso.
Alla fine del primo giorno non era rimasto un bicchiere sano. Alla fine del secondo giorno scarseggiavano le sedie. Il terzo giorno i bambini affrontarono i muri, cominciando dall'ultimo piano, ma quando furono
arrivati al quarto, stanchi morti e coperti di polvere come i soldati di Napoleone nel deserto, piantarono baracca e burattini, tornarono a casa barcollando e andarono a letto senza cena.
Ormai si erano davvero sfogati e non provavano più gusto a rompere nulla, di colpo erano diventati delicati e leggeri come farfalle e avreste potuto farli giocare al calcio su un campo di bicchieri di cristallo, che non ne avrebbero scheggiato uno solo.
Il ragionier Gamberoni fece i conti e dimostrò che la città di Busto Arsizio aveva realizzato un risparmio di due stramilioni e sette centimetri.
Di quello che restava in piedi del palazzo da rompere, il Comune lasciò liberi i cittadini di fare quel che volevano. Allora si videro certi signori con cartella di cuoio e occhiali a lenti bifocali magistrati, notai, consiglieri delegati armati di martello, correre a demolire una parete o a smantellare una scala, picchiando tanto di gusto che ad ogni colpo si sentivano ringiovanire. - Piuttosto che litigare con la moglie, - dicevano allegramente, - piuttosto di spaccare i portacenere e i piatti del servizio buono, regalo della zia Mirina... E giù martellate.
Al ragionier Gamberoni, in segno di gratitudine, la città di Busto Arsizio decretò una medaglia con un buco d'argento.

domenica 8 novembre 2009

Che sequenza sei?


Siccome ho la sensazione che sia ancora poco chiaro cosa si intende per sequenze riflessive ed espressive e che non abbiate ancora ben capito come si fa a passare dal panetto alla pizza, ecco due esempi tratti dal libro "Che animale sei?" di Paola Mastrocola. Il protagonista della prima sequenza, quella riflessiva (in cui si riportano i giudizi, le opinioni, le riflessioni dei personaggi e del narratore), è un lupo che non è riuscito a trattenere quella che potrebbe essere l'anatra della sua vita. Ecco i suoi pensieri in questa sequenza che potremmo intitolare "Pensieri confusi di un lupo innamorato".

Lui la guardò salire. Pensava a mille cose: chissà come le sta bene un vestitino a fiori scollato, glielo vorrei comprare io, e invece adesso lei cosa va a cercarsi un fidanzato, meglio se non lo trova, o se quel cretino annega o se lo ingoia un castoro, e cosa diavolo ci sta a fare un fidanzato tra noi due, non c'entra niente, e io adesso glielo dico, e invece no, non glielo dico perché devo andare in biblioteca a scrivere, anche se non ho proprio neanche un'idea in testa, ma poi lo so che mi viene, perché le idee vengono sempre, le persone invece alle volte se ne vanno, soprattutto le persone un po' speciali che magari hai appena incontrato e non vorresti che andassero via mai più, le legheresti al tuo braccio con un cordino, come si fa con i palloncini, ma anche i palloncini poi se ne vanno, volano via e tu rimani con il tuo stupido cordino al braccio e cosa te ne fai, guardi il palloncino che se ne va in alto e poi non lo vedi neanche più, e chissà quanti milioni di palloncini ci sono in cielo, tutti i palloncini che abbiamo perso, che idioti!, cosa stavamo facendo quando li abbiamo persi, cosa avremmo potuto fare per non perderli mai, e io adesso cosa ci vado a fare in biblioteca, posso benissimo non andarci, e allora perché ci vado, e lei sale su quel maledetto taxi...

In questa seconda sequenza, di tipo espressivo (sequenza in cui si presentano le emozioni, gli stati d'animo, le sensazioni, i sentimenti dei personaggi), l'autrice ci dice cosa prova l'anatra protagonista del libro seduta in riva al mare. Questa sequenza potremmo intitolarla "L'anatra felice".

Le era venuta una strana felicità, fatta anche di malinconia, e se ne stava a guardare il mare, l'incessante va e vieni dell'onda, quel suo continuo portarti acqua e riprendersela e riportartela. Le sembrò di capire, in un attimo, che tutto passa e niente in verità mai passa, i fidanzati, le mamme, le nuvole...

Avete capito adesso?

Ah, cosa mi fanno fare questi pomeriggi di pioggia...

mercoledì 4 novembre 2009

PROGETTO TEATRO


Cari ragazzi, tra un paio di settimane inizierà il progetto teatro che ci impegnerà per tutto l'anno scolastico e si concluderà con la rappresentazione dello spettacolo che allestiremo. Lavoreremo insieme tutti i venerdì pomeriggio alla VI e alla VII ora. La prima parte sarà dedicata al LABORATORIO REGIA e lavoreremo sul copione, la seconda parte sarà dedicata al LABORATORIO ATTREZZERIA in cui realizzerete i costumi e altre cose che ci serviranno con materiali riciclati. Ad affiancare me e la prof. Zanella ci sarà la prof. Anita Gheller, esperta di teatro, che avete conosciuto in questi giorni.
Beh, cosa ne dite? Vi piace l'idea?

Mercoledì 11 novembre

Faccio un'integrazione a questo post facendovi vedere un po' di teatro vero.
Sbirciando qui e là ho trovato questo pezzo dallo spettacolo "Favole alvideotelefono" di Carlo Presotto, attore, regista e drammaturgo che dedica gran parte del proprio lavoro alla delicata relazione tra mondo dell’infanzia e mondo adulto attraverso spettacoli di prosa e teatro musicale.
Le favole che vengono raccontate il questo spettacolo sono tratte dal celebre libro di Rodari "Favole al telefono". Dopo una breve introduzione sentirete "Il palazzo di gelato". Vi ricorda qualcosa?
Ah... chissà come sarà il mondo visto da una coppetta di gelato...
Per vedere il video cliccate sulla freccetta in basso a sinistra. Buona visione!!

domenica 1 novembre 2009

PINOCCHIO


Chi non conosce la storia di Pinocchio scritta da Collodi e pubblicata a puntate a partire dal 1881 sul "Giornale dei bambini"? In questa storia c'è un naso che si allunga, ci sono code e orecchie che si spuntano a sorpresa, ci sono furboni, cattivi, impostori, ma anche fate buone, babbi pazienti e grilli parlanti, mostri marini e monelli... E' un libro meraviglioso e avventuroso che non invecchia, che continua a esser tradotto in tutto il mondo, da cui vengono tratti film e musical, tanto che questo burattino/bambino può essere considerato simbolo dell'umanità intera.
Voi che cosa ne pensate? Vi piace questa storia?
In questi giorni la potrete vedere in TV, nel caso non la ve la ricordiate più...