Cinecefali

Published on Giugno 23rd, 2012 | by Carla De Felice

Detachment – Il distacco

Detachment, USA 2011

 

Regia:  Tony Kaye
Genere: drammatico
Durata: 97 minuti
Lingua originale: inglese
Cast:  Christina Hendricks, Adrien Brody, James Caan, Lucy Liu, Bryan Cranston,  Marcia Gay Harden, William Petersen, Blythe Danner, Tim Blake Nelson, Doug. E. Doug, Louis Zorich, Sami Gayle, Mary joy, Ralph Rodriguez

Sceneggiatura: Carl Lund

Montaggio: Michele Botticelli, Barry Alexander Brown
Distribuzione: Officine UBU
Uscita nelle sale: venerdí 22 giugno 2012

Trama: A Henry Barthes, insegnante, viene affidata una supplenza in una scuola degradata della provincia americana.


Dici sempre di stare bene, ma lo so che mi nascondi delle cose

Barthes è un uomo solitario, taciturno. Sta sempre sulle sue e non racconta mai niente di sé. Sembra uno convinto, sicuro, ma dai suoi occhi traspaiono tristezza, solitudine e dolore. Di professione fa l’insegnante, non di ruolo ma supplente: forse pensa che così riuscirà a non affezionarsi agli allievi e a dare loro in poco tempo una lezione di vita.

Gli viene affidato un incarico molto delicato: una supplenza di un mese in una scuola della periferia che lotta per sopravvivere al degrado e ai tagli di budget. E lì dovrà confrontarsi con una realtà dura: insegnanti frustrati e demoralizzati, alunni abbandonati a se stessi e disinteressati, famiglie assenti o arroganti.

Barthes, che ha sempre cercato di affrontare tutto con distacco emotivo e senza lasciarsi coinvolgere, trova qui qualcosa che riesce a sfiorare il suo tallone di Achille… Lui ha un peso che lo opprime, una sofferenza nascosta, e l’incontro con una giovane prostituta contribuirà a scalfire la sua corazza di fragile stabilità.

Molto saggio da parte del regista lasciar solo trapelare questo dolore – soprattutto grazie all’incredibile espressività di Adrien Brody e all’uso di flashbacks – senza spiegarlo da subito. In questo modo il personaggio guadagna un’ulteriore intensità.

Il distacco però non si limita a raccontare la storia di un supplente e della sua missione scolastica, o il suo incontro con una giovane prostituta. È un film molto più complesso, pieno di sfumature, dove il degrado della società odierna viene proiettato in quello della scuola. Perché la scuola rappresenta il punto di partenza, la fase di formazione delle generazioni future, e se questa va alla deriva è inevitabile che si avranno ripercussioni sull’intero sistema. Diventare insegnante è difficile perché è una vocazione, è una scelta di vita. Diventare insegnante significa intraprendere una missione, dedicarsi a essa con anima e corpo, consapevoli del fatto che spesso è impossibile staccare la spina senza portare i problemi a casa una volta suonata la campanella. Gli insegnanti hanno un’enorme responsabilità: su di loro grava il peso del futuro dei ragazzi, delle loro scelte, delle loro passioni. Ma spesso devono scontrarsi con la triste realtà dell’indifferenza e dell’ignoranza. E in una scuola come quella del film, questo peso viene amplificato ancora di più, perché la scuola rappresenta l’ultima ancora di salvezza per i suoi alunni, l’ultima possibilità di riscatto per salvarli da un futuro logoro e senza speranza.

Tony Kaye – giá regista di American History X – riesce benissimo in questo suo lavoro: cast straordinario (oltre al bravissimo Adrien Brody, di cui abbiamo già parlato, meravigliosi James Caan, Marcia Gay Harden, Lucy Liu, Tim Blake Nelson, per citarne solo alcuni), scelte registiche eccellenti, fotografia in bianco e nero in contrasto con le immagini a colori, animazioni, stile a volte documentaristico, ricorso costante alla letteratura e alla poesia. Un film triste, malinconico ma estremamente poetico. Che ti tocca il cuore e ti fa riflettere, perché le situazioni raccontate non riguardano solo quella scuola, ma sono universali, e accadono quotidianamente dovunque, non solo nella periferia americana, e che forse evitarle non sarebbe poi così difficile.

Carla De Felice


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Detachment – Il distacco Carla De Felice

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3

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L'unico vero realista è il visionario.



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