La Resistenza nel documentario italiano

Iniziamo questa carrellata nel “Cinema della Resistenza” da una delle sue pietre miliari: Giorni di gloria (1945, 70’) di Luchino Visconti e Marcello Pagliero, con il coordinamento di Giuseppe De Santis e Mario Serandrei. Il documentario rievoca l’oppressione nazifascista avvalendosi di vari filmati girati per l’Italia, compreso il massacro delle Forze Ardeatine, riprodotto nella sua cruda atrocità. Per conto dell’esercito anglo-americano, Visconti filma il processo contro l’ex questore di Roma Pietro Caruso; la reazione popolare culminata nel linciaggio di Donato Carretta, direttore delle carceri di Regina Coeli, in seguito al quale il tribunale dovrà trasferirsi dal Palazzo di Giustizia a Palazzo Corsini; la fucilazione di Caruso (21 settembre ’44), del delegato Scarpato e di Pietro Koch, responsabile della Pensione Jaccarino, famigerata prigione fascista dedita a torture e sevizie, dove lo stesso Visconti era stato imprigionato. Giorni di gloria inaugura il quadro culturale del rinascente cinema italiano, esprimendo una ferma adesione al pensiero progressista (approfondimenti nel libro Giorni di gloria. Gli scritti. Un film di Mario Serandrei, Il Castoro, 1999).

La nostra guerra di Alberto Lattuada (1945, 15’) documenta l’8 settembre 1943 e le azioni del Corpo di Liberazione Nazionale. É un film di montaggio (con il commento di Antonio Pietrangeli) che celebra quel piccolo esercito che si affiancò all’Ottava Armata, risalendo l’Italia per arrivare fino a Milano.

Aldo dice 26 x 1 di Fernando Cerchio e Carlo Borghesio (1946) è il risultato di una singolare operazione realizzata a Torino nei giorni della Liberazione. Cerchio e Borghesio stavano realizzando un film di finzione presso gli stabilimenti Fert, quando l’imminente insurrezione li indusse a testimoniare il drammatico momento storico che stavano per vivere. I due raccolsero vario materiale girato in periodo clandestino (come la manifestazione del 1° maggio in piazza Castello) e girarono ulteriori scene ricostruite, per dare al film un organico svolgimento narrativo. Il titolo riprende il famoso ordine in codice emanato dal C.M.R.P. per annunciare il giorno (26) e l’ora (1) nella quale sarebbe scoppiata l’insurrezione.

Altro testo fondamentale è Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana di Fausto Fornari (1953, 12’), tratto dall’omonimo libro pubblicato nel ‘52 da Einaudi. Attraverso le lettere che i partigiani inviarono alle loro famiglie prima dell’esecuzione, si rievocano i luoghi dove vissero e lottarono, ripercorrendo le strade che i condannati attraversarono sul camion che li conduceva alla fucilazione. Un punto di vista estremo che ottenne un grande successo di critica (Premio miglior cortometraggio al Festival di Venezia).

Nel 1954, i fratelli Paolo e Vittorio Taviani realizzano insieme a Valentino Orsini e a Zavattini il loro primo documentario: San Miniato, luglio ’44. Una commemorazione, attraverso il racconto dei protagonisti, della strage nazista compiuta dieci anni prima nella cattedrale del paese toscano (episodio che verrà poi ripreso nel loro celeberrimo La notte di San Lorenzo, 1982).

Tra i primi cortometraggi di Elio Petri, I sette contadini (1958) è dedicato alla vicenda dei sette fratelli Cervi, eroi della Resistenza e fautori di una fervida attività antifascista, fucilati dai tedeschi il 28 dicembre ‘43 nel Poligono del tiro a segno di Reggio Emilia.

16 ottobre 1943 di Ansano Giannarellli (1960, 13’) rievoca la sera nella quale i rappresentanti della Comunità Israelitica di Roma vengono informati dal maggiore delle SS Herbert Kappler che entro due giorni gli ebrei dovranno versare cinquanta chili d’oro, altrimenti duecento di loro verranno deportati in Germania. Il quantitativo richiesto è raggiunto e superato; ma all’insaputa delle truppe tedesche a Roma, il 15 ottobre giunge dal nord un reparto specializzato delle SS… Giannarelli narra questo tremendo episodio con rara efficacia: il terrore e l’angoscia di quelle giornate rivive con bruciante drammaticità.

Via Tasso di Luigi Di Gianni (1960, 15’), selezionato all’Oscar per il Miglior Documentario, visita a quindici anni di distanza il palazzone di via Tasso (periferia di San Giovanni in Laterano, Roma), sede nazista dell’“SS Kommandantur”, da dove Kappler coordinava tutte le azioni contro i partigiani. Tristemente famosa, l’ala numero 155 del palazzo ospitava le carceri e le celle di tortura, nelle quali furono straziati e uccisi centinaia di patrioti, operai, contadini, militari, sacerdoti, studenti.

Il volto della guerra di Libero Bizzarri (1960, 7’) è uno straordinario ritratto del pittore satirico George Grosz e della sua opera dedicata ai deportati, ai campi di concentramento, all’ipocrisia grassa e cieca del mondo borghese. I suoi quadri illustrano meglio di qualsiasi testo la Germania del 1918, la Repubblica di Weimar, fino all’avvento di Hitler, quando Grosz è costretto a fuggire negli USA.

La “menzogna” di Marzabotto di Carlo Di Carlo (1961, 20’) è la pronta replica cinematografica ad un clamoroso saggio revisionista di Lothar Greil che cercava di riabilitare il maggiore Walter Reder (la “jena di Marzabotto”, responsabile del massacro di 1.830 civili sull’Appennino emiliano), definendolo un “eroe”, un soldato che semplicemente compì il suo dovere. Il documentario confuta punto per punto le falsità di Greil, senza sfociare in una polemica infervorata, ma analizzando il clima del barbaro episodio e lasciando parlare i fatti nella loro nuda evidenza.

Cinegiornale della pace (1963, 67’) è un film ideato da Zavattini e girato da vari autori, tra i quali Luigi Di Gianni, Giuseppe Ferrara, Ansano Giannarelli. Contiene testimonianze, interviste e inchieste sul tema della pace; uno dei capitoli è dedicato alla strage di Marzabotto, ricordata da tre superstiti all’interno del cimitero del paese. Si tratta del prototipo di quelle iniziative di cinema indipendente e collettivo su temi sociopolitici che Zavattini continuò a promuovere con i “Cinegiornali liberi”.

Sulla Resistenza in Emilia è da citare La buona stagione di Renzo Renzi (1965, 35’), che cerca di cogliere senza retorica le caratteristiche di quel periodo, attraverso immagini dell’Emilia degli anni ’60. In tal modo, Renzi restituisce alle vicende della Resistenza il suo connotato di patrimonio collettivo, per un popolo che amava integrare la dimensione eroica negli aspetti più quotidiani del lavoro contadino e operaio.

La donna nella Resistenza di Liliana Cavani (1965) è un’antologia di interviste a donne che hanno partecipato alla lotta partigiana, contraddicendo in ciò la concezione storiografica del tempo, che ancora riteneva marginale la presenza femminile nel movimento di Liberazione. Oltre che sorelle, mogli, amiche di caduti e prigionieri, le donne furono anche responsabili di alto livello. Tra l’altro, il documentario rivela che la liberazione di Pertini da Regina Coeli venne organizzata da Marcella Monaco, moglie del medico del carcere.

Fossoli di Carlo Di Carlo (1965, 10’) raccoglie varie testimonianze di ex deportati per ricordare il campo di smistamento di Fossoli (a pochi chilometri da Carpi), dolorosamente noto come tappa preliminare per l’invio dei prigionieri verso la Germania.

Vidali, una lezione di antifascismo di Franco Giraldi (1971) è un ritratto di Vittorio Vidali, il leggendario “comandante Carlos” delle Brigate Internazionali, nella sua inesausta azione antifascista: la lotta in Usa a favore dell’emigrazione contro mafia e criminalità, l’attività nel Soccorso Rosso internazionale, le manifestazioni a favore di Sacco e Vanzetti, la solidarietà per i minatori del Nicaragua in sciopero… Un uomo politico trasformato in capo militare, che diviene protagonista nella Guerra di Spagna, nel ‘36 nella difesa di Madrid e nel ’37 a Guadalajara, con la sconfitta dei fascisti italiani.

Nascita di una formazione partigiana di Ermanno Olmi e Corrado Stajano (1973, 62’) si apre nello studio dell’avvocato Duccio Galimberti, a Cuneo, covo segreto dove ebbe origine un piccolo nucleo di partigiani, che si riunì poi il 12 settembre a Madonna del Colleto, sopra Valdieri. Viene rievocato il dramma di Boves, incendiato dai nazisti per rappresaglia dopo aver trucidato 23 persone. Ma il movimento partigiano non viene soffocato: altre bande sorgono, si rafforzano ovunque, si moltiplicano i colpi di mano e i sabotaggi, come la distruzione del viadotto ferroviario di Vernante. Sequenze ricostruite si alternano a testimonianze e a letture di diari e memorie. La didascalia finale riporta una frase di Giacomo Ulivi: “Non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere.”

Lotta partigiana di Paolo Gobetti e Giuseppe Risso (1975, 60’) organizza in una sorta di lezione filmata sequenze girate in varie parti d´Europa nel corso della Resistenza. Avvalendosi di numerose testimonianze dirette, si mostra l’attacco tedesco alle formazioni del maquis francese sull’altipiano del Vercors (giugno-luglio ‘44), la vita quotidiana e l’organizzazione delle bande partigiane, la liberazione di Parigi, la lotta partigiana in Jugoslavia, l’insurrezione dell’aprile 1945 nel nord Italia.

Piazzale Loreto di Damiano Damiani (1981) è una lucida riflessione sul concetto di “memoria storica”. Su questa strage esistono vari documenti audiovisivi, ma che cosa riescono a mostrarci? Solo vittime. Che, purtroppo, somigliano a tante altre vittime. I cinegiornali, i documentari, sono ormai divenuti pezzi da museo: rimangono ammassati negli archivi, per essere tirati fuori di tanto in tanto… Ma essi per noi non costituiscono mai delle “presenze quotidiane”, non sono in grado di resuscitare a pieno il senso di una tragedia storica. Alla fotografia, registrata e fissata per sempre, riproducibile all’infinito, ottima soltanto per le celebrazioni, Piazzale Loreto tenta di opporre una memoria “attuale”, vivace, capace di muoversi in avanti.

Le prime bande di Paolo Gobetti (1983, 60’) rievoca gli albori della guerra partigiana, esaminando le difficoltà e gli entusiasmi di quei primi tentativi. Alle parole degli intervistati fanno da contrappunto filmati autentici del periodo. Si parla dei problemi di “apprendistato” di questa nuova forma di lotta, gli imprevisti quotidiani, i risvolti anche dolorosi nell’esercizio della giustizia, la creazione di nuovi, concreti ideali.

Dante Albanesi

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Ovviamente, la filmografia sin qui citata costituisce soltanto la produzione “di punta” di un immenso repertorio di testi audiovisivi (anche di livello amatoriale) che in questi sei decenni hanno raccontato la Resistenza. Negli ultimi dieci anni, grazie anche alla diffusione delle tecnologie digitali e dei canali satellitari tematici, questo genere ha scoperto un rinnovato fervore, e la produzione è aumentata in quantità e qualità. Nel campo del “Cinema della Resistenza” è dunque doveroso ricordare anche i seguenti titoli, alcuni accompagnati da brevi sinossi.

Roma 1944: l’eccidio delle Cave Ardeatine del Circolo Romano del Cinema “Riccardo Napoletano” (1994, 50’)

Cichero di Daniele Gaglianone (1995, 50’)

Riflessioni sull’esperienza partigiana di un gruppo di “ribelli” del genovese e dell’alessandrino.

Crimini del pensiero di Mino Crocè, Guido Wilhelm, Franco Ciusa (1994, 17’)

Una corrente d’opinione che nega spudoratamente una tragica realtà storica e che ostinatamente ignora inconfutabili prove documentali, può essere considerata colpevole?

Quell’Italia del ’43 – L’armistizio di Massimo Sani (1993, 78’)

La risiera di San Sabba di Gianfranco Rados (1994, 27’)

Testimoni e protagonisti di Elisa Mereghetti (1994, 25’)

Barricate di Alessandro Scippa (1995, 28’)

Alcuni protagonisti delle Quattro giornate di Napoli raccontano le loro esperienze personali di quei giorni.

Dybbuk – Memorie dei campi di Alessandro Amaducci (1996, 30’)

L’inferno dei lager, con le poche immagini d’epoca caparbiamente raccolte in tutta Europa da Miriam Novitich e con quelle girate dagli Alleati al momento della Liberazione.

Il fiore e il passero – Storie di lager di Daniela Giacometti (1995, 35’)

Giovani di Lorenzo Chiabrera (1995, 35’)

Un discorso attualizzato sulla Resistenza, cercando di avvicinarsi alle tematiche del mondo giovanile.

Oggi è un altro giorno. Milano 1945-1995 di Bruno Bigoni e Giuseppe De Santis (1995, 38’)

La resistenza a Milano, rivista attraverso gli occhi e le parole di un gruppo di ragazzi di oggi che, con gli avvenimenti di cinquant’anni prima, sembrano non avere più alcuna dimestichezza, né alcun rapporto.

Pensieri da Mauthausen – Nel 50° anniversario della Liberazione di Damiano Bardelloni (1995, 15’)

Un popolo per la libertà. La Resistenza in Italia di Sebastiano Rendina (1995, 38’)

Presenze di Giuseppe Santini (1995, 32’)

Il 12 agosto ‘44, alcune compagnie naziste guidate dal maggiore Walter Reder, piombano sul paese di Sant’Anna di Stazzema, nell’Alta Versilia: uno degli eccidi più spaventosi della seconda guerra mondiale.

Pianoro, Strada Statale 65 di Matteo Belli (1995, 75’)

L’avanzata degli Alleati si arresta sull’appennino tosco-emiliano sino alla primavera. Il paese di Pianoro viene sistematicamente distrutto dai bombardamenti, la popolazione cerca scampo tra boschi e colline…

Avevo solo 13 colpi di Lorisa Andreoli e Stefano Wiel (1996, 50’)

Interviste a 55 partigiane e partigiani della resistenza veneta.

Formazione Paolini – Per non dimenticare di Elio Tremaroli (1996, 34’)

Commemorazione della fucilazione di tre partigiani di San Giovanni Valdarno, avvenuta a San Benedetto del Tronto nel quartiere Santa Lucia.

La guerra dimenticata – Viaggio tra i partigiani d’Abruzzo dal Sangro alla libertà di Massimo Sani (1996, 2 episodi di 54’ e 60’)

Mai tardi di Armando Ceste (1996, 55’)

Un gruppo di partigiani della Val Susa, in Piemonte, si ritrova dopo cinquant’anni nella stessa “piola”, da dove, giovani di 16-18 anni, partirono per le montagne per formare le prime bande.

Negli occhi della luna di Vittorio Pettinella (1996, 42’)

Memorie tra resistenza e deportazione.

Partisans – La storia del battaglione Corbari di Antonio Spino (1996, 90’)

Taro. Una storia resistente di Luciano Mattaccini (1996, 48’ 51”)

Il racconto di Taro, partigiano combattente nella 48° Brigata Garibaldi Langhe.

Canto per il sangue dimenticato di Luigi Faccini (1997, 79’)

13-14 giugno ‘44: i minatori di pirite della Niccioletta vengono rastrellati, 83 di essi uccisi. A comandare la strage sono i tedeschi, ad eseguirla sono i militi dello RSI. Italiani uccidono italiani.

Un futuro per la memoria – Viaggio da Prato a Ebensee di Massimo Sani (1997, 71’)

Montecchio, l’ultima fortezza di Pierluigi Grosso (1997, 21’)

Sant’Anna, il sentiero dei fiori spezzati di Paolo Bertola (1997, 31’)

Prigionieri italiani di Massimo Sani (1998, 110’)

14 di Stefano Pasetto (1999, 15’)

Vita della militante antifascista Mildred Harnack-Fish, una donna dalla straordinaria memoria, nata a Berlino 55 anni fa, ma cresciuta a New York. Una riflessione sulla memoria e sulla rimozione.

Bulow di Fausto Pullano e Silvia Savorelli (1999, 54’)

“Bulow” è il nome di battaglia (ispirato ad un famoso stratega militare) del comandante Arrigo Boldrini, medaglia d’oro al valor militare.

Dante Albanesi

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