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Gili Meno - agosto 2009

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Osservando gli alberi spogli di questi primi giorni d’autunno, da cui cadono foglie ingiallite che vanno lentamente a confondersi tra i miei ricordi, Gili Meno sembra un paradiso perduto, per sempre.  

Pochi giorni prima di approdarvi, eravamo euforicamente sbarcati presso la più grande Trawangan, dove ben presto, però, il mito delle Gili, che aveva dolcemente accompagnato i nostri sogni nei mesi precedenti, andava inesorabilmente in frantumi dinnanzi alla nutrita presenza di turisti, alloggi, svariati locali in cui far baldoria fino a notte fonda. 

Gili Trawangan, Gili Meno e Gili Air, ubicate a breve distanza dalla costa nord-occidentale di Lombok, ritraggono idealmente a pieno diritto lo stereotipo del classico atollo corallino da cartolina, costituendo ormai da anni una tappa imprescindibile per gli amanti del tropico che viaggiano in Indonesia.

Sapevamo che Trawangan fosse quella maggiormante battuta tra le tre più famose Gili, nome che si pronunzia Ghili, e che significa letteralmente “piccola isola” in bahasa Indonesia, ma mai avremmo immaginato l’elevato livello raggiunto dal suo sviluppo turistico, e, sebbene ci si possa ancora facilmente ritagliare il proprio spazio lungo i molteplici tratti poco frequentati delle sue coste, non corrisponde propriamente a quelli che sono i nostri personali gusti.

Così, mentre attraversiamo in barca il canale che la separa da Meno, pensiamo che siamo probabilmente arrivati troppo tardi da queste parti, ed i rimpianti viaggiano più velocemente delle piccole onde di questo indaco mare, che cambia gradualmente sfumature mentre ci avviciniamo alla costa, diventando progressivamente azzurro, celeste, verdognolo, fino a quando i colori stessi lasciano il posto alla trasparenza assoluta, facendo nitidamente intravedere i fondali corallini nei quali nuotano pesci multicolore.

Meno ci accoglie in questo modo, oltre che con un desolato pontile su cui nessuno sembra attendere i visitatori in arrivo, accostato ad una ristretta fila di beruga costruite lungo i suoi fianchi, ed ubicate dunque proprio fronte mare. Anche qui, infatti, come nelle altre due isolette, queste basse palafitte aperte sui quattro lati, comunemente chiamate Hansad, fanno quasi parte integrante del paesaggio, e  rappresentano una costante dove pranzare, cenare, o più semplicemente oziare durante l’arco della giornata, sdraiandosi comodamente su dei grossi cuscini.

La più bella spiaggia di Gili Meno, posizionata a brevissima distanza dal nostro bungalow, si trova proprio appena a sud del suddetto pontile, lungo il lato orientale dell’isola. La raggiungiamo in breve, non appena posati i bagagli, constatando sin da subito la scarsa concentrazione turistica presente sull’isola. Sarà probabilmente dovuto al fatto che siamo arrivati alla fine di agosto, ma sulla lunga spiaggia ci sono davvero poche persone, quasi a rivalutare simbolicamente quel mito delle Gili precedentemente sfatatosi a  Trawangan, e così sarà durante l’intero arco del nostro soggiorno.  

Qualche sparuto albero sotto cui trovare refrigerio, la piatta sagoma di Gili Air di fronte, e quella più mastodontica di Lombok sulla destra, entrambe separata da un mare incantato dai classici riflessi smeraldini, fatto magistralmente brillare dai raggi solari fino a conferirgli varie sfumature di azzurro e verde che si alternano ripetutamente nel corso della giornata.

Il primo venditore ambulante si presenta dopo circa cinque minuti, seguito nel tempo da altri cinque o sei, i quali già sapevano che eravamo italiani e ci saremmo trattenuti sull’isola qualche giorno, secondo la collaudata e sempre efficace regola del passaparola. Fanno giornalmente la spola con Lombok, nella speranza di vendere qualcosa ai turisti, che evidentemente di questi tempi scarseggiano a Meno. Dopo aver provato a rifilarti un braccialetto, un succoso mango, delle dolcissime ananas, o qualche perla spacciata come autentica, hanno più o meno tutti da raccontarti una storia, e desiderano scambiare quattro chiacchiere, indipendentemente se hanno venduto o meno qualcosa. Difatti, la stessa popolazione delle Gili ha quasi del tutto abbandonato la professione di pescatore per dedicarsi alle più redditizie attività turistiche, e se questo ha da un lato indubbiamente snaturato il naturale e secolare contesto socio-culturale degli isolani, dall’altro ha contribuito a preservare  i fondali ed il relativo patrimonio naturalistico del favoloso mare che lambisce questi lidi, purtroppo seriamente compromesso dalla squilibrata pesca perpetrata in passato con la dinamite ed il cianuro.

Di sera fa il cameriere presso uno dei pochi ristoranti presenti sull’isola, mentre di giorno dirige con maestria le attività del Blue Ocean, coordinando le escursioni in barca mirate prevalentemente allo snorkeling. Gli avevo fatto presente che ci eravamo già immersi lungo il Meno Wall durante un’escursione giornaliera effettuata da Trawangan, riuscendo però ad avvistare una sola tartaruga, ma ha mantenuto pienamente la sua parola quando, tuffandoci dalla sua barca nei punti sapientemente indicatoci, osserviamo in poco più di mezz’ora una decina di tartarughe di varie dimensioni, oltre a spettacolari e gigantesche tridacne. Ripeteremo in seguito l’esperienza raggiungendo gli stessi punti da soli, mentre con la barca di Dean ci recheremo un paio di volte a Gili Air, la quale presenta a nostro avviso i migliori coralli della zona ed una nutrita presenza di spettacolari stelle marine blu di notevole grandezza, malgrado lo snorkeling alle Gili, perlomeno secondo quella che è stata la nostra esperienza, può deludere per l’assenza totale o quasi di pesci di grosse dimensioni.

Se qualcuno pensa che i galli cantino esclusivamente al sorgere del sole dovrebbe soggiornare a Gili Meno, dove più o meno dalle due, fino a mattina inoltrata, i numerosi galli presenti sull’isola dettano incessantemente la colonna sonora della notte, a cui fa eco, se si dorme come nel nostro caso nelle vicinanze della spiaggia, l’incessante rumore del mare.

L’interno dell’isola è caratterizzato da fitti boschetti di palme da cocco e da un minuscolo villaggio in cui la cui vita scorre lentamente dettata da ancestrali ritmi rurali. Al centro del villaggio sorge l’immancabile piccola moschea, molto attiva in questi giorni di Ramadan.

Nei paraggi c’è anche un piccolo parco in cui è possibile osservare vari tipi di uccelli, dove si accede in compagnia di un’anziana signora che funge da guida e di un nutrito gruppo di bambini, dopo aver pagato un doveroso ed esiguo obolo. Poco oltre, si trova un piccolo lago salato, aldilà del quale si raggiunge in breve la costa ovest.

La magia di Gili Meno è data dai suoi piccoli abitanti, sempre pronti a regalarti un sorriso, a salutarti, a provare a familiarizzare con la nostra bambina grazie a due o tre ripetitivi termini pronunciati in un cantilenante inglese

Durante la sera le possibilità per la cena si riducono drasticamente, e la scelta ricade inevitabilmente sullo spartano Rust Warung, l’unico ad offrire una maggior scelta di pietanze che esulano dalle improponibili pizze proposte dal Vila Nautilus e dal Mallia’s Child, ed anche l’unico ad esporre in maniera poco elegante del pesce fresco su dei cartoni, sul quale però, soprattutto per Valentina, andiamo abbastanza cauti dopo aver appreso a Trawangan delle tante persone che erano state male a seguito di intossicazioni alimentari, con sintomatologie caratterizzate da febbre alta e vomito, oltre ad essere venuti altresì a conoscnza che un paio di bambini erano addirittura dovuti ricorrere a trattamento di flebo presso la clinica del Vila Ombak Hotel.

Ci si accontenta quindi spesso anche di un semplice nasi goreng con del pollo fritto, che consumati nell’intimità dell’hansad in riva al mare, sotto un cielo cosparso di stelle, ed accompagnati da una buona birra, possono risultare in quel momento come le migliori pietanze desiderabili.

Ma il sogno di Gili Meno consiste anche e soprattutto nelle prolungate passeggiate effettuate lungo le sue spiagge solitarie, costituite prevalentemente da coralli morti e disseminate da centinaia di conchiglie dalle forme più disparate, rese ancor più affascinanti quando la bassa marea rende visibili decine di stelle marine. Un silenzio irreale scandisce il tempo ogni sera, quando in perfetta solitudine compiamo il periplo dell’isola, facendo in modo di giungere prima del tramonto lungo il versante occidentale, in maniera tale da contemplare il sole che cala lentamente dietro Gili Trawangan, mentre ci accomodiamo al piano superiore di una palafitta dello spartanissimo Diana Caffè, consumando lautamente degli squisiti succhi di frutta tropicale spremuta all’istante, od una Bintang ghiacciata. Torniamo quasi sempre a piedi al nostro bungalow, salvo in un paio di occasioni in cui ricorriamo ad un passaggio su uno dei pochi carretti trainati da pony, localmente chiamati Cidomi, i quali rappresentano l’unico mezzo di trasporto disponibile alle Gili.

Riesce probabilmente difficile associare un concetto romantico ad un comune soggiorno balneare, soprattutto quando forse mancano nel medesimo contesto i classici canoni legati al lusso o quantomeno alle comodità, eppure Gili Meno ha saputo regalarci giorni intrisi di assoluto sentimento e romanticismo proprio grazie alla sua semplicità, al poter percepire il lento scorrere del tempo, alla spontaneità dei suoi abitanti, alla naturalezza ripetuta di un semplice gesto quale gustarsi magari una Bintang in riva al mare osservando un tramonto che non è poi nulla di speciale, alle sue tante naturali bellezze, alla sua genuina spartanità.

Le aspettative inizialmente riposte nelle Gili sono state qui rispettate, e fissando oggi su carta i ricordi legati a questo piccolo lembo di paradiso, mi accorgo di averlo certamente perduto, ma forse non per sempre. 

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