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Freddo di Tramontana beccacce in arrivo

Un carniere di beccacce sui monti della Calabria in un freddo mese di
dicembre.Quando ancora i divieti e i parchi erano lontani da venire.


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In questi giorni improvvisamente, come mai in altri anni, la temperatura si è abbassata e il freddo ha cominciato ad imperversare. Una fredda e secca tramontana ha spazzato i monti posti a riparo della città e li ha resi puliti e estremamente visibili.Sembra di toccarli con mano. Molti si sono lamentati per il freddo io no. Sono appassionato di questo poderoso e secco vento che viene dall'est. Lo amo fin dalla mia più giovane età e mi fa sentire anche più in gamba, si respira,si cammina,si mangia e si dorme meglio. Ovviamente qualche coperta sul letto non guasta e il blusotto di piumino deve essere a portata di mano.Perché lo amo? Semplice, smuove le beccacce. E i tordi. E tutti gli altri migratori. Vengono dai paese dell' estremo nord/est o est a rifugiarsi nel bacino del Mediterraneo, notoriamente più temperato, per trovare cibo e riparo. Le Beccacce sono le più sensibili. Attorno al 14/15 d'ottobre sui monti se ne incontra sempre qualcuna, se uno la vuole e la sa cercare con un buon cane. Ricordo che io ed i miei compagni di caccia andavamo a "Quaresima" in Sila alta a frugare in certi faggeti. Sono posti collocati a solatio, in una vallata che porta fino alle creste non senza fatica. Alla base della valle siamo sui 1400 metri di altitudine. I cani indovinavano che cosa si cercava.Bastava la natura dei luoghi a suggerirglielo e la composizione delle vegetazione. Odore di castagne, di essenza di pino, terreni freschi e umidi. Le uste sono sempre bene marcate complice l’umidità e il tempo fresco. I cani filavano sulla passata e andavano a fermare come statue. Spesso erano padelle perché i luoghi erano molto "vestiti" nell'ottobre, il freddo intenso ancora non si era sentito. Non di meno era un vero divertimento, un godimento per gli occhi. Le carezze sulle teste dei nostri setter erano copiose. Ricordo che un anno,proprio di questi tempi, andai su per monti verso la riserva demaniale al "Cozzo del Telegrafo" con mio cugino Galy.Cercavamo beccacce coi miei cani.Lui aveva fatto generosamente il sacrificio di accompagnarmi dato che sentiva più forte la passione per i segugi e cacciava la lepre con maestria non uguagliata. Ebbene era di ottobre inoltrato.Uno dei cani partì lungo, tagliò l'angolo di una stoppia ancora non rivoltata dall'aratro e andò verso la pineta soprastante. Fermò bene in mezzo ai pini stando in tensione come se avesse davanti qualcosa di strano. Mi avviai dando cenno a mio cugino che fece anche lui qualche svelto passo per seguirmi. Stavo ormai sul cane,fucile pronto e sicura ormai levata,scrutavo il setter convinto che guidasse verso la beccaccia che aveva avuto tempo di sottrarsi di pedina.Invece nulla. Stava fermo e girava gli occhi verso di me, colsi negli occhi un certo disagio anzi una sorpresa. Mi avvicinai ulteriormente detti un segno a mio cugino che sorpassò sulla destra mentre io avanzavo a sinistra del cane. Partì una quaglia grossa e pesante, sorpreso da questo involo tirai una fucilata a bruciapelo che la buttò giù. Pensavo di averla frantumata invece era stata appena toccata ed era bella e liscia come fosse viva. Una quaglia di eccezionale pesantezza come eccezionale era il suo albergo, fra i pini e a ottobre inoltrato, con un freddo persistente e minaccia di neve. Ben ti sta mi dissi. Dovevi partire prima. Non fu certo la prima e nemmeno l'ultima che incontrai in ottobre, in novembre.Una volta anche in gennaio il cane fermò e se ne involarono cinque una dopo l’altra, morirono tutte. Mai però ne avevo trovato a quelle altezze e con quei freddi. A proposito, beccacce quel giorno niente. Così va la vita e così è la caccia.Piena di sorprese.









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