documentazione - Lettera al Consiglio comunale di Campagnola

documentazione

Mauro Pedrazzoli, Sindaco
Aristide Gozzi, Vice-Sindaco
Francesco Biancoli, Leader dell'opposizione (come si dice adesso)
Comune di Campagnola E.
(Reggio E.)

  ".... Io penso che la storia ti piace, come piaceva a me quando avevo la tua età, perchè riguarda gli uomini viventi e tutto ciò che riguarda gli uomini, quanti più uomini possibile, tutti gli uomini del mondo in quanto si uniscono tra loro in società e lavorano e lottano e migliorano se stessi non può non piacerti più di ogni altra cosa." A.Gramsci "Lettere dal carcere", Ed. Einaudi 1971.

Cari concittadini,

  nel momento in cui, per la prima volta dalla fine della guerra, sulla scena politica di Campagnola è presente una nuova maggioranza, ed anche una affatto nuova opposizione, e nel momento in cui, con l'espansione urbana del paese, si porrà il problema di una nuova toponomastica, mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione alcuni nomi da assegnare alle nuove vie.

  Vorrei suggerire i nomi di Don Umberto Pessina, del Cap. Fernando Mirotti e di Natalino Lodini, tutti e tre accomunati dallo stesso tragico destino, e cioè quello di essere stati assassinati da bande di ex-partigiani nel clima di violenza politica dei primi anni del dopoguerra. Ricordo brevemente la figura delle tre vittime.

  1. Don Pessina. Sulla vicenda Don Pessina (Giugno '46) è apparso recentemente un poderoso volume di Germano Nicolini (Diavolo) (G.N. "Nessuno vuole la verità. Il processo Don Pessina", Ed. Dea Cagna 1993). Dal libro, ma anche dal dibattito processuale del recente processo di revisione, emerge che il povero prete di S. Martino di Correggio venne ucciso per futili motivi, in pratica si intendeva spaventarlo perchè desistesse dal compiere ricerche sulle fosse comuni di "scomparsi" nei primi giorni del dopo Liberazione.
  2. Cap. Mirotti. La vicenda del Cap. Mirotti (Agosto '46) è tornata alla ribalta della cronaca in questi ultimi anni, in occasione del processo di revisione per tre degli imputati già condannati negli anni '40 ed ora riconosciuti innocenti. L'uccisione del Cap. Mirotti, ancora per motivi banali, è descritta nel libro di Egidio Baraldi (E.B. "Il delitto Mirotti. Ho pagato innocente", Ed. Tecnostampa 1993) dove sono anche indicati i responsabili dell'assassinio, tra cui, in primis, il famigerato ex-partigiano Bolondi (Maggi). Negli anni '50, calunnie staliniste cercarono di motivare l'assassinio di Mirotti con la sua partecipazione, come ufficiale dell'Esercito Italiano, alla guerra di Spagna, dalla parte di Franco. Si trattava evidentemente di calunnie (non la partecipazione alla guerra di Spagna, ma il motivo dell'uccisione). Vorrei solo ricordare il caso di Davide Lajolo: anch'egli partecipò come ufficiale dell'Esercito alla guerra di Spagna dalla parte dei fascisti. Nel dopoguerra fu poi deputato del PCI per diverse legislature e direttore de "L'Unità" (D.L. "Il voltagabbana", Ed. Il Saggiatore 1964).
  3. Natalino Lodini. La vicenda di N. Lodini (Dicembre '45) è particolarmente toccante, anche perchè, non essendoci stata l'incriminazione di alcun responsabile, non ci fu nessun processo e la sua uccisione venne rapidamente "dimenticata" ("Fu generoso sempre, tolto vilmente" dice la sua lapide al cimitero). Del tutto estraneo a questioni politiche, fu certamente vittima di una "vendetta trasversale" da parte di ex-partigiani, per colpire suo cugino Alberto, ritenuto tra i responsabili della rappresaglia fascista, pochi giorni prima della Liberazione, che si concluse con l'uccisione di tre cittadini inermi di Campagnola.

  Un'ultima questione. Prendo lo spunto da una lettera al "Corriere" (La stanza di Montanelli) del 27 Gennaio di quest'anno, inviata dal Sindaco di Baucina (PA) che informa di aver intitolato una via del paese ai "Martiri delle Foibe". Anche Campagnola credo dovrebbe ricordare i Martiri delle Foibe. Si trattò della prima grande pulizia etnica in Yugoslavia e l'aspetto tragico è che, siccome le stragi vennero perpetrate dai partigiani di Tito, a prendere le difese in Italia delle popolazioni istriane e giuliane furono solo i neo-fascisti, oppure, se qualcuno denunciava le stragi delle Foibe passava immediatamente per fascista. Per ironia della storia, oltre 50 anni dopo è toccato proprio al governo D'Alema mettere a disposizione basi e bombardieri per andare a bombardare gli ex-compagni yugoslavi!

  Insomma, io penso che avesse ragione Gramsci, penso che la storia (tutta la storia, non la storia raccontata a metà come talvolta è stato fatto) debba insegnare qualcosa alle giovani generazioni e che gli eventi di anni terribili che abbiamo attraversato non debbano essere dimenticati. Ritengo giusto che, così come diverse vie del paese sono intitolate a vittime della rappresaglia fascista, altre vie dovrebbero essere intitolate a vittime di ex-partigiani quando la guerra era abbondantemente conclusa. Rimango fiducioso pertanto che, nel clima di auspicata interazione tra cittadini ed Amministrazione Comunale, questi miei suggerimenti possano essere positivamente accolti.

  Cordiali saluti,
  Flavio Parmiggiani
  Campagnola, 14 Febbraio 2000