Progetti-Scuola di Barbiana

Barbiana 2040


BARBIANA 2040
 

La nostra esperienza si lega al progetto Barbiana 2040 ed è raccolta nel libro: “Pedagogia di Lorenzo Milani”[1]. Tale ideazione è maturata lentamente in più contesti: l'Università della Calabria, la scuola don Milani di Lamezia Terme, le scuole di Vercelli, grazie all'associazione Korjack ed è approdata, consolidandosi in una vera sperimentazione, all'Istituto comprensivo "A. Lanfranchi" di Sorisole e in alcune altre aree del Bergamasco. Ciò è stato possibile perché abbiamo sperimentato e verificato il metodo, utilizzato da don Lorenzo Milani in vetta al monte Giovi, con l'aiuto di alcuni suoi allievi. Di grande supporto al nostro lavoro è stata la capacità di ascolto, espressa dai nostri insegnanti-registi, e la loro autocritica incondizionata verso una scuola che dalla fine degli anni novanta ha subìto un processo involutivo, che sembrerebbe inarrestabile.

IL LABORATORIO

I nostri laboratori, introduttivi alla scrittura collettiva, hanno occupato 24 ore settimanali: 2 ore e mezzo per ogni giorno e per 5 giorni consecutivi al mattino in aula, 2 ore e mezzo per ogni giorno e per 5 giorni consecutivi di pomeriggio con gli insegnanti. Al termine della settimana abbiamo incontrato anche i genitori, perché se è vero, come direbbe la neuroscienza, che le mappe concettuali ed emotive si strutturano nei primi due anni di vita, quelli in cui siamo accuditi solo in famiglia e per tutto il tempo, diventa necessario agire di conseguenza e in modo coordinato tra chi opera sia nel luogo dove ci istruiamo e sia nell'ambiente dove abitiamo.

LE CRITICITÀ

I giovani di oggi sono troppo protetti. Educati in un contesto sociale privo di coerenza e fermezza, si ritrovano senza modelli da perseguire e sottoposti a subire gli effetti di un pensiero unico che conduce, ormai a comportamenti omologati. Oggi si dà tutto ai ragazzi e siamo sempre noi adulti a risolvere i loro problemi, ma è proprio in questo modo che togliamo loro ogni desiderio e la volontà di sperimentare direttamente piacere, dolore, successi, delusioni, soddisfazioni e frustrazioni. Chiusi in quella che loro stessi definiscono essere l'arma del silenzio, sono incapaci di vedere i propri limiti e di individuare gli indicatori utili al percorso da intraprendere nella vita. Si sentono incompresi e inascoltati, ma allo stesso tempo non hanno imparato, all'occorrenza, a dire “ no”.
Educati ad evitare qualsiasi forma di conflitto si arrendono di fronte alle difficoltà. Infatti i loro desideri non si trasformano più in attesa, ma si trasformano in un semplice vuoto da riempire. Un vuoto che genera soltanto paura e evita qualsiasi forma di riflessione.

Sono queste motivazioni a spingerci a riconsiderare il valore della discussione, del confronto e se necessario anche dello scontro dialettico, per combattere questo permissivismo che sta generando soltanto passività e disinteresse. Purtroppo la scuola subisce le conseguenze di tale permissivismo educativo, senza riuscire sempre ad offrire una valida alternativa. È questo il criterio con il quale giungiamo a considerare i nostri ragazzi, come fossero dei contenitori da riempire e dimentichiamo che il sapere deve essere costruito attivamente attraverso lo studio partecipato e consapevole. Portare i bambini, i ragazzi a riflettere, a desiderare qualcosa è faticoso, ma necessario per formare la persona del domani, capace, forse, di sapersela cavare, anche nelle problematiche future, che si presentano sempre più difficili, complesse e che stanno mettendo a rischio la sopravvivenza umana.

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INTRODUZIONE AL METODO BARBIANA

A questo punto, è per noi basilare fare partire questa nostra introduzione al metodo utilizzando le parole dei bambini della 4°B della Scuola Primaria di Sorisole, un testo da loro così titolato: “Lo sviluppo del pensiero critico attraverso la scrittura collettiva”.
Il livello alto del loro linguaggio vi sorprenderà, in seguito saranno le parole dello stesso don Milani, estrapolate da una lettera a Mario Lodi, a dare la spiegazione.

“Nella nostra aula, con i banchi disposti in circolo, senza cattedra, in un tempo avalutativo, un tempo dell’indugio e dell’attesa, inizia la lezione inclusiva e multidisciplinare. Edoardo ci pone sempre in situazioni di esperienza aderenti alla nostra realtà per farci interessare e coinvolgere, crea quindi situazioni problematiche di stimolo al pensiero; insieme si identificano le aree da approfondire, si formulano delle ipotesi e si giunge ad una soluzione finale”.

Sempre parliamo di metodo sperimentale, ma, spesso, i laboratori durano il tempo della visita di un esperto. Cascasse anche il mondo, si continua a calare ogni verità dall'alto verso il basso in pianificazioni onnicomprensive e immutabili. Nonostante la vita sia piena di imprevisti, ogni cosa all'interno delle aule è solitamente prevedibile e frutto di ripetitività. Niente può entrare a incrementare le attività didattiche se non è stato a monte programmato.

Ecco come i bambini hanno recepito concetti pesanti e soprattutto il primo elemento fondante la pedagogia di Barbiana: “le parole come personaggi”.

Inoltre hanno imparato come estrapolare dal contesto concetti ed idee.

“Con Edoardo si lavora in modo certosino sulla parola e sulle sue storie. È difficoltoso e snervante, ma pian piano scopriamo che è un gioco divertente!

Ci dice che scriveremo collettivamente: secondo una nuova metodologia che consiste nel giungere tutti insieme a un testo finito, partendo da pensieri anche parziali e confusi che ogni alunno ha scritto sul suo quaderno degli appunti o sul fogliolino
. Diamo inizio alla tecnica umile della scrittura, umile perché semplice, coerente, senza pretese e senza presunzione".

Col pensiero critico dobbiamo filtrare le informazioni distinguendo tra quelle pertinenti e quelle irrilevanti con un processo decisionale democratico.

Discriminare le informazioni, in un epoca in cui siamo bombardati quotidianamente da nozioni che ci giungono da ogni dove e senza alcun filtro, diventa sempre più importante. Lo notiamo bene quando vediamo quanto sia in uso oggi la modalità del taglia e incolla.
 
Ci è richiesta la capacità di ascoltare attentamente in modo da scegliere solo le frasi utili al testo; siamo più abituati a parlare che ascoltare e ciò è un limite alla possibilità di prendere decisioni efficaci e poi dobbiamo ricordarci di non innamorarci troppo dei nostri foglietti.

Per scrivere un testo armonico dobbiamo dare coerenza e coesione alle frasi. I pensieri van legati con le congiunzioni o altre parole, si tolgono le ripetizioni cercando sul dizionario dei sinonimi e contrari, si unificano i tempi verbali”.

È in questo modo spontaneo e divertente che i bambini apprendono gli elementi costitutivi la parola e la lingua. Così don Milani spiega il livello alto di uno scritto collettivo, in una lettera a Mario Lodi. Siamo nel marzo del 1964, in piena riforma scolastica, quella che porterà, anche a Barbiana, al passaggio dalla scuola di Avviamento professionale alla scuola Media unificata. Il periodo più ricco da un punto di vista della didattica e che si lega alle grandi scritture collettive, la lettera ai giudici e alla professoressa: “Caro maestro, la ringrazio d'averci proposto quest'idea perché me ne sono trovato molto bene. Non avevo mai avuto in tanti anni di scuola una così completa e profonda occasione per studiare coi ragazzi l'arte dello scrivere. Per noi dunque tutto bene anzi sono entusiasta della cosa. Per voi invece temo che la lettera non vada. Lanciati a studiare il massimo di capacità di esattezza d'espressione di questi ragazzi ci siamo un po' dimenticati dell'età dei lettori. Non che non ci si pensasse, ma è successo un fenomeno curioso che non avevo previsto, ma che dopo il fatto mi spiego molto bene: la collaborazione e il lungo ripensamento hanno prodotto una lettera che pur essendo assolutamente opera di questi ragazzi e nemmeno più dei maggiori che dei minori è risultata alla fine d'una maturità che è molto superiore a quella di ognuno dei singoli autori. Spiego la cosa così: ogni ragazzo ha un numero molto limitato di vocaboli che usa e un numero molto vasto di vocaboli che intende molto bene e di cui sa valutare i pregi ma che non gli verrebbero alla bocca facilmente. Quando si leggono ad alta voce le 25 proposte dei singoli ragazzi accade sempre che l'uno o l'altro ( e non è detto che sia dei più grandi) ha per caso azzeccato un vocabolo o un giro di frase particolarmente preciso o feli ce. Tutti i presenti (che pure non l'avevano saputo trovare nel momento in cui scrivevano) capiscono a colpo che il vocabolo è il migliore e vogliono che sia adottato nel testo unificato. Ecco perché il testo ha acquistato quell'andatura e quel rigore di adulto (direi, anche di adulto che misura le parole! animale purtroppo molto raro ). Il testo è cioè al livello culturale dell'orecchio di questi ragazzi, non al livello della loro penna o della loro bocca”.

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[1]Il libro è utilizzato solo nei laboratori – Edito e curato da E. Martinelli raccoglie l'esperienza didattica nelle scuole del progetto Barbiana 2040