29 novembre 2011

Recensione "Mani calde" di Giovanna Zucca

Titolo: Mani calde
Autore: Giovanna Zucca
Pagine: 256
Prezzo: 16,50€
Editore: Fazi Editore
Data di pubblicazione: 23/9/2011



Trama:
Davide ha nove anni e proprio non ne vuole sapere di andare a comprare le cose per la scuola, la mamma insiste e quel banale tragitto tra l’abitazione e il negozio si rivelerà fatale.
In coma, tra il sonno e la veglia in cui è costretto, Davide sente e “vede” le persone, distraendosi con le storie degli altri: storie di ospedale, di chiacchiere in corsia, di infermiere e lotte fra medici, come quel “dottore antipatico” che tenterà l’impossibile per salvarlo. Un legame speciale fatto di empatia e sensazioni destinate a durare si creerà fra il medico e il ragazzino: eppure il primo è un uomo schivo, scorbutico, un dio nel proprio lavoro ma incapace di gestire ogni genere di rapporti umani; l’altro è pieno di vita ma immobile su un letto.


Mia recensione:
“Mani calde” è il primo romanzo di Giovanna Zucca. Non si direbbe dopo aver letto il romanzo, ma l’autrice non scrive per mestiere, bensì per passione. Ella infatti è un infermiera ed effettivamente solo chi fa un lavoro del genere può descrivere in modo così delicato e commovente una situazione come quella narrata nel libro.
Davide verrà trasportato in ospedale quando ormai la situazione è giudicata disperata, e infatti ogni medico consiglia alla famiglia di prepararsi a dire addio al loro bambino. L’ angoscia  per la perdita è percettibile anche solo sfogliando le pagine. Lo strazio, la rabbia, il dolore… Ma la storia prende una piega insperata con l’arrivo del Neuro-chirurgo Bozzi, un genio col bisturi, ma umanamente pessimo. La vita di Davide è appesa a un filo, ma Bozzi non vuole lasciare che si spezzi.
Sicuramente la straordinarietà del romanzo sta nella figura del piccolo Davide, che anche se nessuno lo sa, sente tutto e ragiona, semplicemente non può esprimersi poiché ingabbiato nel suo corpo in coma. Quindi contro tutte le opinioni mediche il suo cervello è quasi sempre vigile, anche quando appena trasportato in ospedale gli infermieri erano tristi perché sapevano che per lui non c’era più nulla da fare e la mamma Giulia e il papà Paolo che si disperavano sapendo che quelli erano gli ultimi istanti del loro piccolo bambino!
Unica eccezione è quella del Dottor Bozzi, che sin da subito è attirato dal bambino e in qualche modo comunica con lui. Prova per lui un sentimento dolce e paterno a cui non era mai stato abituato. E questa situazione lo punge sul vivo perché lui è abituato ad essere il “Cafone” (come lo chiamano tutti in ospedale!) e la cosa non lo ha mai turbato, anzi! Ma questo bambino, prossimo alla morte, non è per lui solo una sfida medica, ma soprattutto una sfida contro il suo essere una pessima persona. Gli sconvolgerà la vita, lo porterà a prendere decisioni nella sua vita privata che mai e poi mai avrebbe preso se il “marmocchio” non lo avesse cambiato o meglio costretto. Lo spinge anche a parlargli di una sua “amica”: Patti, che Davide non lo saprà mai, ma in realtà è una prostituta (lavoro praticato per sua scelta) e che tra le altre cose ama leggere e studiare la filosofia.
Da questo momento per Davide non sarà più “Bozzi il cafone”, ma “Pligi”, il suo dottore!
Davide inoltre ha un modo particolare di giudicare chi gli sta attorno: le mani! I personaggi a cui lui si affeziona hanno le mani calde, quelli che invece non stringono un legame particolare con Davide hanno le mani fredde! Un modo particolare e forse dolce di giudicare una persona poiché il bambino, come tutte le persone, tende a valutare in un primo momento una persona dalla presenza, dall’aspetto e in un secondo momento dalla personalità: Davide, non potendo aprire gli occhi, non ha altro modo per valutarle se non dal calore delle mani, e in un secondo momento anche dai discorsi e dalle parole. Attorno al bambino si snodano poi numerose vicende a cui  assiste immobile fisicamente, però mentalmente attivo: litigi tra infermieri, risate, appuntamenti. Davide si innamora di almeno un’infermiera al giorno e fa amicizia con gli infermieri e talvolta pensa che la sua immobilità fisica è un bene poiché può non rispondere al suo amico Pino (l’addetto alla TAC) che tenta invano di convincerlo a tifare Roma quando in realtà lui è tifoso Interista (bravissimo Davide!!).
Sicuramente non va tralasciato l’aspetto religioso della storia. Infatti, sia i nonni e in seguito anche Giulia, mostrano non solo la fede nel dottore scorbutico ma un dio col bisturi, ma mostrano devozione per Padre Pio in 2 modi diversi: i nonni mentre sono a casa vengono invogliati da una vicina di casa a pregare una figurina di Padre Pio, in contemporanea Giulia scopre una statua del Santo nel giardino dell’ospedale, statua sotto la cui mole cerca sempre sollievo, calma e ritrova anche la serenità derivante da un gesto tanto semplice quanto dimenticato: la preghiera!.
Dal punto di vista stilistico l’autrice usa un linguaggio molto semplice nonostante spesso siano utilizzati termini medici complessi che poi comunque vengono spiegati non solo ai familiari, ma anche al lettore, che si presume sia anch’egli ignorante in campo medico.
Il punti di vista non è sempre uguale: a volte il narratore è Davide, a volte si parla delle vicende in terza persona da un narratore esterno. Ma personalmente ho trovato questa scelta stilista come bella e non mi ha creato confusione nella lettura poichè il cambio di narrazione è segnato da uno sapzio tra paragarafi oppure dal cambio di capitolo.
Sicuramente merita  poi una nota positiva la caratterizzazione dei personaggi che circondano Davide: ben delineati e presentati in modo dettagliato, non solo i personaggi principali, ma anche quelli marginali. La storia è scorrevole e quando chiudo il libro ti rendi conto che forse è stato fin troppo scorrevole e che è finito troppo presto. Se non avessi avuto poco tempo per leggere probabilmente lo avrei divorato in un giorno.
Una storia davvero ricca di emozioni. Un romanzo che fa ridere, fa piangere, fa riflettere, fa arrabbiare. Io l’ho consigliato a mia molte persone, perché credo sia un romanzo che meriti davvero di essere letto. E il fatto che è abbastanza breve lo rende ideale anche a chi non ama particolarmente leggere.
Non ho dunque alcun dubbio nell’assegnare 5 stelline a questo romanzo!


A presto...
Isy

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