Gina…”la bella creola”

 

Parte Prima

 

La storia della Gina, inizia dalla sorella Irma, detta “la rossa”

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La Gina e la Irma sono due motociclette Guzzi, modello Nuovo Falcone.

Il primo incontro è stata dunque la Irma. Terminato il restauro della Irma, nella primavera dell’anno 2000, per un “pasticcio” di targhe e di numeri di telaio su cui non mi dilungo, venni a scoprire che esistevano due moto, vendute dalla Guzzi ai Vigili di Rapallo nel 1971. Inizialmente in possesso di una delle due, la Irma, ormai rimessa a nuova vita e marciante perfettamente, in seguito a varie circostanze, controvoglia, nell’agosto del 2000, mi ritrovai nel mio box a Rapallo, dove passo le vacanze estive e rari altri periodi, anche la seconda moto. Controvoglia in quanto questa seconda moto, subito detta “Gina la blu”(“Gina” non so perché, “blu” in quanto questa era la sua tinta originale), era in condizioni almeno apparentemente irrecuperabili e per giunta senza serbatoio (difficile da reperire come ricambio); controvoglia ancora, in quanto occupava prepotentemente un buon angolo del mio box, grande, è vero, ma che deve contenere una moto (la Irma), un vecchio motorino “Ciao”, un’auto di medie dimensioni, oltre a vari mobili, uno scaffale, un tavolo per i miei “lavori”.

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Ma le moto hanno un’anima, sono vive e il loro motore, il loro cuore, deve pulsare. E poi, come si possono dividere due sorelle: due moto vendute insieme allo stesso acquirente, il Comune di Rapallo, con numero di telaio differente di soli cinque numeri e targhe originali successive GE117012 e GE117013.

Avevo da poco ultimato, come ho già detto, il restauro della Irma e ciò mi rendeva esperto su questo modello di moto. Finirono comunque le vacanze dell’anno 2000 e a Settembre riprese il lavoro abituale a Milano, gite entusiasmanti con la Irma, la fondazione di un gruppo di amici per lo scambio di messaggi e impressioni via Internet, in argomento Nuovo Falcone. E non potevo mancare all’appuntamento con la mostra scambio di Novegro a metà Novembre: qui il destino fece sentire la sua voce, perché in uno stand di reperti vari, appeso in disparte e seminascosto, mi saltò all’occhio una forma di serbatoio che ben conoscevo…un serbatoio di Nuovo Falcone e per giunta di colore blu. Chiesi il prezzo e lo acquistai per 200.000 lire (incredibilmente a buon mercato).

Il destino era segnato. Ma decisi subito due cose. Primo: non avrei avuto fretta (come per la Irma, che avevo fremuto ansiosamente di cavalcare, l’anno precedente), anche perché non avevo soldi. Secondo: arricchito dall’esperienza del restauro già effettuato sullo stesso tipo di motocicletta, e dall’utilizzo della stessa, avrei fatto tutto meglio e tutto da solo.

Decisi anche di documentare il restauro con una sequenza fotografica di tutte le fasi e di tutti i singoli pezzi. Questo documento sarebbe stato disponibile sul sito che avrei dedicato a questa moto,  ad uso degli amici del Gruppo del Nuovo Falcone e comunque a disposizione di chi vorrà navigarlo.

Nell’aprile del 2001 inizio lo smontaggio, che proseguo nell’agosto dello stesso anno. A fine agosto il telaio è totalmente liberato, pulito e riverniciato.

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 Il motore, bloccato, viene tolto dal telaio e aperto; riesco a sbloccarlo (il blocco è stato causato da infiltrazione d’acqua dal carburatore, in quanto anche questa moto, come la Irma, è rimasta anni alle intemperie, senza alcuna protezione) e inizio a ripulirlo con benzina e solvente. Lo porto a Milano dove sostituisco le fasce e faccio smerigliare le valvole arrugginite.

Pure, rimontando cilindro, testa e castelletto, sostituisco le relative guarnizioni; nuovi anche tutti i bulloni e le brugole. Infine completo la pulizia e la lucidatura.

(Nota: visto il buon risultato estetico della pulizia e lucidatura “a mano”, non è stata necessaria una nuova sabbiatura. Ritengo sempre preferibile un buon “conservato” al “ricondizionato” o al “rifatto” .

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Nell’inverno 2001/2002 con calma, nelle sere libere, pulisco, restauro, lucido e rivernicio i singoli pezzi. Tutti i pezzi sono quelli originali, ripuliti e ricondizionati, dalla dinamo al carburatore, dal cruscotto agli ammortizzatori posteriori.

 

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Sostituisco le manopole in gomma del manubrio, con un tipo più morbido delle originali, le gomme dei pedali e del bilanciere del cambio. Vengono ricromati il manubrio, il telaietto del parafango anteriore, le molle del sellone, l’astina del freno posteriore, la ghiera del faro e alcuni altri piccoli accessori. Tutta la bulloneria viene sostituita con altrettanta in acciaio inox; stessa cosa per le brugole e i bulloni del motore. Le ruote sono irrecuperabilmente rose dalla ruggine e le gomme troppo vecchie e lisce per essere utilizzate (questa moto oltrepassa i 120 Kh e non metto a repentaglio la mia vita per la soddisfazione di  un restauro “più fedele”; voglio una moto da usare e non da esposizione (stesso concetto ho usato per “Irma la rossa”, con la quale, in meno di due anni, ho percorso più di 10.000 Km). Cerchioni, gomme e raggi sono quindi totalmente nuovi, mozzi sabbiati, freni rifatti e sostituiti. Le ruote rappresenteranno la maggiore spesa di tutto il restauro; saranno gli unici pezzi di tutta la  moto che non avrò rifatto o restaurato personalmente.

 

Continua: seconda parte