Palermo e un romanzo: il conto delle minne di Giuseppina Torregrossa

Palermo e un romanzo: il conto delle minne di Giuseppina Torregrossa

Palermo: dal cibo ai sentimenti andata e ritorno. Una città che si legge, si gusta e si sente

Recentemente sono stata per un weekend in Sicilia nella provincia di Trapani, la Sideways siciliana, uno dei posti più belli dell’intera regione. La costa raggiunge l’apice dell’incanto tra Scopello e S.Vito Lo Capo in piena riserva dello zingaro, mentre attraversare l’entroterra tra Salaparuta e Partanna è come fare un giro in California tra infinite distese di vigneti che ad immaginarli grondanti di grappoli d’uva in piena vendemmia mi viene già voglia di ritornare. Il mio soggiorno non poteva non includere una serata nella splendida Palermo, città che adoro ricca di reminiscenze letterarie, maestosa e decadente, e ogni volta che ci metto piede mi accendo e mi sento brillare di luce riflessa. Palermo è stata raccontata in mille modi, la Vucciria, I quattro canti, Ballarò, ogni angolo di questa città evoca mistero, storia e “passioni sotterranee che la percorrono in lungo e largo alla ricerca di un varco per emergere”.

Questa splendida città, ambigua e suadente come una donna di malaffare tra blasoni e cornici che ricordano il fasto che fu, mi riporta alla memoria Il conto delle minne di Giuseppina Torregrossa, che racconta Palermo attraversando passioni e intrecci familiari, come un odore indelebile che i suoi personaggi si portano addosso. Palermo nei geni è un cordone ombelicale che non si spezza mai, nemmeno quando il continente ti porta via dal suo mare. Quando Agata la protagonista del romanzo torna a Palermo, in un viaggio a ritroso dal continente alle sue origini, è una giovane ginecologa, adulta, bella e indipendente, che decide di lasciare la capitale per tornare in Sicilia dopo la morte del padre. Palermo la avvolge nei suoi ricordi d’infanzia, ricordi che la legano alla amata nonna di cui porta il nome, la stessa che le raccontava la città attraverso le persone.

L’odore delle panelle che veniva dalle friggitorie, le urla dei venditori ambulanti, la luce bianca che squarciava il lungo mare, le facciate austere dei palazzi antichi che si stagliavano imponenti e il profumo delle magnolie secolari, si facevano strada nei ricordi di Agata sempre più intensamente. Quando il destino per coincidenza le fa ritrovare casa nella stessa via Alloro del rione Kalsa, dove aveva vissuto sua nonna, qualcosa le dice che stava ricomponendo il mosaico della sua vita precedente, quella dalla quale era fuggita molti anni prima. Credo che per ogni autore ci sia un libro scritto come una sorta di testamento sentimentale, un’eredità di passioni e dolori che viene fuori, emerge dalle parole e dalle vicende narrate come verità che non puoi fare a meno di nascondere.

Il conto delle minne, fa parte di questa eredità che noi lettori ci portiamo dentro dopo averne divorato le pagine. Eredità che diventa un po’ nostra, diventa catarsi per alcuni che vi si specchiano in quelle emozioni. I personaggi che si agitano dentro quelle pagine, anche quelli che si stagliano come figure meno importanti sullo sfondo dell’intreccio narrativo, riescono a far suonare corde molto intime nel lettore. Inutile dire che la passione lacerante che Agata vivrà nella sua seconda vita a Palermo, molti lettori potrebbero sentire di averla vissuta nello stesso travolgente modo, o forse, potrebbero anche solo desiderare di viverla almeno una volta nella vita. Nel libro si evocano sapori e tradizioni culinarie siciliane che lasciano addosso la voglia di gustarle, ma è quasi difficile distinguere se si stia parlando di cibo o di sentimenti, se sia il buon cibo a far nascere e rinascere buoni auspici e sentimenti, o se davvero il sentimento sia l’ingrediente indispensabile di ogni piatto.

Sta di fatto che c’è una certa voluttà che avvolge il romanzo, voluttà che diventa passione, ma anche ardente fede religiosa come quando si preparano i dolci per la ricorrenza religiosa della festa per la Santa Patrona. Il cibo è forse una delle metafore della vita più contraddittorie e versatili, perché può esser sacro e profano al tempo stesso, può diventare consolazione ed essere peccato. E in questo romanzo la purezza dei sentimenti che scivola nell’ardente tentazione al peccato, prende piega e si dipana come solo la sicilianità sa raccontare. Sarà forse colpa della dannazione e della nemesi di quella Storia di una capinera di verghiana memoria che si aggira inquieta nelle trame di altre storie…

Scheda libro
Il conto delle minne di Giuseppina Torregrossa
Oscar Mondadori, 315 pagine,  9,50 euro

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