martedì 12 aprile 2011

Storie di inverno – Giorgio Celli, Francesco Guccini, Valerio Massimo Manfredi

Questo libro è una raccolta di racconti inconsueti e profondi accomunati tutti dal grande ruolo ricoperto dall’inverno, che durante le tre narrazione assume un ruolo di vero e proprio protagonista: né buono, né cattivo, semplicemente presente, soltanto impietoso e gelido.
Il cane di Natale – Giorgio Celli. La storia di un uomo travolto dal dolore per la scomparsa prematura del figlio, che rimane presente nella vita quotidiana per l’ingombrante dolore del cane, abbandonato insieme all’unico genitore rimastogli. Il confronto tra i due è terribile: ognuno con il suo dolore, con i propri lamenti, ognuno terribilmente solo. Lo scontro è inevitabile, fino a far maturare l’idea all’uomo di sbarazzarsi della bestia approfittando dei servizi di un maldestro e spietato vicino di casa. Il rimorso per il gesto spingerà il protagonista da una folle avventura per un uomo della sua età, fino ai confini della ragione, in un inverno così freddo da gelare anche la più spietata delle coscienze.
La cena – Francesco Guccini. Il grande cantautore regala uno splendido ritratto della vita contadina di inizio ‘900, in un paesino delle colline tosco-emiliane. Un grande ritratto, progressivamente sempre più dettagliato sui personaggi protagonisti della storia, soltanto piccoli attori nel grande quadro della vita, dove le sventure, i dolori, la guerra sono purtroppo gli episodi che segnano di più le esistenze. Ma la vita non è solo disavventure e sofferenza, e il centro di questo racconto, una cena tra amici, ne è proprio la dimostrazione: un incrocio di vite, in grado di rendere unico e indimenticabile un momento apparentemente banale nella vita di quattro ragazzi qualunque. Ovviamente in una sera di gelido inverno.
Hotel Bruni – Valerio Massimo Manfredi. L’epopea di una numerosa famiglia di mezzadri della provincia di Bologna degli inizi del ‘900, raccontata attorno al grande ruolo svolto dalla grande casa di campagna: rifugio, ritrovo, luogo di lavoro, e anche occasione di incontro: “Hotel Bruni” appunto; per la grande ospitalità che i Bruni (nonostante la loro povertà) concedevano a viandanti e bisognosi, accogliendo tutti nella grande stalla, che, nelle sere di inverno, diventava luogo di incontro e di ritrovo intorno a racconti e storie. E’ la storia di una famiglia, segnata dal dolore della guerra, e dagli allontanamenti forzati per le persecuzione fasciste ai danni di dissidenti politici, assumendo quasi i tratti della saga dei vinti celebrata dal Verga ne “I Malavoglia”, soprattutto nella conclusione ambientata in una buia e fredda notte di inverno sferzata da una tormenta di neve.
Tre racconti diversi, ma certamente attuali per la profondità delle narrazioni, e importanti per le riflessioni sull’animo umano. Quello che ho preferito di più, sicuramente “Hotel Bruni”, per la sua cruda realtà, e il suo spietato confronto tra le disavventure della vita e la forza d’animo delle persone, spesso animate da grandi contraddizioni, ma capaci di grandi sentimenti.
Se fosse una canzone “Another day in paradise” dei Genesis.

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