lunedì 6 agosto 2007

il limbo... c'è o non c'è?

Don Efisio Coni

art. pubbl. su S'Isperiadolzu di luglio 2007





L’immaginario collettivo, vittima della fantasia dantesca colloca con facilità le anime in un mondo ultraterreno ben strutturato. Pensando a Dante dobbiamo dire che nel IV canto dell’Inferno ritrovandosi nel primo girone, ci parla del limbo come luogo in cui dimorano le anime di coloro che morirono prima di ricevere il battesimo o che vissero prima di Cristo e che quindi, benché non siano prive di meriti, non possono aspirare alla salvezza. Lasciamo dante e pensiamo che nel gergo comune l’espressione “limbo” è usata in senso figurato per indicare uno stato o una condizione non ben definita, di incertezza.
Ma che cosa è il limbo? La teoria del limbo prende corpo nel XIII secolo, senza diventare mai un vincolo dottrinale per la Chiesa. Alcuni concili ecumenici dell’antichità hanno concluso che «le anime di coloro che muoiono in peccato mortale attuale o nel solo peccato originale scendono subito all’Inferno ma puniti con pene differenti» (Concilio di Firenze , bolla Laetentur Coeli). Uno dei pochi che nell’antichità porta avanti questa dottrina è Sant’Agostino, il quale afferma che i bambini non ancora battezzati fossero destinati alle fiamme dell’inferno anche se “fiamme mitissime”. Dopo alcuni secoli il Catechismo maggiore di San Pio X recita: «I bambini morti senza Battesimo vanno al limbo, dove non è premio soprannaturale né pena; perché, avendo il peccato originale, e quello solo, non meritano il Paradiso, ma neppure l’Inferno e il Purgatorio». Naturalmente questa non è una definizione dogmatica, ma una “sistemazione” per queste anime.
Il grande polverone sollevato di recente riguarda una tematica affidata dal Papa ad un gruppo di studiosi che formano la Commissione Teologica Internazionale (di cui fa parte anche l’arciv. di Oristano mons. Ignazio Sanna) con il compito di studiare quella che è detta chiaramente nel documento una «ipotesi teologica». La conclusione dello studio è che vi sono ragioni teologiche per motivare la speranza che i bambini morti senza battesimo possano essere salvati ed introdotti all’eterna visione beatifica di Dio, forti del fatto che il limbo non è una verità rivelata (e aggiungo nemmeno accennata nelle diverse apparizioni della Madonna dove si parla di Inferno, Paradiso e Purgatorio). Rimane però un’ipotesi teologica possibile. Come si nota, la stessa Commissione afferma che questa nuova ipotesi si affianca alla precedente del Limbo, senza gettarla nel discredito o, come molti hanno erroneamente sostenuto, “abolire” il limbo. Quindi il lavoro della Commissione, organismo costituito all’interno della Congregazione per la dottrina della fede, ha espresso una posizione del tutto simile in un documento ufficiale approvato da Papa Benedetto XVI e pubblicato il 20 aprile 2007. Si afferma infatti che il tradizionale concetto di limbo - luogo dove i bimbi non battezzati vivono per l’eternità senza comunione con Dio - riflette una «visione eccessivamente restrittiva della salvezza».
La decisione di questo studio è spiegata nello stesso testo che riporto:« In questi nostri tempi sta crescendo sensibilmente il numero di bambini che muoiono senza essere stati battezzati. Spesso i genitori, influenzati dal relativismo culturale e dal pluralismo religioso, non sono praticanti, ma questo fenomeno è anche in parte conseguenza della fecondazione in vitro e dell’aborto. Alla luce di questi sviluppi si ripropone con nuova urgenza l’interrogativo sulla sorte di questi bambini» (n. 2).
La liturgia della Chiesa, nella sua fase postconciliare ha predisposto un rito per le esequie dei bambini non battezzati in cui si affidano alla misericordia di Dio. Penso che anche noi dovremmo fare lo stesso e impegnarci nel rispetto e nella difesa della vita.
Per chi volesse consultare il documento
www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_con_cfaith_doc_20070419_un-baptised-infants_it.html

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