sabato 25 ottobre 2008

Aragosta in cella, boss nei guai


Non potevano sembrare, e non lo erano, detenuti comuni. E godere in carcere di un trattamento privilegiato è uno degli status symbol dei camorristi, anche a costo di rischiare un’incriminazione per tentata corruzione. Proprio ciò che è successo a quattro ras del Napoletano, tre di città e il quarto di Pozzuoli, vittime di alcuni dei più tradizionali peccati di gola nostrani: desideravano aragoste, champagne, caviale, mozzarelle di bufala campane e babà. Per fare entrare cibo e bevande nell’istituto di pena di San Giuliano di Trapani avrebbero offerto 1.500 euro a un agente di polizia penitenziaria, il quale però ha solo finto di acconsentire e poi li ha denunciati. Cosicché ora Arcangelo Valentino di Secondigliano (clan Di Lauro), Massimiliano Esposito di Bagnoli (ex D’Ausilio), Giuseppe Castaldi dei Quartieri Spagnoli (clan Cardillo-Ranieri) e Nicola Palumbo (clan Longobardi) devono rispondere di un nuovo reato. Ma non solo: sono stati separati e trasferiti nei penitenziari di Milano, Como, Nuoro e Cagliari. Ieri mattina i carabinieri della compagnia di Trapani (maggiore Carletti) e gli agenti della polizia penitenziaria hanno notificato cinque ordinanze di custodia cautelare emesse dal Tribunale locale su richiesta della procura. Ai quattro ras il provvedimento restrittivo è stato notificato in cella mentre destinatario del quinto è una donna: Annalisa Nocera, compagna di Arcangelo Valentino, accusata in particolare di avere contribuito all'organizzazione del piano. L'operazione, denominata 'Aragosta', e' stata avviata dopo che l'agente avvicinato aveva riferito ai suoi superiori la proposta ricevuta e successivamente, con l’avallo dell’autorità giudiziaria e la copertura degli investigatori, ha finto di accettare l'offerta. Valentino, Esposito, Castaldi e Palumbo non erano assolutamente interessati alla “sbobba” carceraria. E così anche dietro le sbarre avrebbero preteso raffinati pranzetti da gourmet. come se fossero ancora i “padroni” di Napoli. Ma, senza l’aiuto di qualcuno all’interno della struttura carceraria, sarebbe stato inutile ordinare aragoste, caviale, mozzarelle di bufala, babà e champagne. Desideri di «vita agiata» che hanno spinto i quattro boss della camorra a tentare di corrompere un agente di polizia penitenziaria. D’altro canto, ricevere le prelibatezze in cella e un trattamento di assoluto favore sarebbe stato simile a quello di cui godeva un tempo il padrino Raffaele Cutolo nel supercarcere di Ascoli. Ma l’agente scelto per l’adescamento dai quattro detenuti era tutt’altro che intenzionato a dire sì, macchiandosi di un reato grave. Infatti, non appena avvicinato alla fine di luglio 2008 mediante una prima promessa di 1.000 euro con i quali i quattro intendevano acquistare i suoi favori per introdurre nel carcere generi alimentari proibiti, l’agente della Penitenziaria ha riferito immediatamente il tentativo di corruzione al proprio Comandante di reparto. E così è partita la relazione alla procura di Trapani

2 commenti:

  1. mancava solo la brace e trecento bigliettini per prenotare il veglione di fine anno 2008

    RispondiElimina
  2. vi potete sfogare solo dietro un pc conigli quando incontrate un camorrista diventate tutte pecore codardi,conigli,siete solo dei vili

    RispondiElimina

SVOGATEVI CON QUESTI CAZZO DI CAMORRISTI,VOGLIO SENTIRLE E VEDERLE DI TUTTI I COLORI