ritagli di sport

7 marzo 2006

Gli zonaroli si difendono, le arringhe toste di Maifredi e di Orrico /2

Filed under: books,futbol — filnax @ 7.28 PM

“Ma qualcuno l’avrò pure aiutato!”. Arrigo Sacchi il grande accusato del libro di Pippo Russo si difende con una battuta. L’ex allenatore del Milan spettacolo si trincera poi nel silenzio. Dopo le dimissioni dal Real Madrid non rilascia interviste. Nemmeno su Nedo Ludi. Alla fine degli anni Ottanta Sacchi non è l’unico a teorizzare la zona. Il profeta del calcio champagne, Gigi Maifredi, guida il Bologna dalla serie B alla Coppa Uefa giocando un calcio veloce e spettacolare mai più visto al Dall’Ara. Un exploit che gli vale, nel 1990, la salita al soglio. “Si dice che chi allena la Juventus è un po’ come se diventasse Papa. Non può pretendere oltre”. A volerlo alla Vecchia Signora è Luca Cordero di Montezemolo che, dopo l’esperienza di Italia ’90, sostituisce Giampiero Boniperti alla guida del club. L’attuale presidente di Confindustria arriva dopo tre anni grigi di post Trapattoni con l’imperativo di inseguire il modello Milan e archiviare il gioco all’italiana. “Alla Juve fallisco per mancanza di umiltà, mi sento un Dio”, ammette l’attuale commentatore Rai. A farlo fuori contribuisce il non traumatico cambio societario. “Il clan di Boniperti mi fa la guerra. Nulla di personale con me, anzi l’ex presidente è un mio estimatore, ma non manda giù l’improvvisa emarginazione. Così va in conflitto con la nuova gestione. A difendermi c’è solo l’avvocato Agnelli che ai giocatori, nello spogliatoio del Delle Alpi prima della semifinale di Coppa delle Coppe con il Barcellona, chiede una grande prestazione per confermarmi. Vinciamo 1-0 giocando una delle più belle partite degli ultimi vent’anni. Purtroppo non basta”. Paolo Mantovani, presidente della Sampdoria, lo vuole in blucerchiato per sostituire Boskov, e chiede ai bianconeri il permesso di metterlo sotto contratto quando è ormai chiaro che non verrà confermato. “È la Samp che sta vincendo lo scudetto e per la Juve sarebbe un affronto se andassi ad allenare i campioni d’Italia”. Maifredi non si sente un sacchiano anzi rivendica il ruolo di zonista doc. “I veri profeti della zona in Italia siamo Galeone, Zeman ed io, con i moduli 4-3-3. Alla Juventus cerco di impostare una difesa a tre ma non ho gli uomini giusti. Pochi ricordano che Sacchi al Parma giocava con il libero, con cinque giocatori dietro, non a caso appena arriva al Milan dice a Baresi che deve imparare i movimenti di Signorini. Praticava un 5-4-1 con due ali larghe che in fase offensiva diventava un 5-2-3. E lo stesso faceva Orrico”.

Già, Corrado Orrico è la risposta dell’Inter alla voglia di zona. L’anno dopo l’approdo di Maifredi alla Juventus, Ernesto Pellegrini assume il tecnico toscano per sostituire Trapattoni. Un cambio non indolore. “Anche i muri di Appiano Gentile mi chiedono di giocare con il libero”, ricorda Orrico che non giudica Sacchi un innovatore. “Il suo Milan è un assemblaggio di idee altrui. Si ispira a Radice, al calcio olandese, al Brasile ed anche al sottoscritto. Quando allena la primavera della Fiorentina, Arrigo mostra ai giocatori le videocassette della mia Carrarese. Il vero innovatore al Milan è Silvio Berlusconi. Lui sì, rompe gli schemi del calcio”. All’Inter Orrico non ha un Cavaliere alle spalle ed oggi se ne rammarica. “Berlusconi rompe le resistenze della squadra, quando Sacchi non ingrana. Io invece mi scontro ogni giorno con chi mi chiede maggiore prudenza. Eppure prima di assumermi sostengo una ventina di colloqui, sanno benissimo qual è il mio metodo”. Ci sono dei Nedo Ludi anche nell’Inter allora, che mal si integrano con i nuovi metodi di allenamento. A remare contro ad esempio c’è anche il capitano Beppe Bergomi, che gli rimprovera una certa arroganza. “Ma se addirittura dimezzo le mie tabelle di allenamento, rispetto al lavoro che facevo alla Lucchese.” Dopo diciassette partite di campionato Orrico molla. “Mi dimetto e rinuncio anche a 400 milioni. Che ora mi farebbero comodo”. Esistono varie scuole di pensiero nella zona secondo Orrico. Sacchi ad esempio praticava un calcio molto attento alla fase difensiva (“dieci giocatori dietro la linea della palla eccetto Van Basten”), aspetto sconosciuto a Zeman e Maifredi. Sull’ex allenatore della Juventus si concede una battuta: “Con il Bologna gioca un grande calcio, ma è tutto un altro tipo rispetto a Sacchi. Troppo bon vivant”.

L’ultimo profeta Zdenek Zeman non concede interviste telefoniche. Fissa un appuntamento con il Foglio domenica alle 11 nel centro di Roma, ma la sera prima disdice tutto. “Devo partire, non so quando torno”. L’indomani, Gino Corioni, presidente del Brescia lo presenta come nuovo tecnico delle rondinelle.

Filippo Nassetti

(Il Foglio, 7 marzo 2006)

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