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CORSO DI AGGIORNAMENTO PER DIRETTORI SPORTIVI 2005


per gentile concessione del
Dottor Mario Migliolo
Medico sportivo
Docente presso la facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Firenze




“Gli zuccheri nella dieta del ciclista”

I glucidi sono la fonte principale di energia per l’organismo. Si distinguono:
• Monosaccaridi (o zuccheri semplici): glucosio, fruttosio, galattosio
• Disaccaridi: saccarosio, lattosio e maltosio
• Polisaccaridi (o glucidi complessi): amidi, maltodestrine, cellulosa, pectine e glicogeno.
La velocità con cui i glucidi vengono assimilati viene espresso dall’indice glicemico.
La somministrazione di glucidi può essere utile prima, durante e al termine di una prestazione fisica.
Prima di una prestazione, fino a 60/90 minuti, può essere utile l’assunzione di una piccola dose di glucidi a basso indice glicemico, che, assorbiti lentamente, non determinerà uno sbalzo della glicemia a riposo. Non sarà necessario ricorrere ad “integratori a basso indice glicemico”: sarà sufficiente mangiare un frutto (fruttosio).
Durante lo svolgimento della gara si assoceranno carboidrati ad alto indice glicemico a acqua e sali. La presenza di carboidrati ad alto indice glicemico (glucosio o maltodestrine) facilita l’assorbimento dell’acqua: si potrà frazionare l’introduzione di una bevanda con concentrazione di zuccheri compresa fra 4 e 8%, ogni 15 minuti.
Al termine di una prestazione di lunga durata si dovranno reintegrare le riserve di glicogeno muscolare e ciò si otterrà assumendo glucidi con modalità differenziate: glucidi ad alto indice glicemico subito dopo la prestazione purché in piccole dosi; ciò consentirà di fornire rapidamente glucosio al muscolo ancora metabolicamente attivo (saldo del debito di ossigeno) senza richiedere sforzi digestivi. Successivamente, al primo pasto completo, si assumeranno glucidi a medio-basso indice glicemico (pastasciutta, riso, pane, patate….).
Come abbiamo visto, i glucidi vengono scelti sulla scorta della caratteristica, specifica per ciascuno di essi, definita “INDICE GLICEMICO”: ma cosa rappresenta questo valore numerico? E perché è così opportuna la sua conoscenza nella dietologia dello sport?
Tutti i cibi per essere utilizzati dall’organismo, devono essere scissi fino ad ottenere glucosio. La velocità di conversione in glucosio è detta "indice glicemico", più tale indice è elevato più uno zucchero sarà rapido e viceversa, ad un basso indice glicemico corrisponderà uno zucchero lento, come parametro di riferimento al glucosio è stato dato un valore di 100. Quando mangiamo un alimento ricco di zuccheri, i livelli di glucosio nel sangue aumentano progressivamente man mano che si vanno digerendo e assimilando gli amidi e gli zuccheri in esso contenuti. La velocità con cui il cibo viene digerito e assimilato cambia a seconda dell'alimento e del tipo di nutrienti che lo compongono, dalla quantità di fibra presente e dalla composizione degli altri alimenti già presenti nello stomaco e nell'intestino durante la digestione. Questo fenomeno viene misurato tramite l'Indice Glicemico (IG). Esso classifica quindi i cibi in base alla loro influenza sui livelli di zucchero nel sangue (glicemia) e riguarda i cibi ad alto contenuto di carboidrati. I cibi ad alto contenuto di grasso o di proteine non hanno un effetto immediato sulla glicemia (come invece accade per i carboidrati semplici o complessi), ma ne determinano un tardivo incremento prolungato (3-4 ore, ad opera della gluconeogenesi epatica da AA gluconeogenetici).



Ora sappiamo che gli zuccheri semplici non fanno salire la nostra glicemia più rapidamente di quanto non facciano alcuni carboidrati complessi. Naturalmente, gli zuccheri semplici sono semplicemente calorie e quindi devono essere minimizzati per questa ragione. I carboidrati ad alto IG possono dar luogo a conseguenze importanti nel controllo del diabete e dell'obesità. In primo luogo l'aumento rapido dei livelli di glicemia provoca la secrezione di insulina in grande quantità (o richiede un aumento di quella somministrata dall'esterno), però siccome le cellule non possono assorbire adeguatamente tutto il glucosio, si attiva il metabolismo dei grassi cominciando a trasformarli in tessuto adiposo. Il nostro codice genetico è stato programmato in questo modo per permettere di sopravvivere meglio ai periodi di scarsità di cibo. In una società come la nostra, non tutte le riserve di grasso vengono utilizzate e noi diventiamo obesi. Inoltre, tutta l'insulina secreta provoca un rapido utilizzo di tutti gli zuccheri presenti nel torrente circolatorio ed assorbiti dal tubo gastroenterico, e due o tre ore dopo lo zucchero nel sangue si esaurisce e rischiamo di passare ad uno stato di ipoglicemia. Quando questo succede, il funzionamento del nostro corpo e del nostro cervello non è più ottimale, e sentiamo la necessità di mangiare nuovi alimenti. Se mangiamo molti carboidrati per fronteggiare la fame causata dall'ipoglicemia, generiamo una nuova secrezione di insulina, entrando in un circolo vizioso.

Molti risultati sugli IG sono risultati sorprendenti. Ad esempio le patate al cartoccio hanno un IG considerevolmente più alto di quello delle zollette di zucchero. Sono stati finora misurati gli IG di circa 300 cibi ricchi in carboidrati. Il segreto è mangiare pochi di quei cibi con alto IG e una quantità maggiore di cibi con indice basso. Gli IG sono percentuali calcolate in base ad un cibo di riferimento. Qui sono calcolate con riferimento al pane bianco. In altre parole, sulla scala di riferimento, il pane bianco è uguale a 100 (scala generalmente utilizzata negli USA). Se si moltiplica l'IG di questa scala per 0,7 si converte l'IG a quello di una scala in cui il glucosio è uguale a 100. Non tutti i carboidrati sono inoltre uguali. Alcuni si dissociano velocemente durante la digestione provocando un repentino innalzamento della glicemia verso livelli pericolosamente alti. Questi sono i cibi con IG più alto. Altri carboidrati si dissociano più lentamente e rilasciano glucosio più gradualmente e si dice abbiano IG più basso. Prima dello sviluppo dell'IG, gli studiosi ritenevano che il nostro corpo assorbisse e digerisse gli zuccheri semplici rapidamente, e ciò producesse rapidi incrementi dei livelli di glicemia.
Indici glicemici di alcuni alimenti
Tutti i valori riportati (eccetto quelli annotati) sono basati su circa 80 studi presi dalla letteratura scientifica internazionale. Molti cibi sono stati eliminati dalla lista originale, perché riportavano molti alimenti non reperibili in Italia. Per comodità, sono stati messi in ordine crescente di valore. In questa lista il pane bianco è l'alimento di riferimento ed ha quindi un valore pari a 100. Questo perché è un cibo tipico ed è più vicino alla realtà quotidiana rispetto al classico glucosio, che viene usato solo in studi scientifici. Per calcolare l'IG rispetto al glucosio basta moltiplicarlo per 0,73. La tabella è aggiornata al luglio del 1997.



ALIMENTO
I.D.
ALIMENTO
I.D.
Yogurt a basso tenore di grassi dolcificato con aspartame
20
Farina d'avena galletta
79
Fagioli di soia in scatola
20
Biscotti da té
79
Noccioline
21
Succo di frutta mista
79
Fagioli di soia
25
Pop-corn
79
Crusca di riso
27
Muesli
80
Fagioli rossi
27
Mango
80
Ciliege
32
Uva sultanina
80
Fruttosio
32
Patate comuni bianche bollite
80
Piselli secchi
32
Riso integrale
81
Cioccolato al latte dolcificato con aspartame
34
Patate novelle
81
Fagioli marroni
34
Riso bianco
83
Pompelmo
36
Riso bianco, alti amidi
83
Lenticchie rosse
36
Pasticcio di carne
84
Spaghetti arricchiti di proteine
38
Pizza al formaggio
86
Latte + 30g di crusca
38
Zuppa di piselli
86
Latte intero
39
Hamburger bun
87
Fagioli secchi comuni
40
Farinata di fiocchi di avena
87
Salsicce
40
Gelato
87
Lenticchie comuni
41
Barrette di muesli
87
Fagioli
42
Patate confezionate
87
Lenticchie verdi
42
McDonald's Muffins
88
Fagioli Neri
43
Sciroppo di mais ad alto tenore di fruttosio
89
Latte di Soya
43
Biscotto di pasta frolla
91
Albicocca
44
Uva passa
91
Piselli bolliti
45
Pane di segale
92
Latte scremato
46
Maccheroni al formaggio
92
Fettuccine
46
Saccarosio/zucchero di canna
92
Yogurt a basso contenuto di grassi, dolcificato con zucchero della frutta
47
Timballo
93
Segale
48
Cous-cous
93
Orzo
49
Pane di segale, alte fibre
93
Cioccolato al latte senza zucchero
49
Cocomero
93
Vermicelli
50
Patate al vapore
93
Yogurt standard
51
Cordiale all'arancia
94
Pere fresche
52
Ananas
94
Succo di mela
53
Semolino
94
Spaghetti
53
Gnocchi
95
Mela
54
Cornetti (croissant)
96
Pastina Star
54
Nocciole
96
Polpa di pomodoro
54
Fanta
97
Pane d'orzo
55
Mars barrette
97
Ravioli
56
Pane di frumento, alte fibre
97
Spaghetti cotti per 5 min.
58
Frittella
98
All-Brain
60
Crema di frumento
100
Pesca fresca
60
Biscotti di frumento
100
Arancia
63
Purea di patate
100
Pere in scatola
63
Carote
101
Zuppa di lenticchie in scatola
63
Pane bianco di frumento
101
Cappellini
64
Crackers
102
Maccheroni
64
Melone
103
Linguine
65
Panino
104
Riso rapido bollito per 1 min.
65
Miele
104
Lattosio
65
Patate bollite schiacciate
104
Pan di Spagna
66
Corn chips
105
Uva
66
Panino ripieno
106
Succo d'ananas
66
Patate fritte
107
Pesche in scatola
67
Zucca
107
Riso parboiled
68
Cialde
109
Piselli verdi
68
Wafers alla vaniglia
110
Riso parboiled, alti amidi
69
Dolcetti di riso
110
Succo di pompelmo
69
Galletta tipo colazione
113
Cioccolato
70
Ciambella salata
116
Pane di segale
71
Patate al microonde
117
Gelato a basso contenuto di grassi
71
Cornflakes
119
Tortellini al formaggio
71
Patate al forno
121
Crusca con uva sultanina
74
Patatine fritte croccanti
124
Succo d'arancia
74
Riso, parboiled, basso amido
124
Lenticchie verdi in scatola
74
Riso bianco, basso amido
126
Kiwi
75
Riso soffiato
128
Torta comune
77
Riso istantaneo bollito per 6 min
128
Patate dolci
77
Pane di frumento senza glutine
129
Special K Kellog's
77
Glucosio
137
Banana
77
Maltodestrine
137
Grano saraceno
78
Tavolette di glucosio
146
Cereali dolci
78
Maltosio
150
Spaghetti
78
Tofu frozen dessert
164
Riso integrale (brown)
79
 

ALTRE FONTI

E’ a questo punto evidente come si possano applicare queste conoscenze alla scelta dei cibi che forniscono carboidrati necessari all’approvvigionamento dei depositi di glicogeno necessari per la prestazione sportiva. In particolare si privilegeranno carboidrati a Indice Glicemico maggiore laddove si vuole un rapido incremento glicemico (come in gara) e, al contrario, ad Indice glicemico inferiore quando si vorrà favorire il deposito glicogenico (pasto prepara).

AGGIORNAMENTO - “GLI INTEGRATORI”

Quando si parla di integrazione e di supplementazione alimentare ci si riferisce a sostanze naturali presenti fisiologicamente nell’organismo e introdotte di norma con la dieta. L’apporto alimentare abitudinario può risultare insufficiente o non adeguato in relazione allo svolgimento dell’attività sportiva, soprattutto durante il corso di competizioni impegnative e nella successiva fase di recupero. L’integrazione può costituire pertanto una effettiva necessità, ma può anche rappresentare una fonte di insidia, una “zona grigia” del fenomeno doping, in quanto il confine fra integrazione lecita ed illecita è assai sottile, tanto da risultare difficile la sua definizione.
Già la formulazione del termine "reintegro" è da alcuni considerata di per sé poco chiara. Essa fa riferimento al fatto che molti operatori sanitari e tecnici evidenziano la necessità che gli atleti debbano essere opportunamente "reintegrati" di quelle sostanze biologiche che hanno perso durante il training o la performance.
Ciò può avvenire sia con i mezzi naturali dell’atleta, che con delle integrazioni specifiche: è proprio su queste ultime che si manifestano le più evidenti difformità di giudizio, anche se le basi fisiologiche di partenza sono le stesse.
Infatti, durante l’esercizio fisico vengono consumate varie sostanze biologiche, anche ormonali, il che non può certo rappresentare un valido motivo per potere somministrare, ad esempio, testosterone, ormone somatotropo od altro ancora agli atleti.
Pertanto, sarebbe auspicabile che medici, nutrizionisti ed operatori sanitari in genere impegnati nella gestione sanitaria degli atleti, valutassero attentamente l’opportunità e la necessità reale di prescrivere una integrazione della razione alimentare dei loro assistiti.
Prendiamo in considerazione i prodotti commercializzati ed indirizzati alla popolazione praticante sport a vari livelli:

Tabella 1 - (da Kris - Etherton 1989)

Sostanza ergogenica
Composizione
Effetto reclamizzato
POLLINE D'APE Miscela di saliva di ape, nettare di piante e polline Aumenta la quantità di energia, migliora la forma fisica
LIEVITO DI BIRRA Sottoprodotto della lavorazione della birra Aumenta la quantità di energia
CARNITINA Composto sintetizzato dall'organismo a partire dal glutammato e dalla metionina Migliora l'efficienza cardiovascolare e la forza muscolare, ritarda il senso di fatica e riduce il dolore muscolare
COLINA Precursore del neurotrasmettitore "acetilcolina" Migliora le prestazioni
RNA, DNA Acido ribonucleico e desossiribonucleico Rigenera i tessuti
GELATINA Sostanza ottenuta dal collageno Migliora la contrazione muscolare
GINSENG Estratto di radice di ginseng Protezione dei danni tissutali
GLICINA Aminoacido precursore della fosfocreatina Migliora la contrazione muscolare
INOSINA Purina Migliora la forza
KELP Alghe, erbe marine Fonte di minerali e di vitamine
LECITINA Fosfatidilcolina Previene l'accumulo di grasso
OCTACOSANOLO Alcool estratto dall'olio di germe di grano Fornisce energia e migliora le prestazioni
ACIDO PANGAMICO Detta anche vitamina B-15. Di composizione varia a seconda del fornitore Aumenta la forza
PAPPA REALE Prodotta dalle api operaie per nutrire la regina Aumenta la forza
SPIRULINA Alghe microscopiche verde blu Fonte di proteine
SUPEROSSIDO DISMUTASI Enzima Protezione dell'organismo dai danni derivanti dall'ossidazione cellulare prodotta dal metabolismo aerobico

 

Gli integratori dietetici comprendono una vasta e differenziata gamma di prodotti (minerali, vitamine, nutrienti energetici, estratti vegetali, aminoacidi, ecc. commercializzati in genere al fine dì migliorare le condizioni di salute e/o di prevenire l’insorgenza di specifiche condizioni patologiche.
Nel mondo dello sport questa particolare categoria di prodotti ha mostrato, negli ultimi anni un rapido e considerevole incremento di interesse in considerazione della possibilità di indurre un miglioramento della prestazione sportiva.
Oggi il fenomeno della produzione e commercializzazione degli integratori dietetici destinati alla popolazione sportiva sta assumendo dimensioni considerevoli con ottime prospettive future di ulteriore espansione del mercato.
Di pari passo si è verificata un’altrettanto considerevole “esplosione” di lavori e di pubblicazioni scientifiche a sostegno delle varie molecole, di volta in volta presentate dalle aziende produttrici.
Tuttavia, di fronte a questa vasta produzione scientifica, non sempre i dati ottenuti dai vari ricercatori sono in accordo tra loro e, altrettanto spesso, molti lavori pubblicati non hanno superato positivamente il vaglio di una rigorosa verifica della metodologia utilizzata e dei risultati ottenuti.
In tal senso vale la pena ricordare il lavoro svolto per conto della Comunità Europea da un gruppo internazionale di esperti che, sotto la guida di F. Brouns, M. Williams e di W. H. M. Saris hanno esaminato un’ampia parte della bibliografia disponibile, sottoponendola ad una scrupolosa analisi scientifica.
Tuttavia, va considerata l’eventualità che non tutti i risultati delle ricerche inerenti l’uso di questi prodotti siano stati pubblicati, e che quindi possano realmente sussistere delle basi razionali, ma eticamente discutibili, per un loro uso al fine di migliorare la prestazione sportiva.
Quando si parla di integratori della razione alimentare degli atleti spesso compare il termine ergogeni con il quale si intende: “qualsiasi sostanza o mezzo in grado di aumentare il lavoro”.
M. H. Williams (1989) classifica gli ergogeni in cinque gruppi:
1 - meccanici; 2 - psicologici; 3 - fisiologici; 4 - farmacologici e 5 - nutrizionali.
Molti ergogeni farmacologici sono in realtà sostanze contenute normalmente negli alimenti (caffeina, carnitina, creatina, ubidecarenone, aminoacidi, ecc.) commercializzate come estratti o sintetizzate industrialmente.
La differenza principale, rispetto agli apporti alimentari realizzati attraverso il consumo normale dei vari cibi, sta soprattutto nei dosaggi comunemente utilizzati nelle prescrizioni farmacologiche di queste sostanze, vere e proprie megadosi, sulla cui liceità ed innocuità a lungo termine per la salute degli atleti esistono pareri discordanti e dubbi, a volte, più che legittimi.
Sebbene molte sostanze contenute negli alimenti vengano assunte dagli atleti e dalle atlete a fini ergogenici, non sono molte le ricerche in grado di comprovarne scientificamente un reale beneficio sulla prestazione sportiva, anche quando consumati a dosi elevate.
Gli integratori possono essere catalogati anche in base agli effetti, reali o presunti, reclamizzati dalle case produttrici, distinguendoli nel modo seguente:

• - per aumentare il peso corporeo e le masse muscolari, in particolare;
• - per aumentare la forza muscolare;
• - per favorire la produzione di energia;
• - per favorire il metabolismo lipidico;
• - per favorire il recupero, dopo l’attività sportiva.

Già da questo sintetico, e pertanto solo parziale, inquadramento del problema si può facilmente constatare quanto vasto e complesso sia l’argomento degli integratori alimentari; di conseguenza è necessario valutare con estrema attenzione la grande massa di avvisi pubblicitari che quotidianamente si rivolgono agli atleti, spesso con messaggi fuorvianti ed a volte privi delle necessarie basi scientifiche, dettati esclusivamente da un mero interesse commerciale.
Moltissime sono le sostanze che, nel corso degli anni, sono state proposte agli atleti, nella speranza, il più delle volte vana, di migliorarne il rendimento atletico.
Come già detto l’elenco sarebbe assai lungo ed una analisi dettagliata dei singoli composti richiederebbe una ancora più lunga trattazione.
Tuttavia, può essere utile riportare, a puro titolo esemplificativo gli schemi tratti da Kris Etherton e da Williams, che si riferiscono solo ad alcune delle sostanze ergogeniche, usate e proposte per gli atleti, di cui, per alcune non è stata ancora provata scientificamente l’efficacia nel migliorare la prestazione sportiva (tabella 1 e 2).

 

Tabella 2 - (da Williams 1993, modificata)

Integratore nutrizionale
Uso proposto, effetti reclamizzati
Dati scientificamente accertati sugli effetti nei praticanti attività sportiva (PAF).
PROTEINE Apporto proteico necessario allo sviluppo muscolare, aumento di peso. Non vi sono prove valide per sostenere che gli integratori proteici siano più efficaci delle fonti proteiche naturali (cibi proteici); il fabbisogno proteico di un PAF può variare da 1.5 a 2.0 g di proteine per Kg di peso corporeo, ed è facilmente ricavabile dalle fonti proteiche normalmente presenti in una dieta sana, ad esempio, carni magre, latte scremato, proteine presenti negli alimenti vegetali.
ARGININA, LISINA, ORNITINA Stimolano il rilascio dell'ormone della crescita (GH) e dell'insulina; promuovono la crescita della massa muscolare. Possono stimolare il rilascio del GH; tuttavia non è stato dimostrato un effetto ergogenico nei PAF del GH da solo; le ricerche non evidenziano effetti sullo sviluppo della massa muscolare o della forza.
CREATINA

Aumenta la fosfocreatina nei muscoli; aumenta le riserve di energia e stimola la crescita muscolare. Ricerche preliminari indicano un aumento della potenza in attività brevi e di elevata intensità; aumenta il peso corporeo per incremento delle proteine contrattili o dell'acqua.
INOSINA
Aumenta la sintesi dell'ATP; aumenta la forza; facilita il recupero. Non esistono studi validi che documentino un effetto ergogenico sui PAF. Sono necessarie ulteriori ricerche per documentarne l'efficacia come fattore utile in grado di ridurre il peso nei PAF.
ESTRATTI GHIANDOLARI: SURRENE, IPOFISI, TESTICOLI Aumentano la funzionalità delle ghiandole corrispondenti. Non esistono studi validi che documentino un effetto ergogenico nei PAF.
VITAMINA B12

Migliora la sintesi del DNA; aumenta la crescita della massa muscolare. Le ricerche non evidenziano alcun effetto sull'aumento della massa muscolare e della forza nei PAF.
VITAMINE ANTIOSSIDANTI: C,E,BETA-CAROTENE Prevengono i danni muscolari derivanti dai processi ossidativi indesiderati che si verificano in seguito a contrazioni muscolari eccentriche di alta intensità. I dati scientifici discordano, sono necessarie ulteriori ricerche per documentarne la reale efficacia nel prevenire danni muscolari nei PAF.
CARNITINA


Aumenta il trasporto degli acidi grassi nei mitocondri per l'ossidazione; facilita la perdita di massa grassa. Non esistono studi validi che documentino la perdita di peso o un effetto ergogenico nei PAF.
CROMO Potenzia l'azione dell'insulina, promuove lo sviluppo muscolare attraverso un aumento della captazione degli aminoacidi. I dati scientifici discordano, ma le ricerche metodologicamente più corrette non mostrano effetti sulla composizione corporea o sulla forza nei PAF.
BORO Aumenta i livelli sierici di testosterone; aumenta lo sviluppo della massa. Le ricerche indicano che non ci sono effetti sui livelli sierici del testosterone, la massa corporea magra o la forza nei PAF.
MAGNESIO




Aumenta la sintesi proteica o la contrattilità muscolare; aumenta la crescita muscolare o la forza. Dati scientifici di incerta interpretazione, ma, in genere, non in grado di confermare un effetto ergogenico nei PAF.
TRIGLICERIDI A CATENA MEDIA (MCT) Aumentano la termogenesi; favoriscono la perdita di grasso. Non sono disponibili studi validi che documentino un effetto ergogenico nei PAF.
ACIDI GRASSI OMEGA-3 Stimolano il rilascio dell'ormone della crescita (GH). Non sono disponibili studi validi che documentino un effetto ergogenico nei PAF.
GAMMA ORIZANOLO Aumenta i livelli sierici di testosterone e di ormone della crescita; aumenta la crescita muscolare. Non sono disponibili studi validi che ne documentino un effetto ergogenico nei PAF.
SMILAX Aumenta i livelli sierici di testosterone; aumenta la crescita muscolare e la forza. Non sono disponibili studi validi che ne documentino un effetto ergogenico nei PAF.

 

I prodotti dietetici sono utili ed, alle volte, insostituibili presidi terapeutici ed in quanto tali necessitano di un uso ragionato, oculato, dettato esclusivamente da reali esigenze terapeutiche, sostenute da opportune conoscenze e verifiche scientifiche, senza nulla concedere ai richiami della pubblicità od alle lusinghe di improbabili effetti miracolistici, o di più o meno reali effetti dopanti.
I medici, e tutti gli operatori sportivi in genere dovrebbero conoscere meglio le effettive possibilità offerte da alcuni innocui e leciti interventi sulla alimentazione degli atleti, per migliorare il rendimento sportivo. Contemporaneamente dovrebbero avere anche maggiore fiducia nelle loro possibilità di intervento sui processi di allenamento e nelle capacità fisiologiche e psicologiche degli atleti, e non sperare che qualche prodotto “nuovo” od “esotico” possa far compiere miracoli e fare conquistare medaglie.
Solo un corretto programma di allenamento, sorretto da una attenta e costante valutazione clinica e funzionale dell’atleta, può produrre i dovuti adattamenti fisiologici in grado di esaltare e far esprimere a pieno le potenzialità genetiche degli atleti.
Il ricorso a “prodotti alimentari farmacologici” con l’intento di migliorare la prestazione atletica va dunque scoraggiato in quanto è assai improbabile che tale prodotto esista realmente e, quand’anche esistesse, il suo uso sarebbe eticamente scorretto e quindi illecito, anche se il prodotto non è compreso nell’elenco delle sostanze dopanti.



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