Andar per Mummie…..da Palermo al Similaun….un insolito viaggio nell’immortalità

Ci sono luoghi in Italia in cui il tempo sembra essersi fermato. Non parliamo di castelli, di città sepolte o monumenti ma di mummie. A quanto pare la sfida all’immortalità parte da tempi molto lontani ed ha attraversato tutte le epoche, compresa la nostra.
In genere le mummie sono il risultato di un procedimento d’imbalsamazione di cui  furono maestri gli egiziani, ma particolari condizioni climatiche di sepoltura possono determinare la conservazione di un corpo. E’ proprio di queste mummie che vogliamo parlare: uomini, donne, bambini, frati, notabili e gente comune che “popolano” alcuni cimiteri e musei assai poco noti ma rilevanti per l’impressione e l’emozione che suscitano.

Iniziamo questo nostro itinerario dal Convento dei Cappuccini di Palermo, situato nei pressi della Chiesa di S. Maria della Pace. Qui si possono ammirare ben 8000 mummie.
Entriamo accompagnati da un gentilissimo frate attraverso una porticina vicino l’altare. Una scalinata ci conduce nei sotterranei. Quello che si svela ai nostri occhi è uno scenario unico. In un intrigo di corridoi vediamo mummie dappertutto, rigorosamente divise in settori. C’e’ il corridoio degli uomini, quello delle donne, dei sacerdoti e dei ricchi borghesi, addirittura divisi per professioni. Alcuni sono posti in bella mostra altri sono accalcati l’uno vicino all’altro. Sembra di sfogliare un album di famiglia. I corpi sono ben conservati e vestiti dei loro abiti più belli. Le donne hanno acconciature e copricapi eleganti, gli uomini persino i baffi ancora all’in su, come la mummia del vice console degli Stati Uniti, sepolto il 1 Maggio del 1911 o i due colonnelli dell’Esercito Borbonico con le uniformi di alta rappresentanza.
Percorriamo ancora per un po’ il lungo corridoio ed arriviamo in uno strano ambiente, detto il colatoio. Qui il defunto era posto su un bancone di creta e lasciato per circa 8 mesi a disperdere i suoi liquidi. Dopo veniva fatto essiccare in un altro ambiente ventilato ed infine lavato con acqua e aceto, rivestito e posto lungo i corridoi.
Il frate che ci accompagna ci spiega che in origine questo luogo era un semplice cimitero che i cappuccini utilizzavano per seppellire povera gente, soldati raccolti sui campi di battaglia e gli stessi religiosi. Alla fine del 1500, quando traslarono le reliquie, si accorsero che tutti i corpi erano intatti. Evidentemente le particolari condizioni climatiche avevano favorito questa mummificazione naturale. Da quel momento molti palermitani vollero farsi seppellire qui e a noi restano quattrocento anni di vita quotidiana. Usciamo da questo luogo dopo essere passati accanto alla struggente mummia della piccola Rosalia Lombardo, una bimba il cui corpo è stato imbalsamato talmente bene che sembra stia dormendo.

Quelle di Palermo non sono le uniche mummie italiane. Esiste, infatti, anche un vero e proprio Museo in Umbria a Ferentillo, sotto la Chiesa  di S. Stefano.
Come ogni Museo degno di tale nome c’è addirittura  un apposito servizio di guide, ed è con un’esperta che iniziamo la visita. Subito ci spiega che la mummificazione dei corpi qui è avvenuta grazie alla presenza di un microrganismo e alla particolare ventilazione del luogo. I corpi sono l’uno vicino all’altro e ci sorprendiamo nel vedere che solo i ricchi sono stati seppelliti con gli abiti, mentre gli altri sono tutti nudi.
Ferentillo è un piccolo centro, in passato si nasceva e si moriva qui e difficilmente ci si passava. Per questo il Museo – che non è altro che un cimitero – è composto quasi solo da personaggi locali deposti in una sequenza cronologica che permette di ricostruire intere generazioni. Ecco il campanaro precipitato per essersi sporto troppo, oppure un notabile del paese con il ventre squartato,  il suo assassino ed un soldato impiccato. E ancora due coniugi cinesi deceduti per colera dopo un viaggio a Roma ed una giovane donna morta di parto.
Un punto vendita alla fine del corridoio, con libri e foto, ci dice che la visita è terminata.
Il nostro “andar per mummie” continua e ci porta questa volta a Torino dove abbiamo l’imbarazzo della scelta. Potremmo andare  al Museo Egizio, al Museo di Anatomia oppure al Museo Antropologico ed Etnografico. Scegliamo di visitare proprio quest’ultimo. Ci sono 650 scheletri, 1300 crani, 80 teste di mummia e alcune mummie complete.

La collezione è ricca ma sono mummie egiziane e invece noi vogliamo concludere questo nostro viaggio nell’immortalità a Bolzano rendendo omaggio alla più antica delle mummie nostrane, l’uomo del Similaun. La nostra attenzione per questa mummia nasce dalla sua rilevanza scientifica: se le mummie di Palermo e Ferentillo soddisfano una curiosità comune, legata soprattutto agli usi e ai costumi dei nostri più recenti antenati (come in un museo delle cere), quella del Similaun aiuta il lavoro degli esperti per la ricostruzione e la scrittura della storia remota. Si tratta di una mummia di 5300 anni, perfettamente conservata grazie al freddo. Sappiamo molto di lei ma non abbastanza ed entrando nel Museo Archeologico ci rendiamo conto di essere di fronte ad uno degli enigmi più affascinanti del passato. Perché quell’uomo è stato ucciso e nelle ore precedenti ha lottato ferendo o uccidendo almeno 3 persone. Girando nelle sale a lui dedicate veniamo colpiti dal suo equipaggiamento: un’ascia, un arco, delle frecce contenute in una faretra, i resti di una gerla in legno, un pugnale con fodero, una borsa-marsupio, frammenti di una rete, schegge d’osso, resti di carbone vegetale  e delle esche varie (per accendere e attizzare il fuoco) e una perla di marmo collegata a lacci di cuoio.

Ma chi era costui? Uno sciamano, un esploratore, un commerciante, un cacciatore, un contadino o un pastore. Non lo sapremo mai…l’immortalità, in fondo, non è poi così semplice da conquistare.


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